Da Petrus
Vivo compiacimento in Vaticano per la riuscita del viaggio apostolico Oltralpe: “Missione compiuta”. Il Cardinale Vingt-Trois: “Dal Pontefice forza e serenità”
CITTA’ DEL VATICANO - "Un bilancio molto positivo" della visita del Papa in Francia e' stato tracciato dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, per il quale "anche gli echi molto positivi che si sono sentiti in Francia e dappertutto confermano che il viaggio ha raggiunto pienamente i suoi scopi". "Mi pare - ha sottolineato il gesuita - che questo viaggio in Francia si inserisca nella serie di quelli di quest'anno, a partire dai viaggi negli Stati Uniti e in Australia, in cui abbiamo notato una grande accoglienza, un'accoglienza molto disponibile, aperta, senza pregiudizi, in cui il Papa ha potuto dare il suo messaggio con serenita', sia per la Chiesa sia per la società". Secondo padre Lombardi, "il tema della laicita' positiva, che e' stato un po' il segno sotto cui la visita si e' aperta con l'incontro all'Eliseo, ed e' sembrato ad alcuni piuttosto nuovo" testimonia "un clima di serenita', costruttivita', capacita' di dialogo per collaborare a dare, da parte delle diverse istituzioni, sia lo Stato, sia la Chiesa, il contributo migliore per il bene comune dei cittadini". Nell'intervista alla Radio Vaticana, il portavoce della Santa Sede ha definito di "grande serenita' e costruttività" anche il discorso del Papa ai vescovi francesi riuniti a Lourdes: "dal Papa come pastore universale, ci si attende - ha rilevato - che dia una guida, un orientamento". "Quelli che parlavano di una situazione della Chiesa francese in difficolta' - ha detto ancora Lombardi - certamente trovano da parte del Papa una fiducia, un'iniezione di fiducia, perche' quando ci si ricollega alle sorgenti della spiritualita' cristiana, della fede, si possono affrontare anche situazioni difficili, guardando in avanti con la convinzione di dare un contributo positivo". Del resto, ha aggiunto padre Lombardi, "anche il grande discorso sulla cultura, quello fatto al College des Bernardins, ha dato molto chiaramente la sensazione che il discorso sulle radici cristiane, su cui i Papi hanno tanto insistito, non e' un discorso di slogan, ma e' uno con contenuti ricchi e precisi". "Il Papa -ha spiegato- ha fatto vedere molto bene come proprio a partire dalla ricerca di Dio, a partire da una vita religiosa, si sviluppino tante dimensioni della cultura, quella delle lettere, delle arti, della musica, della interpretazione dei testi, della operosita', della laboriosita' pratica che sono dimensioni assolutamente fondamentali della nostra cultura europea". Infine, l'invito ai malati a "non voltare le spalle alla vita", lanciato questa mattina a Lourdes. "Mi pare - ha concluso Lombardi - che il tema del sorriso di Maria e della speranza sia stato il termine quasi naturale di questo viaggio, che indica il grande tesoro che la Chiesa ha di poter aiutare a trovare il senso della vita anche nelle situazioni piu' difficili". "Il Papa ha lasciato un messaggio di forza, di serenita', di fiducia e di amicizia alla Francia e ai cattolici francesi e piu' in generale, al popolo francese tutto", ha affermato invece il presidente dei vescovi francesi, Cardinale Andre' Vingt-Trois. "Siamo stati felici - ha detto il porporato alla Radio Vaticana - di aver potuto vivere questi giorni con lui, di ricevere il suo incoraggiamento ed il suo sostegno per le nostre iniziative pastorali ed apostoliche". Secondo l'Arcivescovo di Parigi, "la visita del Papa ci ha aiutato a riprendere nuovo dinamismo", ma "questo non cambiera' le strutture dei rapporti con lo Stato, che sono definiti dalla legge".
Terminato il pellegrinaggio in Francia - Scambio di telegrammi tra il Pontefice e Napolitano
CITTA’ DEL VATICANO - Durante il suo viaggio di ritorno da Lourdes, il Papa ha espresso al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel consueto telegramma di saluto inviato dall'aereo, la sua gratitudine per ''coloro che, anche in Italia, con la loro professionalita' e dedizione rendono un prezioso servizio ai malati e ai sofferenti''. ''Al rientro dalla Francia, dove ho potuto compiere un solenne pellegrinaggio al santuario di Lourdes incontrando anche malati di vari Paesi, tra cui una significativa rappresentanza del popolo italiano - si legge nel testo diffuso dalla sala stampa vaticana -, esprimo a Lei, signor Presidente, il mio cordiale saluto”. ''Con tali sentimenti - si legge ancora nel messaggio - assicuro una speciale preghiera per il bene e la concordia della diletta nazione italiana alla quale impartisco la mia benedizione''. Il Capo dello Stato, a sua volta, ha inviato a Benedetto XVI il seguente messaggio: "Santita', al rientro dal suo viaggio apostolico in Francia, desidero rivolgerle un cordiale saluto di benvenuto. Ella ha trovato nel corso della sua visita e degli incontri avuti piena condivisione dei valori irrinunciabili del rispetto dei diritti fondamentali a salvaguardia della dignita' umana e dell'impegno a operare per la pacifica convivenza fra i popoli. Con profonda considerazione e nell'attesa di poterla nuovamente incontrare in occasione della sua prossima visita ufficiale al Quirinale, le rivolgo il mio affettuoso pensiero".
Il Cardinale Vingt-Trois spiega la “laicità aperta” promossa dal Papa
Non è un “crimine” essere credente o vivere la solidarietà cristiana
di Anita S. Bourdin
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- La storia religiosa dell'Europa e della Francia giustifica il fatto che Benedetto XVI abbia promosso la “laicità aperta”, ha spiegato il Cardinale André Vingt-Trois, Arcivescovo di Parigi.
In un'intervista concessa a vari giornalisti, tra cui il corrispondente di ZENIT, domenica sera a Lourdes, il presidente della Conferenza Episcopale Francese è entrato nel dibattito sociale che ha luogo in questi giorni in Francia, in cui alcune voci politiche si sono opposte all'intervento del Presidente Nicolas Sarkozy – che ha chiesto una “laicità positiva” – affermando che la laicità non ha aggettivi.
Secondo il Cardinale Vingt-Trois, alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX sia in Francia che in Europa, ad esempio in Polonia, è nato un movimento che aveva l'obiettivo di “combattere il cattolicesimo”.
Il Kulturkampf o battaglia culturale, conflitto che vide affrontarsi Otto von Bismarck e la Chiesa cattolica tra il 1871 e il 1880, come diceva lo stesso cancelliere dell'Impero tedesco “non era rivolto contro l'islam o contro l'ebraismo”, ha ricordato il porporato.
“E nel titolo della legge francese chiamata di 'separazione tra Chiesa e Stato', se tutti sapevano qual era lo Stato, la Chiesa dalla quale doveva separarsi era quella cattolica”, ha constatato.
“La questione della laicità del sistema politico e dello Stato è stata vissuta in modo polemico e in una prospettiva militante, ma lo Stato non esaurisce le espressioni della società”, ha osservato l'Arcivescovo della capitale francese.
Le “peripezie storiche” in riferimento alla storia del Paese a partire dalla Prima Guerra Mondiale, che ha fatto “considerare le cose da un altro punto di vista”, hanno portato “a progredire in una pratica pragmatica della laicità, smettendo di essere militante per portare piuttosto a una convivenza che possiamo chiamare pacifica”.
“Il passo compiuto dal Presidente Sarkozy” nella sua conferenza nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, il 20 dicembre 2007, e a Riad (Arabia Saudita) il 14 gennaio 2008 ha permesso di “presentare un'analisi del funzionamento sociale in cui l'appartenenza religiosa ha smesso di essere un tabù, per considerarsi come un contributo specifico, utile per la vita della società”.
“Dire che ciò rappresenta una 'laicità aperta' significa che non ci troviamo più in una situazione in cui si poteva collaborare con le attività collettive a condizione di non dire i motivi per i quali lo si faceva. Si poteva essere un buon cittadino 'pur essendo credente'. Oggi si può dire che non sarebbe impossibile essere 'un buon cittadino perché si è un buon credente'. Non è la stessa cosa”, ha affermato.
“Ciò significa che molti uomini e donne che si sono impegnati in attività collettive non confessionali, come i 'Restos du Cœur' (Ristoranti del Cuore, attività caritatevoli promosse da star della musica e del mondo dello spettacolo in Francia, ndt.), ad esempio, possono esprimere almeno una parte dei motivi per i quali lo fanno e di cui non ci si deve vergognare”.
Le attività cattoliche, compiute per motivi religiosi, secondo alcune visioni della laicità non potrebbero però manifestarsi.
“Non è una vergogna che un cristiano cerchi di mettere in pratica la solidarietà, non è un 'crimine' che deve essere punito dai tribunali”, ha affermato il Cardinale Vingt-Trois alludendo ai processi ai quali sono state sottoposte le congregazioni religiose all'inizio del XX secolo in Francia.
Come punto di riferimento, il porporato ha citato la lettera scritta da Giovanni Paolo II alla Conferenza Episcopale Francese per ricordare l'anniversario della legge che nel 1905 ha stabilito la separazione tra Stato e Chiesa.
Il defunto Pontefice, ha ricordato il Cardinale, invitava a “riflettere sulla storia religiosa in Francia durante il secolo scorso” e concludeva: “Che nessuno abbia paura del cammino religioso delle persone e dei gruppi sociali! Vissuto nel rispetto della sana laicità, esso non può che essere fonte di dinamismo e di promozione dell'uomo”.
Primo Ministro francese: il Papa ha dato “una speranza condivisa”
Il discorso di François Fillon nella cerimonia di congedo
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- La visita di Benedetto XVI in Francia ha dato al Paese “una speranza condivisa”, ha constatato il Primo Ministro francese nella cerimonia di congedo di Benedetto XVI al termine della sua visita apostolica nel Paese.
Nella sala dell'aeroporto di Tarbes-Lourdes-Pirenei, François Fillon ha confessato: “Questi quattro giorni trascorsi tra noi rimarranno nello spirito di molti Francesi come un grande e bel momento in cui hanno condiviso emozioni, riflessioni e speranza”.
“La sua visita ha suscitato un impulso popolare”, ha aggiunto.
Il viaggio del Papa ha ricevuto un'ampia copertura su tutti i mezzi di comunicazione e ha mobilitato dal 12 al 15 settembre centinaia di migliaia di persone.
“Dalla Cattedrale di Notre-Dame di Parigi alla spianata des Invalides, da lì a Lourdes, la sua bontà si è diffusa su un'immensa folla gioiosa e attenta al suo messaggio – ha detto Fillon al Papa –. Con la comunità cattolica, i nostri cittadini di tutte le età, di tutti gli ambienti sociali, di tutte le origini e di tutte le confessioni si sono riuniti con fervore”.
Fillon, 54 anni, membro del partito al Governo, l'Unione per un Movimento Popolare (UMP), e Primo Ministro dal 2007, dopo la vittoria delle elezioni presidenziali da parte di Nicolas Sarkozy, ha partecipato personalmente all'Eucaristia che il Papa ha presieduto nella spianata des Invalides.
Dopo aver constatato la lunga amicizia che unisce la Francia a Joseph Ratzinger, il Primo Ministro ha ricordato la conversazione con i giornalisti che il Papa ha avuto venerdì scorso durante il suo viaggio verso Parigi, nella quale ha spiegato che “la separazione fondamentale tra la Chiesa e lo Stato non impedisce di dialogare, né di arricchirsi reciprocamente”.
In seguito ha menzionato il discorso al mondo della cultura, pronunciato nel Collegio dei Bernardini, per constatare che “la sua irradiazione intellettuale ha dato al suo messaggio di speranza e vigilanza una portata universale”.
“Lei ci ha invitati a intraprendere la via della ragione e della parola per progredire a livello umano e spirituale”, ha detto Fillon.
“Lei ha messo in guardia la nostra civiltà di fronte alle debolezze materialiste, di fronte ai suoi impulsi guerrieri, di fronte ai suoi fantasmi – ha aggiunto –. Ha rivolto un appello all'Europa umanista e alla sua eredità cristiana”.
Secondo il Primo Ministro, il Papa ha approfondito “il nostro sguardo sulla condizione umana, sui suoi doveri etici, sul suo mistero”.
Nel pieno del dibattito sociale suscitato dalla visita del Papa, Fillon ha spiegato che “la Repubblica, profondamente laica, rispetta l'esistenza del fatto religioso. Apprezza la parte della tradizione cristiana nella sua storia e il suo patrimonio culturale e immateriale”.
“Credo che quanti l'hanno ascoltata abbiano sperimentato un affetto molto sincero, che evoca la semplicità con cui ha invitato ciascuno a tornare al meglio di sé”, ha riconosciuto.
Per tutti questi motivi, Fillon ha spiegato che “la Francia si congeda con emozione e gratitudine”.
“Tra crisi e inquietudini, la sua visita è stata un momento di pace e di fraternità. Tra le tensioni internazionali, è stata l'opportunità per ricordare la nostra opposizione comune ai fantasmi, alle violenze e alle discriminazioni”.
“All'alba del nuovo secolo – ha concluso il Primo Ministro –, la sua visita ci invita a superare le nostre paure e a mobilitare il meglio della nostra umanità al servizio del futuro. Santo Padre, i Francesi la ringraziano per aver contribuito in questo modo a mantenere una speranza condivisa”.
Il Papa invia telegrammi al Presidente francese e a quello italiano
Per la fine del viaggio in Francia e il rientro a Roma
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- In occasione della fine della sua visita pastorale in Francia e del suo rientro a Roma, Benedetto XVI ha inviato due telegrammi, rispettivamente al Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy e a quello della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.
Il Papa è partito nel primo pomeriggio di lunedì dall'aeroporto di Tarbes-Lourdes-Pyrénées ed è atterrato a quello di Roma-Ciampino, per trasferirsi poi alla residenza estiva di Castel Gandolfo.
Nel suo messaggio a Nicolas Sarkozy, il Papa assicura al Presidente, alle autorità e a tutti i Francesi la sua “gratitudine per la calorosa accoglienza” che gli è stata riservata.
“Custodirò di queste giornate un grande ricordo della generosità e della benevolenza del popolo francese”, ha aggiunto.
“Affidando la Nazione all'intercessione di Nostra Signora di Lourdes, chiedo a Dio di effondere su tutti l'abbondanza delle sue benedizioni”, termina il testo.
Benedetto XVI ha quindi inviato un messaggio di “cordiale saluto” al Presidente Napolitano, ricordando di aver potuto compiere in Francia “un solenne pellegrinaggio al santuario di Lourdes incontrando anche malati di vari Paesi, tra cui una significativa rappresentanza del caro popolo italiano”.
“Mentre ricordo con viva riconoscenza al Signore questa significativa esperienza spirituale penso con gratitudine a coloro che anche in Italia con la loro professionalità e dedizione rendono un prezioso servizio ai malati e ai sofferenti”, ha scritto il Pontefice.
“Con tali sentimenti assicuro una speciale preghiera per il bene e la concordia della diletta Nazione italiana, alla quale imparto la mia Benedizione”.
Hanno salutato il Pontefice al suo arrivo, tra gli altri, il Cardinale Agostino Vallini, suo Vicario generale per la Diocesi di Roma; gli Arcivescovi Giuseppe Bertello, Nunzio Apostolico in Italia, e James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia; il Vescovo di Albano Marcello Semeraro e il reggente della Prefettura, il Vescovo Paolo De Nicolò; i monsignori Gabriele Caccia, assessore della Segreteria di Stato, Pietro Parolin, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, e Fortunatus Nwachukwu, capo del Protocollo.
In rappresentanza del Governo italiano, era presente il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi.
Lourdes: il Papa amministra il sacramento dell'Unzione a dieci malati
Nella Messa conclusiva del suo viaggio pastorale in Francia
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha fatto culminare la sua visita pastorale in Francia con una Messa durante la quale ha amministrato il sacramento dell'Unzione degli Infermi a dieci persone nella Spianata del Rosario a Lourdes.
I malati, alcuni dei quali in sedia a rotelle, provenivano da Francia, Germania e Irlanda.
Hanno ricevuto l'Unzione, tra gli altri, un bambino della Diocesi di Tarbes e Lourdes, una ragazza della Diocesi tedesca di Münster, una donna che appartiene a una famiglia di impiegati dei santuari di Lourdes, un ragazzo con una malattia psichica di Aigues Vives (Gard, Francia), una malata pellegrina di Meath (Irlanda) e padre Joseph Bordes, ex rettore dei santuari di Lourdes.
Benedetto XVI ha unto la fronte e le mani dei malati dicendo: “Per questa santa Unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi” (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1513).
Tra i 15.000 pellegrini che hanno partecipato all'Eucaristia, molti erano malati, accompagnati da familiari, amici o dai volontari ospedalieri di Lourdes. Il Papa stesso ha dato la Comunione agli infermi.
“Cristo dispensa la sua salvezza attraverso i Sacramenti e, in modo speciale, alle persone che soffrono di malattie o che sono portatrici di un handicap, attraverso la grazia dell’Unzione degli infermi”, ha affermato.
Nella sua omelia, il Vescovo di Roma ha constatato che “per ciascuno la sofferenza è sempre una straniera. La sua presenza non è mai addomesticabile. Per questo è difficile sopportarla, e più difficile ancora – come hanno fatto certi grandi testimoni della santità di Cristo – accoglierla come parte integrante della propria vocazione”. Per questo motivo, il Santo Padre ha proposto di affrontare il dolore e la malattia accogliendo “in sé Cristo medico”.
“Cristo tuttavia non è medico alla maniera del mondo – ha spiegato –. Per guarirci, egli non resta fuori della sofferenza che si sperimenta; la allevia venendo ad abitare in colui che è colpito dalla malattia, per sopportarla e viverla con lui”.
“La presenza di Cristo viene a rompere l’isolamento che il dolore provoca – ha aggiunto –. L’uomo non porta più da solo la sua prova ma, in quanto membro sofferente di Cristo, viene conformato a Lui che si offre al Padre, e in Lui partecipa al parto della nuova creazione”.
“Senza l’aiuto del Signore, il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante. Nel ricevere il Sacramento dei malati, noi non desideriamo portare altro giogo che quello di Cristo, forti della promessa che Egli ci ha fatto, che cioè il suo giogo sarà facile da portare e il suo peso leggero”.
Il Papa ha affermato che era proprio questa la speranza che egli stesso voleva offrire ai malati che hanno ricevuto questo sacramento.
Secondo quanto spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica, gli effetti della celebrazione del sacramento dell'Unzione dei Malati sono “un dono particolare dello Spirito Santo”, “l'unione alla Passione di Cristo”, una grazia ecclesiale” e “una preparazione all'ultimo passaggio” (n. 1520-1523).
Il sacramento dell'Unzione dei Malati può essere ricevuto varie volte nel corso della vita per malattie diverse o per differenti tappe di una stessa malattia.
Il Papa esorta i Vescovi francesi a essere araldi della famiglia
Per annunciare "con fedeltà il principio dell'indissolubilità del matrimonio"
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha constatato questa domenica insieme ai Vescovi francesi che la crisi della famiglia è una delle preoccupazioni principali della Chiesa e ha invitato i presuli a essere araldi dell'indissolubilità del matrimonio, trattando con affetto anche i divorziati risposati.
Nel suo lungo discorso, pronunciato di fronte a più di cento Vescovi, ordinari, ausiliari ed emeriti, analizzando i punti più salienti dell'attualità ecclesiale, il Papa ha prestato particolare attenzione alla complicata situazione che riguarda la cellula fondamentale della società.
Il Pontefice ha letto questo passaggio con calma e delicatezza, manifestando sempre un'attenta comprensione nei confronti dei Vescovi per le difficoltà a cui devono far fronte nella loro opera pastorale.
"Sappiamo che la coppia e la famiglia affrontano oggi delle vere burrasche", ha affermato, sottolineando che "i fattori che hanno generato questa crisi sono ben conosciuti".
Secondo il Papa, "da vari decenni le leggi hanno relativizzato in molti Paesi la sua natura di cellula primordiale della società".
Spesso, infatti, "le leggi cercano più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene comune della società".
"L'unione stabile di un uomo e di una donna, ordinata alla edificazione di un benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non è più, nella mente di certuni, il modello a cui l'impegno coniugale mira", ha indicato, ribadendo che "tuttavia l'esperienza insegna che la famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia l'intera società".
Oltre a questo, "il cristiano sa che la famiglia è anche la cellula viva della Chiesa. Più la famiglia sarà imbevuta dello spirito e dei valori del Vangelo, più la Chiesa stessa ne sarà arricchita e risponderà meglio alla sua vocazione".
Benedetto XVI ha quindi riconosciuto e incoraggiato gli sforzi dei Vescovi per sostenere le varie associazioni che operano per aiutare le famiglie e il loro attenersi "con fermezza, anche a costo di andare controcorrente, ai principi che fanno la forza e la grandezza del Sacramento del matrimonio".
"La Chiesa vuol restare indefettibilmente fedele al mandato che le ha affidato il suo Fondatore, il nostro Maestro e Signore Gesù Cristo. Essa non cessa di ripetere con Lui: 'Ciò che Dio ha unito l'uomo non lo separi!' (Mt 19,6)", ha constatato.
Per questo, "la Chiesa non si è data da sola questa missione: l'ha ricevuta".
"Certo, nessuno può negare l'esistenza di prove, a volte molto dolorose, che certi focolari attraversano - ha riconosciuto Benedetto XVI -. Sarà necessario accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutarle a comprendere la grandezza del matrimonio, e incoraggiarle a non relativizzare la volontà di Dio e le leggi di vita che Egli ci ha dato".
"Una questione particolarmente dolorosa", ha ricordato il Papa, è quella dei divorziati risposati.
"La Chiesa, che non può opporsi alla volontà di Cristo, conserva con fedeltà il principio dell'indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo".
Per questo, ha concluso, "non si possono dunque ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime. L'Esortazione apostolica Familiaris consortio ha indicato il cammino aperto da un pensiero rispettoso della verità e della carità".
Benedetto XVI: non c'è nulla di più grande del sacerdozio
Incontra a Lourdes i Vescovi di Francia
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Incontrando questa domenica i Vescovi della Conferenza Episcopale Francese nell'Emiciclo di Santa Bernadette a Lourdes, Benedetto XVI ha ricordato il valore inestimabile del sacerdozio e ha esortato a promuovere "più che mai" le vocazioni.
"Non cessate di ridire che un uomo non può far nulla di più grande che donare ai fedeli il Corpo e il Sangue di Cristo e perdonare i peccati", ha chiesto agli oltre cento Vescovi tra ordinari, ausiliari ed emeriti presenti nel luogo in cui l'episcopato francese si riunisce abitualmente due volte all'anno.
"Non si ripeterà mai abbastanza che il sacerdozio è indispensabile alla Chiesa, nell'interesse dello stesso laicato", ha aggiunto.
Benedetto XVI ha spiegato che il presbiterato è un supporto fondamentale per il ministero episcopale, perché i Vescovi hanno bisogno di validi collaboratori per poter "realizzare efficacemente" il loro compito di guida del Popolo di Dio.
Per questo motivo, "le vocazioni sacerdotali e religiose meritano più che mai di essere incoraggiate" e vanno sostenuti "coloro che non hanno paura, come ha fatto Cristo, di invitare giovani e meno giovani a mettersi al servizio del Maestro che è qui e chiama".
A tale proposito, il Pontefice ha voluto "ringraziare calorosamente e incoraggiare tutte le famiglie, tutte le parrocchie, tutte le comunità cristiane e tutti i Movimenti di Chiesa, che sono il terreno fertile capace di dare il buon frutto delle vocazioni", esprimendo la propria riconoscenza anche "per le innumerevoli preghiere dei veri discepoli di Cristo e della sua Chiesa".
Il Vescovo e le comunità di fedeli, ha sottolineato, devono "favorire ed accogliere le vocazioni sacerdotali e religiose, poggiando sulla grazia che dona lo Spirito Santo in vista di porre in atto il discernimento necessario".
Considerando che "i sacerdoti sono un dono di Dio per la Chiesa" e, come affermò Sant'Ignazio di Antiochia nella Lettera ai cristiani di Magnesia, "la corona spirituale del Vescovo", il Papa ha affidato ai presuli l'incarico di "perseverare con ogni premura" nell'aiutarli "a vivere in intima unione con Cristo".
"La loro vita spirituale è il fondamento della loro vita apostolica. Li esorterete pertanto con dolcezza alla preghiera quotidiana e alla degna celebrazione dei Sacramenti, soprattutto dell'Eucaristia e della Riconciliazione, come faceva san Francesco di Sales con i suoi preti".
"Cercate di essere attenti alla loro formazione umana, intellettuale e spirituale, come anche ai loro mezzi di sussistenza - ha chiesto ai Vescovi francesi -. Sforzatevi, nonostante il carico delle vostre pesanti occupazioni, di incontrarli regolarmente e sappiate riceverli come dei fratelli ed amici".
"I sacerdoti hanno bisogno del vostro affetto, del vostro incoraggiamento e della vostra sollecitudine".
"Un'attenzione particolare" è stata richiesta dal Papa nei confronti dei presbiteri "che sono in difficoltà, malati o anziani", perché "nessuno è di troppo nella Chiesa" e "ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire 'a casa sua', e mai rifiutato".
"Ogni sacerdote - ha affermato - deve potersi sentire felice di servire la Chiesa".
Perché Lourdes continua ad attirare le folle
Una giornalista e scrittrice condivide il suo pensiero
di Karna Swanson
COLUMBUS (Ohio, Stati Uniti), lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Il mondo odierno potrebbe imparare molto dalla veggente Bernadette Soubirous di Lourdes, afferma l'autrice di un nuovo libro sulle apparizioni mariane alla ragazza francese.
Elizabeth Ficocelli, giornalista e autrice di “Lourdes: Font of Faith, Hope and Charity” (Lourdes: Fonte di Fede, Speranza e Carità) (Paulist Press), ha confessato la sua speranza che Benedetto XVI presenti al mondo l'esempio della Santa durante la sua visita a Lourdes, da questo sabato al 15 settembre.
In questa intervista concessa a ZENIT, la Ficocelli commenta le ragioni per le quali è in continuo aumento la popolarità di questa meta di pellegrinaggi, racconta la sua esperienza personale a Lourdes e confessa ciò che spera che il Papa sottolinei nel corso della sua visita.
Cosa attira di Lourdes, soprattutto per quanto riguarda gli stranieri che la visitano?
Ficocelli: Ci sono molti fattori che attirano la gente a Lourdes, anche a costo di attraversare oceani e continenti. Sicuramente si spera nei miracoli fisici, com'è avvenuto fin dai primi giorni delle apparizioni. Ciò si evidenzia nel numero di pellegrini malati e handicappati a livello fisico che visitano ogni anno la cappella provenendo da ogni parte del mondo – più di 70.000 – e nei 100.000 volontari che viaggiano con loro per assisterli durante il loro pellegrinaggio.
Meno visibili, ma non per questo meno importanti, sono i pellegrini che vanno a Lourdes sperando in una guarigione mentale ed emotiva. Questo può includere il fatto di guarire dalla depressione, dalla malattia bipolare e dalle dipendenze di ogni tipo.
Ovviamente, la gente si sente attratta da Lourdes anche per ragioni spirituali. Alcuni vengono per ringraziare per le grazie che hanno ricevuto, altri per rispetto per la Madonna e per i messaggi di preghiera e penitenza che ha lanciato nella grotta.
Molti pellegrini di Lourdes – me compresa – sono rimasti sorpresi dalla conversione spirituale che si sperimenta nel santuario in momenti commoventi come la partecipazione alle processioni, l'immersione o una confessione profonda e sentita.
Lei ha avuto la possibilità di parlare con alcuni dei personaggi chiave di Lourdes. Come è avvenuto e in cosa ha aiutato il suo libro?
Ficocelli: Devo ringraziare Dio per ogni aspetto di questo libro, dall'invito a scriverlo alla mia esperienza di pellegrinaggio e all'accesso davvero senza precedenti. Sono stata a Lourdes con personaggi fondamentali. Marlene Watkins è stata la prima porta importante che Dio mi ha aperto. Questa “veterana” di Lourdes mi ha presentato padre Regis-Marie de La Teyssonniere, una fonte inestimabile.
Padre Regis-Marie è stato padre generale a Lourdes per 10 anni. E' uno dei massimi esperti, scrittore e conferenziere delle apparizioni, secondo solo al grande teologo mariano padre René Laurentin. Per mia fortuna, padre Regis-Marie parlava inglese. Si è offerto molto gentilmente di rivedere il mio manoscritto per evitare qualunque inesattezza nel racconto della storia delle apparizioni. Ha anche ottenuto per me interviste con alcune importanti figure del santuario, come il Vescovo di Tarbes e Lourdes, monsignor Jacques Perrier; padre Patrick-Louis Desprez, cappellano generale; il dottor Patrick Theillier, direttore medico, Gabriel Barbry, ex responsabile dell'accoglienza; Philippe Tardy-Joubert, coordinatore della Conferenza dell'Ospitalità Internazionale; padre Raymond Zambelli, rettore; Pierre Adias, direttore di comunicazione, e numerosi cappellani, volontari e altri ancora.
Queste affascinanti interviste mi hanno permesso di presentare un punto di vista unico del santuario oggi e della sua importanza per il futuro. In particolare, ho potuto analizzare per i miei lettori il complesso processo di autenticazione dei miracoli di Lourdes, la potente conversione spirituale che ha luogo ogni giorno nei confessionali, come testimoniano i cappellani, la rete ineguagliabile di volontari del santuario e l'effetto notevole su tutti i pellegrini, i ricordi personali dei testimoni delle storiche visite di Papa Giovanni Paolo II a Lourdes, come il santuario sia qualificato e preparato per contribuire agli sforzi della Chiesa universale per evangelizzare il mondo.
In quali false idee sul santuario si è imbattuta nel corso delle sue ricerche per scrivere questo libro?
Ficocelli: Ci sono dei cattolici che vorrebbero catalogare Lourdes come una “spiritualità pre-Vaticano II” - in altre parole, qualcosa di pittoresco e che forse sa di superstizione, ma che in realtà non ha rilevanza per il mondo moderno.
Ho constatato che niente potrebbe essere più lontano dalla realtà. La mia esperienza al momento di effettuare le ricerche e di scrivere questo libro mi ha convinto del fatto che Lourdes è un importante centro del cattolicesimo, un luogo in cui la nostra fede è viva, vibrante e attraente per le persone di ogni età, stile di vita e anche credo religioso.
Ad esempio, se la propria idea di Lourdes è quella di un luogo per piccole signore anziane che sgranano rosari, si rimarrà sorpresi dalla presenza dei giovani che visitano il santuario e vi lavorano. Lourdes è una calamita per i giovani di tutto il mondo. Si possono davvero identificare con Bernadette Soubirous, che al momento delle apparizioni aveva 14 anni.
Bernadette è un'icona per i giovani cattolici, che possono essere anche strumenti potenti per cambiare il mondo quando dicono “sì” a Dio. I giovani non solo sono i benvenuti nel santuario, ma sono anche necessari, perché molti degli incarichi come volontari richiedono la forza fisica, il vigore e l'esuberanza tipici dei giovani.
In secondo luogo, Lourdes non è un fenomeno meramente cattolico. E' certo che la gran parte dei pellegrini è di fede cattolica, ma il santuario attira anche protestanti, musulmani e buddisti – anche lo stesso Dalai Lama –, che considerano Lourdes un importante centro spirituale per il mondo odierno. Si sa che giungono al santuario anche persone atee, la maggior parte per curiosità, per cercare di comprendere la potente forza d'attrazione esercitata dai luoghi di questo tipo. Molte persone si sono convertite in seguito alla loro esperienza positiva a Lourdes.
Lourdes ha infine una grande importanza non solo per l'attualità, ma anche per il futuro della nostra Chiesa. Non è, insiste monsignor Jacques Perrier, un museo storico per commemorare un evento del passato, ma un santuario vivo che continua a condurre la gente verso una spiritualità più profonda. E' per questo che ho lavorato intensamente con i leader delle organizzazioni di pellegrinaggi di tutta Europa per discernere le aree specifiche in cui Lourdes può offrire alla Chiesa universale idee ed esperienza. Queste aree includono la missione della Chiesa con i malati, gli handicappati, i giovani, la pace, Maria, la promozione dell'Eucaristia, il servizio al prossimo, agli emarginati, alle Nazioni, l'unità dei cristiani e il dialogo interreligioso.
Sembra ci siano state delle conversazioni per proporre una nuovo modo di giudicare i miracoli che si verificano nel santuario. Può spiegarci meglio?
Ficocelli: Da quando hanno avuto luogo le apparizioni, 150 anni fa, milioni di persone hanno visitato Lourdes. Generazioni di persone hanno dato credito ai risultati miracolosi del santuario e delle sue acque guaritrici. Però se si guarda al numero dei miracoli approvati dalla Chiesa, si vede una storia diversa. Sono solamente 67. Come mai così pochi?
Secondo il dottor Patrick Theillier, Direttore medico a Lourdes, questa disparità è il risultato di tre fattori. In primo luogo, i criteri utilizzati per valutare i miracoli – gli stessi criteri utilizzati oggi per dichiarare autentici i miracoli nel processo canonico – furono stabiliti nel 1734. Questi criteri escludono le guarigioni spirituali e psicologiche, poiché non possono essere misurate da un punto di vista scientifico. Ciò elimina automaticamente un significativo numero di guarigioni a Lourdes
In secondo luogo, non tutti i pellegrini che guariscono improvvisamente si sottopongono al lungo e intenso processo di esame richiesto per l'autenticazione della guarigione – o alla pubblicità che normalmente l'accompagna. Ci si attende, per esempio, che colui che è guarito inspiegabilmente torni all'ufficio medico di Lourdes alcune volte nel corso di cinque o più anni per provare che la guarigione è avvenuta in maniera permanente. Questo semplicemente non è possibile per tute le persone, specialmente per quelle che vengono da molto lontano.
In terzo luogo, il processo richiede il consenso e la cooperazione del personale medico di origine dell'individuo e, cosa più importante, del suo Vescovo. In alcune occasioni, medici e Vescovi non vogliono o non possono farsi coinvolgere in questi temi. Secondo il dottor Theillier, ci sono più di 7.000 dossier riguardanti guarigioni scientificamente inspiegabili nell'archivio dell'uficio medico ai quali mancano alcuni requisiti che gli consentano di arrivare alla fase finale prima di essere considerati miracolosi.
Affinché Lordes possa presentare al mondo una immagine più equilibrata di ciò che avviene attualmetne nel santuario, il Vescovo e il direttore medico hanno fatto appello a Roma. La loro intenzione non è quella di cambiare il modo in cui la Chiesa riconosce l'autenticità dei miracoli. Cercano, per meglio dire, di creare una nuova categoria di “guarigioni autentiche”.
La nuova categoria non ridurrà in alcun modo il rigore del processo di valutazione. Continuerà ad essere necessario l'accertamento medico della grave situazione della persona e del cambiamento occorso in maniera inspiegabile dal punto di vista scientifico. Verrà offerta, tuttavia, per la prima volta la possibilità di valutare i benefici spirituali delle guarigioni e permetterà alle persone di testimoniare la loro guarigione e conversione spirituale nelle loro parrocchie, una prassi attulmente non approvata dalla Chiesa.
Un altro importante passo è che Lourdes, attraverso il suo Comitato Medico Internazionale che si riunisce annualmente a Parigi, sta riflettendo seriamente di considerare anche le guarigioni legate a infermità psicologiche e mentali, e sul modo di valutarle e presentarle.
[Adattamento di Mirko Testa. Traduzione di Roberta Sciamplicotti]
Un tempo propizio per ritornare a Dio
Il Direttore de “L'Osservatore Romano” sul viaggio in Francia del Papa
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito l'editoriale di Gian Maria Vian apparso su “L'Osservatore Romano” (15-16 settembre 2008) a commento della recente visita del Papa in Francia, in occasione dei 150 anni delle apparizioni della Vergine a Lourdes.
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Benedetto xvi è convinto che i tempi sono propizi per un ritorno a Dio, e il suo viaggio in Francia è stata una nuova occasione per ripetere questa sua convinzione. Ai cattolici, in primo luogo, ma, al di là dei confini visibili della Chiesa, anche agli altri cristiani, ai credenti di religioni diverse, a quanti non si riconoscono in alcuna di esse. E questa fiducia il Papa ha ripetuto sin dal suo arrivo a Parigi, e poi nei giorni che ha trascorso a Lourdes, secondo elemento di questo dittico francese. E qui ha detto di essere venuto come un pellegrino tra i tanti, tantissimi che vi si affollano in questo anno che celebra il secolo e mezzo di uno dei fenomeni più toccanti della modernità di Maria. A mostrare l'urgenza di Dio che dal cuore dell'Ottocento ha poi attraversato tutti i drammi e le tragedie della contemporaneità novecentesca e resta un segno, forse trascurato dalla disattenzione mediatica ma non per questo meno reale, per chi sa guardare al di là delle apparenze.
E non è stato certo un caso che proprio qui — dove, in modo speciale, la più alta tra le creature persuade donne e uomini innumerevoli a rivolgere il loro cuore a Dio, come Benedetto xvi ha sottolineato nelle sue meditazioni e omelie, nelle quali ha parlato in modo nuovo del tema della luce o del sorriso di Maria — il vescovo di Roma abbia voluto incontrare i vescovi di Francia, per incoraggiare il loro servizio, certo non facile, ai cattolici e a tutto il Paese. Dimostrando di condividere le loro preoccupazioni, assunte in nome di Cristo stesso: per la trasmissione della fede, per le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, per la liturgia che non deve essere segno di divisione o di frattura con la tradizione autentica, per il sostegno alla famiglia finalizzato senza esclusività al bene dell'intera società, per una nuova collaborazione con la comunità politica grazie anche alla disponibilità coraggiosa e cordiale dimostrata dal presidente francese con l'insistenza sulla «laicità positiva», per approfondire infine la conoscenza e il confronto con gli altri credenti.
Proprio la conferma di questa apertura nei confronti dei cristiani di altre confessioni e delle diverse religioni è stato un segno non appariscente ma importante di questo viaggio francese, grazie anche alla partecipazione di molti non cattolici e non cristiani a diversi momenti della visita papale. In questo senso, rilevanti sono stati l'incontro con alcuni rappresentanti della comunità ebraica (la più numerosa d'Europa) — durante il quale il Papa ha confermato, in continuità con l'insegnamento di Pio xi e con l'opera di Pio xii, il legame con l'ebraismo e il rifiuto radicale dell'antisemitismo — e il discorso al mondo della cultura, alla presenza anche di autorevoli esponenti musulmani, dove Benedetto xvi ha ribadito, grazie a un testo che resterà fondamentale, la dimensione profondamente umana, e quindi la necessità, della ricerca di Dio.
Nel sessantesimo dello sbarco in Normandia Joseph Ratzinger aveva partecipato, come decano del collegio cardinalizio, alle solenni celebrazioni della liberazione della Francia. Tornato oggi come Romano Pontefice in un Paese al quale si sente particolarmente legato, ha voluto affermare senza timidezze che è venuto il momento di operare in vista di una vera liberazione spirituale. Con una consegna che Benedetto xvi lascia ai cattolici e a tutti i cittadini francesi, ma che è rivolta a ogni donna e uomo del nostro tempo. Un tempo propizio per ritornare a Dio.
g. m. v
Discorso del Papa all'aeroporto di Tarbes-Lourdes-Pyrénées
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso pronunciato questo lunedì da Benedetto XVI in occasione della cerimonia di congedo all'aeroporto di Tarbes-Lourdes-Pyrénées prima di far ritorno a Roma.
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Signor Primo Ministro,
cari Fratelli Cardinali e Vescovi,
Autorità civili e politiche presenti,
Signore, Signori!
Nel momento di lasciare – non senza rincrescimento – il suolo di Francia, vi sono molto grato per essere venuti a salutarmi, offrendomi così l’occasione di esprimere ancora una volta quanto questo viaggio nel vostro Paese abbia rallegrato il mio cuore. Attraverso di Lei, Signor Primo Ministro, saluto il Signor Presidente della Repubblica e tutti i membri del Governo, così come le Autorità civili e militari, che non hanno risparmiato gli sforzi per contribuire al regolare svolgimento di queste giornate di grazia. Desidero esprimere la mia sincera gratitudine ai miei Fratelli nell’Episcopato, al Cardinal Vingt-Trois e a Mons. Perrier in particolare, così come a tutti i membri e al personale della Conferenza dei Vescovi di Francia. È cosa buona ritrovarsi tra fratelli. Ringrazio anche calorosamente i Signori Sindaci e i Consigli comunali di Parigi e di Lourdes. Non dimentico le Forze dell’Ordine e gli innumerevoli volontari che hanno messo a disposizione il loro tempo e la loro competenza. Tutti hanno lavorato con dedizione e slancio per la buona riuscita dei miei quattro giorni nel vostro Paese. Grazie di cuore. Il mio viaggio è stato come un dittico, il cui primo pannello è stata Parigi, città che io conosco piuttosto bene e luogo di molteplici incontri importanti. Ho avuto l’opportunità di celebrare l’Eucaristia nel contesto prestigioso della Spianata degli Invalidi.
Vi ho incontrato un popolo vivo di fedeli, fieri e forti della loro fede, che sono venuto ad incoraggiare perché perseverino decisamente nel vivere gli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa. Ho potuto anche celebrare i Vespri con i sacerdoti, con i religiosi e le religiose e con i seminaristi. Ho voluto confermarli nella loro vocazione al servizio di Dio e del prossimo. Ho passato pure un momento, troppo breve ma veramente intenso, con i giovani sul sagrato di Notre-Dame. Il loro entusiasmo e il loro affetto mi sono di conforto. Come non ricordare anche il prestigioso incontro con il mondo della cultura presso l’Institut de France e i Bernardins? Come sapete, io ritengo che la cultura e i suoi interpreti siano un tramite privilegiato nel dialogo tra la fede e la ragione, tra Dio e l’uomo. Il secondo pannello del dittico è stato un luogo emblematico, che attira ed affascina ogni credente: Lourdes è come una luce nell’oscurità del nostro brancolare verso Dio. Maria vi ha aperto una porta verso un al-di-là che ci interroga e ci seduce. Maria, porta caeli ! Mi sono messo alla sua scuola durante questi tre giorni. Il Papa aveva il dovere di venire a Lourdes per celebrarvi il 150° anniversario delle Apparizioni. Davanti alla Grotta di Massabielle ho pregato per tutti voi.
Ho pregato per la Chiesa. Ho pregato per la Francia e per il mondo. Le due Eucaristie celebrate a Lourdes mi hanno permesso di unirmi ai fedeli pellegrini. Divenuto uno di loro, ho seguito l’insieme delle quattro tappe del cammino del Giubileo, visitando la chiesa parrocchiale, poi il cachot e la Grotta, e infine la cappella dell’Ospizio. Ho anche pregato con e per i malati che vengono a cercare sollievo fisico e speranza spirituale. Dio non li dimentica, e la Chiesa neppure. Come ogni fedele in pellegrinaggio, ho voluto partecipare alla processione “aux flambeaux” e alla processione eucaristica. Esse fanno salire verso Dio suppliche e lodi. Lourdes è anche il luogo in cui si incontrano regolarmente i Vescovi di Francia per pregare insieme e per celebrare l’Eucaristia, riflettere e scambiarsi idee sulla loro missione di pastori. Ho voluto condividere con loro la mia convinzione che i tempi siano favorevoli a un ritorno a Dio. Signor Primo Ministro, Fratelli Vescovi e cari amici, che Dio benedica la Francia! Che sul suo suolo regni l’armonia e il progresso umano e che la Chiesa vi sia come lievito nella pasta per indicare con saggezza e senza timore, secondo il suo dovere, chi è Dio! È giunto il momento di lasciarvi. Potrò tornare ancora nel vostro bel Paese? Ne ho il desiderio, un desiderio tuttavia che affido a Dio. Da Roma vi resterò vicino e quando sosterò davanti alla riproduzione della Grotta di Lourdes, che da oltre un secolo si trova nei Giardini Vaticani, penserò a voi. Che Dio vi benedica! Grazie!
[Traduzione del testo in francese distribuita dalla Santa Sede. Aggiunte a braccio a cura di ZENIT
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana]
Omelia di Benedetto XVI nella Messa con i malati a Lourdes
Maria con il suo sorriso mostra la dignità che mai li abbandona
LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l'omelia pronunciata questo lunedì da Benedetto XVI nel presiedere la Santa Mesa con i malati nel piazzale del Rosario di Lourdes.
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Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari malati, cari accompagnatori e infermieri,
cari fratelli e sorelle!
Abbiamo celebrato ieri la Croce di Cristo, strumento della nostra salvezza, che ci rivela in pienezza la misericordia del nostro Dio. La Croce è, in effetti, il luogo in cui si manifesta in modo perfetto la compassione di Dio per il nostro mondo. Oggi, celebrando la memoria della Beata Vergine Addolorata, contempliamo Maria che condivide la compassione del Figlio per i peccatori. Come affermava san Bernardo, la Madre di Cristo è entrata nella Passione del Figlio mediante la sua
compassione (cfr Omelia per la Domenica nell’Ottava dell’Assunzione). Ai piedi della Croce si realizza la profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr Lc 2,35) dal supplizio inflitto all’Innocente, nato dalla sua carne. Come Gesù ha pianto (cfr Gv 11,35), così anche Maria ha certamente pianto davanti al corpo torturato del Figlio. La sua riservatezza, tuttavia, ci impedisce di misurare l’abisso del suo dolore; la profondità di questa afflizione è soltanto suggerita dal simbolo tradizionale delle sette spade. Come per il suo Figlio Gesù, è possibile affermare che questa sofferenza ha portato anche lei alla perfezione (cfr Eb 2, 10), così da renderla capace di accogliere la nuova missione spirituale che il Figlio le affida immediatamente prima di “emettere lo spirito” (cfr Gv 19,30): divenire la Madre di Cristo nelle sue membra. In quest’ora, attraverso la figura del discepolo amato, Gesù presenta ciascuno dei suoi discepoli alla Madre dicendole: “Ecco tuo figlio” (cfr Gv 19, 26-27).
Maria è oggi nella gioia e nella gloria della Risurrezione. Le lacrime versate ai piedi della Croce si sono trasformate in un sorriso che nulla ormai spegnerà, pur rimanendo intatta la sua compassione materna verso di noi. L’intervento soccorrevole della Vergine Maria nel corso della storia lo attesta e non cessa di suscitare verso di lei, nel Popolo di Dio, una confidenza incrollabile: la preghiera del Memorare (“Ricordati”) esprime molto bene questo sentimento. Maria ama ciascuno dei suoi figli, concentrando in particolare la sua attenzione su coloro che, come il Figlio suo nell’ora della Passione, sono in preda alla sofferenza; li ama semplicemente perché sono suoi figli, secondo la volontà di Cristo sulla Croce. Il Salmista, intravedendo da lontano questo legame materno che unisce la Madre di Cristo e il popolo credente, profetizza a riguardo della Vergine Maria: “i più ricchi del popolo cercheranno il tuo sorriso” (Sal 44,13). Così, sollecitati dalla Parola ispirata della Scrittura, i cristiani da sempre hanno cercato il sorriso di Nostra Signora, quel sorriso che gli artisti, nel Medioevo, hanno saputo così prodigiosamente rappresentare e valorizzare. Questo sorriso di Maria è per tutti: esso tuttavia si indirizza in modo speciale verso coloro che soffrono, affinché in esso possano trovare conforto e sollievo.
Cercare il sorriso di Maria non è questione di sentimentalismo devoto o antiquato; è piuttosto la giusta espressione della relazione viva e profondamente umana che ci lega a Colei che Cristo ci ha donato come Madre. Desiderare di contemplare questo sorriso della Vergine non è affatto un lasciarsi dominare da una immaginazione incontrollata. La Scrittura stessa ci svela tale sorriso sulle labbra di Maria quando ella canta il Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore” (Lc 1,46-47). Quando la Vergine Maria rende grazie al Signore, ci prende a suoi testimoni. Maria condivide, come per anticipazione, con i futuri figli che siamo noi la gioia che abita nel suo cuore, affinché tale gioia diventi anche nostra. Ogni proclamazione del Magnificat fa di noi dei testimoni del suo sorriso. Qui a Lourdes, nel corso dell’apparizione del 3 marzo 1858, Bernadette contemplò in maniera del tutto speciale questo sorriso di Maria. Fu questa la prima risposta che la Bella Signora diede alla giovane veggente che voleva conoscere la sua identità. Prima di presentarsi a lei, qualche giorno dopo, come “l’Immacolata Concezione”, Maria le fece conoscere innanzitutto il suo sorriso, quasi fosse questa la porta d’accesso più appropriata alla rivelazione del suo mistero. Nel sorriso della più eminente fra tutte le creature, a noi rivolta, si riflette la nostra dignità di figli di Dio, una dignità che non abbandona mai chi è malato. Quel sorriso, vero riflesso della tenerezza di Dio, è la sorgente di una speranza invincibile. Lo sappiamo purtroppo: la sofferenza prolungata rompe gli equilibri meglio consolidati di una vita, scuote le più ferme certezze della fiducia e giunge a volte a far addirittura disperare del senso e del valore della vita. Vi sono combattimenti che l’uomo non può sostenere da solo, senza l’aiuto della grazia divina. Quando la parola non sa più trovare espressioni adeguate, s’afferma il bisogno di una presenza amorevole: cerchiamo allora la vicinanza non soltanto di coloro che condividono il nostro stesso sangue o che ci sono legati con i vincoli dell’amicizia, ma la vicinanza anche di coloro che ci sono intimi per il legame della fede. Chi potrebbe esserci più intimo di Cristo e della sua santa Madre, l’Immacolata? Più di chiunque altro, essi sono capaci di comprenderci e di cogliere la durezza del combattimento ingaggiato contro il male e la sofferenza. La Lettera agli Ebrei afferma, a proposito di Cristo, che egli non è incapace di “compatire le nostre debolezze, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa”(Eb 4,15).Vorrei dire, umilmente, a coloro che soffrono e a coloro che lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: volgetevi a Maria! Nel sorriso della Vergine si trova misteriosamente nascosta la forza per proseguire il combattimento contro la malattia e in favore della vita. Presso di lei si trova ugualmente la grazia di accettare senza paura né amarezza il congedo da questo mondo, nell’ora voluta da Dio.
Quanto era giusta l’intuizione di quella bella figura spirituale francese che fu Dom Jean-Baptiste Chautard, il quale ne L’anima di ogni apostolato proponeva al cristiano fervoroso frequenti “incontri di sguardo con la Vergine Maria” ! Sì, cercare il sorriso della Vergine Maria non è un pio infantilismo; è l’ispirazione, dice il Salmo 44, di coloro che sono “i più ricchi del popolo”(v. 13). “I più ricchi”, s’intende, nell’ordine della fede, coloro che hanno la maturità spirituale più elevata e sanno per questo riconoscere la loro debolezza e la loro povertà davanti a Dio. In quella manifestazione molto semplice di tenerezza che è il sorriso, percepiamo che la nostra unica ricchezza è l’amore che Dio ha per noi e che passa attraverso il cuore di colei che è diventata nostra Madre. Cercare questo sorriso significa innanzitutto cogliere la gratuità dell’amore; significa pure saper suscitare questo sorriso col nostro impegno di vivere secondo la parola del suo Figlio diletto, così come il bambino cerca di suscitare il sorriso della madre facendo ciò che a lei piace. E noi sappiamo ciò che piace a Maria grazie alle parole che lei stessa rivolse ai servi di Cana: “Fate quello che vi dirà” (cfr Gv 2,5).
Il sorriso di Maria è una sorgente di acqua viva. “Chi crede in me, ha detto Gesù, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38). Maria è colei che ha creduto e, dal suo seno, sono sgorgati fiumi d’acqua viva che vengono ad irrigare la storia degli uomini. La sorgente indicata, qui a Lourdes, da Maria a Bernadette è l’umile segno di questa realtà spirituale. Dal suo cuore di credente e di madre sgorga un’acqua viva che purifica e guarisce. Immergendosi nelle piscine di Lourdes, quanti sono coloro che hanno scoperto e sperimentato la dolce maternità della Vergine Maria, attaccandosi a lei per meglio attaccarsi al Signore! Nella sequenza liturgica di questa festa della Beata Vergine Addolorata, Maria è onorata sotto il titolo di “Fons amoris”, “Sorgente d’amore”. Dal cuore di Maria scaturisce, in effetti, un amore gratuito che suscita una risposta filiale, chiamata ad affinarsi senza posa. Come ogni madre, e meglio di ogni madre, Maria è l’educatrice dell’amore. E’ per questo che tanti malati vengono qui, a Lourdes, per dissetarsi a questa “Sorgente d’amore” e per lasciarsi condurre all’unica sorgente della salvezza, il Figlio suo, Gesù Salvatore. Cristo dispensa la sua salvezza attraverso i Sacramenti e, in modo speciale, alle persone che soffrono di malattie o che sono portatrici di un handicap, attraverso la grazia dell’Unzione degli infermi. Per ciascuno la sofferenza è sempre una straniera. La sua presenza non è mai addomesticabile. Per questo è difficile sopportarla, e più difficile ancora – come hanno fatto certi grandi testimoni della santità di Cristo – accoglierla come parte integrante della propria vocazione, o accettare, secondo l’espressione di Bernadette, di “tutto soffrire in silenzio per piacere a Gesù” Per poter dire ciò è necessario aver già percorso un lungo cammino in unione con Gesù. In compenso, è possibile già subito rimettersi alla misericordia di Dio così come essa si manifesta mediante la grazia del Sacramento dei malati. Bernadette stessa, nel corso di un’esistenza spesso segnata dalla malattia, ricevette questo Sacramento quattro volte. La grazia propria del Sacramento consiste nell’accogliere in sé Cristo medico. Cristo tuttavia non è medico alla maniera del mondo. Per guarirci, egli non resta fuori della sofferenza che si sperimenta; la allevia venendo ad abitare in colui che è colpito dalla malattia, per sopportarla e viverla con lui. La presenza di Cristo viene a rompere l’isolamento che il dolore provoca. L’uomo non porta più da solo la sua prova ma, in quanto membro sofferente di Cristo, viene conformato a Lui che si offre al Padre, e in Lui partecipa al parto della nuova creazione.
Senza l’aiuto del Signore, il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante. Nel ricevere il Sacramento dei malati, noi non desideriamo portare altro giogo che quello di Cristo, forti della promessa che Egli ci ha fatto, che cioè il suo giogo sarà facile da portare e il suo peso leggero (cfr Mt 11,30). Invito le persone che riceveranno l’Unzione dei malati nel corso di questa Messa a entrare in una simile speranza. Il Concilio Vaticano II ha presentato Maria come la figura nella quale è riassunto tutto il mistero della Chiesa (cfr LG, 63-65). La sua vicenda personale ripropone il profilo della Chiesa, che è invitata ad essere attenta quanto lei alle persone che soffrono. Rivolgo un saluto affettuoso ai componenti del Servizio sanitario e infermieristico, come pure a tutte le persone che, a titoli diversi, negli ospedali e in altre istituzioni, contribuiscono alla cura dei malati con competenza e generosità. Ugualmente al personale di accoglienza, ai barellieri e agli accompagnatori che, provenendo da tutte le diocesi di Francia ed anche da più lontano, si prodigano lungo tutto l’anno intorno ai malati che vengono in pellegrinaggio a Lourdes, vorrei dire quanto il loro servizio è prezioso. Essi sono le braccia della Chiesa, umile serva. Desidero infine incoraggiare coloro che, in nome della loro fede, accolgono e visitano i malati, in particolare nelle cappellanie degli ospedali, nelle parrocchie o, come qui, nei santuari. Possiate sentire sempre in questa importante e delicata missione il sostegno efficace e fraterno delle vostre comunità! E, in questo senso, saluto e ringrazio in modo particolare anche i miei Fratelli nell'Episcopato, i Vescovi francesi, i Vescovi stranieri e i sacerdoti, poiché tutti loro sono accompagnatori dei malati e degli uomini nella sofferenza di questo mondo. Grazie per il vostro servizio al Signore che soffre! Il servizio di carità che voi rendete è un servizio mariano. Maria vi affida il suo sorriso, affinché diventiate voi stessi, nella fedeltà al Figlio suo, sorgenti di acqua viva. Quello che voi fate, lo fate a nome della Chiesa, di cui Maria è l’immagine più pura. Possiate voi portare il suo sorriso a tutti!
Concludendo, desidero unirmi alla preghiera dei pellegrini e dei malati e riprendere insieme con voi uno stralcio della preghiera a Maria per la celebrazione di questo Giubileo: “Poiché tu sei il sorriso di Dio, il riflesso della luce di Cristo, la dimora dello Spirito Santo, poiché tu hai scelto Bernadette nella sua miseria, tu che sei la stella del mattino, la porta del cielo e la prima creatura risorta, Nostra Signora di Lourdes”, con i nostri fratelli e le nostre sorelle i cui cuori e i cui corpi sono dolenti, noi ti preghiamo!
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