CAMPER ED HANDICAP

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vanni-merlin
00sabato 1 luglio 2006 12:40
CAMPER ED HANDICAP




Articolo di Beppe Tassone


Alla vigilia delle grandi vacanze estive, con i camper sotto pressione e le roulottes ormai allestite, mentre i giornali e le televisioni preannunciano imminenti esodi, spuntano qua e là episodi di maleducazione o di inciviltà che vedono coinvolti operatori del turismo anche se, per fortuna e non poteva essere differentemente, ne risultano totalmente estranei quanti operano in quello di movimento.


Mi riferisco alle notizie apparse su alcuni organi di stampa che raccontano di episodi di rifiuto di persone portatrici di handicap, di tentativi di allontanarli, di cartelli col "tutto esaurito" spuntati non appena ci si è accorti che ad essere interessati ad una permanenza, o anche solo ad un pasto in ristorante, erano dei disabili.



Ho vissuto sulla mia pelle, prima di passare definitivamente al turismo itinerante, questi atteggiamenti nei quali inciviltà e violazione bella e buona delle leggi e del codice penale viaggiano a braccetto, ho vissuto momenti di rabbia ed altri di umiliazione, ho accarezzato in certi casi l’idea di alzarmi e di andarmene o di mettermi a sbraitare, alla fine mitezza e buon senso hanno prevalso, anche se l’amaro in bocca è restato, anche a lustri di distanza. Ho due figli, uno è gravemente handicappato: quando era piccino ed ancora non possedevo il camper, ma solo una roulotte che veniva utilizzata nei mesi estivi, ero solito raggiungere in auto la Riviera Ligure e poi, per il pranzo, fare ricorso a ristoranti e pizzerie.

A Ventimiglia come a Camogli, a Collodi come ad Albenga mi sono accaduti episodi assai poco piacevoli ed in modo del tutto chiaro mi è stato fatto capire che, insomma, se giravo alla larga, se evitavo di entrare nel ristorante, se mi rivolgevo alla concorrenza non é che avrei loro fatto un dispetto. Ho sopportato sospiri e frasi sconvenienti pronunciate a bassa voce, mi sono sentito "diverso" ed in quel momento ho compreso quanto brutta, triste, umiliante, difficile, disperata possa essere la vita dei "diversi".

Col camper la musica è totalmente cambiata, assicura privacy e dignità, permette di muoversi senza recare né provare disagio, di vivere un’esistenza la più simile a quella degli altri senza, ogni qual volta si mette piede in un ristorante o in un albergo, doversi chiedere: "Come andrà a finire? Raddoppieranno il conto, tanto perché non mi venga un’altra volta la tentazione di entrare?". Quest’esperienza, che continuo a vivere senza assolutamente ostentarla (non vi sarebbe alcuna ragione per farlo, sono il presidente di un’associazione che conta migliaia di iscritti, sono convinto che nemmeno il dieci per cento la conosca, ed è giusto che sia così) ha in me rafforzato l’opinione che il turismo di movimento, realizzato attraverso il camper, la roulotte, il carrello o la tenda poco importa, sia il più completo e senza dubbio quello che maggiormente assicura dignità alla persona. Innanzi tutto perché consente di conoscere in pieno la realtà del mondo che ci circonda, di entrare in presa diretta nelle case e nei mercati, di vivere la stessa vita del Paese che ci ospita, di respirare la medesima aria, di bere la stessa acqua, di comprenderne gli usi ed i costumi. Laico ho assistito a funzioni religiose celebrate nei riti più diversi, ho visto malati disperati ed altri inebriati dalla fede, ho sperimentato la gioia un po’ a tutte le latitudini, sono entrato in ospedali norvegesi, irlandesi, greci e turchi.

La nostra dignità di essere umani viene esaltata in pieno da questo tipo di turismo, ne esce arricchita ed accresciuta, ci consente di comprendere, mai di deridere, sempre di osservare con l’occhio di chi innanzi tutto sa di non essere portatore di verità assolute. Alla vigilia di un’altra estate che auguro ad ognuno di voi possa essere serena, splendida e divertente di una cosa sono comunque certo, saranno ancora una volta quanti praticano il turismo di movimento i veri, grandi, unici ambasciatori di quella dignità umana, di quel rispetto per il nostro prossimo, di quella accettazione dell’essere "diverso", magari "non bello", forse "non piacevole a vedersi", ma comunque "essere umano" che è alla base di una civile e serena convivenza. Non voglio tentare paragoni poco piacevoli, ma certi ristoratori, certi albergatori che diciotto anni fa mi fecero capire che era meglio se giravo alla larga mi sono tornati alla mente mentre entravo a Mauthausen: sono portatori di una medesima filosofia di comportamento che per fortuna è estranea a quanti praticano il nostro tipo di turismo e che si realizza, a seconda delle circostanze, allontanando un handicappato o effettuando segregazioni razziali, senza ritegno e purtroppo senza limiti.

Sapere che questo comportamento è estraneo a chi pratica il turismo itinerante rappresenta una bella soddisfazione ed anche una garanzia per un Paese che, nonostante certa gente e certi operatori, ha nel turismo uno dei propri grandi punti di forza.

*camper club La Granda


da: www.ventosociale.it/ventosociale/index.php?option=com_content&task=view&id=806&I...

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