C'E' UN GIUDICE ANCHE PER LA CIA?

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INES TABUSSO
00mercoledì 7 dicembre 2005 00:36
L'UNITA'
5 dicembre 2005

C’è un giudice anche per la Cia
di Luigi Bonanate

Gli argomenti che Condoleezza Rice è venuta a esporre all’Europa per giustificare la montagna di prove dei reati commessi dal governo statunitense arrestando e nascondendo ipotetici terroristi non hanno alcuna consistenza né politica né giuridica. Rifuggiamo dalle polemiche inutili: che dovremmo dire del fatto che soltanto Silvio Berlusconi, in tutto il mondo, ha cercato di negare, nei giorni scorsi, l’esistenza delle «prigioni volanti» americane?

Prigioni volanti, vieppiù, avverso le quali la stessa Commissione europea sta iniziando una procedura per infrazione contro i paesi membri che le hanno accolte? Per cui ci riferiremo dapprima alle dimensioni giurisdizionali della questione, che può essere riassunta in questi termini. Per motivi di sicurezza, nazionale e collettiva, funzionari americani (sia ufficiali sia privati a contratto) procedono al fermo, qua e là, di individui considerati colpevoli o complici o fautori di attacchi terroristici di matrice islamica (come si dice oggi con una generalizzazione insensata), che spostano di paese in paese, lontano dagli occhi di tutti, sfuggendo a ogni obbligo di natura giuridica nei confronti di persone che sono ormai prive della libertà. Quale giurisdizione si potrebbe far valere, hanno pensato, a favore di uno yemenita arrestato in Tanzania e fatto viaggiare per 25 ore in quattro distinti voli su aerei di nazionalità incerta che hanno fatto scalo in aeroporti ignoti? Ecco una bella invenzione per aggirare le leggi. Ma: quali leggi?

Per sfortuna della Cia, del Dipartimento di Stato americano, dello stesso Presidente degli Stati Uniti che potrebbe venire incriminato in uno qualsiasi dei paesi coinvolti nei quale esista l’obbligatorietà dell’azione penale (come in Italia), gli argomenti giuridici sui quali incardinare l’accusa di violazioni multiple dei diritti umani riconosciuti sono moltissimi. La terza e la quarta Convenzione di Ginevra (1949) vietano simili comportamenti nei confronti dei prigionieri e più in generale dei civili durante i conflitti armati; ancora più incisivi sono i due Protocolli aggiuntivi firmati nel 1977. Ma basterebbe leggersi la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Onu nel 1948, agli artt. 7-11: tutti gli individui hanno gli stessi diritti di fronte alla legge, e sono tutelati contro ogni discriminazione; hanno diritto di ricorrere a tribunali nazionali; non possono essere arbitrariamente arrestati, detenuti o esiliati; hanno diritto a eque e pubbliche udienze processuali di fronte a un tribunale; sono presunti innocenti sino a che la colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo.
Chi lamentasse la genericità di queste statuizioni, o la loro obsolescenza, dovrà arrendersi di fronte alla Convenzione inter-americana sulla scomparsa forzata delle persone (votata dall’Organizzazione degli Stati Americani, un organismo notoriamente pro-statunitense, nel 1994 ed entrata in vigore nel 1996, in tempi non sospetti ma abbastanza vicini), il cui art. 2 proibisce «l’atto di privare in qualsiasi modo una o più persone della libertà, perpetrato da agenti dello stato o da persone o gruppi di persone che agiscono con l’autorizzazione, l’appoggio o l’acquiescenza dello stato, cui faccia seguito l’assenza di informazioni su queste persone, il rifiuto di ammettere che sono state private della libertà o di dare informazioni sul luogo in cui si trovano»: insomma esattamente gli stessi comportamenti che, ad ascoltare Rice, sarebbero necessari per sconfiggere il terrorismo internazionale.

Se cade l’argomentazione giuridica rimane quella politica? La ragion di stato può ben giustificare menzogne o inganni richiesti da superiori ragioni di ordine pubblico: salus populi, già diceva Cicerone, suprema lex. Ma come dimostreremo mai che coloro che sono stati irritualmente arrestati o fatti sparire, con i quali non possiamo parlare, siano proprio quei pericolosi personaggi che potrebbero attentare alla sopravvivenza delle nostre istituzioni democratiche? Oggi gli Stati Uniti devono affrontare le conseguenze della scelta anti-giuridica che da diversi anni perseguono: non hanno mai accettato di confrontarsi sulle mine anti-uomo; non hanno firmato il Protocollo di Kyoto sulle emissioni nocive; hanno rifiutato l’adesione alla Corte penale internazionale. Hanno anche disatteso le risoluzioni Onu sulla crisi irachena e al Consigli di sicurezza sono andati a dir bugie...

Sarebbe meglio che gli Stati Uniti evitassero di richiamare gli alleati alla solidarietà di fronte al terrorismo: se quest’ultimo attacca lo stato democratico, noi non possiamo rispondergli demolendo lo stato di diritto.
Ma forse gli Stati Uniti non desiderano che il diritto faccia il suo cammino: ad applicarne le norme sui conflitti armati, sui crimini contro l’umanità, sul diritto umanitario finiremmo per scoprire che dovremmo accusare di questi reati i suoi rappresentanti, come ha ipotizzato il colonnello Wilkerson, consigliere a suo tempo dell’allora Segretario di stato americano Colin Powell!

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Voli della Cia in Europa: «Sono una violazione del diritto internazionale»
di red
«Uno stato che aiuta o assiste un altro stato nel commettere una violazione è responsabile a livello internazionale per il suo operato». Quindi tutti i governi che hanno in qualche modo consentito l'atterraggio di voli della Cia nei propri aeroporti dovrebbero essere soggetto a sanzioni. Dalla Germania (da cui, secondo le indiscrezioni di Der Spiegel sarebbero transitati ben 437 missioni segrete) alla Finlandia, dalla Francia alla Spagna, dalla Svezia all’Italia dove la vicenda dei voli Cia è scoppiata con il caso Abu Omar, l’ex imam rapito a Milano nel febbraio del 2003 da 22 agenti dei servizi segreti a stelle e strisce per i quali il Guardasigilli Castelli non ha ancora deciso se chiedere o meno l'estradizione.

A chiarire gli effetti della legislazione internazionale applicata alle cosiddette “Extraordinary Renditions” (consegne speciali) è un dettagliato rapporto stilato dai giuristi del Centro diritti umani e giustizia globale dell'università di New York. Tredici pagine in cui lo staff di esperti di diritto internazionale in primis sottolinea come le “Extraordinary Renditions” violino la legislazione internazionale e poi punta il dito in particolare, contro il coinvolgimento e le responsabilità del governo britannico in relazioni ai 200 voli della Cia con a bordo sospetti terroristi che, secondo le rivelazioni della stampa britannica, sarebbero transitati nel Paese dopo l’11 settembre 2001.

Il rapporto, liberamente consultabile sul sito internet dell’associazione , è stato commissionato da un gruppo di 50 parlamentari inglesi (appartenenti ai tre principali partiti) che si è costituito dopo lo scoppio del caso “voli Cia” sui maggiori quotidiani del Paese. Dal Guardian fino al Mail on Sunday che ha pubblicato addirittura le foto che mostrano tre aerei americani in tre aeroporti scozzesi (Edimburgo, Prestwick e Glasgow) il 20 giugno e il 13 novembre del 2004 e il 16 settembre scorso.

Il rapporto dei giuristi sarà presentato e discusso a Londra lunedì durante una sessione speciale del Parlamento, proprio alla vigilia della missione europea del Segretario di Stato americano Condooleza Rice. E proprio nel momento in cui, per la prima volta, l’Amministrazione Bush ha fatto delle significative quanto gravi ammissioni sulle carceri segrete della Cia in Europa e sul trasporto di presunti terroristi verso queste carceri.

Niente da nascondere infatti per la Rice. La pratica della «rendition», l'arresto extraterritoriale e la consegna di sospetti terroristi ad altri governi, «è in uso da decenni in tutto il mondo e non è certo un'esclusiva dell'attuale Amministrazione» ha spiegato lunedì il Segretario di Stato americano alla base Andrews dell'Aeronautica, in Maryland, alle porte di Washington, poco prima di imbarcarsi per il viaggio. Anche perché non solo le informazioni raccolte dalla Cia sono valse ad impedire attentati terroristici «In Europa ed altrove», ma la «rendition» serve anche a «mettere in condizioni di non nuocere i terroristi ed a salvare vite umane».

Intanto continuano a filtrare indiscrezione sulle carceri segrete della Cia in Europa e sui voli di trasferimento di prigionieri, e anche il Parlamento europeo si mobilita per fare chiarezza. Della questione si discuterà durante una seduta straordinaria della commissione Libertà Civili il 12 dicembre, alla quale parteciperanno il vicepresidente della Commissione Ue Franco Frattini e il rappresentante del Consiglio D'Europa Dick Marty, che sta esaminando la questione. E non è escluso che la vicenda finisca anche in aula e a rispondere siano chiamati la Commissione Ue e la presidenza di turno britannica. Una richiesta in questa senso è già venuta, nei giorni scorsi, dal gruppo dei socialisti europei i quali hanno chiesto che venga invitato in commissione parlamentare per rispondere alle domande dei deputati l'ambasciatore Usa. Nel frattempo è stata avviata una raccolta di firme per sostenere la richiesta dell'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare.

Negli Stati Uniti invece il gruppo libertario American Civil Liberties Union intende portare in tribunale gli 007 statunitensi per conto di un uomo che sostiene di essere stato rapito e portato in Afghanistan per essere interrogato sotto tortura come sospetto terrorista. E c'è pure la vicenda contorta e sospetta di un canadese d'origine siriana che venne portato in Siria nonostante la sua incolumità vi fosse a rischio. L'Aclu depositerà martedì la denuncia in tribunale e farà uscire allo scoperto il suo testimone.

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