Buon viaggio Benedetto! - I viaggi apostolici del Papa

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+PetaloNero+
00giovedì 3 giugno 2010 16:14
Domani il Papa a Cipro. Il Patriarca Twal: un Paese diviso come la Terra Santa che aspira alla pace



Avrà inizio domani il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro, primo Papa in assoluto a mettere piede nell’isola. Molti i motivi che portano Benedetto XVI in questa terra e molte le attese per questo evento “storico” che porterà per alcuni giorni Cipro all’attenzione dei mass-media internazionali. Ma sentiamo la nostra inviata, Adriana Masotti.



Il Papa stesso ha chiarito l’obiettivo di questa sua visita accennandovi domenica scorsa e all’udienza generale di ieri: presentare le linee di lavoro per il Sinodo per il Medioriente, in Vaticano il prossimo ottobre, e “incontrarsi e pregare con i fedeli cattolici e ortodossi”. Benedetto XVI ha poi chiesto di pregare perchè questo viaggio “sia ricco di frutti spirituali per le care comunità cristiane del Medioriente”. Non ultimo motivo poi ripercorrere le orme di San Paolo che, come si legge negli “Atti degli Apostoli” ha toccato il porto di Paphos a sud ovest dell’isola, prima tappa di Benedetto XVI a Cipro. Un viaggio dunque a carattere spirituale e pastorale, ma inserito nella particolare situazione dell’isola, la cosiddetta “questione cipriota”. Cipro soffre ancora oggi una dolorosa divisione: al nord i territori occupati dal 1974 dalle truppe turche autoproclamati “Repubblica turca di Cipro Nord”, abitati da turchi-ciprioti, musulmani. Al Sud la Repubblica di Cipro dove vivono i greco-ciprioti a maggioranza ortodossi, economicamente molto più sviluppata. A dividere l’isola una linea di demarcazione mai oltrepassata fino al 2003 e oggi con 6 valichi lungo tutto il suo percorso. Anche Nicosia è divisa e solo nel 2008 è praticabile, con documenti in mano, il passaggio attraverso un check-point che taglia in due via Ledra, la strada principale della capitale. Lungo la linea di demarcazione, la zona cuscinetto controllata dai soldati dell’Onu. Ed è proprio all’interno di quest’area che soggiornerà il Papa nel convento francescano che ospita la nunziatura. Il Papa avrà dunque sotto gli occhi i segni concreti della divisione: fili spinati, sacchi anti proiettile ammassati, vetri rotti e edifici abbandonati. In tutti la speranza che la presenza del Papa serva ad incoraggiare i negoziati in corso tra il Presidente di Cipro, Demetris Christofias e il leader turco-cipriota Dervish Eroglu per una soluzione. Il Papa ha in programma l’incontro con la Chiesa cattolica nei suoi diversi riti, in tutto circa 25 mila; l’incontro con fedeli ortodossi e in particolare con l’arcivescovo ortodosso di Cipro, Sua Beatitudine Chrysostomos II sul cui invito Benedetto XVI sarà a Cipro. E poi la visita al presidente Christofias e la Messa, domenica mattina, nel Palazzo dello sport di Nicosia. La stampa locale dà risalto alla visita del Papa, dimostra interesse per una presenza che può favorire la pace e la giustizia, la gente è curiosa. Molti tra gli ortodossi non conoscono Benedetto XVI e sono contenti di questa opportunità. I cattolici, la maggioranza dei quali sono lavoratori immigrati dall’Asia e dall’Africa, la vivono come l’occasione per la loro vita di poter dire: “Ho visto il Papa”.



Il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro rappresenta un’ideale prosecuzione del suo pellegrinaggio un anno fa in Terra Santa e dimostra il costante interesse del Papa per le comunità cristiane del Medioriente. A Cipro, Benedetto XVI consegnerà ai vescovi della regione l’Instrumentum Laboris, tappa importante verso il Sinodo per il Medioriente. Tra essi ci sarà anche il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Adriana Masotti lo ha intervistato:



R. – Siamo francamente felici di vedere il Santo Padre visitare nuovamente la Terra Santa, di visitare di nuovo il Patriarcato latino, visto che l’isola di Cipro è parte integrante del Patriarcato latino di Gerusalemme. Siamo felici, è un segno in più della sua sollecitudine e preoccupazione per questa terra, senza dimenticare l’aspetto della comunione, l’aspetto dell’ecumenismo, che con questo gesto lui compie, sia con le autorità ortodosse e religiose cipriote che quelle civili. Siamo molto, molto felici. Cipro ha una cosa in comune con Gerusalemme: i muri che stanno a due passi da qui, che separano l’isola in due parti, nord e sud. Noi siamo abituati a questi muri di vergogna che separano la gente, le famiglie, le proprietà, le parrocchie, i preti, i parrocchiani. E’ un dramma che continua. Noi non dimentichiamo che siamo ancora una Chiesa del Calvario e la Croce ormai è il nostro pane quotidiano, senza dimenticare che il Calvario non è lontano da una tomba vuota. Siamo la Chiesa della Resurrezione e della speranza. Tocca a noi, capi religiosi, insieme al Santo Padre, incoraggiare la gente a non aver paura, ad andare avanti. C’è una dimensione spirituale, c’è un Dio che è con noi, che ci ama, che ci perdona. Non dobbiamo avere paura. D'altra parte l’attacco di Israele non ha fatto altro che aggravare la situazione. Il buon senso manca totalmente lì. Se la gente vede che la politica è fatta solamente da reazioni di paura, non possiamo fare niente. Manca la pace, manca la fiducia, manca la buona volontà e forse tocca a noi e a loro, alla comunità internazionale, fare qualcosa per creare una mentalità di pace, per cambiare il modo di pensare e non avere paura della pace. Finora, alcuni hanno più paura della pace che della guerra. Eppure la pace è bella, ne abbiamo bisogno e merita tutti i nostri sacrifici.



Ma cosa si attende dal Papa la comunità cattolica di Cipro? Adriana Masotti lo ha chiesto a padre Umberto Barato, vicario patriarcale dei Latini a Cipro:



R. - Ci confermerà nella nostra fede cattolica, ci confermerà nel valore che ha il Papato nella Chiesa e nell’unità di tutti noi con il vicario di Cristo, che è padre più che capo. Io penso che lui venga qui da padre e noi possiamo considerarci dei figli e delle figlie davanti a lui. Quindi, che lui ci dia questa parola che confermi la nostra fede, che la aumenti se è possibile e nello stesso tempo anche che dia a questa gente e agli immigrati una parola di consolazione, soprattutto agli immigrati. Io metto sempre l’accento su di loro, perché sono - diciamo così - i più infelici anche, i più isolati, quelli che sono lontani fisicamente dalle loro famiglie.





D. - L’edificio che ospiterà il Papa a Nicosia è un convento francescano dove risiede anche il nunzio apostolico e si trova nella cosiddetta zona cuscinetto controllata dai soldati dell’Onu. Il Papa affacciandosi vedrà la zona nord della città, quella al di là della linea di demarcazione, che taglia il paese. Pensa che sarà un impatto forte?





R. - Penso di sì. Anche qui gli edifici davanti alla Chiesa sono lasciati un po’ come sono, cioè semidistrutti, semicadenti: così potrà vedere com’è la situazione. Ho sentito dire dall’Onu: c’è l’urgenza di trovare una soluzione tra le due parti, affinché non ci sia più questa grande divisione, e lui dirà senz’altro una parola anche su questo, non una parola per risolvere il problema, ma certamente d’incoraggiamento per i due capi che si incontrano.





D. - Voi avete speranza in questo?





R. - Certo, la speranza c’è sempre. Dobbiamo andare avanti, anche se ci sono difficoltà da una parte e dall’altra, per trovare una soluzione.
+PetaloNero+
00venerdì 4 giugno 2010 15:44
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (I)



LA PARTENZA DA ROMA


Ha inizio questa mattina il 16° Viaggio internazionale del Santo Padre Benedetto XVI che lo porta a Cipro in particolare per la visita alle Comunità cattoliche maronita, armena e latina e alla Chiesa ortodossa e per la pubblicazione dell’Instrumentum Laboris dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema: "La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza".

L’aereo con a bordo il Santo Padre - un Airbus 320 dell’Alitalia - parte dall’aeroporto di Fiumicino (Roma) alle ore 9.30. L’arrivo all’aeroporto internazionale di Paphos a Cipro è previsto per le ore 14.00 (13.00 ora di Roma).



TELEGRAMMI A CAPI DI STATO

Nel momento di lasciare il territorio italiano e nel sorvolare poi la Grecia, il Santo Padre Benedetto XVI fa pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:

A SUA ECCELLENZA

ON. GIORGIO NAPOLITANO

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

PALAZZO DEL QUIRINALE

0187 ROMA

NEL MOMENTO IN CUI LASCIO ROMA PER RECARMI IN VISITA PASTORALE A CIPRO PER CONSEGNARE IL DOCUMENTO DI LAVORO PER L’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI CHE SI TERRÀ IN VATICANO NEL PROSSIMO OTTOBRE MI È CARO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE IL MIO DEFERENTE SALUTO CHE ACCOMPAGNO CON FERVIDI AUSPICI PER IL BENESSERE SPIRITUALE CIVILE E SOCIALE DEL POPOLO ITALIANO CUI INVIO VOLENTIERI LA MIA BENEDIZIONE

BENEDICTUS PP. XVI




SON EXCELLENCE MONSIEUR KAROLOS PAPOULIAS

PRÉSIDENT DE LA RÉPUBLIQUE HELLÉNIQUE

ATHÈNES

SURVOLANT LE TERRITOIRE HELLÉNIQUE EN ME RENDANT À CHYPRE JE SALUE VOTRE EXCELLENCE FORMANT POUR ELLE DES VŒUX FERVENTS. JE DEMANDE AU SEIGNEUR D’ACCOMPAGNER LE PEUPLE GREC ET DE SUSCITER EN SON SEIN UNE SOLIDARITÉ RENOUVELÉE (.) J’INVOQUE SUR VOTRE EXCELLENCE ET SUR TOUS SES COMPATRIOTES LA GÉNÉROSITÉ DES BÉNÉDICTIONS DIVINES

BENEDICTUS PP XVI













VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (II)


CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI PAPHOS



All’arrivo all’aeroporto internazionale di Paphos, previsto per le ore 14.00 locali (13.00 ora di Roma), il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente della Repubblica di Cipro, S.E. il Sig. Demetris Christofias, con la Consorte, e dai rappresentanti della Chiesa cattolica di Cipro: il Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Antonio Franco; l’Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, S.E. Mons. Joseph Soueif; il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Sua Beatitudine Fouad Twal; il Custode di Terra Santa, P. Pierbattista Pizzaballa, OFM; il Segretario della Nunziatura Apostolica, Mons. Paolo Borgia. È inoltre presente Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro, con il suo seguito.

Dopo il saluto del Presidente della Repubblica di Cipro, Sig. Demetris Christofias, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE


Signor Presidente,

Vostra Beatitudine Crisostomo,

Vostre Beatitudini,

Eccellenze,

Distinte Autorità,

Signore e Signori,

O"\D,J,! +4DZ<0 µ".\ F"H! +\<"4 µ,(V80 0 P"DV µ@L B@L ,\µ"4 FZµ,D" µ".\ F"H.

[Saluti! La Pace sia con voi! È un grande piacere per me essere con voi oggi].

Signor Presidente, Le sono vivamente grato per il cortese invito a visitare la Repubblica di Cipro. Rivolgo i miei cordiali saluti a Lei, al Governo e al popolo di questa Nazione, e La ringrazio per le gentili parole di benvenuto. Ricordo ancora con gratitudine la Sua recente visita in Vaticano e attendo con gioia il nostro incontro di domani a Nicosia.

Cipro si trova all’incrocio di culture e religioni, di storie gloriose ed antiche insieme, ma che ancora mantengono un forte e visibile impatto sulla vita del vostro Paese. Essendo entrata recentemente nell’Unione Europea, la Repubblica di Cipro ha iniziato a sentire il beneficio di scambi economici e politici con gli altri Paesi Europei. Tale appartenenza ha dato al vostro Paese anche l’accesso a mercati, a tecnologia e a conoscenze pratiche. E’ grandemente auspicabile che questa appartenenza porti prosperità nel vostro Paese e che gli altri Paesi Europei, a loro volta, vengano arricchiti dalla vostra eredità spirituale e culturale, che riflette il vostro ruolo storico, trovandovi tra l’Europa, l’Asia e l’Africa. Possano l’amore della vostra Patria e delle vostre famiglie e il desiderio di vivere in armonia con i vostri vicini sotto la protezione misericordiosa di Dio onnipotente, ispirarvi a risolvere pazientemente i problemi che ancora condividete con la comunità internazionale per il futuro della vostra Isola.

Seguendo le orme dei nostri comuni padri nella fede, i Santi Paolo e Barnaba, sono venuto fra voi come pellegrino e il servo dei servi di Dio. Da quando gli Apostoli hanno portato il messaggio cristiano in queste rive, Cipro è stata benedetta da una forte eredità cristiana. Saluto come un fratello in quella fede Sua Beatitudine Crisostomo Secondo, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro, e attendo intensamente di poter incontrare presto molti altri membri della Chiesa Ortodossa di Cipro.

Attendo anche con gioia di poter salutare gli altri responsabili religiosi Ciprioti. Spero di rafforzare i nostri comuni legami e di ribadire la necessità di consolidare la reciproca fiducia e l'amicizia durevole con tutti quelli che adorano l'unico Dio.

Quale successore di Pietro vengo in modo speciale a salutare i Cattolici di Cipro per confermarli nella fede (cfr Lc 22,32) ed incoraggiarli ad essere esemplari sia come cristiani che come cittadini, e a vivere pienamente il loro ruolo nella società a beneficio sia della Chiesa, sia dello Stato. Durante la mia permanenza tra di voi consegnerò anche l’Instrumentum Laboris, un documento di lavoro in vista della Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in seguito, a Roma, quest’anno. Tale Assemblea esaminerà molti aspetti della presenza della Chiesa nella regione e le sfide che i Cattolici devono affrontare, talvolta in circostanze difficili, vivendo la comunione con la Chiesa Cattolica ed offrendo la loro testimonianza a servizio della società e del mondo. Cipro è perciò un luogo appropriato dal quale lanciare la riflessione della nostra Chiesa sul posto della secolare comunità cattolica del Medio Oriente, la nostra solidarietà con tutti i Cristiani della regione e la nostra convinzione che essi hanno un insostituibile ruolo da sostenere nella pace e nella riconciliazione fra i suoi popoli.

Signor Presidente, cari amici, con questi pensieri affido il mio pellegrinaggio a Maria, la Madre di Dio, e all’intercessione dei Santi Paolo e Barnaba.

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[Che Dio benedica il popolo di Cipro. Che la Tutta Santa vi protegga sempre!]


Al termine della Cerimonia di benvenuto, nel corso della quale viene benedetto un albero di ulivo, il Santo Padre si trasferisce in auto alla chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa per la Celebrazione Ecumenica.





Il Papa a Cipro: solidarietà ai cattolici del Medio Oriente, testimoni di Cristo in circostanze difficili



La solidarietà della Chiesa con tutti i Cristiani della regione nella convinzione che “essi hanno un insostituibile ruolo da sostenere nella pace e nella riconciliazione fra i suoi popoli” è stata espressa oggi dal Papa nella cerimonia di benvenuto nell’aeroporto di Paphos, a Cipro, dove ha iniziato il suo sedicesimo viaggio apostolico internazionale, il primo di un Papa su quest’isola. L'aereo papale è atterrato alle 12.49 ore italiane, le 13.49 di Cipro. Il Pontefice ha ricordato“le sfide che i Cattolici devono affrontare, talvolta in circostanze difficili” nella regione “vivendo la comunione con la Chiesa Cattolica ed offrendo la loro testimonianza a servizio della società e del mondo”. Durante la sua permanenza a Cipro consegnerà l’Instrumentum Laboris, il documento di lavoro in vista della Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si terrà a Roma quest’anno. “Cipro – ha detto il Papa - si trova all’incrocio di culture e religioni, di storie gloriose ed antiche insieme, ma che ancora mantengono un forte e visibile impatto” sulla vita del Paese. “Essendo entrata recentemente nell’Unione Europea, la Repubblica di Cipro ha iniziato a sentire il beneficio di scambi economici e politici con gli altri Paesi Europei. Tale appartenenza” – ha aggiunto - ha dato al Paese “anche l’accesso a mercati, a tecnologia e a conoscenze pratiche. E’ grandemente auspicabile – ha proseguito - che questa appartenenza porti prosperità nel vostro Paese e che gli altri Paesi Europei, a loro volta, vengano arricchiti dalla vostra eredità spirituale e culturale, che riflette il vostro ruolo storico, trovandovi tra l’Europa, l’Asia e l’Africa. Possano l’amore della vostra Patria e delle vostre famiglie e il desiderio di vivere in armonia con i vostri vicini sotto la protezione misericordiosa di Dio onnipotente, ispirarvi a risolvere pazientemente i problemi che ancora condividete con la comunità internazionale per il futuro della vostra Isola”. Quindi ha affermato: “Seguendo le orme dei nostri comuni padri nella fede, i Santi Paolo e Barnaba, sono venuto fra voi come pellegrino e il servo dei servi di Dio. Da quando gli Apostoli hanno portato il messaggio cristiano in queste rive, Cipro è stata benedetta da una forte eredità cristiana. Saluto come un fratello in quella fede Sua Beatitudine Crisostomo Secondo, Arcivescovo di Nea Giustiniana e di Tutta Cipro, e attendo intensamente di poter incontrare presto molti altri membri della Chiesa Ortodossa di Cipro. Attendo anche con gioia di poter salutare gli altri responsabili religiosi Ciprioti. Spero di rafforzare i nostri comuni legami e di ribadire la necessità di consolidare la reciproca fiducia e l'amicizia durevole con tutti quelli che adorano l'unico Dio. Quale successore di Pietro vengo in modo speciale a salutare i Cattolici di Cipro per confermarli nella fede (cfr Lc 22,32) ed incoraggiarli ad essere esemplari sia come cristiani che come cittadini, e a vivere pienamente il loro ruolo nella società a beneficio sia della Chiesa, sia dello Stato”.






L'arcivescovo ortodosso di Cipro: impegno comune per l'unità dei cristiani



La dimensione ecumenica sarà uno degli aspetti importanti della visita del Papa a Cipro. Sull’impegno per l’unità dei cristiani e sulle attese per questo viaggio di Benedetto XVI, Adriana Masotti ha intervistato l’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos:



R. - La volontà di Dio è che tutti gli uomini, tutte le fedi e tutte le Chiese siano unite e siano una cosa sola, così come Dio è uno e trino. Noi seguiamo la volontà di Dio e la sua volontà è quella che tutte le Chiese siano unite in un’unica Chiesa.





D. – Quali speranze nutre per il dialogo ecumenico?





R. - Il Papa Benedetto XVI è certamente un ottimo teologo della Chiesa cattolica. La speranza è che nel dialogo che si sta portando avanti ormai da moltissimi anni, lui possa contribuire a dar vita ad una nuova partecipazione, così da poter arrivare ad una soluzione, ad un risultato. Da parte nostra, noi faremo tutto il possibile per poter conseguire un buon risultato.





D. - Vuol dire qualcosa sulle voci di dissenso che si sono espresse in questi ultimi giorni da parte di alcuni membri del Sinodo ortodosso nei riguardi della visita di Benedetto XVI a Cipro?





R. – E’ necessario dire qualcosa perché i mass media ciprioti avevano mal informato, dando una visione dei fatti sbagliata. Non erano, infatti, cinque i membri del Sinodo ortodosso che avevano una diversa opinione, ma soltanto due, che tra l’altro proprio in queste ore si sono scusati per le loro posizioni, accettando il messaggio del Sinodo, che è stato letto nelle chiese le ultime due domeniche, e che diceva che la Chiesa di Cipro riceverà con amore e con rispetto la visita del Pontefice. Tutto quello che è successo, appare quindi un po’ gonfiato!





D. - Da tempo si vivono buoni rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e quella di Cipro. La sua stima per il Papa Benedetto XVI potrebbe favorire anche legami più stretti tra Roma e il Patriarcato di Mosca?





R. - E’ vero che i rapporti tra la Chiesa russa e la Chiesa cipriota, così come tra la Chiesa di Cipro e il Vaticano sono rapporti ottimi. Vorrei ricordare che due anni fa, quando mi sono recato in visita a Mosca, ho avuto l’occasione di incontrare l’allora Patriarca russo Alessio ed ho avuto la possibilità di discutere con lui il miglioramento dei rapporti tra la Chiesa russa e il Vaticano. Il Patriarca non ha voluto affrontare questa questione, poiché la considerava ancora molto prematura. Ora c’è un nuovo Patriarca ed io potrei - se questo mi venisse chiesto - aiutare, potrei mediare. Questo, però, mi deve essere chiesto!





D. - Sappiamo quanto a lei stia a cuore la questione delle Chiese nei territori occupati a Cipro. Lei spera che il Papa dirà qualcosa a questo proposito e lei stesso pensa di parlare di questa questione?





R. - Cosa dirà il Pontefice in questa occasione non lo so. Io rivolgerò un saluto al Santo Padre ed illustrerò la situazione qui a Cipro, sottolineando che i cattolici di Cipro sono sotto la protezione della Chiesa di Cipro: noi li assistiamo e la nostra porta è sempre aperta per loro, per aiutarli a risolvere qualsiasi loro problema. Riguardo poi alla situazione nel nord di Cipro - la parte occupata - noi faremo presente al Pontefice la situazione, sia politica che culturale; illustreremo la condizione dei nostri beni, la distruzione continua delle nostre chiese, che stanno ormai cadendo a pezzi giorno dopo giorno. Chiederò al Papa di rivolgere un appello anche a tutti i leader europei, la cui maggioranza è cristiana, affinché guardino alla situazione di Cipro come ad un problema di giustizia. E questo perché Cipro è un Paese piccolo e noi siamo deboli, non abbiamo né il potere per poter cacciare le truppe turche né i coloni che si trovano nel nord dell’isola: non abbiamo il potere di fare nulla per poter imporre la nostra volontà nella parte nord di Cipro.





D. – Oggi il suo incontro col Papa…





R. – Già adesso sono contento e sento in me la gioia dell’incontro con Papa Benedetto XVI, la gioia di questo incontro che avremo vis-à-vis nell’arcivescovado e che ci permetterà di avere un confronto ed uno scambio riguardo al bene delle nostre comunità, ortodossa e cattolica.











Unità dei cristiani, dono e appello alla missione: così il Papa nella celebrazione ecumenica



“L’unità di tutti i discepoli di Cristo è un dono da implorare dal Padre, nella speranza che esso rafforzi la testimonianza del Vangelo nel mondo d’oggi”: è quanto ha detto il Papa durante la celebrazione ecumenica nella Chiesa della “Agia Kiriaki Chrysopolitissa” a Paphos. “La comunione ecclesiale nella fede apostolica – ha proseguito - è sia un dono, sia un appello alla missione” perché ogni cristiano “porti testimonianza profetica al Signore risorto ed al suo vangelo di riconciliazione, di misericordia e di pace. In tale contesto – ha aggiunto - l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si riunirà a Roma nel prossimo ottobre, rifletterà sul ruolo vitale dei cristiani nella regione, li incoraggerà nella loro testimonianza al Vangelo e li aiuterà a promuovere maggior dialogo e cooperazione fra cristiani in tutta la regione”. Ecco il testo del discorso del Papa:



Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo,



“Η χάρις και η ειρήνη ας είναι πλούσια μαζί σας” (1 Pt 1,2). Με μεγάλη μου χαρά χαιρετώ εσάς που αντιπροσωπεύετε τις διάφορες χριστιανικές κοινότητες παροόσες στην Κύπρο. [“A voi grazia e pace in abbondanza” (1Pt 1,2). Con grande gioia saluto voi che rappresentate le comunità cristiane presenti a Cipro].



Ringrazio Sua Beatitudine Crisostomo II per le gentili parole di benvenuto, Sua Eminenza Giorgio, Metropolita di Pafos, che ci ospita, e quanti si sono impegnati per rendere possibile questo incontro. Mi è grato, inoltre, salutare cordialmente i cristiani di altre confessioni qui presenti, inclusi coloro che appartengono alle comunità armena, luterana e anglicana.



In verità, è una grazia straordinaria per noi essere riuniti in preghiera in questa chiesa della Agia Kiriakì Chrysopolitissa [chiesa della Santissima Signora Ricoperta d’Oro]. Abbiamo appena udito la lettura dagli Atti degli Apostoli, che ci ha ricordato come Cipro fu la prima tappa dei viaggi missionari dell’Apostolo Paolo (cfr At 13,1-4). Riservati per sé dallo Spirito Santo, Paolo, unitamente a Barnaba, originario di Cipro, ed a Marco, il futuro evangelista, dapprima giunsero a Salamina, dove iniziarono a proclamare la parola di Dio nelle sinagoghe. Attraversando l’isola, giunsero a Pafos, dove, proprio vicino a questo luogo, predicarono alla presenza del proconsole romano Sergio Paolo. Fu quindi da questo posto che il messaggio del Vangelo cominciò a diffondersi in tutto l’impero e la Chiesa, fondata sulla predicazione apostolica, fu capace di piantare radici in tutto il mondo allora conosciuto.



La Chiesa a Cipro può giustamente andare fiera del proprio collegamento diretto con la predicazione di Paolo, Barnaba e Marco e della comunione nella fede apostolica, che la lega a tutte quelle Chiese che custodiscono la stessa regola della fede. Questa è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce, e che ci sospinge a superare le nostre divisioni e a lottare per ripristinare quella piena unione visibile, che è voluta dal Signore per tutti i suoi seguaci. Poiché, nelle parole di Paolo, vi è “un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Ef 4,4-5).



La comunione ecclesiale nella fede apostolica è sia un dono, sia un appello alla missione. Nel passo degli Atti che abbiamo ascoltato, vediamo un’immagine dell’unità della Chiesa nella preghiera, nell’apertura alle spinte dello Spirito alla missione. Come Paolo e Barnaba, ogni cristiano, mediante il battesimo, è “riservato” perché porti testimonianza profetica al Signore risorto ed al suo vangelo di riconciliazione, di misericordia e di pace. In tale contesto, l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si riunirà a Roma nel prossimo ottobre, rifletterà sul ruolo vitale dei cristiani nella regione, li incoraggerà nella loro testimonianza al Vangelo e li aiuterà a promuovere maggior dialogo e cooperazione fra cristiani in tutta la regione. Significativamente, i lavori del Sinodo saranno arricchiti dalla presenza di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità cristiane dell’area, quale segno del comune impegno al servizio della parola di Dio e della nostra apertura alla potenza della sua Grazia che riconcilia.



L’unità di tutti i discepoli di Cristo è un dono da implorare dal Padre, nella speranza che esso rafforzi la testimonianza del Vangelo nel mondo d’oggi. Il Signore ha pregato per la santità e l’unità dei suoi discepoli proprio perché il mondo creda (cfr Gv 17,21). Giusto cento anni orsono, alla Conferenza Missionaria di Edimburgo, l’acuta consapevolezza che le divisioni fra cristiani erano un ostacolo alla diffusione del Vangelo diede origine al movimento ecumenico moderno. Oggi dobbiamo essere grati al Signore, il quale, mediante il suo Spirito, ci ha condotto – specie negli ultimi decenni –a riscoprire la ricca eredità apostolica condivisa da Oriente e da Occidente, e, mediante un dialogo paziente e sincero, a trovare le vie per riavvicinarci l’un l’altro, superando le controversie del passato e guardando ad un futuro migliore.



La Chiesa in Cipro, che si dimostra essere come un ponte fra l’Oriente e l’Occidente, ha contribuito molto a questo processo di riconciliazione. La via che conduce all’obiettivo della piena comunione non sarà certamente priva di difficoltà, ma la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa di Cipro sono impegnate a progredire sul cammino del dialogo e della cooperazione fraterna. Possa lo Spirito Santo illuminare le nostre menti e irrobustire la nostra determinazione, così che insieme possiamo recare il messaggio della salvezza agli uomini e alle donne del nostro tempo, i quali sono assetati di quella verità che porta libertà autentica e salvezza (cfr Gv 8,32), la verità il cui nome è Gesù Cristo!



Cari sorelle e fratelli, non posso concludere senza evocare la memoria dei Santi che hanno adornato la Chiesa in Cipro, in particolare sant’Epifanio, vescovo di Salamina. La santità è il segno della pienezza della vita cristiana, di una profonda docilità interiore allo Spirito Santo che ci chiama ad una conversione e a un rinnovamento costanti, mentre ci sforziamo di essere sempre più conformati a Cristo nostro Salvatore. Conversione e santità sono anche i mezzi privilegiati mediante i quali apriamo le menti e i cuori alla volontà del Signore per l’unità della sua Chiesa. Mentre rendiamo grazie per l’incontro odierno e per il fraterno affetto che ci unisce, chiediamo ai santi Barbara ed Epifanio, ai santi Pietro e Paolo, e a tutti i Santi di Dio, di benedire le nostre comunità, di conservarci nella fede degli Apostoli, e di guidare i nostri passi sulla via dell’unità, della carità e della pace.










Il profondo dolore del Papa per l'assassinio di mons. Padovese nel colloquio con i giornalisti




Il dialogo ecumenico, la pace in Medio Oriente e il cordoglio per l’uccisione di mons. Luigi Padovese sono stati i temi salienti affrontati da Benedetto XVI nella conferenza stampa tenuta sul volo in viaggio verso Cipro.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1433&sett...
+PetaloNero+
00venerdì 4 giugno 2010 15:48
Benedetto XVI alla volta di Cipro. Gli 86 del volo papale
Scritto da Salvatore Scolozzi



Sarà alla volta di Cipro il sedicesimo viaggio internazionale di papa Benedetto XVI, da domani, venerdì 4, a domenica 6 giugno. Nella terza isola del Mediterraneo il papa consegnerà l’Instrumentum Laboris per l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi e pregherà per la pace. Tema della visita: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola”, tratto dagli Atti degli Apostoli.
Partirà alle 9,30 di domani 4 giugno l’Airbus A 320 “Giuseppe Ungaretti” dell’Alitalia, papale codice AZ 4000. A bordo, oltre il Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre 85 persone.

Il seguito papale in partenza da Roma sarà composto da 4 cardinali, due vescovi, sette sacerdoti e diciotto laici, cui si aggiungeranno a Cipro altri 3 vescovi, due sacerdoti e una suora interprete. A capo del seguito il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Presenti anche il cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e il cardinale John Patrick Foley, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Tra i vescovi, S.E.R. Mons. Fernando Filoni, Sostituto alla Segreteria di Stato, S.E.R. Nikola Eterovic, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi. In loco si aggiungeranno S.E.R. Mons. Antonio Franco, Nunzio apostolico a Cipro, S.E.R. Mons. Youssef Soueif, Arcivescovo maronita di Cipro e S.B. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme.
I sacerdoti saranno Mons. Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche, Mons. Georg Gänswein, Segretario particolare del papa, coadiuvato da Mons. Alfred Xuereb. Per la Segreteria di Stato, inoltre, sarà presente Mons. Leo Cushley.
Faranno parte del seguito anche i coadiutori liturgici di mons. Marini, Mons. Enrico Vigano e Mons. Marco Agostini. A curare i rapporti con i tanti media del mondo che seguiranno la visita, il direttore della Sala Stampa vaticana, del CTV e della Radio vaticana, P. Federico Lombardi, S.J., e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem.
In loco si aggiungeranno al seguito anche padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, Mons. Paolo Borgia, Segretario della nunziatura apostolica e suor Telesphora Pavlou, interprete del Santo Padre.

Tra i laici, il dott. Alberto Gasbarri, Responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini, e il Prof. Giovanni Maria Vian, Direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, Direttore dei servizi sanitari S.C.V. e l’assistente di camera del papa, Paolo Gabriele.

La sicurezza personale del Santo Padre sarà garantita dai 5 della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Ten. Col. Jean-Daniel Pitteloud e dal Cap. Frowin Bachman della Guardia Svizzera pontificia.

Per i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo dell’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio vaticana. L’assistente dall’Alitalia è Stefania Izzo, responsabile per i trasferimenti aerei.

52 i giornalisti accreditati che viaggeranno con Benedetto XVI, di cui 15 per testate italiane e 4 per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, ci saranno Simone Coali e Barbara Castelli per il CTV, Simone Risoluti e Mario Ponzi per L’Osservatore Romano. Gli altri giornalisti rappresentano le più importanti testate giornalistiche mondiali. Tra tutti, 5 sono photoreporter: Alberto Pizzoli per AFP, Pier Paolo Cito per AP Photo, Antonio Gentile per Reuters Photo, Ettore Ferrari per Ansa Foto e Alessia Giuliani per Catholic Press Photo.

Per le testate televisive lavoreranno 15 giornalisti, di cui 8 corrispondenti, 6 cameramen e un producer. Tra i corrispondenti, Cristiana Caricato di Tv2000, Mons. Guido Todeschini di Telepace, e 1 giornalista rispettivamente per KTO TV, Televisa, ABC News, ZDF, Fox News, e CBS News.
Tra i cameramen e producer gli inviati delle agenzie EU Pool TV (Stefano Belardini), TV2000 (Andrea Tramontano), Telepace (Massimiliano Cipolla).
I redattori di giornali, agenzie e periodici saranno 28. Per i quotidiani italiani saranno presenti Marco Ansaldo (La Repubblica), Giacomo Galeazzi (La Stampa), Franca Giansoldati (Il Messaggero), Carlo Marroni (Il Sole 24 Ore), Mimmo Muolo (Avvenire) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera). Per i quotidiani stranieri Rachel Donadio (The New York Times), Juan Gonzalez Boo (ABC), Jean-Marie Guénois (Le Figaro), Stéphanie Le Bars (Le Monde), Albert Link (Bild) e Frederic Mounier (Le Croix).

Unica inviata italiana per le agenzie di stampa, per l’Ansa, Elisa Pinna. Tra le altre agenzie, segnaliamo la ITAR-TASS, la EFE, I.Media, DPA, UCA News, CNS, la CIC, l’AFP, l’AP e la Reuters. Per i periodici unica giornalista Fiona Elhers di Der Spiegel. Tra i quattro giornalisti radiofonici, rappresenta una testata italiana Raffaele Luise (Rai – Gr); altre radio RSI- Radio Svizzera Italiana, Cadena Cope, Radio Renascenca.

Dopo un volo di 3 ore e 30 minuti, 2100 km percorsi, il volo papale atterrerà alle ore 14:00 all’aeroporto internazionale di Paphos, dopo aver attraversato Italia, Grecia e Cipro. Domenica pomeriggio, l’A320 della Cyprus Airways con numero CY7316 riporterà a Roma il Santo Padre, il seguito e i giornalisti ammessi, con partenza alle 18:15 dall’aeroporto internazionale di Larnaca alla volta dell’aeroporto di Ciampino a Roma, dopo aver percorso 2200 km.

+PetaloNero+
00sabato 5 giugno 2010 00:51
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (III)


CELEBRAZIONE ECUMENICA PRESSO LA CHIESA DI AGIA KIRIAKI CHRYSOPOLITISSA A PAPHOS



Alle ore 15.15 il Santo Padre Benedetto XVI arriva alla chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa (Santa Ciriaca Chrysopolitissa), luogo di culto ortodosso aperto anche ai cattolici e agli anglicani, per la Celebrazione Ecumenica prevista per le ore 15.30.

Accolto dal parroco della Comunità latina, P. Elias, il Papa entra nell’edificio sacro dove sono riuniti alcuni sacerdoti e alcune religiose claustrali e si raccoglie in preghiera davanti all’Iconostasi. Quindi raggiunge il sito archeologico all’esterno della chiesa, dove lo attendono i fedeli per la Celebrazione Ecumenica.

Nel corso della Celebrazione, dopo l’indirizzo di omaggio di Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:




DISCORSO DEL SANTO PADRE



Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo,

"/ PVD4H 6"4 0 ,4DZ<0 "H ,\<"4 B8@bF4" µ".\ F"H" (1 Pt 1,2). 9, µ,(V80 µ@L P"DV P"4D,Jf ,FVH B@L "
Ringrazio Sua Beatitudine Crisostomo II per le gentili parole di benvenuto, Sua Eminenza Giorgio, Metropolita di Pafos, che ci ospita, e quanti si sono impegnati per rendere possibile questo incontro. Mi è grato, inoltre, salutare cordialmente i cristiani di altre confessioni qui presenti, inclusi coloro che appartengono alle comunità armena, luterana e anglicana.

In verità, è una grazia straordinaria per noi essere riuniti in preghiera in questa chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa. Abbiamo appena udito la lettura dagli Atti degli Apostoli, che ci ha ricordato come Cipro fu la prima tappa dei viaggi missionari dell’Apostolo Paolo (cfr At 13,1-4). Riservati per sé dallo Spirito Santo, Paolo, unitamente a Barnaba, originario di Cipro, ed a Marco, il futuro evangelista, dapprima giunsero a Salamina, dove iniziarono a proclamare la parola di Dio nelle sinagoghe. Attraversando l’isola, giunsero a Pafos, dove, proprio vicino a questo luogo, predicarono alla presenza del proconsole romano Sergio Paolo. Fu quindi da questo posto che il messaggio del Vangelo cominciò a diffondersi in tutto l’impero e la Chiesa, fondata sulla predicazione apostolica, fu capace di piantare radici in tutto il mondo allora conosciuto.

La Chiesa a Cipro può giustamente andare fiera del proprio collegamento diretto con la predicazione di Paolo, Barnaba e Marco e della comunione nella fede apostolica, che la lega a tutte quelle Chiese che custodiscono la stessa regola della fede. Questa è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce, e che ci sospinge a superare le nostre divisioni e a lottare per ripristinare quella piena unione visibile, che è voluta dal Signore per tutti i suoi seguaci. Poiché, nelle parole di Paolo, vi è "un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo" (Ef 4,4-5).

La comunione ecclesiale nella fede apostolica è sia un dono, sia un appello alla missione. Nel passo degli Atti che abbiamo ascoltato, vediamo un’immagine dell’unità della Chiesa nella preghiera, nell’apertura alle spinte dello Spirito alla missione. Come Paolo e Barnaba, ogni cristiano, mediante il battesimo, è "riservato" perché porti testimonianza profetica al Signore risorto ed al suo vangelo di riconciliazione, di misericordia e di pace. In tale contesto, l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si riunirà a Roma nel prossimo ottobre, rifletterà sul ruolo vitale dei cristiani nella regione, li incoraggerà nella loro testimonianza al Vangelo e li aiuterà a promuovere maggior dialogo e cooperazione fra cristiani in tutta la regione. Significativamente, i lavori del Sinodo saranno arricchiti dalla presenza di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità cristiane dell’area, quale segno del comune impegno al servizio della parola di Dio e della nostra apertura alla potenza della sua Grazia che riconcilia.

L’unità di tutti i discepoli di Cristo è un dono da implorare dal Padre, nella speranza che esso rafforzi la testimonianza del Vangelo nel mondo d’oggi. Il Signore ha pregato per la santità e l’unità dei suoi discepoli proprio perché il mondo creda (cfr Gv 17,21). Giusto cento anni orsono, alla Conferenza Missionaria di Edimburgo, l’acuta consapevolezza che le divisioni fra cristiani erano un ostacolo alla diffusione del Vangelo diede origine al movimento ecumenico moderno. Oggi dobbiamo essere grati al Signore, il quale, mediante il suo Spirito, ci ha condotto – specie negli ultimi decenni –a riscoprire la ricca eredità apostolica condivisa da Oriente e da Occidente, e, mediante un dialogo paziente e sincero, a trovare le vie per riavvicinarci l’un l’altro, superando le controversie del passato e guardando ad un futuro migliore.

La Chiesa in Cipro, che si dimostra essere come un ponte fra l’Oriente e l’Occidente, ha contribuito molto a questo processo di riconciliazione. La via che conduce all’obiettivo della piena comunione non sarà certamente priva di difficoltà, ma la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa di Cipro sono impegnate a progredire sul cammino del dialogo e della cooperazione fraterna. Possa lo Spirito Santo illuminare le nostre menti e irrobustire la nostra determinazione, così che insieme possiamo recare il messaggio della salvezza agli uomini e alle donne del nostro tempo, i quali sono assetati di quella verità che porta libertà autentica e salvezza (cfr Gv 8,32), la verità il cui nome è Gesù Cristo!

Cari sorelle e fratelli, non posso concludere senza evocare la memoria dei Santi che hanno adornato la Chiesa in Cipro, in particolare sant’Epifanio, vescovo di Salamina. La santità è il segno della pienezza della vita cristiana, di una profonda docilità interiore allo Spirito Santo che ci chiama ad una conversione e a un rinnovamento costanti, mentre ci sforziamo di essere sempre più conformati a Cristo nostro Salvatore. Conversione e santità sono anche i mezzi privilegiati mediante i quali apriamo le menti e i cuori alla volontà del Signore per l’unità della sua Chiesa. Mentre rendiamo grazie per l’incontro odierno e per il fraterno affetto che ci unisce, chiediamo ai santi Barbara ed Epifanio, ai santi Pietro e Paolo, e a tutti i Santi di Dio, di benedire le nostre comunità, di conservarci nella fede degli Apostoli, e di guidare i nostri passi sulla via dell’unità, della carità e della pace.



Al termine della Celebrazione Ecumenica, il Papa rientra nella sagrestia dove benedice una targa inaugurale per una nuova Casa per anziani, realizzata dalla Comunità cattolica latina a Paphos. Subito dopo si trasferisce in auto a Nicosia. L’arrivo alla Nunziatura Apostolica di Nicosia è previsto per le ore 18.15. Quindi il Santo Padre cena in privato.







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+PetaloNero+
00sabato 5 giugno 2010 15:46
INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO CIPRO (4 GIUGNO 2010)

Ieri mattina, nel corso del viaggio aereo verso Cipro, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:


TESTO DELL’INTERVISTA

Padre Lombardi: Santità, noi La ringraziamo di essere con noi, come in ogni viaggio, e di darci la Sua parola per orientare la nostra attenzione in questi giorni, che saranno così intensi. Naturalmente, purtroppo, la prima domanda è obbligata per la circostanza che ieri ci ha colpito così dolorosamente, l’assassinio di Mons. Padovese, e che è stata per Lei occasione di un dolore profondissimo. Quindi, a nome di tutti i colleghi, volevo chiederLe di dirci qualche parola su come Lei ha recepito questa notizia e come vive l’inizio del viaggio a Cipro in quest’atmosfera.

Papa: Naturalmente, sono profondamente addolorato per la morte di Mons. Padovese, che ha anche molto contribuito per la preparazione del Sinodo; ha collaborato, e sarebbe stato un elemento prezioso in questo Sinodo. Raccomandiamo alla bontà del Signore la sua anima. Questa ombra, tuttavia, non ha niente a che fare con i temi stessi e con la realtà del viaggio, perché non dobbiamo attribuire alla Turchia o ai Turchi questo fatto. E’ una cosa sulla quale abbiamo poche informazioni. Sicuro è che non si tratta di un assassinio politico o religioso; si tratta di una cosa personale. Aspettiamo ancora tutte le spiegazioni, ma non vogliamo adesso mescolare questa situazione tragica con il dialogo con l’Islam e con tutti i problemi del nostro viaggio. E’ un caso a parte, che rende tristi, ma che non dovrebbe oscurare in nessun modo il dialogo, in tutti i sensi, che sarà tema e intenzione di questo viaggio.

Padre Lombardi: Cipro è una terra divisa. Santità, Lei non si recherà nella parte settentrionale occupata dai Turchi. Lei ha un messaggio per gli abitanti di quella regione? E come pensa che la Sua visita possa contribuire a risolvere la distanza fra la parte greca e quella turca, a procedere verso una soluzione di convivenza pacifica, nel rispetto della libertà religiosa, del patrimonio spirituale e culturale delle diverse comunità?

Papa: Questo viaggio a Cipro è, in molti sensi, una continuazione del viaggio dell’anno scorso in Terra Santa e anche del viaggio a Malta di quest’anno. Il viaggio in Terra Santa aveva tre parti: Giordania, Israele e Territori palestinesi. Per tutti e tre si trattava di un viaggio pastorale, religioso; non era un viaggio politico o turistico. Il tema fondamentale era la pace di Cristo, che deve essere pace universale nel mondo. Il tema era quindi: da una parte, l’annuncio della nostra fede, la testimonianza della fede, il pellegrinaggio a questi luoghi che testimoniano la vita di Cristo e tutta la storia santa; dall’altra parte, la responsabilità comune di tutti quanti credono in un Dio creatore del cielo e della terra, in un Dio a immagine del quale siamo creati. Malta e Cipro aggiungono ancora con forza il tema di San Paolo, grande credente, evangelizzatore, e anche san Barnaba, che è cipriota e che ha aperto la porta per la missione di San Paolo. Quindi, testimonianza della nostra fede per l’unico Dio, dialogo e pace sono i temi. Pace in un senso molto profondo: non è una aggiunta politica alla nostra attività religiosa, ma pace è una parola del cuore della fede, sta nel centro dell’insegnamento paolino; pensiamo alla Lettera agli Efesini, dove dice che Cristo ha portato la pace, ha distrutto le mura dell’inimicizia. Questo rimane un mandato permanente, così non vengo con un messaggio politico, ma con un messaggio religioso, che dovrebbe preparare di più le anime a trovare l’apertura per la pace. Queste non sono cose che vengono dall’oggi al domani, ma è molto importante non solo fare i necessari passi politici, ma soprattutto anche preparare le anime per essere capaci di fare i passi politici necessari, creare quell’apertura interiore per la pace, che, alla fine, viene dalla fede in Dio e dalla convinzione che siamo tutti figli di Dio e fratelli e sorelle fra di noi.

Padre Lombardi: Grazie Santità. Questa nuova domanda è molto in continuità con la prima, però io la faccio ugualmente, in modo che se Lei vuole aggiungere qualche altra cosa potrà farlo. Lei si reca in Medio Oriente pochi giorni dopo che l’attacco israeliano alla flottiglia davanti a Gaza ha aggiunto ulteriori tensioni al già difficile processo di pace. Come pensa che la Santa Sede, il Vaticano possa contribuire a superare questo momento difficile per il Medio Oriente?

Papa: Direi che noi contribuiamo soprattutto in modo religioso. Possiamo anche essere di aiuto con consigli politici e strategici, ma il lavoro essenziale del Vaticano è sempre quello religioso, che tocca il cuore. Con tutti questi episodi che viviamo, c’è sempre il pericolo che si perda la pazienza, che si dica "adesso basta", e non si voglia più cercare la pace. E qui mi viene in mente, in quest’Anno Sacerdotale, una bella storia del Parroco di Ars. Alle persone che gli dicevano: non ha senso che io adesso vada alla confessione e all’assoluzione, perché dopodomani sono sicuro di ricadere negli stessi peccati, il Curato d’Ars rispondeva: non fa niente, il Signore volutamente dimentica che tu dopodomani farai gli stessi peccati, ti perdona adesso completamente, sarà longanime, e continuerà ad aiutarti, a venire verso di te. Così dobbiamo quasi imitare Dio, la sua pazienza. Dopo tutti i casi di violenza, non perdere la pazienza, non perdere il coraggio, non perdere la longanimità di ricominciare; creare queste disposizioni del cuore di ricominciare sempre di nuovo, nella certezza che possiamo andare avanti, che possiamo arrivare alla pace, che la violenza non è la soluzione, ma la pazienza del bene. Creare questa disposizione mi sembra il principale lavoro che il Vaticano e i suoi organi e il Papa possono fare.

Padre Lombardi: Grazie! Passiamo ad un altro tema, quello dell’ecumenismo. Santità, il dialogo con gli Ortodossi ha fatto molti passi avanti dal punto di vista culturale, spirituale e della vita. In occasione del recente Concerto offertoLe dal Patriarca di Mosca si è sentita una profonda sintonia fra ortodossi e cattolici di fronte alle sfide poste al cristianesimo in Europa dalla secolarizzazione. Ma qual è la sua valutazione sul dialogo, anche dal punto di vista più propriamente teologico?

Papa: Vorrei innanzitutto sottolineare questi progressi grandi che abbiamo fatto nella comune testimonianza dei valori cristiani nel mondo secolarizzato. Questa non è solo una coalizione – diciamo – morale, politica, ma è veramente una cosa profondamente di fede, perché i valori fondamentali per i quali viviamo in questo mondo secolarizzato non sono moralismi, ma sono la fisionomia fondamentale della fede cristiana. Quando siamo capaci insieme di testimoniare questi valori, di impegnarci nel dialogo, nella discussione di questo mondo, nella testimonianza per vivere questi valori, abbiamo già dato una testimonianza fondamentale di un’unità molto profonda della fede. Naturalmente, ci sono molti problemi teologici, ma anche qui gli elementi di unità sono forti. Vorrei indicare tre elementi che ci legano, che ci vedono sempre più vicini, ci fanno sempre più vicini. Primo: la Scrittura, la Bibbia non è un libro caduto dal cielo, che c’è adesso ed ognuno lo prende, ma è un libro cresciuto nel popolo di Dio e vive in questo comune soggetto del popolo di Dio e solo qui rimane sempre presente e reale, cioè la Bibbia non è isolabile, ma la Bibbia sta nel nesso di tradizione e Chiesa. Questa consapevolezza è fondamentale e appartiene al fondamento di Ortodossia e Cattolicesimo e ci dà una strada comune. Come secondo elemento, diciamo: la tradizione, che ci interpreta, che ci apre la porta per la Scrittura, ha anche una forma istituzionale, sacra, sacramentale voluta dal Signore, cioè l’episcopato; ha una forma personale, cioè il collegio dei vescovi insieme è testimone e presenza di questa tradizione. E terzo punto: la cosiddetta regula fidei, cioè la confessione della fede elaborata negli antichi Concili è la somma di quanto sta nella Scrittura e apre la "porta" di interpretazione. Poi altri elementi: la liturgia, il comune amore per la Madonna ci legano profondamente e sempre più ci diventa anche chiaro che sono le fondamenta della vita cristiana. Dobbiamo essere più consapevoli e approfondire anche i dettagli, ma mi sembra che anche se le culture diverse, le situazioni diverse abbiano cerato malintesi e difficoltà, cresciamo nella consapevolezza dell’essenziale e dell’unità dell’essenziale. Vorrei aggiungere che, naturalmente, non è la discussione teologica che crea di per sé l’unità; è una dimensione importante, ma tutta la vita cristiana, il conoscersi, l’esperienza della fratellanza, imparare, nonostante l’esperienza del passato, questa fraternità comune, sono processi che esigono anche grande pazienza. Ma mi sembra che stiamo proprio imparando la pazienza, così come l’amore, e con tutte le dimensioni del dialogo teologico andiamo avanti, lasciando al Signore quando ci donerà l’unità perfetta.

Padre Lombardi: E ora un’ultima domanda. Uno degli scopi di questo viaggio è la consegna del documento di lavoro del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente. Quali sono le Sue principali attese e speranze per questo Sinodo, per le comunità cristiane e anche per i credenti di altre fedi in questa regione?

Papa: Il primo punto importante è che diversi Vescovi, Capi di Chiese si vedano qui, perché abbiamo tante Chiese - vari Riti sono dispersi in diversi Paesi, in situazioni diverse - ed essi appaiono spesso isolati, spesso hanno anche poche informazioni dall’altro; vedersi insieme, incontrarsi insieme, e così prendere conoscenza l’uno dell’altro, dei problemi, delle diversità e delle situazioni comuni, formare insieme un giudizio sulla situazione, sul cammino da prendere. Questa comunione concreta di dialogo e di vita è un primo punto. Secondo è anche la visibilità di queste Chiese, che si veda, cioè, nel mondo che c’è una grande e antica cristianità nel Medio Oriente, che spesso non sta davanti ai nostri occhi, e che questa visibilità ci aiuta anche ad essere loro vicini, ad approfondire la nostra conoscenza reciproca, a imparare gli uni dagli altri, ad aiutarci, e aiutare così anche i cristiani del Medio Oriente a non perdere la speranza, a rimanere, anche se le situazioni possono essere difficili. Così - terzo punto - nel dialogo tra di loro si aprono anche al dialogo con gli altri cristiani ortodossi, armeni, eccetera, e cresce una comune consapevolezza della responsabilità cristiana e anche una comune capacità di dialogo con i fratelli musulmani, che sono fratelli, nonostante le diversità; e mi sembra venga anche l’incoraggiamento, nonostante tutti i problemi, a continuare, con una visione comune, il dialogo con loro. Tutti i tentativi per una convivenza sempre più fruttuosa e fraterna sono molto importanti. Questo quindi è un incontro interno della cristianità cattolica del Medio Oriente nei diversi Riti, ma è un incontro proprio anche di apertura, di capacità rinnovata di dialogo, di coraggio e di speranza per il futuro.

Padre Lombardi: Grazie, Santità, di questa panoramica ampia e grazie in particolare della visione così positiva e incoraggiante che ci ha dato anche delle finalità di questo viaggio; e noi quindi Le facciamo veramente gli auguri perché il viaggio si volga in questa atmosfera e con questi risultati, e cerchiamo di collaborare anche con una buona informazione a questo scopo. Grazie, Santità, e buon viaggio!














VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (IV)



VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CIPRO, NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DI NICOSIA


Alle ore 9.00 di questa mattina, il Santo Padre lascia la Nunziatura Apostolica e si reca in auto al Palazzo Presidenziale di Nicosia per la Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Cipro, S.E. il Sig. Demetris Christofias.

Al Suo arrivo, alle ore 9.15, è accolto dal Presidente e dalla Consorte che Lo attendono all’esterno, in prossimità del memoriale dell’Arcivescovo Makarios III, primo Presidente della Repubblica di Cipro. Il Papa depone una corona di fiori ai piedi del monumento. Raggiunto lo studio privato, dopo lo scambio dei doni, il Santo Padre Benedetto XVI e il Presidente Demetris Christofias si intrattengono in colloquio privato. L’incontro si conclude con la presentazione della famiglia del Presidente e delle rispettive Delegazioni, quindi il Santo Padre e il Presidente si recano nel giardino del Palazzo dove si trovano riuniti il Corpo Diplomatico le Autorità civili.



INCONTRO CON LE AUTORITÀ CIVILI E CON IL CORPO DIPLOMATICO, NEL PALAZZO PRESIDENZIALE DI NICOSIA


Alle ore 9.45, nel giardino del Palazzo Presidenziale di Nicosia, il Santo Padre Benedetto XVI incontra le Autorità civili e il Corpo Diplomatico.

Dopo il saluto del Presidente della Repubblica di Cipro, S.E. il Sig. Demetris Christofias, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Signor Presidente,
Eccellenze,
Signore e Signori,

sono grato di avere, nel contesto del mio viaggio apostolico a Cipro, la possibilità di incontrare le Autorità politiche e civili della Repubblica, come pure i membri della comunità diplomatica. Ringrazio il Presidente Christofias per le parole gentili di benvenuto, che ha espresso anche a vostro nome, e che volentieri ricambio attraverso il mio rispettoso augurio per il vostro importante lavoro, ricordando, in particolare, la felice occasione del cinquantesimo anniversario della Costituzione della Repubblica.

Ho appena deposto una corona di fiori al monumento del defunto Arcivescovo Makarios, primo Presidente della Repubblica di Cipro. Come lui, ciascuno di voi nella vita di pubblico servizio deve essere impegnato a servire il bene degli altri nella società, a livello locale, nazionale ed internazionale. Si tratta di una nobile vocazione, stimata dalla Chiesa. Quando adempiuto con fedeltà, il servizio pubblico ci permette di crescere in sapienza, integralmente e con realizzazione personale. Platone, Aristotele e gli stoici diedero grande importanza a tale realizzazione personale – eudemonia – quale scopo per ogni essere umano, e videro nel carattere morale la via per raggiungerlo. Per loro, e per i grandi filosofi islamici e cristiani che hanno seguito i loro passi, la pratica della virtù consisteva nell’agire secondo la retta ragione, nel perseguimento di tutto ciò che è vero, buono e bello.

In una prospettiva religiosa, siamo membri di un’unica famiglia umana creata da Dio, e siamo chiamati a promuovere l’unità e a costruire un mondo più giusto e fraterno fondato su valori durevoli. Nella misura in cui adempiamo il nostro dovere, serviamo gli altri e aderiamo a ciò che è giusto, le nostre menti divengono più aperte alle verità più profonde e la nostra libertà si rafforza nel suo aderire a ciò che è buono. Il mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, scrisse una volta che l’obbligazione morale non dovrebbe essere vista come una legge che si impone da se stessa dall’esterno e che esige obbedienza, ma piuttosto come un’espressione della sapienza stessa di Dio, alla quale la libertà umana si sottomette con prontezza (cfr Veritatis splendor, 41). Quali esseri umani, troviamo la nostra realizzazione ultima in riferimento a quella Realtà Assoluta, il cui riflesso trova così spesso riscontro nella nostra coscienza come invito pressante a servire la verità, la giustizia e l’amore.

A livello personale, come servitori pubblici voi conoscete l’importanza della verità, dell’integrità e del rispetto nel vostro relazionarvi con gli altri. Le relazioni personali sono spesso i primi passi per costruire fiducia e – a tempo debito – solidi vincoli di amicizia fra individui, popoli e nazioni. Questa è una parte essenziale del vostro ruolo, sia di politici sia di diplomatici. In Paesi con situazioni politiche delicate, un simile rapporto personale onesto e aperto può essere l’inizio di un bene più grande per società e popoli interi. Permettetemi di incoraggiarvi, quanti siete oggi qui presenti, a cogliere le opportunità offertevi, sia a livello personale sia a livello istituzionale, per costruire tali relazioni e, così facendo, promuovere il bene più grande dell’insieme delle Nazioni, ed il vero bene di quanti rappresentate.

Gli antichi filosofi greci ci insegnano inoltre che il bene comune viene servito precisamente attraverso l’influenza di persone dotate di chiara visione morale e di coraggio. In tal modo, le azioni politiche vengono a purificarsi dagli interessi egoistici o da pressioni di parte e vengono poste su una base più solida. Inoltre, le aspirazioni legittime di quanti rappresentiamo vengono protette e promosse. La rettitudine morale e il rispetto imparziale degli altri e del loro benessere sono essenziali al bene di qualsiasi società, dato che essi stabiliscono un clima di fiducia nel quale ogni relazione umana, religiosa o economica, sociale e culturale, o civile e politica, acquista forza e sostanza.

Ma cosa significa in termini pratici rispettare e promuovere la verità morale nel mondo della politica e della diplomazia a livelli nazionali ed internazionali? Come può la ricerca della verità recare un’armonia più grande alle tribolate regioni della terra? Desidererei suggerire che vi sono tre vie.

Prima di tutto, il promuovere la verità morale significa agire in modo responsabile sulla base della conoscenza dei fatti reali. Come diplomatici, sapete per esperienza che tale conoscenza vi aiuta a identificare le ingiustizie e le recriminazioni, così che potete valutare in maniera spassionata le preoccupazioni di quanti sono coinvolti in una determinata disputa. Quando le parti riescono ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi, acquisiscono una visione oggettiva e integrale. Quanti sono chiamati a risolvere simili dispute sono in grado di prendere le giuste decisioni e di promuovere una genuina riconciliazione nel momento in cui afferrano e riconoscono la verità piena di una questione specifica.

Un secondo modo di promuovere la verità morale consiste nel destrutturare le ideologie politiche che altrimenti soppianterebbero la verità. Le esperienze tragiche del 20° secolo hanno posto in evidenza l’inumanità che consegue dalla soppressione della verità e della dignità umana. Anche ai giorni nostri, siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudovalori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani. In questo senso, parlando all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho richiamato l’attenzione sui tentativi di certi ambienti di reinterpretare la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo al fine di soddisfare interessi particolari, che avrebbero compromesso l’intima unitarietà della Dichiarazione e l’avrebbero allontanata dei suoi intenti originari (cfr Discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

In terzo luogo, il promuovere la verità morale nella vita pubblica esige uno sforzo costante per fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale. Richiamarsi ad essa, un tempo, era considerato evidente da sé, ma l’onda del positivismo nella dottrina giuridica contemporanea richiede la riaffermazione di questo importante assioma. Individui, comunità e Stati senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci. D’altra parte, rispettando i diritti delle persone e dei popoli, proteggiamo e promuoviamo la dignità umana. Quando le politiche che sosteniamo sono poste in atto in armonia con la legge naturale propria della nostra comune umanità, allora le nostre azioni diventano più fondate e portano ad un’atmosfera di intesa, di giustizia e di pace.

Signor Presidente, illustri amici, con queste considerazioni riaffermo la mia stima e quella della Chiesa per il vostro importante servizio alla società e all’edificazione di un futuro sicuro per il nostro mondo. Invoco su tutti voi le benedizioni divine di saggezza, forza e perseveranza nell’adempimento dei vostri doveri. Grazie.



Al termine dell’incontro, il Papa si reca in auto alla Scuola elementare " St. Maron" per l’incontro con la Comunità cattolica.










VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (V)


INCONTRO CON LA COMUNITÀ CATTOLICA DI CIPRO, PRESSO LA SCUOLA ELEMENTARE "ST. MARON" A NICOSIA



Alle ore 10.45 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra la Comunità Cattolica di Cipro presso la Scuola elementare "St. Maron" a Nicosia. Accolto al suo arrivo dal Direttore scolastico, il Papa raggiunge il campo sportivo della scuola dove sono riuniti i fedeli cattolici ciprioti appartenenti alle comunità maronita, armena e latina.

Dopo l’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, S.E. Mons. Youssef Soueif, il Papa pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle in Cristo,

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Ringrazio l’Arcivescovo Soueif per le sue gentili parole di benvenuto a vostro nome e ringrazio, in modo particolare, i bambini per la loro bella rappresentazione. Saluto anche Sua Beatitudine il Patriarca Foual Twad e rendo onore al grande e paziente lavoro della Custodia Francescana della Terra Santa nella persona di Padre Pizzaballa, oggi qui con noi.

In questa storica occasione della prima visita del Vescovo di Roma a Cipro, vengo a confermarvi nella vostra fede in Gesù Cristo e ad incoraggiarvi a rimanere un cuore solo ed un’anima sola nella fedeltà alla tradizione apostolica (cfr At 4,32). Come successore di Pietro, sto tra di voi oggi per offrirvi l’assicurazione del mio sostegno, delle mie affettuose preghiere e del mio incoraggiamento.

Abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Giovanni come alcuni Greci, che avevano saputo delle grandi opere che Gesù aveva compiute, si avvicinassero all’apostolo Filippo dicendo: "Vogliamo vedere Gesù" (cfr Gv 12,21). Queste parole toccano profondamente ciascuno di noi. Come gli uomini e le donne del Vangelo, vogliamo vedere Gesù, conoscerlo, amarlo e servirlo con "un cuore solo ed un’anima sola" (cfr At 4,32). Inoltre, come la voce dal cielo nel Vangelo di oggi, che ha dato testimonianza alla gloria del nome di Dio, la Chiesa proclama il suo nome non solamente per il proprio beneficio, ma per il bene dell’umanità intera (cfr Gv 12,30). Anche voi, odierni seguaci di Cristo, siete chiamati a vivere la vostra fede nel mondo unendo le vostre voci ed azioni per la promozione dei valori del Vangelo giunti a voi attraverso generazioni di Cristiani Ciprioti. Questi valori, profondamente radicati nelle vostre culture, così come nel patrimonio della Chiesa universale, dovranno continuare a ispirare i vostri sforzi di promuovere la pace, la giustizia e il rispetto per la vita umana e la dignità dei vostri concittadini. In questo modo la vostra fedeltà al Vangelo assicurerà beneficio a tutta la società cipriota.

Cari fratelli e sorelle, data la vostra particolare situazione, desidero anche attirare la vostra attenzione su una parte essenziale della vita e missione della nostra Chiesa, ossia la ricerca di una maggiore unità nella carità con gli altri cristiani e il dialogo con coloro che non sono cristiani. In modo particolare dal Concilio Vaticano Secondo, la Chiesa è stata impegnata a proseguire sulla via di una maggiore comprensione con i nostri fratelli cristiani manifestando un ancor più stretto legame d’amore ed amicizia fra tutti i battezzati. Nella vostra particolare situazione, voi siete in grado di portare un contributo personale al raggiungimento di una maggiore unità cristiana nella vita quotidiana. Vi incoraggio a fare così, confidando che lo Spirito del Signore, che ha pregato perché i suoi discepoli siano uno (cfr Gv 17,21), vi accompagnerà in questo importante compito.

Guardando al dialogo interreligioso molto ancora occorre fare nel mondo. Questo è un altro campo nel quale i cattolici di Cipro spesso vivono situazioni che offrono loro delle opportunità per una giusta e prudente azione. Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione. Vi esorto ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali.

Cari amici, desidero invitarvi a guardare alla profonda comunione che voi già condividete fra voi e con la Chiesa Cattolica nel mondo. Con attenzione ai bisogni immediati della Chiesa, vi incoraggio a pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e a promuoverle. Mentre quest’Anno Sacerdotale si sta chiudendo, la Chiesa ha guadagnato una rinnovata consapevolezza del bisogno di sacerdoti buoni, santi e ben preparati. Essa desidera uomini e donne religiosi completamente sottomessi a Cristo, dediti a diffondere il regno di Dio sulla terra. Nostro Signore ha promesso che coloro che offrono la loro vita ad imitazione di lui la conserveranno per la vita eterna (cfr Gv 12,25). Chiedo ai genitori di considerare questa promessa ed incoraggiare i loro figli a rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Invito i pastori a seguire i giovani, i loro desideri ed aspirazioni, e a formarli alla pienezza della fede.

Qui, in questa scuola cattolica, desidero rivolgere una parola a coloro che operano nelle scuole cattoliche dell’Isola, specialmente agli insegnanti. Il vostro lavoro fa parte di una lunga e stimata tradizione della Chiesa cattolica di Cipro. Continuate pazientemente a servire il bene dell’intera comunità sforzandovi per una educazione eccellente. Che il Signore vi benedica abbondantemente nel sacro impegno della formazione che è il più grande dono che l’Onnipotente fa a noi e ai nostri figli.

Rivolgo ora una speciale parola a voi, miei cari giovani di Cipro. A"D"µ,\<,J, *L<"J@\ FJ0< B\FJ0 F"H, (,µVJ@4 P"DV FJ0< LB0D,F\" J@L 1,@b 6"4 (,<<"4`*TD@4 µ, J@< PD`<@ F"H 6"4 µ, J" JV8"
Cari Cattolici di Cipro, coltivate la vostra armonia in comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro ed accrescete i vostri legami fraterni con gli altri nella fede, nella speranza e nell’amore.

In modo speciale, desidero consegnare questo messaggio ai presenti che vengono da Kormakiti, Asomatos, Karpasha e Agia Marina. Conosco le vostre aspirazioni e le vostre sofferenze, e vi chiedo di portare la mia Benedizione, la mia vicinanza e il mio affetto a tutti coloro che provengono dai vostri villaggi dove i Cristiani sono un popolo di speranza. Da parte mia, spero vivamente e prego che, con l’impegno di buona volontà degli interessati, sarà presto assicurata una vita migliore per tutti gli abitanti dell’isola.

Con queste brevi parole affido ciascuno di voi alla protezione della Beata Vergine Maria e all’intercessione dei Santi Paolo e Barnaba.

? 1,`H "H F"H ,L8@(ZF0 `8@LH! [Che Dio vi benedica!]




Dopo la rappresentazione artistica dei bambini delle scuole, lo scambio dei doni con i fedeli e la benedizione finale, il Papa si trasferisce in auto all’Arcivescovado Ortodosso di Cipro.












VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (VI)


VISITA DI CORTESIA A SUA BEATITUDINE CHRYSOSTOMOS II NELL’ARCIVESCOVADO ORTODOSSO DI CIPRO A NICOSIA



Alle ore 12.15 il Santo Padre Benedetto XVI si reca all’Arcivescovado ortodosso di Cipro a Nicosia, per la visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro.

L’incontro ha inizio con il colloquio privato nel salone al primo piano, quindi il Papa e l’Arcivescovo Chrysostomos visitano nel giardino il Monumento in memoria dell’Arcivescovo Makarios III e raggiungono la Cattedrale, dedicata a san Giovanni. Dopo il saluto di Sua Beatitudine Chrysostomos II, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia le parole che riportiamo di seguito:

SALUTO DEL SANTO PADRE

Vostra Beatitudine, E, P"4D,Jf µ, "*,8N46Z "(VB0 ,< JT !<"FJ0µX
Ricordo con gratitudine la Sua visita a Roma tre anni fa, e mi rallegro che oggi ci incontriamo ancora nella Sua amata terra. Per Suo tramite saluto il Santo Sinodo e tutti i Sacerdoti, diaconi, monaci e monache e fedeli laici della Chiesa di Cipro.

Anzitutto desidero esprimere la mia gratitudine per l’ospitalità che la Chiesa di Cipro ha così generosamente offerto alla Commissione Internazionale per il Dialogo Teologico in occasione dell’incontro dello scorso anno in Paphos. Sono parimenti grato per il sostegno che la Chiesa di Cipro, con la chiarezza ed apertura dei suoi contributi, ha sempre dato all’impegno del dialogo. Possa lo Spirito Santo guidare e confermare questa grande iniziativa ecclesiale, che mira a ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente, una comunione che deve essere vissuta nella fedeltà al Vangelo e alla tradizione apostolica, in modo che apprezzi le legittime tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, e che sia aperta alla diversità dei doni tramite i quali lo Spirito edifica la Chiesa nell’unità, nella santità e nella pace.

Questo spirito di fraternità e di comunione ha anche trovato espressione nel generoso contributo che Vostra Beatitudine ha inviato, a nome della Chiesa di Cipro, per coloro che, lo scorso anno, a L’Aquila, vicino a Roma, hanno sofferto a causa del terremoto, e le cui necessità mi stanno a cuore. In tale spirito, mi associo con Lei, pregando perché tutti gli abitanti di Cipro, con l’aiuto di Dio, trovino la saggezza e la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi che ancora sono da risolvere, impegnandosi per la pace e la riconciliazione e costruendo per le generazioni future una società che si distingua per il rispetto dei diritti di tutti, inclusi i diritti inalienabili alla libertà di coscienza e alla libertà di culto.

Cipro è tradizionalmente considerata parte della Terra Santa, e la situazione di continuo conflitto nel Medio Oriente dev’essere un motivo di riflessione per tutti i fedeli Cristiani. Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai Cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità. Le comunità cristiane di Cipro possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica, pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della Pace.

Con questi sentimenti, Vostra Beatitudine, la ringrazio ancora una volta per il Suo fraterno benvenuto e voglio assicurarLa delle mie preghiere per Lei e per tutto il clero e i fedeli della Chiesa di Cipro.

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Alle ore 13.30, il Santo Padre Benedetto XVI e Sua Beatitudine Chrysostomos II, con le rispettive Delegazioni, pranzano nel Salone dei ricevimenti al primo piano dell’Arcivescovado. Al termine della colazione ha luogo lo scambio dei doni. Infine il Papa rientra in auto alla Nunziatura Apostolica di Nicosia.






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+PetaloNero+
00domenica 6 giugno 2010 00:50
Omelia del Papa nella Messa con il clero e i movimenti cattolici di Cipro


NICOSIA, sabato, 5 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell'omelia che Benedetto XVI ha pronunciato questo sabato pomeriggio nella chiesa parrocchiale latina della Santa Croce, presiedendo la Messa con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i diaconi, i catechisti e i membri dei movimenti ecclesiali cattolici di Cipro.

* * *

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

il Figlio dell’Uomo deve essere innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (cfr Gv 3,14-15). In questa Messa votiva adoriamo e lodiamo il nostro Signore Gesù Cristo, poiché con la sua Santa Croce ha redento il mondo. Con la sua morte e risurrezione ha spalancato le porte del Cielo e ci ha preparato un posto, affinché a noi, suoi seguaci, venga donato di partecipare alla sua gloria.

Nella gioia della vittoria redentrice di Cristo, saluto tutti voi riuniti nella chiesa della Santa Croce e vi ringrazio per la vostra presenza. Apprezzo molto il calore con il quale mi avete accolto. Sono particolarmente grato a Sua Beatitudine il Patriarca latino di Gerusalemme per le sue parole di benvenuto all’inizio della Messa, e per la presenza del Padre Custode di Terra Santa. Qui a Cipro, terra che fu il primo porto di approdo dei viaggi missionari di san Paolo attraverso il Mediterraneo, giungo oggi fra voi, sulle orme di quel grande Apostolo, per rinsaldarvi nella vostra fede cristiana e per predicare il Vangelo che offre vita e speranza al mondo.

Il centro della celebrazione odierna è la Croce di Cristo. Molti potrebbero essere tentati di chiedere perché noi cristiani celebriamo uno strumento di tortura, un segno di sofferenza, di sconfitta e di fallimento. E’ vero che la croce esprime tutti questi significati. E tuttavia a causa di colui che è stato innalzato sulla croce per la nostra salvezza, rappresenta anche il definitivo trionfo dell’amore di Dio su tutti i mali del mondo.

Vi è un’antica tradizione che il legno della croce sia stato preso da un albero piantato da Seth, figlio di Adamo, nel luogo dove Adamo fu sepolto. In quello stesso luogo, conosciuto come il Golgota, il luogo del cranio, Seth piantò un seme dall’albero della conoscenza del bene e del male, l’albero che si trovava al centro del giardino dell’Eden. Attraverso la provvidenza di Dio, l’opera del Maligno sarebbe stata sconfitta ritorcendo le sue stesse armi contro di lui.

Ingannato dal serpente, Adamo ha abbandonato la filiale fiducia in Dio ed ha peccato mangiando i frutti dell’unico albero del giardino che gli era stato proibito. Come conseguenza di quel peccato entrarono nel mondo la sofferenza e la morte. I tragici effetti del peccato, e cioè la sofferenza e la morte, divennero del tutto evidenti nella storia dei discendenti di Adamo. Lo vediamo dalla prima lettura di oggi, che fa eco alla caduta e prefigura la redenzione di Cristo.

Come punizione dei propri peccati, il popolo di Israele, mentre languiva nel deserto, venne morso dai serpenti ed avrebbe potuto salvarsi dalla morte solo volgendo lo sguardo al simbolo che Mosè aveva innalzato, prefigurando la croce che avrebbe posto fine al peccato e alla morte una volta per tutte. Vediamo chiaramente che l’uomo non può salvare se stesso dalle conseguenze del proprio peccato. Non può salvare se stesso dalla morte. Soltanto Dio può liberarlo dalla sua schiavitù morale e fisica. E poiché Dio ha amato così tanto il mondo, ha inviato il suo Figlio unigenito non per condannare il mondo – come avrebbe richiesto la giustizia – ma affinché attraverso di Lui il mondo potesse essere salvato. L’unigenito Figlio di Dio avrebbe dovuto essere innalzato come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così che quanti avrebbero rivolto lo sguardo a lui con fede potessero avere la vita.

Il legno della croce divenne lo strumento per la nostra redenzione, proprio come l’albero dal quale era stato tratto aveva originato la caduta dei nostri progenitori. La sofferenza e la morte, che erano conseguenze del peccato, divennero il mezzo stesso attraverso il quale il peccato fu sconfitto. L’agnello innocente fu sacrificato sull’altare della croce, e tuttavia dall’immolazione della vittima scaturì una vita nuova: il potere del maligno fu distrutto dalla potenza dell’amore che sacrifica se stesso.

La croce, pertanto, è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo lo rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto. Parla a tutti coloro che soffrono – gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza – ed offre loro la speranza che Dio può trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita. Offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto.

Ecco perché il mondo ha bisogno della croce. Essa non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all’interno della società, ed il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull’oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l’odio con l’amore. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalità rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l’avidità avrebbe la parola ultima. L’inumanità dell’uomo nei confronti dell’uomo si manifesterebbe in modi ancor più orrendi, e non ci sarebbe la parola fine al cerchio malefico della violenza. Solo la croce vi pone fine. Mentre nessun potere terreno può salvarci dalle conseguenze del nostro peccato, e nessuna potenza terrena può sconfiggere l’ingiustizia sin dalla sua sorgente, tuttavia l’intervento salvifico del nostro Dio misericordioso ha trasformato la realtà del peccato e della morte nel suo opposto. Questo è quanto celebriamo quando diamo gloria alla croce del Redentore. Giustamente sant’Andrea di Creta descrive la croce come "più nobile e preziosa di qualsiasi cosa sulla terra […], poiché in essa e mediante di essa e per essa tutta la ricchezza della nostra salvezza è stata accumulata e a noi restituita" (Oratio X, PG 97, 1018-1019).

Cari fratelli sacerdoti, cari religiosi, cari catechisti, il messaggio della croce è stato affidato a noi, così che possiamo offrire speranza al mondo. Quando proclamiamo Cristo crocifisso, non proclamiamo noi stessi, ma lui. Non offriamo la nostra sapienza al mondo, non parliamo dei nostri propri meriti, ma fungiamo da canali della sua sapienza, del suo amore, dei suoi meriti salvifici. Sappiamo di essere semplicemente dei vasi fatti di creta e, tuttavia, sorprendentemente siamo stati scelti per essere araldi della verità salvifica che il mondo ha bisogno di udire. Non stanchiamoci mai di meravigliarci di fronte alla grazia straordinaria che ci è stata data, non cessiamo mai di riconoscere la nostra indegnità, ma allo stesso tempo sforziamoci sempre di diventare meno indegni della nostra nobile chiamata, in modo da non indebolire mediante i nostri errori e le nostre cadute la credibilità della nostra testimonianza.

In questo Anno Sacerdotale permettetemi di rivolgere una parola speciale ai sacerdoti oggi qui presenti e a quanti si preparano all’ordinazione. Riflettete sulle parole pronunciate al novello sacerdote dal Vescovo, mentre gli presenta il calice e la patena: "Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore".

Mentre proclamiamo la croce di Cristo, cerchiamo sempre di imitare l’amore disinteressato di colui che offrì se stesso per noi sull’altare della croce, di colui che è allo stesso tempo sacerdote e vittima, di colui nella cui persona parliamo ed agiamo quando esercitiamo il ministero ricevuto. Nel riflettere sulle nostre mancanze, sia individualmente sia collettivamente, riconosciamo umilmente di aver meritato il castigo che lui, l’Agnello innocente, ha patito in nostra vece. E se, in accordo con quanto abbiamo meritato, avessimo qualche parte nelle sofferenze di Cristo, rallegriamoci, perché ne avremo una felicità ben più grande quando sarà rivelata la sua gloria.

Nei miei pensieri e nelle mie preghiere mi ricordo in modo speciale dei molti sacerdoti e religiosi del Medio Oriente che stanno sperimentando in questi momenti una particolare chiamata a conformare le proprie vite al mistero della croce del Signore. Dove i cristiani sono in minoranza, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione. La loro sola presenza è un’espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell’incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all’amorevole accettazione dell’altro. Abbracciando la croce loro offerta, i sacerdoti e i religiosi del Medio Oriente possono realmente irradiare la speranza che è al cuore del mistero che celebriamo nella liturgia odierna.

Rinfranchiamoci con le parole della seconda lettura di oggi, che parla così bene del trionfo riservato a Cristo dopo la morte in croce, un trionfo che siamo invitati a condividere. "Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra" (Fil 2,9-10).

[Sì, amati fratelli e sorelle in Cristo, lungi da noi la gloria che non sia quella nella croce di Nostro Signore Gesù Cristo (cfr Gal 6,14). Lui è la nostra vita, la nostra salvezza e la nostra risurrezione. Per lui noi siamo stati salvati e resi liberi.]

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]








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+PetaloNero+
00domenica 6 giugno 2010 15:36
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (VIII)


SANTA MESSA IN OCCASIONE DELLA PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, PRESSO IL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA A NICOSIA



Alle ore 9.00 di questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica di Nicosia, il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto al Palazzo dello Sport Eleftheria, dove, alle ore 9.30 celebra la Santa Messa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Partecipano alla Celebrazione Eucaristica i Patriarchi e i Vescovi Cattolici del Medio Oriente, con rappresentanze delle rispettive comunità. È presente Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo di Nuova Giustiniana e di Tutta Cipro.

La Santa Messa della solennità del Corpo e Sangue di Cristo è introdotta dal saluto di S.E. Mons. Youssef Soueif, Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, Segretario Speciale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle in Cristo,

saluto con gioia i Patriarchi e Vescovi delle varie comunità ecclesiali del Medio Oriente che sono venuti a Cipro per questa occasione e ringrazio specialmente il Molto Reverendo Youssef Soueif, Arcivescovo Maronita di Cipro, per le parole che mi ha rivolto all’inizio della Messa. Rivolgo un caloroso saluto a Sua Beatitudine Crisostomo II.

Lasciatemi dire quanto io sia felice di avere questa opportunità di celebrare l’Eucarestia insieme a così tanti fedeli di Cipro, una terra benedetta dal lavoro apostolico di San Paolo e San Barnaba. Saluti tutti voi con grande affetto e vi ringrazio per l’ospitalità e per la generosa accoglienza che mi avete riservato. Estendo un particolare saluto agli immigrati Filippini e dello Sri Lanka ed alle altre comunità di immigrati che formano un significativo gruppo nella popolazione cattolica di questa isola. Prego perché la vostra presenza qui possa arricchire l’attività e il culto delle parrocchie alle quali appartenete e che a vostra volta possiate ottenere il sostegno spirituale dall’antica eredità cristiana della terra che avete scelta come vostra casa.

Oggi celebriamo la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo. Corpus Christi, il nome dato a questa festa in Occidente, è usato nella tradizione della Chiesa per indicare tre distinte realtà: il corpo fisico di Gesù, nato dalla Vergine Maria, il suo corpo eucaristico, il pane del cielo che ci nutre in questo grande sacramento, e il suo corpo ecclesiale, la Chiesa. Riflettendo su questi diversi aspetti del Corpus Christi, giungiamo ad una più profonda comprensione del mistero della comunione che lega tutti coloro che appartengono alla Chiesa. Tutti quelli che si nutrono del corpo e sangue di Cristo nell’Eucarestia sono riuniti dallo Spirito Santo in un solo corpo (cfr Preghiera Eucaristica II) per formare l’unico popolo santo di Dio. Così come lo Spirito Santo è sceso sugli Apostoli nel Cenacolo a Gerusalemme, lo stesso Santo Spirito è all’opera in ogni celebrazione della Messa per un duplice scopo: santificare i doni del pane e del vino affinché diventino il corpo e sangue di Cristo e riempire coloro che sono nutriti da questi santi doni perché possano divenire un solo corpo ed un solo spirito in Cristo.

Sant’Agostino spiega magnificamente questo processo (cfr Sermone 272). Egli ci ricorda che il pane non è preparato a partire da un solo, ma da numerosi grani. Prima che questi grani diventino pane devono essere macinati. Egli fa qui allusione all’esorcismo al quale i catecumeni dovevano sottomettersi prima del loro battesimo. Ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui. Non devo più pensare a partire da "me stesso" ma da "noi". E’ per questo che tutti i giorni noi preghiamo "nostro" Padre per il "nostro" pane quotidiano. Abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati. Abbiamo bisogno di essere liberati da tutto quello che ci blocca e ci isola: timore e sfiducia gli uni verso gli altri, avidità ed egoismo, mancanza di volontà di accettare il rischio della vulnerabilità alla quale ci esponiamo quando ci apriamo all’amore.

I grani di frumento, una volta schiacciati, sono mischiati nella pasta e cotti. Qui sant’Agostino fa riferimento all’immersione nelle acque battesimali seguita dal dono sacramentale dello Spirito Santo che infiamma il cuore dei fedeli con il fuoco dell’amore di Dio. Questo processo che unisce e trasforma i grani isolati in un solo pane ci presenta una immagine suggestiva dell’azione unificante dello Spirito Santo sui membri della Chiesa, realizzata in maniera eminente attraverso la celebrazione dell’Eucarestia. Coloro che prendono parte a questo grande sacramento diventano il Corpo ecclesiale del Cristo quando si nutrono del suo Corpo eucaristico. "Sii ciò che tu puoi vedere - dice sant’Agostino incoraggiandoli - e ricevi ciò che tu sei".

Queste forti parole ci invitano a rispondere generosamente all’invito ad "essere il Cristo" per coloro che ci circondano. Noi siamo il suo corpo adesso sulla terra. Per parafrasare una celebre frase attribuita a santa Teresa d’Avila, noi siamo gli occhi con i quali la sua compassione guarda a coloro che sono nel bisogno, siamo le mani che egli stende per benedire e per guarire, siamo i piedi dei quali egli si serve per andare a fare il bene, e siamo le labbra con le quali il suo Vangelo viene proclamato. E’ quindi importante sapere che quando noi partecipiamo così alla sua opera di salvezza, noi non facciamo memoria di un eroe morto prolungando ciò che egli ha fatto: al contrario, Cristo è vivente in noi, suo corpo, la Chiesa, suo popolo sacerdotale. Nutrendoci di Lui nell’Eucarestia e accogliendo lo Spirito Santo nei nostri cuori, diventiamo veramente il corpo di Cristo che abbiamo ricevuto, siamo veramente in comunione con lui e gli uni con gli altri, e diveniamo autenticamente suoi strumenti, rendendo testimonianza a lui davanti al mondo.

"La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola" (At 4,32). Nella prima comunità cristiana, nutrita alla tavola del Signore, noi vediamo gli effetti dell’azione unificatrice dello Spirito Santo. Condividevano i loro beni in comune, staccandosi da ogni bene materiale per amore dei fratelli. Hanno trovato soluzioni eque alle loro differenze come vediamo, per esempio, nella risoluzione della disputa fra Ellenisti ed Ebrei sulla distribuzione quotidiana (cfr At 6,1-6). Come più tardi ha detto un commentatore: "Vedi come questi cristiani si amano l’un l’altro e come sono pronti a morire l’uno per l’altro" (Tertulliano, Apologia,39). Ma il loro amore non era affatto limitato verso i loro amici credenti. Mai hanno considerato se stessi come esclusivi, privilegiati beneficiari del favore divino, ma invece come messaggeri inviati a spargere la buona notizia della salvezza in Cristo fino ai confini della terra. E fu così che il messaggio affidato agli Apostoli dal Signore Risorto, venne sparso in tutto il Medio Oriente e da qui al mondo intero.

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Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli venga. Per lui, con lui ed in lui, nell’unità che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, rendiamo onore e gloria a Dio nostro Padre celeste insieme a tutti gli angeli e santi che cantano le sue lodi per sempre. Amen.

















VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI A CIPRO (E PUBBLICAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI) (4 - 6 GIUGNO 2010) (IX)



CONSEGNA DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI, AL TERMINE DELLA SANTA MESSA PRESSO IL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA DI NICOSIA



Al termine della Santa Messa celebrata questa mattina nel Palazzo dello Sport Eleftheria di Nicosia, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.E. Mons. Nikola Eterović, rivolge al Papa alcune parole di ringraziamento.
Quindi, all’atto di consegnare l’Instrumentum laboris a ciascun Membro del Consiglio Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE



Cari fratelli e sorelle in Cristo,

ringrazio l’Arcivescovo Eterović per le gentili parole, e rinnovo il mio augurio a voi tutti, qui giunti in occasione dell’avvio della prossima Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Ringrazio per tutto il lavoro che è già stato fatto in previsione dell’Assemblea Sinodale, e vi prometto il sostegno della mia preghiera mentre entrate nella fase finale della preparazione.

Prima di iniziare, ritengo doveroso fare memoria del defunto Vescovo Luigi Padovese, che, come Presidente della Conferenza Episcopale Turca, ha contribuito alla preparazione dell’Instrumentum Laboris, che oggi vi consegno. La notizia della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedì, ha sorpreso e colpito tutti noi. Affido la sua anima alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegnò, specialmente come Vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e culturale e per il dialogo tra le Chiese. La sua morte è un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto.

Il motto scelto per l’Assemblea ci parla di comunione e testimonianza, e ci ricorda come i membri della primitiva comunità cristiana avevano "un cuore solo e un’anima sola" (cfr At 4,32). Al centro dell’unità della Chiesa c’è l’Eucaristia, dono inestimabile di Cristo al suo popolo e punto focale della celebrazione liturgica odierna in questa Solennità del Corpo e Sangue del Signore. Pertanto, non è senza significato che la data scelta per la consegna dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale cada proprio oggi.

Il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani, dal momento che fu proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri padri nella fede. Dal tempo in cui Abramo uscì da Ur dei Caldei obbedendo alla chiamata del Signore, sino alla morte e risurrezione di Gesù, l’opera salvifica di Dio fu compiuta mediante individui e popoli nelle vostre patrie. Da allora, il messaggio del Vangelo si è diffuso in tutto il mondo, ma i cristiani da ogni luogo continuano a guardare al Medio Oriente con speciale riverenza, a causa dei profeti e dei patriarchi, degli apostoli e dei martiri, ai quali dobbiamo così tanto, agli uomini e alle donne che hanno ascoltato la parola di Dio, hanno dato testimonianza ad essa, e l’hanno consegnata a noi appartenenti alla grande famiglia della Chiesa.

L’Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi, convocata su vostra richiesta, tenterà di approfondire i legami di comunione fra i membri delle vostre Chiese locali, come pure la comunione di queste medesime Chiese tra di loro e con la Chiesa universale. Questa Assemblea desidera inoltre incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede è nata ed è cresciuta. E’ inoltre noto che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione. L’Assemblea Speciale è un’occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente. E’ un’occasione per porre in risalto il valore importante della presenza e della testimonianza cristiane nei Paesi della Bibbia, non solo per la comunità cristiana a livello mondiale, ma ugualmente per i vostri vicini e concittadini. Voi contribuite in innumerevoli modi al bene comune, per esempio attraverso l’educazione, la cura dei malati e l’assistenza sociale, e voi operate per la costruzione della società. Voi desiderate vivere in pace ed in armonia con i vostri vicini ebrei e mussulmani. Spesso agite con artigiani della pace nel difficile processo di riconciliazione. Voi meritate la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestite. E’ mia ferma speranza che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e la libertà religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo.

Prego che i lavori dell’Assemblea Speciale aiutino a volgere l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione di quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinché si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano così tante sofferenze. In merito a questa grave questione, ripeto il mio appello personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue.

Con tali pensieri, presento a voi il testo dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Dio benedica abbondantemente il vostro lavoro! Dio benedica tutti i popoli del Medio Oriente!



RECITA DELL’ANGELUS NEL PALAZZO DELLO SPORT ELEFTHERIA DI NICOSIA


Prima di concludere la Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI guida la recita dell’Angelus con i fedeli convenuti nel Palazzo dello Sport Eleftheria a Nicosia.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

PAROLE DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle in Cristo,

a mezzogiorno è tradizione della Chiesa rivolgersi in preghiera alla Beata Vergine Maria, ricordando con gioia il suo pronto assenso a divenire la madre di Dio. E’ stato un invito che l’ha riempita di trepidazione e che lei avrebbe potuto appena comprendere. Era un segno che Dio aveva scelto lei, sua umile ancella, per cooperare con lui nell’opera di salvezza. Come non rallegrarci per la generosità della sua risposta! Attraverso il suo "sì" la speranza della storia è divenuta una realtà, l’Unico che Israele aveva da lungo atteso venne nel mondo, dentro la nostra storia. Di lui l’angelo ha annunciato che il suo regno non avrebbe avuto fine (Lc 1,33).

Circa trent’anni dopo, trovandosi Maria piangente ai piedi della croce, dev’essere stato difficile mantenere viva questa speranza. Le forze delle tenebre sembrava che avessero avuto il sopravvento. E nel suo intimo lei avrebbe ricordato le parole dell'angelo. Ma anche nella desolazione del Sabato Santo la certezza della speranza la sostenne fino alla gioia della mattina di Pasqua. Ed anche noi, suoi figli, viviamo nella stessa fiduciosa speranza che la Parola fatta carne nel seno di Maria, mai ci abbandonerà. Egli, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, fortifica la comunione che ci lega insieme così che noi possiamo divenire testimoni di lui e del potere del suo amore che guarisce e riconcilia.

Ora desidero dire alcune parole in lingua polacca nella lieta circostanza dell’odierna beatificazione di Jerzy Popiełuszko, sacerdote e martire.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Kościoła w Polsce, który dziś raduje się wyniesieniem na ołtarze księdza Jerzego Popiełuszki. Jego ofiarna posługa i męczeństwo są szczególnym znakiem zwycięstwa dobra nad złem. Niech jego przykład i wstawiennictwo budzi gorliwość kapłanów i rozpala miłość wiernych.

[Rivolgo un cordiale saluto alla Chiesa in Polonia, che oggi gioisce dell’elevazione agli altari del padre Jerzy Popiełuszko. Il suo zelante servizio e il martirio sono particolare segno della vittoria del bene sul male. Il suo esempio e la sua intercessione accrescano lo zelo dei sacerdoti e infiammino d’amore i fedeli laici.]

Imploriamo ora la Vergine Maria, nostra Madre, di intercedere per tutti noi, per il popolo di Cipro e per la Chiesa del Medio Oriente, con Cristo suo Figlio, il Principe della Pace.





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+PetaloNero+
00lunedì 7 giugno 2010 00:44
Discorso di Benedetto XVI alla cerimonia di congedo da Cipro
Pace e riconciliazione per l'isola



LARNACA, domenica, 6 giugno 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI all’aeroporto internazionale di Larnaca, prima di far ritorno a Roma.

* * *

Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,

è giunto ormai il tempo per me di lasciarvi, dopo il mio breve ma fruttuoso Viaggio Apostolico a Cipro.

Signor Presidente, la ringrazio per le gentili parole e sono felice di esprimere la mia gratitudine a Lei per tutto quello che Lei, il suo Governo e le Autorità civili e militari hanno fatto per rendere la mia visita un memorabile successo.

Mentre lascio la vostra terra, come molti pellegrini prima di me, ricordo ancora come il Mediterraneo è formato da un ricco mosaico di popoli con le loro proprie culture e le loro bellezze, calore ed umanità. Nonostante tale realtà, il Mediterraneo Orientale, al medesimo tempo, non è estraneo a conflitto e spargimento di sangue, come abbiamo tragicamente visto negli ultimi giorni. Raddoppiamo i nostri sforzi al fine di costruire una pace reale e duratura per tutti i popoli della regione.

Assieme a questo obiettivo generale, Cipro può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione. Impegnandovi pazientemente per la pace dei vostri focolari domestici e per la prosperità dei vostri vicini, voi sarete ben preparati ad ascoltare e comprendere tutti gli aspetti di molte complesse questioni, ed aiutare i popoli a giungere ad una maggiore comprensione gli uni degli altri. La strada che state percorrendo è una di quelle alle quali la comunità internazionale guarda con grande interesse e speranza e noto con soddisfazione tutti gli sforzi compiuti per favorire la pace per il vostro popolo e per tutta l’isola di Cipro.

Mentre rendo grazie a Dio per questi giorni che hanno visto il primo incontro della comunità cattolica di Cipro con il successore di Pietro nella vostra terra, ricordo anche con gratitudine i miei incontri con le altre autorità cristiane, in particolare Sua Beatitudine Crisostomo II e gli altri rappresentanti della Chiesa di Cipro che ringrazio per la loro fraterna accoglienza. Spero che la mia visita qui possa essere un ulteriore passo lungo il cammino che è stato aperto prima di noi con l’abbraccio a Gerusalemme dell’allora Patriarca Atenagora ed il mio venerabile predecessore Papa Paolo VI. I loro primi passi profetici compiuti insieme ci hanno indicato la strada che anche noi dobbiamo percorrere. Abbiamo un appello divino ad essere fratelli, a camminare fianco a fianco nella fede, umili davanti a Dio onnipotente e con inscindibili legami di affetto l’uno per l’altro. Nell’invitare i fedeli cristiani a continuare questo cammino, desidero assicurarli che la Chiesa Cattolica, con la grazia di Dio, impegnerà se stessa per raggiungere l’obiettivo della perfetta unità nella carità tramite una stima più profonda verso ciò che Cattolici ed Ortodossi hanno di più caro.

Lasciatemi anche esprimere ancora la mia sincera speranza e preghiera che, insieme, Cristiani e Musulmani diverranno un lievito di pace e riconciliazione tra i Ciprioti e ciò sarà di esempio per gli altri Paesi.

Infine, Signor Presidente, mi permetta di incoraggiare Lei ed il suo Governo nella vostra alta responsabilità. Come ben sapete, fra i vostri compiti più importanti vi è quello di assicurare la pace e la sicurezza di tutti i Ciprioti. Avendo pernottato in questi ultimi giorni nella Nunziatura Apostolica, che si trova nella zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite, ho potuto vedere di persona qualcosa della triste divisione dell’isola, come pure rendermi conto della perdita di una parte significativa di un’eredità culturale che appartiene a tutta l’umanità. Ho potuto anche ascoltare Ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto, e sono stato profondamente toccato dalle loro richieste. Certamente, verità e riconciliazione, insieme al mutuo rispetto, sono il fondamento più solido per un futuro in unità e pace per quest’isola e per la stabilità e prosperità di tutti i suoi abitanti. Molto di positivo è stato raggiunto, a questo riguardo, negli anni scorsi, per mezzo di un dialogo concreto, benché ancora molto rimanga da fare per superare le divisioni. Mi permetta di incoraggiare Lei ed i suoi concittadini a lavorare con pazienza e costanza con i vostri vicini per costruire un futuro migliore e più sicuro per tutti i vostri figli. In questo impegno, sia certo delle mie preghiere per la pace di tutta Cipro.

[Signor Presidente, cari amici, con queste brevi parole vi porgo il mio arrivederci. Grazie mille e che la Trinità Santissima e la Vergine Tutta Santa vi benedica sempre. Addio! La pace sia con voi!]

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]





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+PetaloNero+
00lunedì 7 giugno 2010 15:31
RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI ACAPULCO (MESSICO) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Acapulco (Messico), presentata da S.E. Mons. Felipe Aguirre Franco, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Acapulco (Messico) S.E. Mons. Carlos Garfias Merlos, finora Vescovo di Netzahualcóyotl.

S.E. Mons. Carlos Garfias Merlos

S.E. Mons. Carlos Garfias Merlos è nato il 1° gennaio 1951 a Tuxpan, arcidiocesi di Morelia. Dopo aver seguito gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di quella arcidiocesi, ha frequentato la Scuola Normale Superiore di Morelia, ottenendo il titolo di Maestro; ha poi continuato gli studi presso l’Università Intercontinentale di Città del Messico, ottenendo il Dottorato in Psicologia e Spiritualità.

Ordinato sacerdote il 23 novembre 1975 per l’arcidiocesi di Morelia, ha ricoperto i seguenti uffici: formatore e professore nel Seminario Maggiore di Morelia, Assistente nazionale del Movimento "Encuentros Matrimoniales" del quale è stato anche Assessore diocesano e regionale, Segretario dell’Organizzazione dei Seminari Messicani, Direttore del corso Propedeutico del Seminario Maggiore di Morelia e Delegato episcopale per la formazione permanente del clero dell’arcidiocesi di Morelia.

Nominato Vescovo di Ciudad Altamirano il 24 giugno 1996, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 luglio successivo.

L’8 luglio 2003 è stato trasferito alla diocesi di Netzahualcóyotl.









LETTERA DEL SANTO PADRE AL LEGATO PONTIFICIO PER LA CELEBRAZIONE DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE DI SLOVENIA (CELJE, 13 GIUGNO 2010)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, Legato Pontificio per la celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale di Slovenia, in programma a Celje il 13 giugno 2010.

La Missione che accompagnerà l’Em.mo Card. Tarcisio Bertone è composta da:

- Rev.do Mons. Janez Gril, già Direttore del Settimanale Cattolico Družina ed Economo della diocesi di Novo Mesto;

- Rev.do P. Bogdan Kolar, S.D.B., già Decano della Facoltà Teologica di Ljubljana ed attualmente Docente di Storia nel medesimo Centro universitario;

- Rev.do Mons. Lech Piechota, Officiale della Segreteria di Stato:

Rev.do Mons. Guillermo Javier Karcher, Officiale della Segreteria di Stato e Cerimoniere Pontificio;

- Rev.do Don Roberto Lucchini, Segretario di Nunziatura in servizio presso la Segreteria di Stato.

Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre al Legato Pontificio:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro
THARSICIO S.R.E. Cardinali BERTONE
Secretario Status

Sacrosanctum Christi Corporis mysterium ubique terrarum cunctas apud Ecclesias conspicuum usque obtinere locum pro certo habemus. Ex eucharistico enim sacramento, salienti quasi e fonte spiritalis salubritas beneficiorumque Domini copia affatim manant ac defluunt. Fideles autem ad caeleste convivium accedentes, supernis praesidiis roborati, suam operam in cotidianis officiis sustinendis fortius studiosiusque agere valent.

Probando nempe de consilio novimus Congressum Nationalem Sloveniae Eucharisticum, Celeiensi ipsa in urbe XIII die mensis Iunii futurum. Praestanti hoc pellecti eventu, fideles turmatim venturos arbitramur, Corporis et Sanguinis Christi mysterium ut pientissime, quemadmodum decet, colant et venerentur, "de sacra Eucharistia, Dei dono pro mundi vita" item meditantes.

Cupimus et Nos pietatis hae testificationes ut confirmentur et fides roboretur, quo latius pleniusque Salvatoris hodierni homines fruantur salute et ipsi hoc divino de Sacramento uberrimos capiant fructus. Sacrum namque hoc convivium plurimum affert efficacitatis et ad maiora patranda usque animum addit.

Itaque ut celebratio haec clarius peragatur et aspectabilius, congrua iustaque petente Sloveniae Episcoporum Conferentia, ad te, Venerabilis Frater Noster, cogitationem Nostram admovimus, qui aptissimus praestabilisque visus es ad ministerium hoc sustinendum et insigniter explendum. Fraternam ideo in te benevolentiam declarantes, temet

Legatum Nostrum constituimus et nominamus ad Congressum Slovenae Nationis Eucharisticum celebrandum.

Verba tandem Nostra transmittenda curabis et cohortationem ad Eucharistiae vehementiorem cultum ac simul omnibus participibus benevolentiam Nostram significabis. Multum temporis abiit ex quo superior congressus eucharisticus est celebratus. Complura interea in istis locis homines sunt passi. Nunc autem caelesti dape refecti exoptamus ut fideles feliciorem aetatem spiritalemque prosperitatem consequantur. Haec cuncta Benedictione Nostra Apostolica confirmamus, quam auctoritate omnibus participibus largiaris copiose volumus, superna nuntiaturam adiumenta ac robora.

Ex Aedibus Vaticanis die III mensis Maii, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.



BENEDICTUS PP. XVI
+PetaloNero+
00martedì 8 giugno 2010 16:15
A Cipro, Benedetto XVI non ha cercato di vincere, ma di convincere
La visita supera le aspettative

di Jesús Colina


CITTA' DEL VATICANO, martedì, 8 giugno 2010 (ZENIT.org).- I viaggi di Benedetto XVI, inclusa la sua ultima visita apostolica a Cipro, dal 4 al 6 giugno, sono diventati altoparlanti perché il suo magistero possa penetrare nei mezzi di comunicazione.

Dopo il sedicesimo itinerario internazionale del pontificato, esplicitamente presentato come una continuazione di quello in Terra Santa, ai giornalisti non sarà più possibile mettere in dubbio la sua posizione e il suo impegno a favore dell'unità dei cristiani, del dialogo con l'islam o della pace e della riconciliazione nello scenario internazionale.

I numeri parlano da sé. La Messa che ha presieduto questa domenica a Nicosia è stata uno degli incontri più affollati della storia del Paese, e l'avvenimento più importante della storia della Chiesa cattolica a Cipro (vi hanno partecipato più di 10.000 cattolici).

L'interesse della stampa è stato evidente, e infatti questa domenica la consegna dell'Instrumentum laboris (documento di lavoro) per il Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente appariva sulla maggior parte delle prime pagine dei quotidiani europei su Internet. La gran parte degli articoli aveva un tono positivo.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, constata come, con i suoi ultimi tre viaggi a Malta, in Portogallo e a Cipro, Benedetto XVI abbia modificato decisamente la percezione che si era creata nei mezzi di comunicazione con la crisi degli abusi sessuali.

“Una cosa che colpisce è che nel giro di poco più di un mese e mezzo abbiamo avuto tre viaggi all’estero del Papa, tutti e tre coronati direi da grandissimo successo, rispetto agli obiettivi che si potevano attendere e anche al di là di essi”, ha spiegato il portavoce vaticano.

Progresso ecumenico

In primo luogo, come ha riconosciuto lo stesso padre Lombardi, il grande successo del viaggio è stato ecumenico, in particolare relativamente al progresso nelle relazioni con la Chiesa ortodossa, maggioritaria nell'isola.

“Questo abbraccio di pace durante la Messa, questa mattina, tra il Papa e Chrysostomos, è il simbolo di questo incontro che segna un passo ulteriore sulla lunga strada dell’ecumenismo, ma con una Chiesa, come quella di Cipro, che pur essendo piccola numericamente è molto significativa nel movimento ecumenico, soprattutto nell’ambito ortodosso, e molto ricca di iniziative”, ha affermato padre Lombardi.

E' un risultato che non era assolutamente evidente alla vigilia del viaggio, perché i mezzi di comunicazione avevano dato ampio spazio alle voci critiche del dialogo con la Chiesa cattolica nella Chiesa ortodossa di Cipro.

Anche Giovanni Maria Vian, direttore de “L'Osservatore Romano”, è categorico: “La portata del viaggio, in un Paese ortodosso, è storica per l'avvicinamento ulteriore a un'autorevole e veneranda Chiesa sorella, che sotto la guida dell'Arcivescovo Crisostomo II si è impegnata con decisione nel cammino ecumenico”.

Rapporti con l'islam

Il progresso nel dialogo con l'islam è un altro dei successi di questo viaggio di Benedetto XVI a Cipro, ed è servito per smentire quanti continuano a presentare il Papa come un “nemico” dell'islam basandosi sulla polemica generata da una frase estrapolata dal contesto a Ratisbona nel settembre 2006.

Quando il Papa si stava recando da Roma a Paphos, nel suo incontro con i giornalisti, ha dato prova della sua volontà di “dialogo con i fratelli musulmani, che sono fratelli, nonostante le diversità”. Le sue parole sono state riportate sulla prima pagina dei quotidiani del Medio Oriente e del resto del mondo. Abbandonando l'isola, al momento del congedo all'aeroporto di Larnaca, il Pontefice ha poi espresso la sua “speranza e preghiera che, insieme, cristiani e musulmani diverranno un lievito di pace e riconciliazione”.

A causa del conflitto tra Turchia e Cipro, non ha potuto avere luogo un incontro del Papa con alcune delle principali autorità musulmane di Cipro Nord, ma ha commosso l'abbraccio che il Papa ha scambiato con un anziano rappresentante sufi, al quale la stampa ha dato ampio spazio.

Riconciliazione e pace

Nessun leader internazionale in genere vuole recarsi a Cipro, perché teme le conseguenze che questa visita potrebbe avere sulle sue relazioni con la Turchia o la Grecia (e l'Europa in generale) a causa della divisione che soffre l'isola dal 1974.

Benedetto XVI, che ha visitato la Turchia tra il novembre e il dicembre 2006, ha invece avuto il coraggio di visitare Cipro e lo ha fatto in circostanze estremamente difficili, dopo la morte di cittadini turchi che facevano parte della piccola flotta che cercava di rompere l'embargo a Gaza attaccata dall'esercito israeliano.

Se ciò non bastasse, alla vigilia del viaggio è stato assassinato dal suo autista monsignor Luigi Padovese, presidente della Conferenza Episcopale Turca, che avrebbe dovuto incontrare il Papa a Cipro.

“Le autorità, sia quelle politiche, sia quelle religiose, hanno fatto presente con molta forza le loro attese, i loro problemi, connessi anche alla situazione di divisione dell’isola, di rischio di perdita del patrimonio culturale cristiano. Lo hanno fatto con molta chiarezza, approfittando anche dell’occasione di avere un ospite così importante”, ha riconosciuto padre Lombardi.

“Il Papa ha risposto da par suo con grande equilibrio e con chiarezza, sostenendo quelli che sono i principi fondamentali della convivenza: il rispetto dei diritti della persona umana e il diritto di poter tornare ai propri luoghi originari, essere in comunicazione con essi per coloro che li hanno dovuti lasciare, il diritto alla libertà religiosa, alla libertà di coscienza, alla libertà di culto”, ha aggiunto.

“Da Cipro il Papa lancia alla comunità internazionale un nuovo e forte appello alla ragione”, ha spiegato Giovanni Maria Vian commentando il discorso che il Papa ha rivolto alle autorità civili e al corpo diplomatico, che paragona per importanza a quelli pronunciati dal Pontefice nel 2006 all'università di Ratisbona e nel 2008 a New York davanti alle Nazioni Unite.

“Con uno scopo che può essere compreso e accettato da tutti, al di là di ogni divisione: servire il bene comune”, ha osservato.

A Malta, ad aprile, Benedetto XVI ha sorpreso i mezzi di comunicazione nel bel mezzo di una campagna contro la sua persona. In Portogallo, a maggio, ha aperto una nuova fase del suo pontificato, quando alcuni media occidentali hanno iniziato a fare marcia indietro nei loro attacchi. A Cipro il Pontefice non ha voluto vincere, ma convincere.


+PetaloNero+
00mercoledì 16 giugno 2010 16:04
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010) - PROGRAMMA

Domenica 4 luglio 2010

08.30
Partenza in elicottero dal Vaticano per Sulmona.

09.20
Arrivo nel Campo sportivo "Serafini" del complesso sportivo dell’Incoronata a Sulmona.


In Piazza Garibaldi il Santo Padre riceve il saluto di benvenuto del Sindaco di Sulmona e del Vescovo di Sulmona-Valva.

10.00
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA in Piazza Garibaldi a Sulmona. Omelia del Santo Padre.


ANGELUS DOMINI in Piazza Garibaldi a Sulmona. Parole del Santo Padre.

13.15
Pranzo con i Vescovi dell’Abruzzo nella Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona.

16.30
Saluto dei Membri del Comitato organizzatore della Visita e Incontro con una Delegazione della Casa Circondariale di Sulmona nella Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona.

17.00
INCONTRO CON I GIOVANI nella Cattedrale di Sulmona. Discorso del Santo Padre.


VENERAZIONE DELLE RELIQUIE DI SAN PANFILO E DI SAN CELESTINO V nella Cripta della Cattedrale di Sulmona.

17.45
Partenza in elicottero dallo Stadio comunale "Pallozzi" di Sulmona per il Vaticano.

18.35
Arrivo in Vaticano.
+PetaloNero+
00giovedì 17 giugno 2010 00:52
Benedetto XVI venererà a Sulmona le reliquie del Papa che rinunciò
Pubblicato il programma della visita pastorale del 4 luglio



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 16 giugno 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI venererà le reliquie di San Celestino V, il famoso Vescovo di Roma che rinunciò al pontificato nel 1294, nella cripta della Cattedrale di Sulmona, durante la sua visita pastorale in questa città in provincia de L'Aquila il 4 luglio prossimo.

La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato questo mercoledì il programma ufficiale della visita alla città dell'Abruzzo, regione flagellata dal terremoto del 6 aprile 2009.

La visita pastorale è motivata dall'ottavo centenario della nascita di Celestino V, che prima di essere eletto alla cattedra di Pietro si chiamava Pietro da Morrone, sacerdote eremita e fondatore dell'Ordine dei Fratelli dello Spirito Santo (Celestini).

Eletto Papa a quasi 80 anni dopo due anni di Conclave, assistette agli intrighi di potere dell'epoca e alle ingerenze dei re. Per questo, dopo cinque mesi di pontificato rinunciò volontariamente per tornare alla vita eremitica.

Il suo successore, Bonifacio VIII, in seguito lo imprigionò in una torre, dove morì il 19 maggio 1296 dopo 10 mesi di reclusione.

Benedetto XVI partirà alle 8.30 in elicottero dal Vaticano per Sulmona, dove l'arrivo - nel campo sportivo Serafini del complesso sportivo dell'Incoronata - è previsto per le 9.20.

In Piazza Garibaldi, il Pontefice riceverà il saluto di benvenuto del Sindaco di Sulmona e del Vescovo di Sulmona-Valva.

Nella stessa piazza, alle 10.00, è prevista una concelebrazione eucaristica in cui il Papa pronuncerà l'omelia, seguita dalla recita dell'Angelus, con le tradizionali parole del Vescovo di Roma.

Il programma prevede il pranzo con i Vescovi dell'Abruzzo alle 13.15 nella casa sacerdotale del centro pastorale diocesano di Sulmona, dove alle 16.30 sono previsti un saluto dei membri del comitato organizzatore della visita e un incontro con una delegazione della Casa Circondariale di Sulmona.

Alle 17.00, Benedetto XVI incontrerà i giovani, ai quali rivolgerà un discorso, nella Cattedrale di Sulmona.

In seguito, nella cripta della Cattedrale, avrà luogo la venerazione delle reliquie di San Panfilo e di San Celestino V, uno dei pochi Pontefici ad aver abdicato.

Il Papa ha previsto di partire in elicottero dallo stadio comunale Pallozzi di Sulmona alle 17.45, arrivando in Vaticano alle 18.35.

Quella a Sulmona è una delle quattro visite pastorali a località italiane che il Papa realizza nel 2010, dopo quella di Torino (2 maggio) e prima di Carpineto Romano (il 5 settembre) e Palermo (il 3 ottobre).
+PetaloNero+
00giovedì 17 giugno 2010 15:42
Dal Papa in Portogallo una sfida alla Dottrina sociale della Chiesa
di mons. Giampaolo Crepaldi*



ROMA, giovedì, 17 giugno 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI, da Fatima, ha posto a tutti coloro che si occupano di Dottrina sociale della Chiesa una sfida veramente radicale, che non possiamo non raccogliere.

Il 12 maggio, ai cattolici impegnati nel sociale il Papa ha invitato ad una presenza, ad una viva testimonianza nel mondo. Ha anche indicato esplicitamente la necessità di rifarsi, in questo impegno, all’orizzonte della Dottrina sociale della Chiesa: «Lo studio della sua dottrina sociale, che assume come principale forza e principio la carità, permetterà di tracciare un processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e raggiunga una più ampia umanizzazione della società. Non si tratta di semplice conoscenza intellettuale, ma di una saggezza che dia sapore e condimento, offra creatività alle vie conoscitive ed operative tese ad affrontare una così ampia e complessa crisi». Si è trattato di un forte invito alla presenza, «Consapevoli, come Chiesa, di non essere in grado d’offrire soluzioni pratiche ad ogni problema concreto, ma sprovvisti di qualsiasi tipo di potere, determinati a servire il bene comune, e pronti ad aiutare e ad offrire i mezzi di salvezza a tutti», ma non perciò rinunciatari o dimessi, bensì consapevoli di doverci essere, insieme, sotto la guida della Chiesa e della sua dottrina sociale.

Questo invito, rivolto a grandi masse di persone impegnate, oggettivamente però contrastava con l’evoluzione recente della società portoghese, oggetto di una secolarizzazione molto violenta che nel giro di pochi anni ha permesso l’approvazione di leggi fortemente contestate dal Papa come l’aborto e il riconoscimento delle unioni omosessuali. Questo contrasto ha fatto da sfondo a tutto il viaggio di Benedetto XVI, ormai missionario in una terra sconsacrata più che pellegrino in una nazione cristiana. E allora, ecco il grande tema: cosa resta dell’impegno sociale e politico dei cattolici, cosa della loro Dottrina sociale, cosa delle loro attività caritative se viene meno la fede, se attorno l’apostasia dalle radici cristiane si allarga e se Dio è sempre meno presente nella scena pubblica perché è sempre meno presente nelle coscienze?

Torna il problema fondamentale a cui sembra aver dedicato tutte le sue forze questo Pontefice, il tema della famosa Lettera sul ritiro della scomunica ai vescovi di Ecône: «Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l´accesso a Dio. Non ad un qualsiasi Dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell´amore spinto sino alla fine - in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l´umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più. Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo».

Qualcosa di analogo è stato detto anche a Fatima, il giorno precendente 11 maggio: «precisamente oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica. Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista». Si parla di sogni di nuove generazioni di politici cattolici, ma i cattolici sono sempre di meno; si parla di presenza pubblica del cristianesimo, ma i cristiani sono sempre di meno.

Non possiamo non raccogliere questa sfida. O anche la Dottrina sociale della Chiesa serve a “condurre gli uomini verso Dio”, a “rendere Dio presente in questo mondo”, oppure anch’essa è destinata ad inaridirsi. Significa allora che va sempre tenuto presente che anche la Dottrina sociale è educazione alla fede e che essa vive dentro la fede viva della Chiesa, della quale è a servizio e contemporaneamente espressione. Non si tratta di dire: dato che la fede diminuisce tralasciamo o abbandoniamo la Dottrina sociale, oppure consideriamola semplicemente come un codice etico utile al dialogo con i non credenti. Si tratta piuttosto di rilanciare la Dottrina sociale come “strumento di evangelizzazione”.

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*Monsignor Giampaolo Crepaldi è Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuan” sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
+PetaloNero+
00sabato 3 luglio 2010 01:12
Nella Cattedrale di Sulmona, Benedetto XVI sulla nave della Chiesa
Il nuovo ciclo pittorico realizzato da Rodolfo Papa





ROMA, venerdì, 2 luglio 2010 (ZENIT.org).- Quando il 4 luglio prossimo Benedetto XVI farà il suo ingresso nella Cattedrale di San Panfilo a Sulmona, dove si terrà l'incontro con i giovani e l'adorazione del Santissimo Sacramento, ad accoglierlo troverà una nuova tela raffigurante la nave della Chiesa da lui guidata con il Vangelo tra le mani.

L'opera fa parte di un ciclo pittorico commissionato dal Vescovo Angelo Spina e realizzato per il presbiterio della Cattedrale dal pittore, scultore, nonché storico e teorico dell'arte Rodolfo Papa.

Nell'abside, all'interno delle cornici di marmo presistenti, sono state collocate quattro tele che rappresentano i santi Apostoli Giovanni e Pietro, Santa Maria Maddalena e La Chiesa che porta l'annuncio. A destra e a sinistra della scalinata che porta all'altare, sono state invece collocate altre due tele di Rodolfo Papa, dedicate alle Virtù cardinali e alle Virtù teologali.

Sempre del medesimo artista anche una lunetta che ritrae insieme Papa Celestino V e Papa Benedetto XVI, a commemorazione dell'Anno celestiniano e della visita del Santo Padre.

I lavori per la costruzione della Cattedrale di San Panfilo - pagano convertito al Cristianesimo e Vescovo di Sulmona dal 682 - risalgono all'anno 1075 ma furono portati a termine solo nel 1119.

La storia della Cattedrale risale però più indietro all'VIII sec., quando i cristiani edificarono una chiesa dedicata alla Vergine Maria su un antico tempio pagano dedicato ad Apollo e Vesta. Ricostruito e arricchito della cripta nel XII sec. il sacro edificio, per varie vicende storiche, subì rovine e incendi seguiti da restauri innovativi e aggiunte d'epoca.

In una intervista concessa alla rivista “Arte Cristiana” (maggio-giugno 2010) Rodolfo Papa ha spiegato che nella tela La Chiesa che porta l'annuncio ha voluto rappresentare la Chiesa con “la classica metafora della 'navicella'; una nave la cui vela è Cristo, e la cui polena è Maria. Una barca guidata dal successore di Pietro, il Santo Padre, attorniato da tutto il popolo di Dio”.

“Ho voluto dipingere – ha aggiunto l'artista – tutti gli stati di vita e tutte le età, ma ho insistito in modo particolare sulla presenra dei bambini: la Chiesa è sempre giovane, inoltre è particolarmente importante il coinvolgimento dei giovani, in questa epoca di 'emergenza educativa'".

+PetaloNero+
00domenica 4 luglio 2010 15:35
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010) - I


INCONTRO CON LA CITTADINANZA IN PIAZZA GARIBALDI



Alle ore 8.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto vaticano per la Visita Pastorale a Sulmona, in occasione dell’Anno Giubilare Celestiniano. Prima dell’atterraggio a Sulmona, l’elicottero del Santo Padre sorvola l’Abbazia di Santo Spirito e l’Eremo di Sant’Onofrio sul Morrone, luoghi legati alla vita del monaco Pietro da Morrone, poi Papa con il nome di Celestino V.
All’arrivo - previsto per le ore 9.20 - al campo sportivo "Serafini" del complesso sportivo dell’Incoronata, il Papa è accolto dal Vescovo di Sulmona-Valva, S.E. Mons. Angelo Spina e dall’ On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano, insieme alle altre Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.
Il Santo Padre raggiunge in auto Piazza Garibaldi dove lo attendono i fedeli per la Celebrazione Eucaristica e riceve il saluto del Sindaco di Sulmona, Dott. Fabio Federico e del Vescovo S.E. Mons. Angelo Spina.



CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA GARIBALDI

Alle ore 10, in Piazza Garibaldi, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Santa Messa nel corso della quale pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e celebrare con voi e per voi questa solenne Eucaristia. Saluto il vostro Pastore, il Vescovo Mons. Angelo Spina: lo ringrazio per le calorose espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti, e per i doni che mi ha offerto e che apprezzo molto nella loro qualità di "segni" - come li ha definiti - della comunione affettiva ed effettiva che lega il popolo di questa cara Terra d’Abruzzo al Successore di Pietro. Saluto gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dottor Fabio Federico, grato per il cortese indirizzo di saluto e per i "segni", i doni, al rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari. Un ringraziamento speciale a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per realizzare questa mia Visita Pastorale. Cari fratelli e sorelle! Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. So bene che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e - come ha ricordato il Vescovo - del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009. A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione.

Cari amici! La mia Visita avviene in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di san Pietro Celestino. Sorvolando il vostro territorio, ho potuto contemplare la bellezza del paesaggio e, soprattutto, ammirare alcune località strettamente legate alla vita di questa insigne figura: il Monte Morrone, dove Pietro condusse per molto tempo vita eremitica; l’Eremo di Sant’Onofrio, dove nel 1294 lo raggiunse la notizia della sua elezione a Sommo Pontefice, avvenuta nel Conclave di Perugia; e l’Abbazia di Santo Spirito, il cui altare maggiore venne da lui consacrato dopo la sua incoronazione, avvenuta nella Basilica di Collemaggio a L’Aquila. In questa Basilica io stesso, nell’aprile dell’anno scorso, dopo il terremoto che ha devastato la Regione, mi sono recato per venerare l’urna con le sue spoglie e lasciare il pallio ricevuto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato. Sono passati ben ottocento anni dalla nascita di san Pietro Celestino V, ma egli rimane nella storia per le note vicende del suo tempo e del suo pontificato e, soprattutto, per la sua santità. La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio. Dalla vita di san Pietro Celestino vorrei allora raccogliere alcuni insegnamenti, validi anche nei nostri giorni.

Pietro Angelerio sin dalla sua giovinezza è stato un "cercatore di Dio", un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi della nostra esistenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo? Egli si mette in viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e, per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita. Il silenzio diventa così l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano. Ed è proprio nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. C’è qui un primo aspetto importante per noi: viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere "riempito" da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri.

Ma è importante sottolineare anche un secondo elemento: la scoperta del Signore che fa Pietro Angelerio non è il risultato di uno sforzo, ma è resa possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene. Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri. Sebbene la nostra vita sia molto diversa, anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto. Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia e non è "fatto da me". Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato: Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà. Per questo dobbiamo essere attenti, tenere sempre aperti gli "occhi interiori", quelli del nostro cuore. E se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita – come i Santi – i segni di quel Dio, che ci è sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: "Abbi fede in me!".

Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, Pietro del Morrone aveva maturato, inoltre, un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita. So che questa Chiesa locale, come pure le altre dell’Abruzzo e del Molise, sono attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato: vi incoraggio in questo sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio.

Nella seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Galati, abbiamo ascoltato una bellissima espressione di san Paolo, che è anche un perfetto ritratto spirituale di san Pietro Celestino: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (6,14). Davvero la Croce costituì il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti più impegnativi, dalla giovinezza all’ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza. La Croce diede a san Pietro Celestino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio verso la sua creatura. Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è sentito portare nel mare infinito dell’amore di Dio. Come sacerdote, ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell’Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata "La Perdonanza". Desidero esortare i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui il profeta Isaia ci ha parlato nella prima lettura (cfr Is 66,10-14).

Infine, un ultimo elemento: san Pietro Celestino, pur conducendo vita eremitica, non era "chiuso in se stesso", ma era preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli. E il segreto della sua fecondità pastorale stava proprio nel "rimanere" con il Signore, nella preghiera, come ci è stato ricordato anche nel brano evangelico odierno: il primo imperativo è sempre quello di pregare il Signore della messe (cfr Lc 10,2). Ed è solo dopo questo invito che Gesù definisce alcuni impegni essenziali dei discepoli: l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico - anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose - il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito (cfr Lc 10,5-9). Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca.

Cari fratelli e sorelle! Sono in mezzo a voi per confermarvi nella fede. Desidero esortarvi, con forza e con affetto, a rimanere saldi in quella fede che avete ricevuto, che dà senso alla vita e che dona la forza di amare. Ci accompagnino in questo cammino l’esempio e l’intercessione della Madre di Dio e di san Pietro Celestino. Amen!











VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010) - II


RECITA DELL’ANGELUS IN PIAZZA GARIBALDI


Al termine della Celebrazione Eucaristica in Piazza Garibaldi, il Papa introduce la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Al termine di questa solenne celebrazione, nell’ora del consueto appuntamento domenicale, vi invito a recitare insieme la preghiera dell’Angelus. Alla Vergine Maria, che venerate con particolare devozione nel Santuario della Madonna della Libera, affido questa Chiesa di Sulmona-Valva: il Vescovo, i sacerdoti e tutto il popolo di Dio. Possa camminare unita e gioiosa nella via della fede, della speranza e della carità. Fedele all’eredità di san Pietro Celestino, sappia sempre comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perché tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare.

In Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto, san Pietro del Morrone trovò il modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita semplice e umile, protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale, capace di ringraziare sempre il Signore riconoscendo in ogni cosa un dono della sua bontà.

Anche noi, che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente ed il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli. Maria Santissima, che animò con la sua presenza materna la prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti anche la Chiesa di oggi a dare buona testimonianza del Vangelo.

Angelus Domini…


Conclusa la Santa Messa, il Papa raggiunge in auto la Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona per il pranzo con i Vescovi Abruzzesi e per una sosta di riposo.
La Casa Sacerdotale, destinata ad alloggiare i sacerdoti ammalati e anziani, viene inaugurata oggi dopo i lavori di restauro e intitolata a "Benedetto XVI".
Alle 16.30, prima di lasciare la Casa Sacerdotale, il Santo Padre saluta i membri del Comitato organizzatore della Visita.
Quindi incontra una Delegazione della Casa Circondariale di Sulmona: il Direttore, Dr. Sergio Romice; il Cappellano P. Franco Messori, S.M., e alcuni agenti di custodia e detenuti.
Al termine il Papa si reca in auto alla Cattedrale per l’Incontro con i Giovani.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1474&sett...










Il Papa: la Chiesa unisca radicalità evangelica e misericordia
Angelus durante la visita a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- “Radicalità evangelica” e “misericordia” sono i due elementi che la Chiesa deve unire nella sua missione.

Benedetto XVI lo ha ricordato questa domenica recitando l'Angelus in Piazza Garibaldi a Sulmona durante la sua visita alla città abruzzese.

Dopo la celebrazione eucaristica che ha presieduto, il Pontefice ha affidato alla Madonna, a Sulmona venerata con particolare devozione nel Santuario della Madonna della Libera, la Chiesa locale: “il Vescovo, i sacerdoti e tutto il popolo di Dio”.

“Possa camminare unita e gioiosa nella via della fede, della speranza e della carità”, ha auspicato.

“Fedele all’eredità di san Pietro Celestino, sappia sempre comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perché tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare”, ha aggiunto.

“In Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto, san Pietro del Morrone trovò il modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita semplice e umile, protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale, capace di ringraziare sempre il Signore riconoscendo in ogni cosa un dono della sua bontà”, ha ricordato il Vescovo di Roma.

Anche noi che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, ha sottolineato, “siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente ed il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli”.

“Maria Santissima, che animò con la sua presenza materna la prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti anche la Chiesa di oggi a dare buona testimonianza del Vangelo”, ha concluso.

Dopo l'Angelus, il Papa si è recato alla Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona per pranzare con i Vescovi abruzzesi.

La Casa Sacerdotale, destinata ad alloggiare i sacerdoti ammalati e anziani, è stata inaugurata questa domenica dopo i lavori di restauro e intitolata proprio a Benedetto XVI.
+PetaloNero+
00lunedì 5 luglio 2010 00:41
La cultura consumistica minaccia i giovani, avverte il Papa
Incontro nella Cattedrale di Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Tra le ombre che “oscurano l'orizzonte” dei giovani non ci sono solo le difficoltà di ordine economico, ma anche la minaccia della “cultura consumistica” che crea “falsi valori”, avverte Benedetto XVI.

Il Papa ha incontrato questa domenica pomeriggio un gruppo di giovani nella Cattedrale di Sulmona, al termine della visita apostolica che ha realizzato nella città abruzzese.

Nelle sue parole, basate sulle esperienze che i giovani hanno condiviso con lui, ha constatato delle “ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo”.

“Ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano”, ha aggiunto.

Come ha spiegato il Papa, “la cultura consumistica attuale” tende “ad appiattire l'uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani”.

“Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”, ha detto il Papa.

Benedetto XVI si è recato a Sulmona, nell'Abruzzo flagellato dal terremoto del 6 aprile 2009, che ha provocato più di 300 morti, in occasione dell'ottavo centenario della nascita di Papa Celestino V (1209-1296).

Prima di tornare in Vaticano, si è raccolto in preghiera davanti alle reliquie del suo predecessore nella cripta della Cattedrale.







Il Papa vicino ai disoccupati e ai terremotati d'Abruzzo
Esorta anche alla salvaguardia del creato





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nell'omelia che ha pronunciato questa domenica mattina a Sulmona in occasione della sua visita pastorale alla città per gli 800 anni dalla nascita di Papa Celestino V, canonizzato nel 1313, Benedetto XVI ha espresso la sua vicinanza a quanti vivono “condizioni di precarietà”.

Di fronte a 25.000 persone che sventolavano bandierine con la sua immagine, il Papa si è detto consapevole del fatto che “anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni”.

In particolare, ha rivolto il suo pensiero “a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale” e “del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”.

“A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”, ha dichiarato.

Allo stesso modo, ha chiesto a tutti di tutelare la creazione, ricordando che Celestino V maturò “nel silenzio interiore” “un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio”.

“Ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita”.

Ricordando che la Chiesa di Sulmona, come le altre dell’Abruzzo, è “attivamente impegnata in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato”, ha esortato “tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio”.

La celebrazione si è svolta sotto un sole molto forte, al punto che circa 10 sacerdoti si sono sentiti male per il caldo, venendo soccorsi dalla Croce Rossa e dai medici dell'ospedale cittadino.

Nella sua omelia, Benedetto XVI ha voluto concentrarsi sulla vita spirituale di Pietro da Morrone prima della sua elezione, senza entrare nei dettagli del suo breve pontificato, della sua rinuncia né delle circostanze che hanno circondato la sua morte.







Il Papa ai sacerdoti: siate testimoni della riconciliazione di Dio
Nell'omelia durante la visita pastorale a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Rivolgendosi ai sacerdoti questa domenica mattina in Piazza Garibaldi a Sulmona, il Papa li ha esortati a essere veri testimoni della riconciliazione di Dio.

Il Pontefice ha presieduto la concelebrazione eucaristica durante la sua visita pastorale alla città abruzzese alla presenza di migliaia di fedeli e di pellegrini che sventolavano bandierine bianche e gialle e indossavano cappellini degli stessi colori per ripararsi dal forte sole estivo.

La visita è avvenuta nel contesto delle celebrazioni per l'800° anniversario della nascita di Pietro da Morrone, diventato Papa nel 1294 con il nome di Celestino V e che abdicò dopo pochi mesi di pontificato tornando alla sua vita di eremita.

Benedetto XVI ne ha ricordato la santità, sottolineando che questa “non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio”.

La Croce, ha segnalato, costituì “il centro” della vita del Pontefice del XIII secolo, e “gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti più impegnativi, dalla giovinezza all’ultima ora”.

Allo stesso modo, gli diede anche “una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio verso la sua creatura”.

“Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è sentito portare nel mare infinito dell’amore di Dio”.

“Come sacerdote, ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell’Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata 'La Perdonanza'”.

In questo contesto, il Papa ha esortato i sacerdoti “a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui il profeta Isaia ci ha parlato nella prima lettura”.

Benedetto XVI ha quindi sottolineato l'enorme valore della preghiera, rimarcando come Celestino V, canonizzato nel 1313, “pur conducendo vita eremitica” non fosse “chiuso in se stesso”, ma “preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli”.

“Il segreto della sua fecondità pastorale stava proprio nel 'rimanere' con il Signore, nella preghiera”.

Come ricordava il brano evangelico del giorno (Lc 10 - 1-12, 17-20), “il primo imperativo è sempre quello di pregare il Signore della messe”, “ed è solo dopo questo invito che Gesù definisce alcuni impegni essenziali dei discepoli”.

Tra questi, ha citato “l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito”:

“Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca”, ha rilevato il Papa.








“Non abbiate paura del silenzio”, chiede Benedetto XVI
Omelia in Piazza Garibaldi a Sulmona





SULMONA, domenica, 4 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il silenzio è uno strumento prezioso per ascoltare la voce di Dio e di chi ci sta accanto, ha sottolineato Benedetto XVI questa domenica mattina nell'omelia che ha pronunciato durante la concelebrazione eucaristica in Piazza Garibaldi a Sulmona.

La visita pastorale del Papa in terra abruzzese ha avuto luogo in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di Pietro da Morrone, diventato Papa con il nome di Celestino V.

192° Papa della Chiesa cattolica, venne eletto nel 1294, ma rinunciò pochi mesi dopo e tornò alla vita eremitica che aveva condotto prima del pontificato.

Da quel Pontefice, canonizzato da Papa Clemente V nel 1313, si possono trarre “alcuni insegnamenti, validi anche nei nostri giorni”, ha sottolineato Benedetto XVI, ricordando in primo luogo che Celestino V “è stato un 'cercatore di Dio', un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi della nostra esistenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo?”.

“Egli si mette in viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e, per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita. Il silenzio diventa così l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano”.

Per noi che “viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere 'riempito' da iniziative, da attività, da suoni”, al punto che “spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare”, questo è un messaggio importante, ha osservato il Papa.

“Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri”, ha esortato.

Il ruolo della grazia

Un secondo elemento importante che si apprende dalla vita di Celestino V, ha proseguito il Papa, è il fatto che la sua scoperta del Signore “non è il risultato di uno sforzo, ma è resa possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene”.

“Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri”.

“Sebbene la nostra vita sia molto diversa”, ha riconosciuto il Pontefice, “anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto”.

“Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia e non è fatto da me”.

“Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato”, ha ribadito, indicando che “Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà”.

Per questo motivo, il Vescovo di Roma ha esortato a “tenere sempre aperti gli 'occhi interiori', quelli del nostro cuore”.

“Se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita – come i Santi – i segni di quel Dio, che ci è sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: 'Abbi fede in me!'”.
+PetaloNero+
00lunedì 5 luglio 2010 15:12
DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Accogliendo gli inviti del Governo di Sua Maestà Elisabetta II Regina del Regno Unito e delle Conferenze Episcopali cattoliche di Inghilterra-Galles e della Scozia, Sua Santità Benedetto XVI compirà un Viaggio Apostolico nel Regno Unito dal 16 al 19 settembre 2010.

Nel corso del viaggio il Santo Padre farà visita a Sua Maestà la Regina nel Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edinburgh, presiederà la Celebrazione Eucaristica nel Bellahouston Park di Glasgow, incontrerà i rappresentanti del mondo politico, culturale e imprenditoriale nella Westminster Hall, parteciperà ad una Celebrazione Ecumenica nella Westminster Abbey, presiederà la Celebrazione Eucaristica nella Westminster Cathedral e la Veglia di Preghiera nel Hyde Park a Londra. Infine, presiederà la Celebrazione per il rito di beatificazione del Venerabile Cardinale John Henry Newman nel Cofton Park di Birmingham.
+PetaloNero+
00martedì 6 luglio 2010 00:29
Incontro di Benedetto XVI con i giovani nella Cattedrale di Sulmona


SULMONA, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica da Benedetto XVI in occasione dell’incontro con i giovani nella Cattedrale di Sulmona.

* * *

Cari giovani!

Prima di tutto voglio dirvi che sono molto contento di incontrarvi! Ringrazio Dio per questa possibilità che mi offre di rimanere un po’ con voi, come un padre di famiglia, insieme con il vostro Vescovo e i vostri sacerdoti. Vi ringrazio per l’affetto che mi manifestate con tanto calore! Ma vi ringrazio anche per ciò che mi avete detto, attraverso i vostri due "portavoce", Francesca e Cristian. Mi avete fatto delle domande, con molta franchezza, e, nello stesso tempo, avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e che hanno anche il senso della verità e del bene. Sapete, cioè, usare la mente ed il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo: imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato! La gente di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali. E’ questo che costruisce le persone e la convivenza civile!

Dalle vostre parole emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L’aspetto positivo è dato dalla vostra visione cristiana della vita, un’educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L’aspetto negativo sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano. Cosa fare, allora, perché queste ombre non diventino troppo pesanti? Anzitutto, vedo che siete giovani con una buona memoria! Sì, mi ha colpito il fatto che abbiate riportato espressioni che ho pronunciato a Sydney, in Australia, durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. E poi avete ricordato che le GMG sono nate 25 anni fa. Ma soprattutto avete dimostrato di avere una vostra memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete, cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, "una marcia in più". Sì, la memoria storica è veramente una "marcia in più" nella vita, perché senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita! La cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla.

Per questo vi ringrazio, perché mi parlate di san Pietro del Morrone, Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo così diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore. Poco fa mi avete chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce. Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore, a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama. Come ho detto questa mattina, è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore. State certi che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli!

E qui, vorrei dirvi una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri, e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone. Mi avete chiesto: come possiamo essere "nel" mondo ma non "del" mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera, al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole –lo diceva già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del "Padre Nostro", che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia. Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché "chi ha Dio, nulla gli manca", come diceva santa Teresa d’Avila.

Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati. Cari giovani! Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme! Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti : sono presenze preziose nella vita!

Il giovane ricco del Vangelo, dopo che Gesù gli propose di lasciare tutto e di seguirlo - come sappiamo - se ne andò via triste, perché era troppo attaccato ai suoi beni (cfr Mt 19,22). Invece in voi io leggo la gioia! E anche questo è un segno che siete cristiani: che per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il "centuplo" e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. Mi piace ricordare l’esperienza di sant’Agostino, un giovane che ha cercato con grande difficoltà, a lungo, al di fuori di Dio, qualcosa che saziasse la sua sete di verità e di felicità. Ma alla fine di questo cammino di ricerca ha capito che il nostro cuore è senza pace finché non trova Dio, finché non riposa in Lui (cfr Le Confessioni 1,1). Cari giovani! Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla anche ai vostri amici, ai vostri coetanei! Ora devo ripartire e debbo dirvi come mi dispiace lasciarvi! Con voi sento che la Chiesa è giovane! Ma riparto contento, come un padre che è sereno perché ha visto che i figli stanno crescendo e stanno crescendo bene. Camminate, cari ragazzi e care ragazze! Camminate nella via del Vangelo; amate la Chiesa, nostra madre; siate semplici e puri di cuore; siate miti e forti nella verità; siate umili e generosi. Vi affido tutti ai vostri santi Patroni, a San Pietro Celestino e soprattutto alla Vergine Maria, e con grande affetto vi benedico. Amen.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana]
+PetaloNero+
00martedì 6 luglio 2010 00:29
Il Vaticano conferma la visita del Papa nel Regno Unito
Dal 16 al 19 settembre



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).- La Santa Sede ha confermato ufficialmente questo lunedì la visita di Benedetto XVI dal 16 al 19 settembre nel Regno Unito, “accogliendo gli inviti del Governo di Sua Maestà Elisabetta II Regina del Regno Unito e delle Conferenze Episcopali cattoliche di Inghilterra-Galles e della Scozia”.

Nel corso del viaggio, il primo di questo Papa nel Regno Unito, “il Santo Padre farà visita a Sua Maestà la Regina nel Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edinburgh”, in Scozia, ha reso noto in un comunicato padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

Il portavoce vaticano ha anche confermato che il Vescovo di Roma “presiederà la Celebrazione Eucaristica nel Bellahouston Park di Glasgow”.

A Londra, il Pontefice “incontrerà i rappresentanti del mondo politico, culturale e imprenditoriale nella Westminster Hall”.

Nel Paese che ha dato origine alla Chiesa anglicana, inoltre, il Papa “parteciperà ad una Celebrazione Ecumenica nella Westminster Abbey”.

Anche se il Vaticano non è entrato nei dettagli, gli organizzatori della visita nel Regno Unito hanno annunciato un incontro del Papa con l'Arcivescovo di Canterbury, il dottor Rowan Williams, al Palazzo di Lambeth alla presenza dei Vescovi diocesani anglicani e dei Vescovi diocesani cattolici di Inghilterra e Galles.

Allo stesso modo, “presiederà la Celebrazione Eucaristica nella Westminster Cathedral e la Veglia di Preghiera nel Hyde Park”.

Nel suo ultimo giorno nel Regno Unito, il Papa “presiederà la Celebrazione per il rito di beatificazione del Venerabile Cardinale John Henry Newman nel Cofton Park di Birmingham”, spiega padre Lombardi.

Il venerabile Newman (1801-1890), poeta e pastore anglicano, è stato accolto nella Chiesa cattolica nel 1845, venendo creato Cardinale da Leone XIII.

La visita del Papa era già stata annunciata da Buckingham Palace il 16 marzo. L'annuncio di questo lunedì fa parte della prassi ordinaria con cui la Santa Sede annuncia ufficialmente i viaggi papali.

Sarà la seconda visita di un Pontefice nel Regno Unito dai tempi di Enrico VIII (1491-1547), il re inglese che provocò uno scisma con Roma creando la Chiesa anglicana. La prima visita è stata quella di Giovanni Paolo II nel 1982, che ha avuto un impatto considerevole sulla popolazione.

Il Regno Unito ha 4,2 milioni di cattolici su una popolazione di 61 milioni di abitanti.

Per ulteriori informazioni, thepapalvisit.org.uk.
+PetaloNero+
00sabato 24 luglio 2010 00:36
Il Papa proclamerà Basilica la Sagrada Familia di Barcellona
L'Arcivescovo della città spiega il programma della visita apostolica in Spagna





BARCELLONA, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- Durante la sua visita apostolica in Spagna, Benedetto XVI proclamerà Basilica il tempio della Sagrada Familia di Barcellona il 7 novembre prossimo, giorno che dedicherà al tempio espiatorio ideato da Antonio Gaudí.

Lo ha annunciato l'Arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, questo venerdì nel corso di una conferenza stampa svoltasi davanti a un centinaio di giornalisti nella sala Gaudí del museo diocesano di Barcellona.

Con un ampio sorriso, il porporato ha spiegato molti dettagli della permanenza del Papa a Barcellona, dove oltre a consacrare il tempio della Sagrada Familia visiterà la scuola per handicappati della fondazione diocesana del Bambino Gesù.

La visita apostolica in Spagna inizierà sabato 6 novembre con l'arrivo a Santiago de Compostela a mezzogiorno, in base al programma già approvato dalla commissione vaticana che prepara i viaggi del Pontefice.

Benedetto XVI si dirigerà alla Cattedrale di Santiago, dove abbraccerà il santo secondo la tradizione e contemplerà il botafumeiro, il grande incensiere del tempio compostelano. Presiederà poi la Messa nella piazza dell'Obradoiro, davanti alla Cattedrale.

Alle 21.00 è previsto il suo arrivo all'aeroporto del Prat di Barcellona, dove sarà ricevuto da una delegazione della quale faranno probabilmente parte i Principi delle Asturie.

Benedetto XVI si trasferirà poi all'Arcivescovado di Barcellona, dove ha previsto di arrivare alle 21.45 e dove trascorrerà la notte, insieme alle persone che lo accompagneranno nella visita.

Il mattino seguente, domenica 7 novembre, il Vescovo di Roma si trasferirà in papamobile dall'Arcivescovado al tempio della Sagrada Familia, in un itinerario ancora da definire.

Arrivando nel tempio di Gaudí, il veicolo farà alcuni giri lì intorno perché le tante persone che si pensa si riuniranno sul posto – per l'Arcivescovo potrebbero essere anche 500.000 – possano vederlo da vicino e salutarlo.

Benedetto XVI entrerà nel tempio dalla porta di calle Mallorca, indosserà i paramenti nella sagrestia e realizzerà il rito di apertura delle porte del portico della Gloria.

Inizierà poi l'Eucaristia con una processione del Papa, di Cardinali e Vescovi fino al presbiterio.

Durante la Messa, si celebrerà il rito di dedicazione dell'altare e si reciteranno la litania dei santi e la preghiera di dedicazione o consacrazione della chiesa a Dio.

Avrà poi luogo l'unzione dell'altare e delle pareti del tempio con l'olio santo, seguita dall'incensare l'altare e tutta la chiesa, che verranno poi illuminati.

Al termine della Messa, verso mezzogiorno, il Papa uscirà dal Portico del Nacimiento del tempio per salutare e recitare l'Angelus dallo stesso posto in cui si collocò Giovanni Paolo II durante la sua visita a Barcellona nel 1982.

Dopo la preghiera mariana e la sua allocuzione con i saluti ai pellegrini, tornerà nella chiesa e si dirigerà in processione alla fine del tempio, dove ci sarà un'iscrizione commemorativa della dedicazione.

Benedetto XVI tornerà all'Arcivescovado in papamobile e verrà salutato dalla gente per le vie di Barcellona. Nella sede episcopale, pranzerà con i Vescovi e con il suo seguito.

Alle 17.15, il Papa ha voluto aggiungere una visita all'istituzione del Bambino Gesù, dedicata a persone affette dalla sindrome di Down e con altri handicap e alle loro famiglie, fondazione diocesana affidata alle Francescane del Sacro Cuore.

Nella sua sede del quartiere del Guinardó, pregherà e converserà con gli allievi, che gli stanno preparando un omaggio, e con le loro famiglie, benedicendo anche la prima pietra della nuova residenza.

Il nuovo terminal dell'aeroporto del Prat accoglierà alle 18.30 il congedo ufficiale del Papa, in cui è prevista la presenza dei sovrani di Spagna. La partenza per Roma è programmata per le 19.15.

Secondo il Cardinale Martínez Sistach, Benedetto XVI “ha scoperto nella Sagrada Familia la concezione teologica di chiesa: celebrare l'Eucaristia e il culto”.

In questo senso, il porporato ha spiegato che all'interno del tempio non ci sono raffigurazioni (sono all'esterno) né cappelle laterali, ma solo il presbiterio, l'altare, la sede e l'ambone, e tre immagini: la croce, la Vergine Maria e San Giuseppe.

Il Cardinale ha esortato tutti ad accogliere il Papa e ad assistere all'atto di consacrazione della Sagrada Familia. Per favorire ciò, sono state sospese tutte le Messe nelle parrocchie e nei centri di culto di Barcellona la mattina di domenica 7 novembre, tranne in carceri, ospedali e monasteri di clausura.
+PetaloNero+
00giovedì 29 luglio 2010 00:53
Benedetto XVI visiterà il paese natale di Leone XIII
Nel bicentenario del Papa della “Rerum Novarum”





CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 28 luglio 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI visiterà il 5 settembre prossimo Carpineto Romano in occasione del bicentenario della nascita del suo abitante più illustre, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, che è stato Papa con il nome di Leone XIII.

Secondo quanto ha reso noto “L'Osservatore Romano”, è previsto che Benedetto XVI arrivi in elicottero da Castel Gandolfo alle 8.45. Sarà accolto da monsignor Lorenzo Loppa, Vescovo di Anagni-Alatri, dal sindaco e da altre autorità dopo essere atterrato nello stadio locale Galeotti.

In seguito il Papa celebrerà la Messa in piazza Monti Lepini, nel centro di Carpineto Romano. Al termine della celebrazione, dopo aver salutato una trentina di persone in rappresentanza dei cittadini, è previsto che torni a Castel Gandolfo per il pranzo.

Sarà la terza visita di un Papa contemporaneo a questa piccola località di meno di 5.000 abitanti. La prima è stata quella di Paolo VI, l'11 settembre 1966, al termine del 75° anniversario dell'Enciclica Rerum Novarum.

Il 1° settembre 1991 ha visitato Carpineto anche Giovanni Paolo II, per commemorare il centenario della pubblicazione della famosa Enciclica. Celebrò anche la Messa nello stesso luogo in cui la celebrerà Benedetto XVI.

Leone XIII

Giovanni Pecci nacque a Carpineto Romano (allora nello Stato Pontificio) dalla famiglia dei conti Pecci. Nel 1943 venne consacrato Arcivescovo ad personam e inviato come Nunzio in Belgio. In seguito venne nominato Vescovo di Perugia e Cardinale. Fu eletto Papa dopo Pio IX, nel 1878.

A lui si deve non solo la prima grande Enciclica sociale cristiana, la Rerum Novarum, che ha segnato tanto profondamente il magistero dei Papi successivi, ma anche un'importante apertura al mondo scientifico e una difficile opera di mediazione diplomatica nei conflitti tra Paesi.

Leone XIII fondò centri di studi teologici e scritturistici e aprì gli archivi vaticani a ricercatori cattolici e non cattolici. Fu il primo Papa ad essere registrato su una pellicola, e il primo promotore del dialogo ecumenico.

Come ricordò Papa Paolo VI durante la sua visita, “due cose hanno caratterizzato i venticinque anni di pontificato di Leone XIII: la prima è la vigorosa affermazione della pietà personale, completamento del culto liturgico. L'altra è l'enunciazione della dottrina sociale cristiana”.

“Il culto del Sacro Cuore, la recita del santo rosario, la devozione a San Giuseppe sono direttamente legati all'opera e all'insegnamento di Leone XIII, che ne fu convinto ed esemplare propugnatore”, aggiungeva Papa Montini.

Ciò che sottolineava particolarmente di Leone XIII era l'impulso che diede a una Chiesa “destituita dei suoi appoggi temporali, diminuita nel suo prestigio”.

“Isolato dal mondo in un clima di rottura e di distacco, di polemiche accese, di anticlericalismo”, Leone XIII offrì al mondo “le grandi Encicliche sui perenni valori della libertà, della democrazia e soprattutto quella sul problema sociale. La difesa degli umili e dei poveri non aveva mai trovato prima d'allora una voce così autorevole”.

25 anni dopo, Giovanni Paolo II disse che “in un periodo storico caratterizzato da profonde trasformazioni culturali e da acute tensioni sociali provocate dal nuovo rapporto venutosi a creare tra capitale e lavoro, Leone XIII volle dare in un campo così importante una chiara formulazione al pensiero della Chiesa”.

“Lo fece con coraggio, quasi sfidando non solo il mondo laico, ma la stessa coscienza del mondo cattolico – rimanrcava –. E con il suo intervento profetico favorì il consolidarsi della dottrina sociale cristiana”.
+PetaloNero+
00giovedì 5 agosto 2010 15:22
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A CARPINETO ROMANO (5 SETTEMBRE 2010) - PROGRAMMA

Domenica 5 settembre 2010

08.30
Partenza in elicottero dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per Carpineto Romano.

08.45
Arrivo nel campo sportivo "Galeotti" di Carpineto Romano.

09.15
SALUTO DELLA CITTADINANZA in largo dei Monti Lepini a Carpineto Romano.

09.30
CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA in largo dei Monti Lepini a Carpineto Romano. Omelia del Santo Padre.

11.30
Partenza in elicottero dal campo sportivo "Galeotti" di Carpineto Romano per Castel Gandolfo.

11.45
Arrivo nell’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.


+PetaloNero+
00mercoledì 18 agosto 2010 00:10
Il Papa con le vittime degli abusi a Malta: Gesù che sana le ferite
Il secondo segretario particolare del Pontefice racconta il dietro le quinte del viaggio





ROMA, martedì, 17 agosto 2010 (ZENIT.org).- L'incontro privato del Papa a Malta con le vittime degli abusi sessuali è servito a sanare molte ferite. A rivelarlo nel volume “L'amore di Dio è più grande delle tempeste e dei naufragi”, pubblicato di recente dalla Libreria Editrice Vaticana, è mons. Alfred Xuereb, 51 anni, originario di Malta, che dal settembre del 2007 affianca mons. Georg Gaenswein come segreterio particolare del Pontefice.

Il testo raccoglie, oltre a una intervista a mons. Xuereb, tutti i discorsi in lingua italiana e maltese pronunciati in pubblico da Benedetto XVI, incluse le risposte date durante l'incontro con i giornalisti presenti sul volo papale, così come la catechesi per l'Udienza generale del 21 aprile in cui ha tracciato un bilancio del suo 14° viaggio internazionale.

Un viaggio quello compiuto da Benedetto XVI dal 17 al 18 aprile scorsi, a celebrazione dei 1950 anni dall'approdo dell'apostolo Paolo sull'isola di Malta, apertosi sotto la “scura nube” provocata dal vulcano islandese, che ha paralizzato i cieli di mezza Europa, e dal polverone mediatico contro la Chiesa che ha fatto seguito agli scandali degli abusi sessuali da parte di alcuni membri del clero.

Eppure il Papa ha paragonato l'accoglienza calorosa ricevuta a Malta con quella sperimentata da San Paolo dopo il naufragio.

Fiducioso sin dall'inizio nella buona riuscita del viaggio, grazie agli sforzi messi in moto dalla macchina organizzativa, mons. Xuereb ha tuttavia ammesso di aver temuto che “gli attacchi mediatici sferrati ingiustamente contro la persona del Papa potessero in qualche modo oscurare il suo messaggio”.

“Vivendo poi in un'era tecnologia – ha aggiunto – , la mia preoccupazione era che la popolazione maltese potesse preferire la comodità di casa e seguire gli avvenimenti in televisione, anziché scendere nelle strade per accoglierlo”.

Al contrario, invece, “lungo il tragitto della papamobile non c'era una strada che non fosse piena di uomini, donne, giovani e bambini in festa”; “le bande musicali suonavano nella piazze antistanti le circa quaranta chiese incontrate lungo il percorso”; e “diverse parrocchie hanno esposto la statua del santo patrono, come espressione di benvenuto, invocando la benedizione del Pontefice”.

In particolare, riguardo l'incontro del Papa con le vittime di abusi, mons. Xuereb ha parlato di “un momento molto toccante e di speciale grazia. Nella cappella della nunziatura, dapprima il vescovo di Gozo, monsignor Mario Grech, ha introdotto l'incontro con una breve preghiera in un clima di grande raccoglimento che mi rimanda col pensiero all'esperienza di Pentecoste, quando lo Spirito discese sugli apostoli riuniti nel cenacolo insieme a Maria”.

“Soprattutto – ha aggiunto – è emersa la singolare paternità di Benedetto XVI. Basti pensare che il portavoce delle vittime ha riferito così ai giornalisti che lo hanno intervistato: 'Quando ho incontrato il Papa, mi sono reso conto di avere davanti a me una persona molto diversa da come viene descritta dai media'”.

“E' rimasto toccato dal fatto che il Papa fosse visibilmente commosso e sinceramente dispiaciuto per quanto accaduto – ha continuato –. Benedetto XVI ha anche apprezzato il loro coraggio nel denunciare quanti hanno commesso gli abusi. Inoltre le vittime sono rimaste colpite dal fatto che il Papa abbia preso le loro mani tra le sue”.

“Quel momento – ha commentato – mi ricorda il gesto misericordioso di Gesù che toccava e sanava. Anche in questo caso abbiamo avuto una guarigione, magari non fisica, ma sicuramente spirituale e psicologica. Tanto è vero che uno di loro ha affermato: 'Ormai per me è un capitolo chiuso. Ora posso ricominciare con fiducia rinnovata nella Chiesa e nei membri della Chiesa che sono fedeli al loro ministero sacerdotale'”.

“L'incontro è durato circa mezz'ora – ha spiegato poi –, ma i presenti hanno avuto la sensazione che se avessero parlato più a lungo il Papa li avrebbe ascoltati per tutto il tempo. E questo nonostante fosse stanco ed in forte ritardo sul programma previsto. Perciò quando si è congedato, i presenti ci hanno chiesto più volte, con insistenza, di porgere al Papa il loro vivo ringraziamento. E si leggeva nei loro volti tanta commozione”.

Tra gli aspetti particolari della visita, mons. Alfred Xuereb ha raccontato che “più volte, prima del viaggio a Malta, Benedetto XVI aveva espresso il desiderio di visitare un sito paolino”.

Per questo quando ha potuto pregare in ginocchio nella Grotta di San Paolo a Rabat, il luogo che fu la dimora dell'apostolo durante i tre mesi del suo soggiorno a Malta, “è come se avesse potuto immegersi, calarsi in quella realtà e incontrare personalmente il grande evangelizzatore delle genti”.

La Messa a Floriana ha rappresentato invece il cuore del pellegrinaggio, il momento nel quale il Papa ha percepito in maniera palpabile la profonda devozione dei fedeli: “Durante il ringraziamento dopo la comunione – ha raccontato mons. Xuereb – c'era un tale silenzio da poter sentire il cinguettio degli uccelli sugli alberi circostanti”.

C'è poi stato l'incontro con i giovani al porto di Valletta, dove “Benedetto XVI ha sperimentato la freschezza di questa Chiesa che continua a crescere soprattutto grazie alle nuove generazioni che vogliono conoscere Cristo”.

“Proprio durante il viaggio del Papa – ha quindi confessato mons. Xuereb – ho scoperto con piacere come siano in aumento i gruppi, specialmente dei giovani, che vanno a fare soggiorni con esperienza missionaria insieme ai loro sacerdoti in India, in Brasile, in Albania, in Etiopia, in Guatemala, nel Perù, e in altre parti del mondo dove operano i nostri missionari”.

“Al ritorno in Vaticano – ha raccontato ancora – sono stato inondato da e-mail, sms, e telefonate di gente rimasta particolarmente colpita dalle espressioni dolci e paterne di Benedetto XVI”.

“Uno di questi messaggi diceva: 'Ci è successo come agli Apostoli quando Gesù è asceso in Cielo: Il Papa è partito ma noi continuiamo a parlare di lui col cuore pieno di gioia!'. Un altro diceva: 'Mi si è spezzato il cuore nel vederlo partire, tuttavia il Papa ha lasciato dietro di sé una scia di santità'”.

Dal canto suo, ha continuato, il Papa “ritornava volentieri a parlare dell'entusiasmante esperienza vissuta a Malta, e quando gli ho confidato l'infinita riconoscenza per il grandissimo dono fattoci nell'aver scelto di visitare Malta, tra i tanti inviti che riceve ogni giorno, egli ha risposto: 'Il regalo l'ho ricevuto anche io!'”.

“Mi è restata nel cuore – ha infine concluso – l'impressione che, come San Paolo, dopo aver sperimentato una furiosa tempesta, ripartì dall'Isola rinfrancato dalla 'rara umanità' degli abitanti a cui aveva offerto il dono della fede cristiana, sia accaduto altrettanto per il nostro amato Benedetto XVI”.


+PetaloNero+
00mercoledì 18 agosto 2010 15:34
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NEL REGNO UNITO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN (16 - 19 SETTEMBRE 2010) - PROGRAMMA


Giovedì, 16 settembre 2010

Roma

08.10
Partenza in aereo dall’Aeroporto di Roma Ciampino per Edinburgh.

Edinburgh

10.30
Arrivo all’Aeroporto Internazionale di Edinburgh.


ACCOGLIENZA UFFICIALE nell’Aeroporto Internazionale di Edinburgh.

11.00
CERIMONIA DI BENVENUTO nel Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edinburgh.


VISITA DI CORTESIA A S.M. ELISABETH II, REGINA DEL REGNO UNITO nel Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edinburgh.

11.40
INCONTRO CON AUTORITÀ nel Parco del Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edinburgh. Discorso del Santo Padre.

13.00
Pranzo con il Seguito Papale nella Residenza Arcivescovile a Edinburgh.

Glasgow

17.15
SANTA MESSA nel Bellahouston Park a Glasgow. Omelia del Santo Padre.

20.00
Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Glasgow per London.

London

21.25
Arrivo all’Aeroporto Internazionale di London Heathrow (London Borough of Hillingdon).




Venerdì, 17 settembre 2010

08.00
Santa Messa in privato nella Cappella della Nunziatura Apostolica a Wimbledon (London Borough of Merton).

10.00


INCONTRO CON IL MONDO DELL’EDUCAZIONE CATTOLICA nella Cappella e nel Campo sportivo del St Mary’s University College a Twickenham (London Borough of Richmond). Saluto e Discorso del Santo Padre.

11.30


INCONTRO CON I LEADERS DI ALTRE RELIGIONI nel Waldegrave Drawing Room del St Mary’s University College a Twickenham (London Borough of Richmond). Discorso del Santo Padre.

16.00
VISITA DI CORTESIA ALL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY nel Lambeth Palace (London Borough of Lambeth). Discorso del Santo Padre.

17.10


INCONTRO CON ESPONENTI DELLA SOCIETÀ CIVILE, DEL MONDO ACCADEMICO, CULTURALE E IMPRENDITORIALE, CON IL CORPO DIPLOMATICO E CON LEADERS RELIGIOSI nel Westminster Hall (City of Westminster). Discorso del Santo Padre.

18.15
CELEBRAZIONE ECUMENICA nel Westminster Abbey (City of Westminster). Discorso del Santo Padre.




Sabato, 18 settembre 2010

09.00
INCONTRO CON IL PRIMO MINISTRO nel Palazzo Arcivescovile (City of Westminster).

09.20
INCONTRO CON IL VICE-PRIMO MINISTRO nel Palazzo Arcivescovile (City of Westminster).

09.30
INCONTRO CON IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE nel Palazzo Arcivescovile (City of Westminster).

10.00
SANTA MESSA nella Cattedrale del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo (City of Westminster). Omelia e Saluto del Santo Padre.

17.00
VISITA ALLA CASA DI RIPOSO ST PETER’S RESIDENCE (London Borough of Lambeth). Discorso del Santo Padre.

18.15


VEGLIA DI PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN nell’Hyde Park (City of Westminster). Discorso del Santo Padre.




Domenica, 19 settembre 2010

08.00
Congedo dalla Nunziatura Apostolica a Wimbledon (London Borough of Merton).

08.45
Partenza in elicottero dal Wimbledon Park (London Borough of Merton) per Birmingham.

Birmingham

09.30
Arrivo all’Eliporto nei pressi del Cofton Park di Rednal a Birmingham.

10.00


SANTA MESSA CON BEATIFICAZIONE DEL VENERABILE CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN nel Cofton Park di Rednal a Birmingham. Omelia del Santo Padre. RECITA DELL’ANGELUS DOMINI. Parole del Santo Padre.

13.10
VISITA PRIVATA ALL’ORATORIO DI SAN FILIPPO NERI di Edgbaston a Birmingham.

13.45


Pranzo con i Vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia e con i Membri del Seguito Papale nel Refettorio del Francis Martin House dell’Oscott College a Birmingham.

16.45


INCONTRO CON I VESCOVI DI INGHILTERRA, GALLES E SCOZIA nella Cappella del Francis Martin House dell’Oscott College a Birmingham. Discorso del Santo Padre.

18.15
CERIMONIA DI CONGEDO nell’Aeroporto Internazionale di Birmingham. Discorso del Santo Padre.

18.45
Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Birmingham per Roma.

Roma

22.30
Arrivo all’Aeroporto di Roma Ciampino.


Fuso orario
Roma: + 2 UTC
Regno Unito: + 1 UTC

+PetaloNero+
00giovedì 19 agosto 2010 00:04
Nel Regno Unito, il Papa mostrerà la bellezza della fede
Il commento del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi





ROMA, mercoledì, 18 agosto 2010 (ZENIT.org).- Il prossimo viaggio del Papa in Gran Bretagna sarà l'occasione per presentare con efficacia il contributo positivo e la bellezza della fede cristiana e della Chiesa cattolica a una società secolarizzata come quella inglese. E' quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.


In una intervista alla Radio Vaticana, il sacerdote gesuita, nell'evidenziare alcuni degli aspetti salienti legati alla visita che Benedetto XVI compirà dal 16 al 19 settembre prossimo, ha detto che “certamente si attende con grande intensità ed emozione il primo giorno, che vede subito l’incontro del Papa con Sua Maestà, la Regina. E’ anche il giorno dell’incontro con la Scozia, che è una parte importantissima di questo viaggio”.

“Vorrei ricordare, inoltre, che il giorno in cui il Papa si trova in Scozia è il giorno della festa di Saint Ninian, che è il patrono, l’evangelizzatore della Scozia. E’ quindi un giorno importantissimo per gli scozzesi”, ha aggiunto.

Poi ci sarà “il grande discorso del Papa nella Westminster Hall, l’incontro con la società, con il mondo della cultura, con tutte le componenti più attive ed autorevoli della società inglese. Questo certamente sarà un momento guardato con grande attenzione”.

Da non sottovalutare la portata ecumenica del viaggio, che prevede l’incontro tra il Papa e il Primate anglicano, l’Arcivescovo di Canterbury.

“La celebrazione ecumenica – ha commentato padre Lombardi – ha certamente un grande significato. Sappiamo anche che è un momento delicato per l’anglicanesimo, per i dibattiti interni. Ed è un momento delicato anche per i rapporti con la Chiesa cattolica, perché i dibattiti interni si riflettono anche sul rapporto tra gli anglicani ed i cattolici”.

Quindi il momento conclusivo con la veglia a Hyde Park, a Londra, e la beatificazione a Birmingham dedicate alla figura di Newman che, secondo padre Lombardi, rappresenta un po’ “il cuore spirituale di questa visita” anche per il legame speciale che unisce il Santo Padre a questo poeta e pastore anglicano, successivamente accolto nella Chiesa cattolica e creato Cardinale da Leone XIII.

Un legame, ha spiegato il portavoce vaticano, visibile nella “sintesi profonda tra fede e ragione” e “nel vivere la testimonianza cristiana nel mondo di oggi, nel mondo moderno, dando tutte le ragioni della fede cristiana per coloro che le chiedono, rendere ragione della nostra speranza nel mondo di oggi”.

Rigurdo la questione dei cosiddetti “biglietti” per partecipare ad alcuni eventi della visita, come ad esempio la veglia a Hyde Park, padre Lombardi ha fatto notare che “i costi, gli impegni organizzativi della visita sono naturalmente di chi invita. Non è il Papa che si auto-organizza un viaggio in Inghilterra. Quindi, prima cosa: il Vaticano non ha stabilito nulla di questo”.

La necessità di chiedere un “contributo” per partecipare ai tre principali eventi pubblici deriva dal fatto che le persone dovranno usufruire di mezzi di trasporto organizzati e quindi le autorità ecclesiali hanno dovuto fornire “un 'pass', un passaporto specifico ad ogni fedele che partecipa” e “un piccolo 'kit' di servizio – anche pastorale e logistico –”.

Riguardo invece alle novità rispetto alla visita in Gran Bretagna di 30 anni fa di Giovanni Paolo II, padre Lombardi ha sottolineato che la situazione è molto cambiata, così come “l’impostazione della visita stessa, che ha un suo aspetto di visita di Stato con invito ufficiale da parte della Regina e del governo, mentre quella di Giovanni Paolo II era più specificamente pastorale”.

“Direi che quello che ci si attende – ha continuato –, che si può desiderare, sperare veramente da questa visita è il fatto di far capire, presentare il servizio della fede cristiana e il servizio della Chiesa cattolica per una società molto sviluppata ma anche molto secolarizzata, come quella del Regno Unito”.

“Una realtà – ha detto ancora – dove forse anche molte persone si interrogano sul valore della testimonianza cristiana e della testimonianza cattolica nella società. Quindi, far cogliere che questa è un dono per la società, una ricchezza che viene offerta con il suo servizio di ispirazione spirituale ma anche, poi, di impegno nel campo educativo, nel campo della salute, della carità è qualcosa di molto importante”.

“Noi ci auguriamo – ha concluso – che anche questo viaggio sia veramente una manifestazione della bellezza, della positività del servizio del Santo Padre nella società, tanto più in tempi in cui abbiamo anche avuto momenti di contestazione”.












Il Papa incontrerà il 16 settembre a Edimburgo Elisabetta II
Pubblicato il programma della visita apostolica nel Regno Unito




ROMA, mercoledì, 18 agosto 2010 (ZENIT.org).- La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato questo mercoledì il programma della visita apostolica del Papa nel Regno Unito – il 17° viaggio internazionale –, che si svolgerà dal 16 al 19 settembre prossimo, in occasione della Beatificazione del Cardinale John Henry Newman (1801-1890).

La visita del Papa avrà inizio in Scozia, nella mattinata del 16 settembre, con la visita di cortesia alla Regina Elisabetta II nel Palazzo reale di Holyroodhouse ad Edimburgo. In seguito il Papa terrà un discorso alle autorità. Nel pomeriggio, Benedetto XVI si recherà a Glasgow dove celebrerà una Messa nel Bellahouston Park. In serata, quindi, si trasferirà a Londra.

La giornata del 17 settembre inizierà, invece, con l’incontro del Papa con il mondo dell’educazione cattolica nella St. Mary University di Twickenham. Sempre qui, in tarda mattinata, incontrerà i leader delle altre religioni. Nel pomeriggio, Benedetto XVI si recherà in visita di cortesia dall’Arcivescovo di Canterbury, a Lambeth. Successivamente, il Papa terrà un discorso agli esponenti della società civile britannica nella Westminster Hall. La seconda giornata del viaggio si concluderà con una celebrazione ecumenica nella Westminster Abbey.

Sabato 18 settembre, il Papa incontrerà nel palazzo arcivescovile il primo ministro, David Cameron, il vice-ministro, Nick Clegg, e il leader dell’opposizione, Harriet Harman. Quindi, sempre nella mattinata, celebrerà la Messa nella Cattedrale del Preziosissimo Sangue di Gesù. Nel pomeriggio, il Papa visiterà la Casa di Riposo St. Peter e la sera presiederà una veglia per la beatificazione del Cardinale Newman ad Hyde Park.

Domenica 19 settembre, giornata conclusiva del viaggio, il Papa si trasferirà a Birmingham dove celebrerà la Messa di beatificazione del Cardinale Newman nel Cofton Park e visiterà l’Oratorio di San Filippo Neri. Nel pomeriggio, prima di fare ritorno a Roma, Benedetto XVI avrà un incontro con i Vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia.

+PetaloNero+
00domenica 5 settembre 2010 15:16
VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A CARPINETO ROMANO


Alle ore 8.30 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dalle Ville pontificie di Castel Gandolfo per la Visita Pastorale a Carpineto Romano, paese natale di Gioacchino Pecci, Papa Leone XIII.

Al Suo arrivo nel campo sportivo "Galeotti" di Carpineto, il Papa è accolto dal Vescovo di Anagni-Alatri, S.E. Mons. Lorenzo Loppa e dall’ On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano, insieme alle altre Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.

Il Santo Padre raggiunge in auto Largo dei Monti Lepini dove lo attendono i fedeli per la Celebrazione Eucaristica e riceve il saluto di benvenuto del Sindaco di Carpineto Romano, Signor Quirino Briganti e del Vescovo di Anagni-Alatri, S.E. Mons. Lorenzo Loppa.


CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN LARGO DEI MONTI LEPINI

Alle ore 9.30, in Largo dei Monti Lepini, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la celebrazione della Santa Messa nel corso della quale pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Prima di tutto, permettetemi di esprimere la gioia di trovarmi in mezzo a voi a Carpineto Romano, sulle orme dei miei amati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II! E lieta è anche la circostanza che mi ha chiamato qui: il bicentenario della nascita del Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Pecci, avvenuta il 2 marzo 1810 in questo bel paese. Vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza! In particolare, saluto con riconoscenza il Vescovo di Anagni-Alatri, Mons. Lorenzo Loppa, e il Sindaco di Carpineto, che mi hanno dato il benvenuto all’inizio della celebrazione, come pure le altre Autorità presenti. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, in particolare a quanti hanno compiuto il pellegrinaggio diocesano. La mia visita, purtroppo, è molto breve e tutta concentrata in questa celebrazione eucaristica; ma qui noi troviamo tutto: la Parola e il Pane di vita, che nutrono la fede, la speranza e la carità; e rinnoviamo il vincolo di comunione che fa di noi l’unica Chiesa del Signore Gesù Cristo.

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio, ed è spontaneo accoglierla, in questa circostanza, ripensando alla figura del Papa Leone XIII e all’eredità che ci ha lasciato. Il tema principale che emerge dalle letture bibliche è quello del primato di Dio e di Cristo. Nel brano evangelico, tratto da san Luca, Gesù stesso dichiara con franchezza tre condizioni necessarie per essere suoi discepoli: amare Lui più di ogni altra persona e più della stessa vita; portare la propria croce e andare dietro a Lui; rinunciare a tutti i propri averi. Gesù vede una grande folla che lo segue insieme ai suoi discepoli, e con tutti vuole essere chiaro: seguire Lui è impegnativo, non può dipendere da entusiasmi e opportunismi; dev’essere una decisione ponderata, presa dopo essersi domandati in coscienza: chi è Gesù per me? È veramente "il Signore", occupa il primo posto, come il Sole intorno al quale ruotano tutti i pianeti? E la prima lettura, dal Libro della Sapienza, ci suggerisce indirettamente il motivo di questo primato assoluto di Gesù Cristo: in Lui trovano risposta le domande dell’uomo di ogni tempo che cerca la verità su Dio e su se stesso. Dio è al di là della nostra portata, e i suoi disegni sono imperscrutabili. Ma Egli stesso ha voluto rivelarsi, nella creazione e soprattutto nella storia della salvezza, finché in Cristo ha pienamente manifestato se stesso e la sua volontà. Pur rimanendo sempre vero che "Dio, nessuno lo ha mai visto" (Gv 1,18), ora noi conosciamo il suo "nome", il suo "volto", e anche il suo volere, perché ce li ha rivelati Gesù, che è la Sapienza di Dio fattasi uomo. "Così – scrive l’Autore sacro della prima Lettura – gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza" (Sap 9,18).

Questo richiamo fondamentale della Parola di Dio fa pensare a due aspetti della vita e del ministero del vostro venerato Concittadino che oggi commemoriamo, il Sommo Pontefice Leone XIII. Anzitutto, va sottolineato che egli fu uomo di grande fede e di profonda devozione. Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa. Senza la preghiera, cioè senza l’unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena (cfr Gv 15,5). Le parole e gli atti di Papa Pecci lasciavano trasparire la sua intima religiosità; e questo ha trovato rispondenza anche nel suo Magistero: tra le sue numerosissime Encicliche e Lettere Apostoliche, come il filo in una collana, vi sono quelle di carattere propriamente spirituale, dedicate soprattutto all’incremento della devozione mariana, specialmente mediante il santo Rosario. Si tratta di una vera e propria "catechesi", che scandisce dall’inizio alla fine i 25 anni del suo Pontificato. Ma troviamo anche i Documenti su Cristo Redentore, sullo Spirito Santo, sulla consacrazione al Sacro Cuore, sulla devozione a san Giuseppe, su san Francesco d’Assisi. Alla Famiglia francescana Leone XIII fu particolarmente legato, ed egli stesso appartenne al Terz’Ordine. Tutti questi diversi elementi mi piace considerarli come sfaccettature di un’unica realtà: l’amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. E questa sua prima e principale qualità Vincenzo Gioacchino Pecci la assimilò qui, nel suo Paese natale, dai suoi genitori, dalla sua parrocchia.

Ma vi è anche un secondo aspetto, che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra nell’azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa, in particolare di ogni Sommo Pontefice, con le caratteristiche proprie della personalità di ciascuno. Direi che proprio il concetto di "sapienza cristiana", già emerso a partire dalla prima lettura e dal Vangelo, ci offre la sintesi di questa impostazione secondo Leone XIII – non a caso è anche l’incipit di una sua Enciclica. Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al Popolo di Dio non delle verità astratte, ma una "sapienza", cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte. E vi riuscì proprio sulla base della "sapienza cristiana", fondata sulle Sacre Scritture, sull’immenso patrimonio teologico e spirituale della Chiesa Cattolica e anche sulla solida e limpida filosofia di san Tommaso d’Aquino, che egli apprezzò in sommo grado e promosse in tutta la Chiesa.

A questo punto, dopo aver considerato il fondamento, cioè la fede e la vita spirituale, e quindi il quadro generale del messaggio di Leone XIII, posso accennare al suo magistero sociale, reso celeberrimo e intramontabile dall’Enciclica Rerum novarum, ma ricco di molteplici altri interventi che costituiscono un corpo organico, il primo nucleo della dottrina sociale della Chiesa. Prendiamo spunto dalla Lettera a Filemone di san Paolo, che felicemente la Liturgia ci fa leggere proprio oggi. E’ il testo più breve di tutto l’epistolario paolino. Durante un periodo di prigionia, l’Apostolo ha trasmesso la fede a Onesimo, uno schiavo originario di Colossi fuggito dal padrone Filemone, ricco abitante di quella città, diventato cristiano insieme ai suoi familiari grazie alla predicazione di Paolo. Ora l’Apostolo scrive a Filemone invitandolo ad accogliere Onesimo non più come schiavo, ma come fratello in Cristo. La nuova fraternità cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che porterà all’abolizione della schiavitù, ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono. Il Papa Leone XIII dedicò proprio al tema della schiavitù l’Enciclica Catholicae Ecclesiae, del 1890.

Da questa particolare esperienza di san Paolo con Onesimo, può partire un’ampia riflessione sulla spinta di promozione umana apportata dal Cristianesimo nel cammino della civiltà, e anche sul metodo e lo stile di tale apporto, conformi alle immagini evangeliche del seme e del lievito: all’interno della realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa. E’ questa la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni.

Dobbiamo ora domandarci: qual era il contesto in cui nacque, due secoli fa, colui che sarebbe diventato, 68 anni dopo, il Papa Leone XIII? L’Europa risentiva allora della grande tempesta Napoleonica, seguita alla Rivoluzione Francese. La Chiesa e numerose espressioni della cultura cristiana erano messe radicalmente in discussione (si pensi, ad esempio, al fatto di contare gli anni non più dalla nascita di Cristo, ma dall’inizio della nuova era rivoluzionaria, o di togliere i nomi dei Santi dal calendario, dalle vie, dai villaggi…). Le popolazioni delle campagne non erano certo favorevoli a questi stravolgimenti, e rimanevano legate alle tradizioni religiose. La vita quotidiana era dura e difficile: le condizioni sanitarie e alimentari molto carenti. Intanto, si andava sviluppando l’industria e con essa il movimento operaio, sempre più organizzato politicamente. Il magistero della Chiesa, al suo livello più alto, fu sospinto e aiutato dalle riflessioni e dalle esperienze locali ad elaborare una lettura complessiva e prospettica della nuova società e del suo bene comune. Così, quando, nel 1878, fu eletto al soglio pontificio, Leone XIII si sentì chiamato a portarla a compimento, alla luce delle sue ampie conoscenze di respiro internazionale, ma anche di tante iniziative realizzate "sul campo" da parte di comunità cristiane e uomini e donne della Chiesa.

Furono infatti decine e decine di Santi e Beati, dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento, a cercare e sperimentare, con la fantasia della carità, molteplici strade per attuare il messaggio evangelico all’interno delle nuove realtà sociali. Furono senza dubbio queste iniziative, con i sacrifici e le riflessioni di questi uomini e donne a preparare il terreno della Rerum novarum e degli altri Documenti sociali di Papa Pecci. Già dal tempo in cui era Nunzio Apostolico in Belgio, egli aveva compreso che la questione sociale si poteva affrontare positivamente ed efficacemente con il dialogo e la mediazione. In un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura. Subito dopo la Rerum novarum si verificò in Italia e in altri Paesi un’autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali,… un vasto "movimento" che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l’illuminato animatore. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide. Era un Papa ancora politicamente e fisicamente "prigioniero" in Vaticano, ma in realtà, con il suo Magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità.

Cari amici di Carpineto Romano, non abbiamo il tempo di approfondire questi argomenti. L’Eucaristia che stiamo celebrando, il Sacramento dell’Amore, ci richiama all’essenziale: la carità, l’amore di Cristo che rinnova gli uomini e il mondo; questo è l’essenziale, e lo vediamo bene, quasi lo percepiamo nelle espressioni di san Paolo nella Lettera a Filemone. In quel breve biglietto, infatti, si sente tutta la mitezza e al tempo stesso la potenza rivoluzionaria del Vangelo; si avverte lo stile discreto e insieme irresistibile della carità, che, come ho scritto nella mia Enciclica sociale, Caritas in veritate, è "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera" (n. 1). Con gioia e con affetto, vi lascio dunque il comandamento antico e sempre nuovo: amatevi come Cristo ci ha amati, e con questo amore siate sale e luce del mondo. Così sarete fedeli all’eredità del vostro grande e venerato Concittadino, il Papa Leone XIII. E così sia in tutta la Chiesa! Amen.Cari fratelli e sorelle!


Terminata la Celebrazione eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI saluta un gruppo di persone in rappresentanza della comunità religiosa e civile di Carpineto Romano.

Alle ore 11.30 il Papa parte in elicottero dal campo sportivo "Galeotti" di Carpineto e rientra al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus.


www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1532&sett...







Benedetto XVI: i cristiani, “forza pacifica di cambiamento”
Visita pastorale al paese natale di Papa Leone XIII





CARPINETO ROMANO, domenica, 5 settembre 2010 (ZENIT.org).- I cristiani, mossi dalla loro fede e dall'amore per Dio, devono essere una “forza benefica e pacifica” di cambiamento, ha affermato Benedetto XVI questa domenica visitando Carpineto Romano, paese natale di Papa Leone XIII (1810-1903).

La visita apostolica in questo paese di meno di 5.000 abitanti, situato a 80 chilometri da Roma, aveva l'obiettivo di ricordare il bicentenario della nascita di quel Papa, il cui nome era Gioacchino Pecci, passato tra le altre cose alla storia per essere stato il grande pioniere della Dottrina Sociale della Chiesa con la sua Enciclica “Rerum novarum” (1891).

L'atto centrale della visita è stato rappresentato dalla celebrazione eucaristica nella piazza principale, incastonata tra case e monti e gremita da migliaia di fedeli.

Durante l'omelia, il Papa ha raccolto l'eredità dottrinale di Leone XIII sottolineando che “all’interno della realtà storica i cristiani, agendo come singoli cittadini, o in forma associata, costituiscono una forza benefica e pacifica di cambiamento profondo, favorendo lo sviluppo delle potenzialità interne alla realtà stessa”.

“E’ questa la forma di presenza e di azione nel mondo proposta dalla dottrina sociale della Chiesa, che punta sempre alla maturazione delle coscienze quale condizione di valide e durature trasformazioni”, ha osservato.

Primato di Dio

Per comprendere il magistero di Leone XIII, ha aggiunto, bisogna comprendere che è profondamente legato al primato di Dio.

Seguire Cristo è “impegnativo” e non può dipendere da “entusiasmi e opportunismi”.

Deve essere “una decisione ponderata”, presa dopo essersi domandati in coscienza chi è Gesù per noi. “Dio è al di là della nostra portata, e i suoi disegni sono imperscrutabili”, ma in Cristo, ha sottolineato il Pontefice, trovano “risposta le domande dell’uomo di ogni tempo che cerca la verità su Dio”.

“Questo rimane sempre la base di tutto, per ogni cristiano, compreso il Papa – ha rilevato –. Senza la preghiera, cioè senza l’unione interiore con Dio, non possiamo far nulla, come disse chiaramente Gesù ai suoi discepoli durante l’Ultima Cena”.

“Tutti questi diversi elementi mi piace considerarli come sfaccettature di un’unica realtà: l’amore di Dio e di Cristo, a cui nulla assolutamente va anteposto. E questa sua prima e principale qualità Vincenzo Gioacchino Pecci la assimilò qui, nel suo paese natale, dai suoi genitori, dalla sua parrocchia”.


Per Benedetto XVI, c'è anche un altro aspetto che deriva sempre dal primato di Dio e di Cristo e si riscontra “nell’azione pubblica di ogni Pastore della Chiesa”.

“Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al popolo di Dio non delle verità astratte, ma una ‘sapienza’, cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è stato capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte”.


Il Papa ha quindi ricordato il contributo di Leone XIII al “cammino della civiltà”: “La nuova fraternità cristiana supera la separazione tra schiavi e liberi, e innesca nella storia un principio di promozione della persona che porterà all’abolizione della schiavitù, ma anche ad oltrepassare altre barriere che tuttora esistono”.

“Il Papa Leone XIII dedicò proprio al tema della schiavitù l’Enciclica Catholicae Ecclesiae, del 1890”.


Il suo sucessore si è poi soffermato sul contesto in cui nacque due secoli fa Papa Gioacchino Pecci. L’Europa risentiva della “grande tempesta napoleonica”, la Chiesa e numerose espressioni della cultura cristiana “erano messe radicalmente in discussione”.

La vita quotidiana era “dura e difficile”, e intanto “si andava sviluppando l’industria e con essa il movimento operaio”. Quando fu eletto al soglio pontificio, Leone XIII sentì il compito di presentare “una lettura complessiva e prospettica della nuova società”, ed è in questa cornice che prende corpo il magistero sociale di questo Papa, “reso celeberrimo e intramontabile dall’Enciclica Rerum Novarum”.

Un Papa anziano che ha ringiovanito la Chiesa


“In un’epoca di aspro anticlericalismo e di accese manifestazioni contro il Papa, Leone XIII seppe guidare e sostenere i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti, ferma sui principi e capace di apertura – ha segnalato Benedetto XVI –. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide”.

Salito al soglio pontificio nel 1878, dopo la breccia di Porta Pia, Leone XIII “era un Papa ancora politicamente e fisicamente ‘prigioniero’ in Vaticano, ma in realtà, con il suo magistero, rappresentava una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità”.

Affrontare le sfide attingendo alla luce del Vangelo significa affidarsi alla Verità. E l’essenziale, ha concluso, è “l’amore di Cristo che rinnova gli uomini e il mondo”.

Benedetto XVI si è recato a Carpineto Romano in elicottero dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo, dove è tornato a mezzogiorno per dirigere la preghiera mariana dell'Angelus.

Congedandosi dal paese natale di Papa Pecci, il Pontefice ha lasciato questo consiglio agli abitanti: “Amatevi come Cristo ci ha amati, e con questo amore siate sale e luce del mondo. Così sarete fedeli all’eredità del vostro grande e venerato Concittadino, il Papa Leone XIII. E così sia in tutta la Chiesa!”.



+PetaloNero+
00lunedì 6 settembre 2010 00:18
Il Papa in Inghilterra sfiderà la persecuzione contro i cristiani
Aumentano le ostilità con l’avvicinarsi della sua visita
di padre John Flynn, L.C.




ROMA, domenica, 5 settembre 2010 (ZENIT.org).- Con l’avvicinarsi della visita di Benedetto XVI di metà settembre in Scozia e Inghilterra, si intensificano le ostilità antireligiose.

Peter Tatchell, un noto critico della Chiesa cattolica, ha scritto un articolo d’opinione pubblicato il 13 agosto sul quotidiano Independent. “La maggior parte dei cattolici è contraria a molti dei suoi insegnamenti”, ha sostenuto riferendosi al Papa.

Nel suo ruolo di portavoce della campagna Protest the Pope, Tatchell ha proposto un lungo elenco di insegnamenti della Chiesa da lui definiti duri e radicali.

Tatchell è stato anche scelto dal canale televisivo Channel 4 per partecipare a un programma di un’ora sul Papa che sarà mandato in onda intorno al periodo della visita papale, secondo quanto riferito dal quotidiano Telegraph del 4 giugno.

Non sarà l’unico special televisivo improntato in modo critico verso la Chiesa cattolica. La BBC sta lavorando a un documentario di un’ora sugli scandali degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti, ha riferito il quotidiano Guardian del 3 agosto.

Oltre alla prevedibile opposizione alla visita da parte dell’Ordine d’Orange di Irlanda e del predicatore protestante Ian Paisley, lo stesso Governo britannico si è trovato in una situazione imbarazzante di pregiudizio anticattolico.

Il Foreign Office ha dovuto emanare pubbliche scuse dopo la diffusione di un documento del Governo, come riferito dal Sunday Times del 25 aprile. Un documento, che faceva parte di un pacchetto di istruzioni inviato ai funzionari governativi, sosteneva che il Papa avrebbe dovuto congedare i Vescovi ingannevoli, chiedere scusa per l'Invincibile Armata e aprire una clinica abortiva.

Nervosismo

Gli attacchi non sono rimasti senza risposta. Sebbene non in rappresentanza ufficiale della Chiesa, un gruppo di relatori cattolici è stato istituito con il nome di Catholic Voices. Il gruppo presieduto da Jack Valero, un dirigente dell’Opus Dei nel Regno Unito, si propone di difendere gli insegnamenti della Chiesa.

Sostegno è arrivato anche da fonti laiche. Il sedicente ateo Padraig Reidy ha criticato il carattere radicale della retorica anticattolica in un articolo pubblicato dal quotidiano Observer del 22 agosto.

Il 28 luglio Kevin Rooney, anch’egli ateo, scrivendo sul sito Internet Spiked, ha descritto gli attacchi alla Chiesa come “illiberali, ipercritici e ignoranti”.

Rooney, che è cresciuto come repubblicano socialista a Belfast, ha detto che le critiche non solo si oppongono agli insegnamenti della Chiesa, ma le vorrebbero impedire di parlare. A suo avviso, qualunque accusa contro la Chiesa è subito presa per buona senza necessità di accertamento.

“Per quanto riguarda il diritto alla libertà di parola, sembra che il diritto di essere considerati innocenti fino a prova contraria non si estenda alla Chiesa cattolica”, ha osservato.

I problemi della Chiesa, tuttavia, non si limitano a un'ostilità verbale. Una valanga di leggi sui cosiddetti reati d’odio (hate crimes) e sulle discriminazioni crea una continua serie di problematiche giuridiche per i cristiani nel Regno Unito.

Secondo un opuscolo pubblicato di recente sull’argomento, scritto da Jon Gower Davies, esistono più di 35 leggi del Parlamento, 52 decreti delegati, 13 codici di condotta, tre guide e 16 direttive dell’Unione europea che riguardano la discriminazione.

Nell'opuscolo, intitolato “A New Inquisition: religious persecution in Britain today” (ed. Civitas), l’autore sottolinea una serie di casi recenti in cui queste norme hanno creato problemi a persone di fede cristiana.

Adozione

L’ultimo di questi esempi è la sconfitta dell’organizzazione Catholic Care, di Leeds, nel processo d’appello presso l’Alta Corte sulla possibilità di poter continuare a negare l’adozione di bambini alle coppie omosessuali.

La causa si basa sulla legge del 2007 relativa all’orientamento sessuale, che impedisce alle agenzie per l’adozione di compiere tale “discriminazione”.

Secondo un articolo pubblicato sul quotidiano Telegraph del 19 agosto, Catholic Care è l’ultima agenzia cattolica per l’adozione ad essere sopravvissuta a tale normativa. Da quando la legge è entrata in vigore, nel gennaio 2009, le altre 11 agenzie cattoliche hanno dovuto chiudere oppure tagliare i propri legami con la Chiesa.

Negli ultimi mesi vi sono stati numerosi altri casi in cui i cristiani hanno dovuto affrontare battaglie legali:

-- Un'affidataria ha vinto la battaglia per continuare a prendersi cura dei bambini da dare in affidamento, dopo che era stata estromessa dal Consiglio di Gateshead, nel nord-est dell’Inghilterra. L’estromissione era dovuta al fatto che una ragazza sedicenne di cui si stava prendendo cura aveva deciso di convertirsi dall’islam al cristianesimo.

L’affidataria, che rimane anonima per tutelare l’identità della ragazza, si è presa cura di più di 45 bambini. Sebbene alla fine la questione si sia risolta positivamente, la donna ha subito considerevoli perdite economiche a causa dell’estromissione (The Christian Institute, 11 luglio).

-- Un predicatore cristiano è stato arrestato per aver detto pubblicamente che l’omosessualità è un peccato. Dale McAlpine è stato chiuso in una cella per sette ore e successivamente accusato di vessazione e di aver causato, allarme o pericolo (The Telegraph, 2 maggio). In seguito alle diffuse proteste, l’accusa è stata ritirata (The Christian Post, 18 maggio).

-- Ad un consulente matrimoniale è stata negata la possibilità di fare appello contro il suo licenziamento da parte della Relate Avon dopo che aveva detto di non poter servire le coppie omosessuali a causa della propria fede. Gary McFarlane ha perso il suo ricorso per ingiustificato licenziamento sia nel primo che nel secondo grado di giudizio (Christian Today, 29 aprile).

-- Shirley Chaplin, un’infermiera cristiana, ha perso il suo ricorso per discriminazione. La Chaplin aveva fatto causa dopo che era stata spostata a mansioni di segreteria perché si era rifiutata di togliere il crocifisso dal collo. Sebbene John Hollow, presidente della sezione competente per le cause di lavoro, ha ammesso che la Chaplin portava il crocifisso da 30 anni anche mentre faceva l’infermiera, ha anche detto che indossarlo non era un requisito della fede cristiana. L’Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha citato questo caso nella sua omelia di Pasqua, dicendo che vi è stato uno “strano connubio di disprezzo e di timore” nei confronti del cristianesimo (The Telegraph, 6 aprile).

Qualche mese fa, la situazione è arrivata al punto che l’ex Arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, insieme ad altri sei Vescovi anglicani, ha scritto una lettera al Sunday Telegraph denunciando il fatto che i cristiani in Gran Bretagna vengano perseguiti e trattati con disprezzo.

Come si spiega in un articolo apparso il 28 marzo sul Sunday Telegraph, nella lettera i presuli sostengono che i cristiani vengono penalizzati, mentre ai credenti di altre religioni viene riservato un trattamento di favore.

“Vi sono stati numerosi licenziamenti di cristiani praticanti per motivi che sarebbero inaccettabili in un Paese civile”, dichiara la lettera.

Diritto di essere ascoltati

La notorietà delle restrizioni contro i cristiani è arrivata al punto che il Papa è intervenuto pubblicamente. Nel suo discorso del 1° febbraio ai Vescovi di Inghilterra e Galles, presenti a Roma per la loro visita quinquennale ad limina apostorum, ha commentato la questione.

Benedetto XVI ha osservato che il loro Paese si distingue per le pari opportunità offerte a tutti i membri della società, e ha invitato i Vescovi a farsi sentire quando la legge viola le libertà delle comunità religiose.

“Per alcuni aspetti essa viola veramente la legge naturale su cui si fonda l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e per mezzo della quale essa è garantita – ha detto il Papa –. Vi esorto, in quanto Pastori, ad assicurare che l'insegnamento morale della Chiesa sia sempre presentato nella sua interezza e difeso in modo convincente”.

“La fedeltà al Vangelo non limita in alcun modo la libertà di altri. Al contrario, è al servizio di quest'ultima perché offre loro la verità”, ha aggiunto.

Data l’attenzione del Papa sulla questione e i ripetuti casi di persecuzione contro i cristiani, possiamo aspettarci che il Pontefice riprenda l’argomento durante la sua imminente visita nel Regno Unito.
+PetaloNero+
00venerdì 10 settembre 2010 00:31
Il volto ecumenico del viaggio del Papa nel Regno Unito
Il responsabile vaticano per l'ecumenismo: rinsalderà i legami con gli anglicani





ROMA, giovedì, 9 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito testimonierà “lo stretto legame tra le comunità cattolica e anglicana, sottolineando la nostra comune fede e missione”. E' quanto ha detto il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, l'Arcivescovo Kurt Koch, che questo giovedì, 9 settembre, ha incontrato alcuni giornalisti nella sede del suo dicastero per parlare della visita del Papa in programma tra una settimana.

Secondo quanto riferito da L'Osservatore Romano, l'Arcivescovo Koch ha spiegato che la visita “confermerà i risultati degli intensi contatti tra i cattolici e gli altri cristiani nel corso degli anni e servirà a far meglio conoscere i progressi e le difficoltà insite nella ricerca dell'unità”.

Il presule svizzero ha messo in evidenza la “crescente cordialità e amicizia” nelle relazioni tra anglicani e cattolici a partire dal viaggio di Giovanni Paolo II del 1982, che inaugurò la seconda fase del dialogo ufficiale tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica.

Oggi - ha infatti commentato monsignor Koch - “molte comunità locali vivono insieme momenti di preghiera comune e condividono iniziative pratiche pastorali e caritative”, e “si svolgono con successo incontri regolari tra Vescovi”.

Secondo l'Arcivescovo durante la celebrazione ecumenica nell'Abbazia di Westminster, in programma nel tardo pomeriggio del 17 settembre e che coinvolgerà rappresentanti di molte altre tradizioni cristiane dell'Inghilterra, della Scozia e del Galles, “le comunità cristiane del Regno Unito saranno sollecitate a lavorare e pregare insieme per assicurare che il messaggio cristiano sia proclamato con convinzione, cosicché la fede possa avere un ruolo creativo nella società britannica”.

Monsignor Koch ha poi sottolineato la dimensione ecumenica della beatificazione del Cardinale John Henry Newman, che si terrà domenica 19 a Birmingham, spiegando come alla fine della sua Apologia, infatti, il futuro beato evidenziava come, nella sua nazione, i cattolici dovessero avere un atteggiamento di “assistenza e sostegno” verso gli anglicani, lavorando insieme per annunciare “i principi e le dottrine cristiane”.

“Questo messaggio è pienamente valido oggi - ha commentato - quando anglicani e cattolici riconoscono la necessità di sostenersi a vicenda e collaborare nel compito di proclamare il Vangelo a una società moderna alquanto complessa”.

L'esempio del Cardinale Newman, ha continuato, “incoraggia i cristiani di tutte le tradizioni a essere coinvolti con integrità e fedeltà al Vangelo, a costruire una società che accoglie, sostiene e promuove tutti i suoi membri”.

In un articolo apparso su L'Osservatore Romano, il Cardinale Cormac Murphy-O'Connor, Arcivescovo emerito di Westminster, ha sottolineato che “quella di Newman è stata una vita di pellegrinaggio e di fede. Ancora oggi intoniamo il suo famoso inno Lead kindly light amidst the encircling gloom, 'Conducimi luce gentile in mezzo alle tenebre che ci circondano'”.

“Nessuno meglio di questo Papa potrebbe parlare di questo cristiano straordinario che ha alimentato la vita cristiana in questo Paese anche dopo la sua morte”, ha detto.

“Il Cardinale Newman era molto interessato al cuore, alla mente e al legame fra loro – ha aggiunto –. Era un uomo erudito e non evitò mai il rigore intellettuale; ma, allo stesso tempo, era affascinato dal modo in cui un essere umano giunge a comprendere e ad amare, in particolare a comprendere e ad amare Dio”.

“Le preghiere di tutti i cattolici e di altre persone saranno con e per Benedetto XVI quando verrà a farci visita”, ha infine concluso.
+PetaloNero+
00sabato 11 settembre 2010 00:32
Le proteste per il viaggio del Papa in Gran Bretagna non preoccupano la Santa Sede
Commento del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi

di Carmen Elena Villa



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 10 settembre 2010 (ZENIT.org).- Di fronte alle varie proteste sorte negli ultimi giorni per la visita di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito, padre Federico Lombardi S.I., portavoce della Santa Sede, ha affermato che “non c'è da parte nostra niente di cui dobbiamo preoccuparci”.

Il portavoce vaticano lo ha dichiarato questo venerdì mattina in un incontro con i giornalisti svoltosi nella Sala Stampa della Santa Sede, durante il quale è stato presentato il programma del viaggio del Pontefice in Gran Bretagna dal 16 al 19 settembre prossimi.

Il portavoce vaticano ha osservato che le proteste fanno parte “del clima normale di una società pluralistica nella quale c'è grande libertà di espressione, come quella britannica, nella quale i cattolici sono una minoranza”.

Dei 59 milioni di abitanti del Regno Unito, i cattolici sono 5 milioni (l'8,8%). Di questi, si calcola che circa un milione assista alla Messa tutte le domeniche.

Padre Lombardi si è anche riferito a un rapporto recente pubblicato dal quotidiano cattolico inglese The Tablet, che mostra come l'ostilità nei confronti del Papa sia minoritaria.

“L'eco di queste proteste, peraltro, ci sembra superiore alla realtà del clima effettivo della popolazione”, ha detto infatti il gesuita. “Invece da quanto risulta anche da alcuni sondaggi l'interesse per la visita del Papa non è piccolo, mentre le ostilità sono rappresentate da una minoranza”.

Quello nel Regno Unito sarà il 17° viaggio di Benedetto XVI, e “l'attesa è notevole”. Il Paese sarà il 20° ad essere visitato del Vescovo di Roma.

Incontro con i Capi di Stato

Padre Lombardi ha confermato che il Papa non prenderà parte alla cena ufficiale offerta dal Governo inglese venerdì prossimo alla Lancaster House. Alla cena parteciperà in sua rappresentanza il Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone.

Circa il motivo della sua assenza, il portavoce ha risposto che per questioni di protocollo il Papa “non pranza con personalità politiche” e ha spiegato che il Pontefice è un leader religioso e non politico.

Ha anche ricordato che Benedetto XVI ha avuto invece un incontro di questo tipo con vari leader religiosi ad Assisi nel giugno 2007.

Vari gruppi, tra cui difensori dei diritti umani, secolaristi e organizzazioni pro-aborto, stanno convocando una marcia di protesta per il viaggio del Papa per il 18 settembre.








Perché Benedetto XVI presiederà la beatificazione del Cardinale Newman?
In genere presiede la cerimonia il prefetto del dicastero per le Cause dei Santi

di Carmen Elena Villa


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 10 settembre 2010 (ZENIT.org).- Per la prima volta sarà Benedetto XVI a presiedere una cerimonia di beatificazione. Avverrà il 19 settembre, quando il Cardinale John Henry Newman giungerà agli onori degli altari durante la visita pastorale del Papa nel Regno Unito.

L'ultima volta in cui un Pontefice ha presieduto una cerimonia di questo tipo è stata il 3 ottobre 2004, quando Giovanni Paolo II ha beatificato in Piazza San Pietro Pierre Vigne, Joseph-Marie Cassant, Anna Katharina Emmerick, Maria Ludovica De Angelis e Carlo d'Austria.

Dall'inizio del suo pontificato, Benedetto XVI ha stabilito che le cerimonie di questo tipo dovessero svolgersi nella Diocesi d'origine di ogni beato, per dare un impulso alle Chiese locali e avvicinare i loro fedeli alla santità. Ha anche deciso che le cerimonie venissero presiedute dal prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi in sua rappresentanza.

Questo mese si celebreranno altre tre beatificazioni in varie Diocesi d'Europa: quella di fra' Leopoldo da Alpandeire Sánchez Márquez a Granada (Spagna) il 12 settembre, quella di María de la Inmaculada Concepción il 18 settembre a Siviglia (Spagna) e quella di Chiara Badano nel Santuario del Divino Amore a Roma il 25 settembre. Saranno tutte presiedute da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

Perché il Papa presiederà una cerimonia di beatificazione? A questo proposito padre Federico Lombardi S.I., portavoce della Santa Sede, ha spiegato questo venerdì mattina in un incontro con i giornalisti – in cui ha presentato il viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, dal 16 al 19 settembre – che si tratta di “un'eccezione”.

“Non è che manchi a una norma stabilita da qualcuno superiore a Lui”, ha dichiarato.

Una giornalista ha chiesto se questo fatto non poteva suscitare ostilità in altri fedeli che vorrebbero che anche il “loro santo” fosse elevato agli altari in una cerimonia presieduta dal Papa e non da un suo rappresentante.

A questa domanda, padre Lombardi ha chiarito che questo fatto deve essere letto “nel senso positivo”. “C’è il fatto che questa cerimonia viene collegata al viaggio del Papa”, ha detto.

Benedetto XVI ha una stima particolare per la figura del Cardinale Newman. Nel 1990 ha scritto il prologo del libro “Apologia pro vita sua”, un'autobiografia del futuro beato. Nel testo, l'allora Cardinale Ratzinger confessava l'importanza che ha avuto il pensiero di Newman nei suoi studi di Filosofia nel seminario di Frisinga: “La dottrina di Newman sulla coscienza divenne allora per noi il fondamento di quel personalismo teologico”.

“La nostra immagine dell'uomo, così come la nostra concezione della Chiesa, furono segnate da questo punto di partenza”.

“Da Newman abbiamo imparato a comprendere il primato del Papa”, diceva il Cardinale Raztinger nel 1990.

Per questo, la beatificazione di Newman risulta “un segno particolare di apprezzamento, d’interesse e importanza che il Papa attribuisce a questa figura, è un fatto indubitabile”, ha concluso padre Lombardi.
+PetaloNero+
00lunedì 13 settembre 2010 15:25
Un tartan per il Papa
di Gianfranco Amato



ROMA, lunedì, 13 settembre 2010 (ZENIT.org).- La Scozia dedica al Papa un tartan, il tipico tessuto di lana scozzese, usato soprattutto per la confezione dei kilt. Poiché il Santo Padre giungerà a Glasgow il prossimo 16 settembre, giorno di San Niniano, si è deciso di intitolare il tartan dedicato al Papa, proprio al Vescovo che ha cristianizzato la Scozia fra il IV e V secolo d.C.

Lo scorso 9 settembre il cardinal Keith Patrick O’Brien ha presentato per la prima volta il tartan di San Niniano ai leader politici del Parlamento Scozzese, e lo ha consegnato all’onorevole Alex Fergusson, Parliament’s Presiding Officer, e ad altre quattro personalità politiche in rappresentanza dei principali partiti scozzesi.

Il tartan papale è stato realizzato, a tiratura limitata, da due prestigiose aziende tessili scozzesi: la Ingles Buchan di Glasgow e la ClanItalia di Falkirk. La creazione del disegno è opera dello statunitense Matthew Newsome, direttore dello Scottish Tartans Museum di Franklin, nel North Carolina, il quale ha dichiarato di sentirsi particolarmente onorato, da cattolico, del fatto che sia stato scelto il modello da lui proposto. Come in tutti i tartan, anche in quello di San Niniano, dedicato a Benedetto XVI, i colori giocano un importante ruolo simbolico.

La riga bianca su campo blu, infatti, rappresenta i colori nazionali della Scozia, mentre il verde richiama i licheni che crescono tra le pietre di Whithorn nel Galloway. E’ in quel luogo, infatti, che San Niniano portò per la prima volta l’annuncio cristiano agli scozzesi più di 1600 anni fa. Le righe bianche sono anche accompagnate da un paio di righe rosse, per simboleggiare lo stemma del cardinal Newman. Infine, due sottili linee, una bianca ed una gialla, stanno ad indicare i colori vaticani.

Per quanto riguarda la tessitura, ogni riga bianca sul verde contiene esattamente otto fili, uno per ogni diocesi cattolica della Scozia, mentre nel disegno si possono rinvenire, da pivot a pivot, 452 fili, tanti quante sono le parrocchie cattoliche.

Il tartan dedicato a Sua Santità è stato definito dal cardinale O’Brien come il «greater Scottish welcome», il più grande benvenuto da parte degli scozzesi, mentre l’on. Alex Ferguson ha parlato di un «colourful, Scottish welcome», un benvenuto pieno di colori. In senso davvero letterale.









Un nuovo mosaico accoglierà il Papa nella Cattedrale di Westminster
Il Pontefice lo benedirà al termine della Messa di sabato prossimo





ROMA, lunedì, 13 settembre 2010 (ZENIT.org).- Un nuovo mosaico dell'artista Ifor Davies, che rappresenta San Davide, è stato completato nella Cattedrale londinese di Westminster e sarà benedetto da Papa Benedetto XVI quando celebrerà la Messa nel tempio questo sabato, 18 settembre, in occasione della sua visita pastorale nel Regno Unito.

“Dipingo da una vita, e questo è uno dei lavori più emozionanti e molto vicino al mio cuore”, ha detto Ifor Davies. “Mi sono sempre interessato alla storia del Galles, e quindi ho compiuto molte ricerche su San Davide e sulle Chiese delle origini gallesi”.

“San Davide è raffigurato in piedi su una montagna. La tradizione dice che stava predicando a una folla e, perché la gente riuscisse ad ascoltarlo meglio, il terreno si alzò sotto di lui. Il pezzo di pietra sul fondo del mosaico viene da Llanddewi Brefi, il luogo dove si dice che sia avvenuto questo miracolo”, ha aggiunto.

Il mosaico è stato una parte importante dei preparativi della Cattedrale di Westminster per la visita di Papa Benedetto XVI.

“Adoro questo mosaico. Quando ho visto per la prima volta la bozza, ho notato che aveva qualcosa di nuovo, fresco e vivo. Attendiamo con impazienza l'arrivo del Santo Padre e la sua benedizione di quest'opera”, ha detto l'amministratore della Cattedrale, il canonico Christopher Tuckwell.

Alla fine della Messa del 18 settembre, il Papa benedirà il mosaico con l'acqua della fonte gallese di St Nonn. St Nonn era la madre di San Davide.

Il Pontefice si rivolgerà poi alla popolazione del Galles prima di concludere la Messa nella Cattedrale di Westminster.
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