Bush l'ultima sconfitta

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Pepin la Bulle
00domenica 17 febbraio 2008 11:33
Aveva promesso una 'società di proprietari' e convinto la gente a comprare casa. A causa della crisi in due milioni rischiano di perderla
L'Espresso 13/02/2008/Naomi Klein

espresso.repubblica.it/dettaglio/Bush-lultima-sconfitta/1988274&...

Bush l'ultima sconfitta
Aveva promesso una 'società di proprietari' e convinto la gente a comprare casa. A causa della crisi in due milioni rischiano di perderla.
Ricordate la 'società dei proprietari', leitmotiv dei discorsi di George W. Bush nei primi quattro anni della sua presidenza? "Stiamo creando una società dei proprietari in questo Paese, dove un numero senza precedenti di americani potrà aprire le porte dei luoghi in cui vive e dire: benvenuti in casa mia, nella mia proprietà", disse nell'ottobre del 2004. Grover Norquist, una delle teste d'uovo di Washington, previde che quella sarebbe stata una delle principali eredità della sua amministrazione, ricordata anche "fra molto tempo, quando la gente non saprà più nemmeno come si pronuncia Fallujah". Ma nell'ultimo discorso del presidente sullo Stato dell'Unione, quell'espressione tanto usata era vistosamente assente. Il che non sorprende: più che il padre orgoglioso di quella creatura, ne è diventato infatti il becchino.

Molto prima di assumere un nome preciso, fu un concetto di centrale importanza per il successo della rivoluzione economica di destra. L'idea era semplice: se i lavoratori possedevano uno spicchio del mercato - un mutuo immobiliare, un portafoglio titoli, una pensione privata - avrebbero smesso di considerarsi tali e cominciato a ritenersi proprietari, con gli stessi interessi dei loro padroni. Questo significava che avrebbero potuto votare per quei politici che promettevano di migliorare l'andamento della Borsa piuttosto che le condizioni di lavoro.

C'era sempre la tentazione di liquidare la società dei proprietari come un vuoto slogan: una 'ciarlataneria', come disse l'ex ministro del Lavoro Robert Reich. Ma era invece una realtà, la risposta a una difficoltà a lungo incontrata dai politici che intendevano favorire i ricchi. Il problema era essenzialmente questo: le persone tendono a votare in funzione dei loro interessi economici. E persino in un paese ricco come gli Stati Uniti, la maggior parte di esse guadagna meno della metà del reddito medio
Ciò significa che è nell'interesse della maggioranza votare per i politici che promettono di ridistribuire la ricchezza dall'alto in basso.

Che fare, allora? La soluzione venne escogitata per prima da Margaret Thatcher quando, con un'audace iniziativa, decise di offrire ai residenti delle case popolari o comunali, occupate in prevalenza da sostenitori incalliti del Labour Party, incentivi all'acquisto dei loro appartamenti a prezzi ridotti (così come Bush fece molti anni dopo, promuovendo i mutui subprime). Quelli che se lo potevano permettere divennero così proprietari di casa, mentre gli altri dovettero pagare affitti quasi raddoppiati, che crearono un'ondata di senzatetto.

Come strategia politica funzionò: gli affittuari continuarono a votare contro la Thatcher, ma i sondaggi dimostrarono che più della metà dei neoproprietari cambiarono orientamento politico a favore dei conservatori. Un mutamento di natura essenzialmente psicologica, nel senso che si sentivano ormai padroni di casa e in quanto tali tendevano a votare Tory. Così nacque il progetto politico della società dei proprietari.

Al di là dell'Atlantico, anche Reagan lanciò una serie di politiche che convinsero allo stesso modo molti cittadini che le divisioni di classe non esistevano più. Nel 1988, solo il 26 per cento degli americani, come risultava dai sondaggi, era convinto di vivere in una società divisa fra ricchi e poveri, mentre il 71 per cento rifiutava persino l'idea di classe sociale. Ma la vera svolta avvenne negli anni '90, con la democratizzazione della proprietà azionaria, in seguito alla quale circa la metà delle famiglie americane divenne proprietaria di titoli. Controllare l'andamento della Borsa divenne un passatempo nazionale e le quotazioni trasmesse sui teleschermi incontravano più interesse delle previsioni del tempo. I comuni cittadini avevano preso d'assalto le enclavi esclusive di Wall Street.

Ancora una volta, si trattò di un mutamento psicologico. I proventi azionari rappresentavano una parte relativamente piccola dei redditi medi americani, ma nell'epoca delle frenetiche ristrutturazioni delle imprese e dei trasferimenti di capitali all'estero, questa nuova classe di investitori dilettanti vedeva ormai le cose con occhi diversi. Ogniqualvolta si annunciava una nuova ondata di licenziamenti, che faceva salire vertiginosamente le quotazioni, molti non reagivano, identificandosi con chi aveva perso il lavoro, né protestando contro le politiche che aveva prodotto quel risultato, bensì telefonando ai loro agenti di cambio dando istruzioni di comprare.

Bush salì al potere con il fermo proposito di accentuare ulteriormente queste tendenze, affidare a Wall Street la gestione della previdenza sociale e trasformare i membri delle minoranze etniche - tradizionalmente al di fuori della sfera d'influenza del partito repubblicano - in proprietari di casa mediante opportune agevolazioni. "Circa il 50 per cento degli afroamericani e degli ispanoamericani possiedono un'abitazione", osservò nel 2002: "Sono ancora troppo pochi". Ed esortò Fannie Mae e il settore privato a "mettere a disposizione milioni di dollari, per consentire l'acquisto di una casa": a dimostrazione che i prestiti subprime erano stati suggeriti direttamente dall'alto, dalla Casa Bianca.

Oggi, le promesse fondamentali della società dei proprietari sono svanite. Dapprima, è scoppiata la bolla speculativa della new economy; poi i lavoratori dipendenti hanno visto liquefarsi le loro pensioni legate all'andamento della Borsa con i crack della Enron e della WorldCom. E adesso c'è la crisi dei mutui subprime, con oltre 2 milioni di proprietari di casa che rischiano di vedersela togliere. Molti stanno vendendo le azioni che possiedono per pagare le ipoteche. Nel frattempo, la luna di miele fra Wall Street e l'uomo della strada è finita. La nuova tendenza in atto è quella di passare dalla contrattazione pubblica dei titoli alle transazioni private, per evitare i controlli delle autorità di regolamentazione. Lo scorso novembre, il Nasdaq (l'associazione nazionale delle quotazioni automatiche degli operatori in titoli) si è associata a varie banche private, compresa la Goldman Sachs, per dar vita alla Portal Alliance, un mercato azionario privato aperto solo a investitori con patrimoni dai 100 milioni di dollari in su.In breve, la società dei proprietari di ieri si è trasformata in quella esclusiva, riservata ai soli membri, di oggi.

Questa espulsione in massa ha profonde conseguenze politiche. Secondo un sondaggio effettuato lo scorso mese di settembre da Pew Research, il 48 per cento degli americani (quasi il doppio di quelli del 1988) è convinto di vivere in una società divisa fra ricchi e poveri. Solo il 45 per cento crede di appartenere alla parte ricca. In altre parole, stiamo assistendo a un drammatico riemergere di quella stessa coscienza di classe che la società dei proprietari aveva cercato di cancellare. E col ritorno delle classi, gli ideologi del libero mercato hanno perduto la loro più potente arma psicologica.

Naomi Klein - 'L'espresso' traduzione di Mario Baccianini
(13 febbraio 2008)
marco---
00domenica 17 febbraio 2008 11:58
Come sempre non accade mai nulla per caso, la componente psicologica è fondamentale per poter controllare milioni di persone e, guarda caso, di mezzo c'è sempre la politica, interessante articolo.
Grazie Pepin la Bulle.
Secondo Shiller infatti la psicologia è fondamentale, la bolla immobiliare si è creata sulla base di un "contagio" di massa, Is The Housing Market About to Bubble Over?

Marco
laplace77
00venerdì 7 marzo 2008 11:12
Re: Aveva promesso una 'società di proprietari' e convinto la gente a comprare casa. A causa della crisi in due milioni rischiano di perderla
Pepin la Bulle, 17/02/2008 11.33:

L'Espresso 13/02/2008/Naomi Klein

espresso.repubblica.it/dettaglio/Bush-lultima-sconfitta/1988274&...

Bush l'ultima sconfitta
Aveva promesso una 'società di proprietari' e convinto la gente a comprare casa. A causa della crisi in due milioni rischiano di perderla.

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eccoci...


18:47 - Usa: quota possesso casa scesa sotto il 50%, prima volta dal 1945

Lo rivela la statistica pubblicata oggi dalla Fed

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Washington, 06 mar - La quota
di possesso effettivo della casa da parte dei proprietari
americani e' scesa sotto al 50% nel secondo trimestre del
2007. E' la prima volta dal 1945, cioe' da quando la Fed cura
questa statistica, che gli americani devono in pagamenti del
mutuo piu' della meta' del valore dell'abitazione. Gli
economisti ritengono che questa percentuale sia destinata a
scendere ulteriormente alla luce dei cali dei prezzi delle
case che ora valgono spesso meno del mutuo acceso per
comprarle.


PS: il grassetto e' il famoso "negative equity"...

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