Buon viaggio Benedetto! - I viaggi apostolici del Papa

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, ..., 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, [33], 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51
+PetaloNero+
00lunedì 4 agosto 2008 20:41
Savona: la mostra fotografica del Papa si chiude il 9 agosto


Durerà fino a sabato 9 agosto, un giorno in più rispetto a quanto inizialmente stabilito, la mostra con le migliori foto della visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di Savona-Noli. Dal lunedì al sabato, dalle ore 18.30 alle ore 21.30 nei locali del futuro museo diocesano (piazza Vescovato), sarà possibile vedere le 150 immagini presentate sui 26 display digitali che individuano il percorso principale della mostra, oltre a numerosi oggetti relativi alla storica giornata del 17 maggio.

Le immagini fotografiche sono presentate su display fotografici digitali che individuano il percorso principale della mostra. Ogni display ripropone, con una serie di 5 o 6 fotografie che si susseguono in successione ogni cinque secondi, un momento particolare della visita, per un totale di 26 postazioni multimediali che, tappa dopo tappa, rievocano la storica giornata savonese: l’allestimento di Piazza del Popolo, l’arrivo del Pontefice al Santuario, la preghiera rivolta alla Madonna di Misericordia e il dono della prestigiosa Rosa d’Oro, l’arrivo in Piazza del Popolo, la celebrazione dell’Eucarestia, il saluto alla Piazza, la visita in Vescovado, la partenza verso Genova e lo smontaggio dell’allestimento del palco cerimoniale.

La narrazione è integrata da alcune gigantografie (2 metri per 2 metri e mezzo) che sottolineano i momenti più intensi della giornata: la Madonna di Misericordia con la Rosa d’oro, un particolare del Pontefice e della cassa processionale della Madonna di Misericordia, l’arrivo del santo Padre in piazza del Popolo tra i fedeli esultanti, il tappeto floreale realizzato dal Circolo Giovane Ranzi e il Crocifisso della confraternita di san Bartolomeo di Varazze. La mostra si conclude con la proiezione del video-documentario del 17 maggio: “Diario di un evento” realizzato da Primocanale con la collaborazione del Centro televisivo vaticano. Nel corso della cerimonia d’inaugurazione della mostra sono stati ufficialmente presentati il cofanetto video della giornata Savonese e il volume commemorativo della visita del Pontefice a Savona e Genova, inoltre sono state definite le date per il Pellegrinaggio a Roma, il 6, 7, e 8 ottobre prossimi, che prevede la possibilità di partecipare all’udienza del Santo Padre. Durante gli orari di apertura al pubblico si potranno ritirare, con un’offerta, il dvd e il volume, oltre che prenotarsi per il pellegrinaggio a Roma.

Questo il programma del viaggio a Roma. Lunedì 6 ottobre sarà dedicato alla visita della Basilica delle Tre Fontane, luogo, secondo la tradizione, del martirio di san Paolo, e alla Basilica di San Paolo fuori le mura, dove verrà celebrata una Messa per i pellegrini. Il giorno seguente è prevista la visita ai Giardini Vaticani e ad alcuni luoghi della città di Roma. Mercoledì 8 ottobre, infine, avverrà l’incontro con Benedetto XVI in piazza san Pietro. Lo stesso giorno chi lo desidera potrà visitare i Musei Vaticani e la Cappella Sistina; tale opzione dovrà essere segnalata al momento dell’iscrizione al pellegrinaggio. Conclusa la mostra, ci si potrà iscrivere per il pellegrinaggio presso la Curia diocesana (non nei giorni dal 14 al 24 agosto, per chiusura estiva). La quota d’iscrizione si aggira tra i 250 e i 300 euro, tutto compreso eccetto il pranzo del lunedì e la cena del mercoledì. Si consiglia di segnalare le adesioni di massima entro la fine di agosto.



f.r.

www.savonanews.it
+PetaloNero+
00lunedì 4 agosto 2008 20:42
PAPA: PRIMA GITA COSI' SEGRETA CHE NESSUNO SE NE ACCORGE
dell'inviata Elisa Pinna

BRESSANONE - Il Papa, dopo una settimana di volontaria clausura nel Seminario di Bressanone, ha dribblato ieri tutti con una gita improvvisata, subito dopo l'Angelus e il pranzo, a Sant'Andrea, una manciata di case appollaiate sulla montagna e un cimitero dove è sepolto un suo amico missionario, Anton Agreiter, morto nel 2003. Una beffa per i cronisti, i fotografi e i tanti curiosi che da giorni - in pratica da quando il pontefice era arrivato lo scorso 28 luglio - aspettavano un'uscita pubblica del Pontefice.

Una beffa anche per gli abitanti di Sant'Andrea, che ieri - nella stragrande maggioranza - non si sono nemmeno accorti dell'arrivo del pontefice e della sua sosta, quasi mezz'ora, nel complesso dell'antica chiesa locale, un misto di stile romanico e rinascimentale, circondata dalle tombe dei suoi parrocchiani, da prati di un verde luccicante, da campi di granturco e da un tripudio di gerani, begonie, rose. Nemmeno il parroco era presente: padre Ernest Jorg, mai e poi mai immaginando una visita del pontefice, aveva deciso di andare in vacanza proprio in questi giorni. Sembra che l'escursione sia stata decisa sul momento, vista la bella giornata e anche approfittando del fatto che il Papa aveva già parlato in pubblico dalla Cattedrale di Bressanone per l'Angelus. Gli appetiti dei giornalisti e dei fedeli erano stati già soddisfatti. Così, il piccolo corteo pontificio si é inerpicato verso la montagna. Tra i boschi, il Papa e il fratello Georg hanno fatto una breve passeggiata. Poi si sono recati insieme al cimitero di Sant'Andrea. Tra i pochi testimoni della visita, la signora Margit Jocher, che abita di fronte alla chiesa. "Ho visto le macchine scure fermarsi proprio qui davanti: il Papa e il fratello sono scesi e si sono diretti verso la tomba di Anton Agreider, un prete missionario del paesino, morto nel 2003 e molto amico dei Ratzinger".

Qualcuno ha tentato di avvicinarsi al pontefice, ma la sicurezza ha fatto passare solo alcuni bambini. Tra di loro, anche i figli della signora Margit, Johanna e Mathias, che col Papa hanno scambiato qualche battuta sulle vacanze. Poi, il segretario di Benedetto XVI, don George Genswein, ha regalato loro il classico rosario del pontificato. Con l'amaro in bocca sono rimasti molti altri; "non ci siamo resi conto di niente", ammettono al ristorante e all'albergo locali. "Ho saputo solo oggi che il Papa è venuto proprio qui; mi sarebbe tanto piaciuto vederlo", si lamenta un'anziana signora intenta a innaffiare i fiori del cimitero. Domani, intanto, Benedetto XVI ha in programma un'altra gita, stavolta annunciata pubblicamente: la meta è Oies, in Val Badia, dove Ratzinger, nel pomeriggio, visiterà la casa natale di San Giuseppe Freinademetz, unico santo altoatesino e missionario in Cina.

Torna così, dopo l'Angelus di ieri e nel panorama maestoso delle montagne alpine, il tema e il rapporto con il grande Paese asiatico, uno dei fili conduttori del pontificato di Benedetto XVI e, a quanto pare, anche uno dei pensieri che accompagnano il Papa in queste vacanze estive. Di Cina ha parlato, tra altri argomenti, anche con il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, che ha trascorso con lui la giornata a Bressanone ed è rientrato in serata a Roma. "La Cina oramai è aperta", ha detto il porporato ai giornalisti, in riferimento ai giochi olimpici. "E' una cosa bella; speriamo che le Olimpiadi comincino bene, che si svolgano bene e che siano occasione di accogliere tutti. E che vinca il migliore", ha aggiunto.

www.ansa.it
Paparatzifan
00lunedì 4 agosto 2008 22:06
Dal blog di Lella...

Sul treno dei fedeli «Noi con il pontefice a Bressanone per difendere la Chiesa»

«È orgoglio cattolico»

BRESSANONE

Chiaro. Preciso. Non ci sono scale di grigio. C'è bianco e c'è nero. «Dice dove devono andare i cattolici».
Questa, in estrema sintesi, la descrizione del Ratzinger Papa. Queste, in estrema sintesi, le ragioni per cui i pellegrini, i fedeli trentini incontrati ieri, hanno voluto andare a Bressanone. «Benedetto XVI - racconta convinta Monica Zanella , 25 anni di Dimaro, laureanda in ingegneria civile - ci indica la via. Ci dice che dobbiamo essere orgogliosamente cristiani».
Ma non c'è il rischio di alzare muri? «Può darsi. I cristiani non sono mai stati persone qualunque. Il cristianesimo è sempre emerso rispetto alla rimanenza delle altre religioni.
Io ho avuto modo di leggere testi di Ratzinger prima che diventasse Papa. Poi è stato eletto e ne sono stata felice. Lui piace per la sua semplicità, per il suo modo di trasmettere la fede a tutte le persone».
Monica e gli altri pellegrini li abbiamo incontrati su uno dei treni speciali che ieri hanno coperto la tratta Trento-Bressanone. Nella cittadina dell'Alto Adige, dopo il pontificale solenne, il pontefice ha recitato l'Angelus. La gente si è attrezzata con ombrelli e sedie pieghevoli. Le più attrezzate sono Anna e Patrizia Faccenda di Lavis, che sul convoglio viaggiano con la mamma, Graziella Todeschi .
«Perché siamo qui? Beh, perché siamo cattoliche - ci dice quest'ultima - e i cattolici seguono il Papa. La Chiesa non ha mai insegnato a fare del male. Dalle sue parole c'è solo da imparare». «Io nel 2000 - dice Anna - ero a Tor Vergata. L'altro Papa era un trascinatore, ma anche questo adesso comincia a piacere». Giovanni Ceschi ed Elisabetta Ambrogetti operano nel consiglio pastorale della parrocchia dei Solteri. «L'elezione di Ratzinger, dopo il pontificato di Wojtyla - dice lui - è stata provvidenziale. In questa fase così difficile della nostra società, ci vuole qualcuno che dia un'impostazione precisa».
«Essendo attivi in parrocchia - racconta lei, che del consiglio pastorale è è la presidente - abbiamo pensato che per noi era due volte doveroso assistere all'Angelus». Dicono che Benedetto XVI ha una capacità comunicativa insospettata.
«Questo papa - commenta Elisabetta - richiama all'austerità. Invita alla severità dei costumi. Non posso dire di essere sempre d'accordo. Penso che si possa essere più flessibili. Detto questo, creo però che in questo momento storico ci sia bisogno di un pastore fatto così». Massimiliano Baroni , 30 anni, e Serena Zomer si sposeranno a ottobre. Assieme ieri erano a Bressanone per ascoltare il messaggio del Papa. «Lui ha idee molto chiare e noi cerchiamo di rimanere al passo», racconta la futura sposa. «Per la nostra regione è un orgoglio averlo come ospite. Questa terra rischia di andare alla deriva: non si rispettano più le tradizioni cattoliche».
Entusiasta anche il fratello, Francesco Baroni , che sta studiando per diventare pilota di elicottero: «È bello potere fare nostro il messaggio del Papa». Nel gruppo di fedeli c'è anche Suor Maria Salesia , che di cognome fa Emanuelli. «Faccio parte delle Missionarie di Gesù eterno sacerdote. Lo scriva. Lo scriva che è pubblicità vocazionale», ci dice. «Il Papa ci apre davvero alla cattolicità, che è una realtà meravigliosa». Perché si va ad ascoltare l'Angelus? «Per fede. Seguire Gesù non è obbligatorio, ma chi lo segue viene riempito di gioia». «È un piacere leggere i libri di questo papa - dice Manuela Dalbosco di Avio -. Ci fa scoprire le sacre scritture. Ci avvicina alle sacre scritture». Il marito, Giuseppe Emanuelli , dice che la gente si è fatta un'idea sbagliata di Joseph Ratzinger: «Dall'alto della sua autorevolezza, è molto umile. Non è così intransigente come lo ha definito la stampa. È chiaro, perché chiaro deve essere il messaggio della Chiesa». Secondo Elide Cappelletti i cattolici «sono andati oltre l'apparenza di uomo freddo»: «Mio nipote lo ha visto da vicino: si è emozionato e gli sono venute le lacrime agli occhi». In stazione fermiamo Alfonsina Viola , con Luisa Zeni e Ardiana Cekay . Ci dicono che «la gente non crede più a niente», che «la famiglia è allo sfacelo», che «i ragazzi vengono tirati su dalla televisione» e che «solo la Chiesa indica la via giusta». A.Tom.

© Copyright L'Adige, 4 agosto 2008


+PetaloNero+
00martedì 5 agosto 2008 01:07
PAPA: A BRESSANONE LUNGO COLLOQUIO CON CARD. BERTONE

Citta' del Vaticano, 4 ago. (Adnkronos) - Lungo colloquio stamani a Bressanone tra Benedetto XVI e il cardinale Tarcisio Bertone. ''I problemi della Chiesa naturalmente vanno avanti, non si fermano nel tempo estivo. Quindi, un incontro di aggiornamento sulle questioni piu' urgenti con il cardinale segretario di Stato era importante, perche' erano praticamente un paio di settimane che non si aveva un incontro ampio tra il Papa e il segretario di Stato'', racconta il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi alla Radio Vaticana. ''Quello di stamattina - aggiunge - e' stato un incontro lungo: sono stati insieme quasi due ore. Non so se nel pomeriggio ci sara' ancora qualche ulteriore integrazione, ma penso che l'essenziale lo abbiano potuto gia' trattare questa mattina''.




Papa: domani visita casa beato Freinademetz, missionario in Cina

Roma, 4 ago (Velino) - Domani, 5 agosto, Benedetto XVI sarà a Oies, piccolo paese della Val Badia, per visitare la casa natale di Giuseppe Freinademetz (1852-1908). Il Papa arriverà verso le 16.30: visiterà la casa del santo e la chiesa, consacrata al missionario che ha svolto la sua missione in Cina. Giuseppe Freinademetz partì per la Cina nell’aprile del 1879. Aveva compiuto da poco 27 anni. Il suo servizio missionario, durato quasi 29 anni fu un servizio di totale dedicazione al popolo cinese. Morì nella sua missione in Cina e non ritornò mai in Europa. La vita e l’attività di Giuseppe Freinademetz coincidono con “l’età dell’oro” del colonialismo europeo e l’attività missionaria era coinvolta in una visione colonialista. La missione non aveva tracciato una linea chiara di distinzione tra la cultura europea e il messaggio evangelico, e questo a lungo andare fu dannoso per la missione della Chiesa. Non esisteva ancora il concetto di “inculturazione” della fede, nonostante Matteo Ricci qualche secolo prima sia stato in un certo senso pioniere di questa sensibilità. Fatto sta che dall’Europa i missionari partivano per andare a insegnare agli ignoranti, a illuminare i popoli immersi nelle tenebre dell’errore e sottomessi al potere del demonio. L’obiettivo era predicare il Vangelo e battezzare per salvare anime; inoltre, i missionari erano convinti di essere portatori di civiltà per gente in ritardo sui tempi.

Quello che avvenne in Giuseppe Freinademetz fu un processo di profonda trasformazione interiore proprio nella direzione degli ideali richiamati dal concetto di inculturazione. Con il passare degli anni il “tirolese” degli inizi lasciò il posto a un Giuseppe Freinademetz “cinese”. La sua trasformazione interiore si produsse gradualmente, a partire dall’inserimento nel lavoro missionario concreto nello Shantung. Era il 1881. Lo Shantung fu il primo territorio di missione che la Santa Sede affidò alla giovane congregazione del Verbo Divino, fondata sei anni prima dal Beato Arnold Janssen a Steyl, villaggio di frontiera tra l’Olanda e la Germania. Una delle qualità eminenti di Giuseppe fu la sua estrema bontà. Fu questo amore alla gente che gli permise di cambiare opinione circa il popolo cinese. Affermava che non poteva essere un buon missionario chi non nutriva un profondo amore alla gente. Nel 1884 scrive: “I cinesi sono un popolo intelligente, di buone capacità, anche i semplici contadini sanno esprimersi come fossero dottori... in molte cose superano gli europei. Qualche anno più tardi scriverà: “I cinesi sono un popolo meraviglioso che possiede eccellenti qualità e virtù”. In altra occasione dichiarava: “Io amo la Cina e la sua gente e vorrei morire mille volte per loro... Voglio restare cinese anche in Paradiso”.

Giuseppe fu la guida spirituale della missione dello Shantung, fu vicario del vescovo quando questi doveva rientrare in Europa, fu l’organizzatore di molte comunità cristiane su tutto il territorio, fu superiore religioso della Congregazione per molti anni. La sua morte è stata causata prima di tutto dalla sua dedizione senza risparmio al lavoro missionario. Sul finire del 1907 la missione venne colpita dal tifo. Nel prodigarsi per gli ammalati anche Giuseppe contrasse questa malattia. Morì il 28 gennaio, raccomandando al superiore della casa di farsi premura degli ammalati, perché - ribadì - “siamo venuti per servire”. Nella Giornata missionaria mondiale dell’Anno Santo 1975 Paolo VI beatificò Giuseppe Freinademetz, presentandolo alla chiesa intera come modello da seguire e patrono da invocare. Il Papa sottolineò in quell’occasione l’importanza della Cina per il mondo e per la missione della Chiesa. Del resto non è possibile parlare di Giuseppe Freinademetz senza vederlo in relazione con il destino del cristianesimo nella grande nazione cinese.
+PetaloNero+
00martedì 5 agosto 2008 15:10
Domani, l'incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti a Bressanone: al centro degli insegnamenti del Papa sul sacerdozio, l'amicizia dei presbiteri con Dio


Uno degli attesi appuntamenti pubblici di Benedetto XVI in Alto Adige è l’incontro di domani con i sacerdoti nella cattedrale di Bressanone. Sul sacerdozio, il Santo Padre ha più volte ribadito che si tratta di un servizio a Dio e all’umanità. Il prete - ha affermato il 7 maggio 2006 durante la Messa per l’ordinazione di nuovi sacerdoti - è “un amico intimo di Dio” e “un esperto di umanità” che segue ciascuno di noi “fin nei nostri deserti e nelle nostre confusioni”. Torniamo su alcuni insegnamenti di Benedetto XVI sul sacerdozio nel servizio di Amedeo Lomonaco:

Sul ministero sacerdotale, il Santo Padre in varie occasioni ha sottolineato come i presbiteri, “ambasciatori per Cristo” e “servitori dell’uomo”, debbano essere “strumento dell’amore misericordioso di Dio”. Nell’incontro del 13 maggio 2005 del vescovo di Roma con il clero della diocesi romana, il Papa fa notare come questo ministero non possa essere il prodotto di capacità personali:

“Questo vale per l’amministrazione dei Sacramenti, ma vale anche per il servizio della Parola: siamo mandati non ad annunciare noi stessi o nostre opinioni personali, ma il mistero di Cristo e, in Lui, la misura del vero umanesimo”.

Nella Messa Crismale, presieduta dal Papa il 13 aprile del 2006, Benedetto XVI ricorda il significato profondo dell’essere sacerdote: “Diventare amico di Gesù Cristo” attingendo alle fonti da cui trarre vigore spirituale e umano, l’Eucaristia quotidiana e l’adorazione:

“Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di preghiera. Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”.

Incontrando il clero polacco il 25 maggio del 2006, Benedetto XVI invita “ad essere sacerdoti autentici”, capaci di coltivare “un’autentica paternità spirituale”. In un mondo in cui c'è tanto rumore, tanto smarrimento – aggiunge il Papa in quell’occasione - “c’è bisogno dell'adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell’Ostia”:

“Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”.

Nell’incontro con il clero del Cadore, il 24 luglio del 2007, il Papa esorta alla preghiera: “Senza una relazione personale con Dio – afferma Benedetto XVI - tutto il resto non può funzionare”, perché non si può realmente portare Dio se non si vive una relazione profonda con il Signore. Ma in questa relazione – spiega il Santo Padre – non sono escluse dimensioni legate all’esperienza terrena:

“Non possiamo sempre vivere nella meditazione alta, forse un Santo nell’ultimo gradino del suo cammino terrestre può arrivare a questo punto, ma normalmente viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo. Ambedue le cose ci sono date dal Signore e quindi amare le cose umane, amare le bellezze della sua terra non solo è molto umano, ma è anche molto cristiano e proprio cattolico”.

Nella Messa Crismale del 20 marzo 2008, Benedetto XVI sottolinea infine come i sacerdoti siano chiamati a tenere sveglio il mondo per Dio: non annuncino mai se stessi né si inventino una Chiesa come la vorrebbero – afferma il Papa - ma siano servi di tutti nella verità e nell’amore:

“Il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene”.

L’incontro di domani con i sacerdoti, nel Duomo di Bressanone, sarà accompagnato dalla ricchezza di una straordinaria figura: quella di San Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il “Santo curato d’Ars” e patrono del clero, di cui la Chiesa ha festeggiato ieri la memoria liturgica. Al centro della sua vita ha posto la Parola di Dio, i Sacramenti e la grande compassione per le sofferenze e le miserie dell’umanità. Così scriveva San Giovanni Maria Vianney:

(musica)

“Questo è il bel compito dell’uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, questa è la felicità dell’uomo sulla terra. La preghiera nient’altro è che l’unione con Dio. In questa unione intima, Dio e l’anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare”.

(musica)




Il Papa oggi pomeriggio in Val Badia per rendere omaggio a San Giuseppe Freinademetz, missionario in terra cinese. Il commento di padre Federico Lombardi


I fedeli della Val Badia si apprestano ad abbracciare Benedetto XVI, che oggi pomeriggio, intorno alle ore 17, si recherà nella frazione di Oies per rendere omaggio ad uno suo figlio illustre: San Giuseppe Freinademetz, missionario in terra cinese nel XIX secolo. Si tratta della prima visita ufficiale in terra altoatesina, da quando il Papa è arrivato lunedì 28 luglio per un periodo di riposo di due settimane. L’importanza di questa visita e della figura del Santo viene spiegata dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a Bressanone da Alessandro Gisotti:

R. – Freinademetz è il grande Santo dei tempi moderni di questa terra. I cattolici sono molto fieri di questa figura perché partendo da qui, dalla terra montana delle Dolomiti, da un piccolissimo paese, è riuscito ad andare lontano, a portare la Parola di Dio addirittura nel grande Paese della Cina. Ha fatto un cammino spirituale profondo, sia dal punto di vista della virtù, ma anche dal punto di vista culturale, cioè superando la infinita distanza che c’è tra la cultura delle montagne del Sudtirolo e la Cina.

D. – I fedeli potranno partecipare all’evento?

R. – Sì: la cosa bella è che essendo stato annunciato con un certo anticipo, diventa un evento non solo per la devozione privata del Santo Padre, ma per la popolazione del luogo. Il Papa atterrerà in elicottero a monte della casa natale di Freinademetz che si trova in un piccolo borgo, nella frazione Oies del comune di Badia. Poi, il Papa uscendo da questa piccola casa tipica di questa terra, entrerà in una chiesa abbastanza ampia vicino alla casa natale del Santo. In questa chiesa certamente ci sarà un ampio numero di persone ad accoglierlo. Il Papa, se desidera, potrà dire alcune parole nella chiesa che possono essere ascoltate anche nei dintorni. Quindi, un evento breve di durata, semplice, ma che certamente sarà una grande festa per la Val Badìa.

D. – Dopo l’augurio all’Angelus per le Olimpiadi di Pechino, ora l’omaggio ad un missionario così legato alla terra cinese. La Cina è molto presente nei pensieri del Santo Padre, anche in un periodo di riposo, come questo…

R. – La Cina è presente alla Chiesa universale. Quello cinese è un popolo talmente importante per l’umanità intera e quindi anche per l’annuncio della Parola del Signore che la Chiesa continuamente ha il suo cuore rivolto verso la Cina e così pure il Santo Padre. Effettivamente, poi, la figura di Freinademetz è molto importante: ha fatto il suo cammino di conoscenza e di apprezzamento della cultura cinese tanto da essere estremamente amato dai cinesi e quindi credo che sia una figura molto significativa proprio della possibilità di comprendersi, di dialogare, di portare un messaggio spirituale alla Cina nel pieno rispetto della cultura straordinaria di questo grande Paese.


www.radiovaticana.org
+PetaloNero+
00martedì 5 agosto 2008 15:23
Pechino 2008, la stampa riporta le parole del Papa

5 agosto 2008 - L'omaggio alla Cina di papa Benedetto XVI per la buona riuscita delle Olimpiadi di Pechino (8-24 agosto) è stato riportato dalla stampa locale. In un breve articolo intitolato "Il Papa di Roma agura successo alle Olimpiadi", il quotidiano di Pechino Xinjing Bao riporta le parole del Santo Padre: "Auspico che lo sport sia ancora una volta simbolo di amore e di pace fra tutti i popoli". "Durante una preghiera in Italia, papa Benedetto XVI ha ricordato l'importanza di questo evento. Ha fatto i suoi migliori auguri agli organizzatori dei Giochi e agli atleti". Il quotidiano ha infine ricordato che lo scorso maggio Papa Benedetto XVI ha ospitato in Città del Vaticano un concerto dell'Orchestra filarmonica di Pechino. (Ansa)


Paparatzifan
00martedì 5 agosto 2008 16:55
Dal blog di Lella...

Il Papa: «Il Concilio, merito sovrumano di Paolo VI»

Da Bressanone l’omaggio a Montini trent’anni dopo la morte

FRANCA GIANSOLDATI

dal nostro inviato

BRESSANONE

Se da cardinale Joseph Ratzinger non lesinava qualche piccola critica a Paolo VI per avere proibito l’uso del vecchio messale («fu una rottura senza precedenti nella storia della liturgia»), da Papa si commuove, esaltandone la lungimiranza oltre che la grandezza umana, intellettuale e spirituale.
Se non fosse stato per Montini il Concilio Vaticano II, «l’intuizione del beato Giovanni XXIII, rischiava di non prendere forma».
Fu un «indimenticabile pontefice» che grazie alla «coraggiosa e feconda azione pastorale» seppe tener fermo il timone della barca di Pietro durante il periodo post-conciliare: anni piuttosto agitati per via dei venti della contestazione sessantottina che soffiavano persino all’interno della Chiesa.
Davanti al duomo barocco di una Bressanone in festa, orgogliosissima di poter dare il benvenuto a Ratzinger stavolta non più da cardinale ma da Successore di Pietro, Benedetto XVI ha omaggiato il suo predecessore nel trentesimo anniversario della morte, avvenuta il 6 agosto 1978, tratteggiando un profilo di santità.
«Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-concilio». Cosa non da poco, realizzata grazie alle «spiccate doti di intelligenza ed al suo amore appassionato per la Chiesa e l’uomo». Richiamando alla memoria il celebre discorso conclusivo della terza sessione del Concilio, col quale Paolo VI ha proclamò la Vergine a «Madre della Chiesa», Papa Ratzinger non ha mancato di esaltare la «testimonianza di santità di questo grande pontefice». La gente non smetteva di applaudire prima, durante e dopo l’Angelus, recitato ovviamente in latino, così come in latino era la scritta su un enorme poster collocato sulla facciata di uno dei palazzi antichi della cittadina: «Bressanone saluta e acclama il Vicario di Cristo».
Moltissime le bandiere bianche e gialle, tanti gli schuetzen negli abiti tradizionali, numerosi i gruppi parrocchiali arrivati dalle valli vicine. Folklore e fede mescolati, a testimonianza che il cattolicesimo nelle valli tirolesi è profondamente radicato. Tra i novemila pellegrini c’era anche una signora proveniente dalle Hawaii, vestita con un abito verde sgargiante. Sorpreso per la presenza di una persona arrivata da tanto lontano, il Papa l’ha voluta salutare privatamente, assieme ad una decina di ammalati in carrozzella, nel cortile interno del duomo.
Dopo avere trascorso le vacanze in Val d’Aosta, il primo anno da Papa, e poi a Lorenzago di Cadore l’anno successivo, stavolta ha potuto scegliere Bressanone per riposarsi.
Un luogo a lui molto caro dove veniva con la sorella Maria e il fratello don Georg. Il seminario vescovile è tornato a spalancargli le porte. Papa Ratzinger ha preso dimora nella stessa stanza in cui ha villeggiato per anni, con la differenza che si è fatto portare un pianoforte per suonare col fratello il pomeriggio. Da quando è arrivato non è ancora uscito. Trascorre le giornate alla scrivania, dilettandosi negli amati studi. Padre Lombardi ha spiegato che sta scrivendo la seconda parte del libro su «Gesù di Nazaret» e sta preparando i discorsi del viaggio che compirà in Francia a settembre.
Si alza alle 6 del mattino, celebra col fratello e il segretario don Georg la messa, fa colazione, guarda un po’ i giornali e poi si mette a scrivere e studiare. Di pomeriggio, sempre in compagnia del fratello, si concede piccole passeggiate nel parco del seminario. Forse martedì prossimo uscirà dal palazzo per una visita alle montagne circostanti.
«Il Papa si trova benissimo e si intrattiene molto con il fratello». Vacanze super riposanti, dunque, dove può respirare un’atmosfera familiare. «Ritrovarsi di nuovo nei luoghi del passato, lo aiuta e lo rallegra tanto», ha fatto sapere un sacerdote suo amico. La felicità del resto gliela si leggeva in volto, quando si è affacciato a mezzogiorno. Ai pellegrini ha voluto affidare un pensiero di gioia: «Il sole, l'aria, l'acqua, le bellezze naturali, l'amore, l'amicizia, la vita stessa, tutte queste cose, non possono essere comprate, ma essere solo essere ricevute in regalo».

© Copyright Il Messaggero, 4 agosto 2008


Paparatzifan
00martedì 5 agosto 2008 16:56
Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 05/08/2008 16.55:


Il Papa: «Il Concilio, merito sovrumano di Paolo VI»

Da Bressanone l’omaggio a Montini trent’anni dopo la morte

FRANCA GIANSOLDATI

Tra i novemila pellegrini c’era anche una signora proveniente dalle Hawaii, vestita con un abito verde sgargiante. Sorpreso per la presenza di una persona arrivata da tanto lontano, il Papa l’ha voluta salutare privatamente, assieme ad una decina di ammalati in carrozzella, nel cortile interno del duomo.

© Copyright Il Messaggero, 4 agosto 2008





Cosa non si fa per papino! [SM=g27821] [SM=g27822]



Paparatzifan
00martedì 5 agosto 2008 17:01
Dal blog di Lella...

I sacerdoti Don Agostini, don Malacarne e don Speccher al primo Angelus

«No all'indice di gradimento per il Papa»

BRESSANONE

Di sicuro, nell'immaginario collettivo, del pontificato precedente rimane il bisogno della gente di avere un contatto diretto. E poi c'e il multilinguismo. Ma tutti i trentini che abbiamo incontrato ieri ci hanno detto che non si può e non si deve confrontare Ratzinger con Wojtyla.
«La forza di un Papa - dice don Lamberto Agostini , da poco rientrato dalla Gmg d'Australia - non è l'indice di gradimento.

Nell'epoca delle fotocopiatrici, del "tutto uguale" Benedetto XVI si distingue, pur nella continuità del messaggio evangelico. Voi non sapete quanti giovani sono attratti dal suo messaggio.
Tanti sono documentati: leggono i suoi libri e seguono con attenzione le sue omelie».

Sulla stessa linea don Ambrogio Malacarne : «Con il Papa c'è la possibilità di capire qual è il pensiero della Chiesa. Sulla visione cristiana della famiglia, ad esempio, c'è ancora tanta ignoranza. Lui fa chiarezza. Ci aiuta a ricordare che i cattolici hanno una marcia in più, non in meno, come invece qualcuno crede».

Don Carlo Speccher , a capo del centro missionario, ieri ha seguito l'Angelus davanti al maxischermo dell'Acquarena. Con lui uno studente del Ciad (dove lui è stato missionario), Nestor Noudjimondrea, iscritto a Sociologia a Trento, e Barbara Kupiec, studentessa di Lettere a Cracovia.

«Non siamo riusciti a prenotare i biglietti, perché abbiamo deciso di venire a Bressanone all'ultimo momento». «Ciò che conta - commenta - non è tanto l'uomo-Papa, ma il suo messaggio: Cristo al centro».

© Copyright L'Adige, 4 agosto 2008


Paparatzifan
00martedì 5 agosto 2008 17:07
Dal blog di Lella...

I pellegrini

È devota a Ratzinger e sicuramente molto documentata. Si chiama Monica Zanella. Ha letto i libri dell'attuale Papa, quando Papa non era ancora. «Benedetto ci dice che dobbiamo essere orgogliosamente cristiani». «I cristiani - aggiunge - non sono mai stati persone qualunque. Il cristianesimo è sempre emerso rispetto alla rimanenza delle altre religioni». «Si va a vedere il Papa per curiosità, ma soprattutto per fede». Nel parcheggio, dove ieri è stato collocato un maxischermo con la diretta Rai della messa e dell'Angelus, abbiamo incontrato don Carlo Speccher, a capo del centro missionario dell'arcidiocesi di Trento. Con lui c'erano uno studente del Ciad (dove lui è stato missionario), Nestor Noudjimondrea, iscritto a Sociologia a Trento, e Barbara Kupiec, studentessa di Lettere a Cracovia. «Era importante venire dal Papa. Ma ciò che conta è il messaggio». Non hanno fatto troppa fatica ad alzarsi presto ieri mattina perché «andare ad ascoltare Benedetto XVI, così vicino a Trento, era doveroso». Parliamo di tre donne - Ardiana Cekay, Alfonsina Viola e Luisa Zeni - che ieri hanno potuto vedere da vicino il pontefice. «Questo - dice la signora Alfonsina - è un periodo molto difficile per la nostra società. C'è tanto sconforto e poca fede. C'è sempre bisogno di un messaggio di speranza e la Chiesa, il Papa, ci dà speranza».

© Copyright L'Adige, 4 agosto 2008


«Aiutate don Sandro»

dall'inviato BRESSANONE

Diamone atto. Al tavolo - attorno al quale sedeva Papa Ratzinger, i cardinali Sepe e Bagnasco, il vescovo Egger e parte della curia altoatesina - sarebbe stato più comodo discettare solo di Cristianesimo in Europa, di Cina, di ambiente e bellezza del Creato (che tra l'altro nell'industrializzata Pechino viene messo a dura prova). Diamone atto. L'argomento - la storia drammatica di un prete trentino, agli arresti con l'accusa infamante di pedofilia - non era dei più facili da affrontare.
L'arcivescovo di Trento - invitato, a sorpresa, a pranzare con il pontefice a Bressanone - ieri a Benedetto XVI ha parlato di don Sandro De Pretis, dal 28 ottobre privato della sua libertà dal regime di Gibuti. Forte anche del lavoro svolto dal direttore di Vita Trentina don Ivan Maffeis - che lo scorso autunno ha avviato una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica e la politica - Bressan ha chiesto l'intervento della diplomazia vaticana per porre fine al dramma del sacerdote.
L'arcivescovo ha accennato alla questione subito dopo l'Angelus, sull'altare. «Ho chiesto la benedizione del Santo Padre sulla nostra diocesi - racconta - chiedendogli una preghiera particolare per don Sandro. Il Papa è rimasto visibilmente colpito nell'apprendere che un nostro sacerdote vive una situazione di profonda ingiustizia da così tanti mesi. Ha assicurato la sua condivisione e il suo ricordo, invitandomi ad inviare il dossier alla Segreteria di Stato». Il dossier al quale si riferisce l'arcivescovo è fatto di sessanta pagine: contiene il reportage e gli articoli pubblicati dal settimanale diocesano Vita Trentina, con una cronologia ragionata degli avvenimenti, l'appello pubblicato sul sito internet www.vitatrentina.it, molti attestati di solidarietà (5.218 sono le firme di adesione all'appello per la liberazione di don De Pretis; in febbraio sono state consegnate al presidente Napolitano), qualche lettera filtrata dal carcere dello stesso don Sandro, fino alle interrogazioni presentate al parlamento italiano e a quello europeo e quindi ai passi compiuti dalla Farnesina.
Completa il dossier anche una rassegna stampa, che raccoglie alcuni articoli dei media locali (l'Adige, Trentino, Corriere del Trentino, Rai3 Regione, Rttr, Tca, Radio Studio Sette, Rtt, Radio Dolomiti), nazionale e internazionale (Radio Vaticana, Sir, Unimondo, Nigrizia, Misna, Fides, Korazym.org, Avvenire, Corriere della Sera, Libero). «Confidiamo che anche il passo compiuto con il Santo Padre - conclude l'arcivescovo - avvicini la conclusione di questa ingiusta vicenda. In questi mesi le accuse che erano state mosse al nostro missionario sono cadute una sull'altra, confermando che il procedimento a suo carico serve unicamente a dilazionare altri processi, rispetto ai quali egli è assolutamente estraneo». In gennaio era stato don Maffeis a parlare di complotto e soprattutto a fare il nome del «mandante»: il presidente della Repubblica di Gibuti, Ismail Omar Guelleh.
Ha spiegato che don De Pretis è vittima di un disegno per proteggere il regime di Gibuti dove, nel 1995, il magistrato cattolico Bernard Borrel - che stava indagando sul traffico di armi tra la Francia e lo stato africano - venne trovato in un dirupo. Il corpo era bruciato. Si parlò di suicidio (le autorità dissero che era coinvolto in giri pedofili), ma recentemente il governo francese si è impegnato per conoscere i dettagli della vicenda. «L'arresto di don Sandro - aveva detto don Maffeis all'Adige - è una reazione alla presa di posizione della Francia. Gibuti non accetta che venga messa in discussione la teoria del suicidio: si vuole dimostrare che nel paese c'era un grosso problema di pedofilia cattolica. E così si è messo in galera il prete missionario - l'unico presente anche nel 1995 - e si è giocato sulla stessa accusa di pedofilia». «Esorto la comunità trentina - ha detto ieri l'arcivescovo - a continuare a ricordare con affetto don Sandro, in attesa di poterlo riabbracciare in questa sua terra come anche di rivederlo poi ripartire, se tale continuerà ad essere il suo desiderio, per l'Africa». Intanto dall'Africa non arrivano notizie. A.Tom.

© Copyright L'Adige, 4 agosto 2008


+PetaloNero+
00martedì 5 agosto 2008 19:51
DALLA VAL BADIA
Benedetto XVI: "La Cina si apra al Vangelo"
"La fede non è un'alienazione per nessuna cultura e per nessun popolo"




Oies (Bolzano), 5 agosto 2008 - E' "importante" che la Cina "si apra al Vangelo", secondo il Papa. Benedetto XVI ha visitato la casa natale di San Giuseppe Freinademetz (1852-1908), in Val Badia, per 30 anni missionario in Cina. Un'occasione, per Benedetto XVI, per tornare ad auspicare la diffusione del Cristianesimo in Cina. "Ringraziamo il Signore che ci ha dato questo grande santo che ci mostra la strada della vita e un segno per il futuro della Chiesa", ha detto Papa Ratzinger rivolgendosi alle centinaia di pellegrini accorso a vederlo.



"E' un santo di grandissima attualità", ha proseguito il Papa, "perché sappiamo che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica e nella vita delle idee. E' importante - ha scandito il Papa - che questo grande Continente si apra al Vangelo. San Giuseppe Freinademetz - ha proseguito Benedetto XVI - ci mostra che la fede non è un'alienazione per nessuna cultura e per nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo e non vengono distrutte dal Signore ma, anzi, vengono alla loro maturità".



Il Papa ha poi ricordato che il santo altoatesino "non solo voleva vivere e morire come un cinese, ma rimanere cinese anche nel cielo. Era identificato con questo popolo e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede in Gesù Cristo".


quotidianonet.ilsole24ore.com




PAPA: LA CINA DIVENTA SEMPRE PIU' IMPORTANTE NELLA VITA POLITICA

(ASCA) - Badia, 5 ago - ''Ringraziamo il Signore che ci ha dato questo grande santo, il quale ci mostra la strada della vita ed e' anche un segno per il futuro della Chiesa''. Lo ha detto Benedetto XVI ad Oies, in comune di Badia, dove ha visitato la casa natale di San Giuseppe Freinademetz, missionario verbita in Cina, diventando cinese tra i cinesi.

''Sappiamo - ha aggiunto il pontefice - che la Cina diventa sempre piu' importante nella vita politica, economica ed anche nella vita delle idee''.

''E' importante - ha sottolineato - che questo grande continente si apra al Vangelo''. ''San Giuseppe Freinademetz - ha proseguito Benedetto XVI - ci mostra che la fede non e' un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo, perche' tutte le culture aspettano Cristo e non vanno distrutte''.

''Nel Signore raggiungono la loro maturita'. San Giuseppe Freinademetz - ha detto - voleva non solo vivere e morire come un cinese, ma anche nel cielo rimanere cinese''.

''Cosi' si era veramente identificato con questo popolo - ha concluso il Papa - e con la certezza che questo popolo si aprira' alla fede di Cristo''.


Paparatzifan
00mercoledì 6 agosto 2008 19:22
Dal blog di Lella...

Il giorno della gioia ladina nel paese del Santo

Le voci e le storie del popolo di Benedetto. Che dice: «Grazie della vostra pazienza»

ALDO DE PELLEGRIN

OIES.

Un bagno di folla. Paziente, emozionata, attenta, sensibile e plaudente. Papa Benedetto ha chiamato e la val Badia ha risposto così al Pontefice che per la sua prima uscita pubbica dal Seminario Maggiore di Bressanone - domenica ce n’era stata una, segreta, a Sant’Andrea - ha scelto proprio la terra e la casa del Santo ladino Öjop Freinademtz. Una visita che oggi appare forse scontata, considerando il centenario della morte del Santo e il suo essere il primo santo ladino ed altoatesino della storia della Chiesa, ma anche una visita che la popolazione ladina ha fortemente voluto e pregato che avvenisse, orgogliosa del suo Santo e della sua passione religiosa.
Ed il miracolo, se così si può chiamare la visita di un Papa al paese natale di un santo, è avvenuto. In un pomeriggio caldo e soleggiato il Santo Padre ha visitato il santuario più amato della val Badia, la casa natale di san Giuseppe Freinademetz e la piccola basilica che le è sorta accanto, dove la croce di Cristo è tracciata dalla luce che filtra attraverso la parete, con a destra la statua della vergine Maria e a sinistra quella del santo. Il Papa ha chiamato e la val Badia e con essa l’intera comunità cattolica ha risposto. Claudia è una ragazza di San Vigilio di Marebbe, assiepata fra la folla: «È un’emozione unica, incredibile. Il Pontefice è passato e sono riuscita a dargli la mano: una sensazione che mi ha lasciato senza parole.
È un buon Papa, con un sorriso aperto e simpatico».
Anche una mamma, che non vuol fare il suo nome, racconta volentieri la sua sensazione: «Quando si è avvicinato a me ed al mio bambino il cuore ha iniziato a battere a cento all’ora. Mi sembrava di tremare tutta. Gli ho porto il bimbo e lui lo ha accarezzato con un sorriso. Un momento che non dimenticherò mai».
Fra i fedeli c’è anche un poliziotto in borghese. Non è in servizio ma non ha voluto mancare alla visita del Papa: «Per il mio lavoro - racconta - sono stato a contatto con diverse persone importanti. Questo però è un evento che ti tocca da vicino. Ti tocca dentro. Non avevo mai dato la mano ad un Papa e non so se mi capiterà ancora. Questo sarà un ricordo che porterò con me per tutta la vita».
La folla che ha accolto il Papa era variegata. C’erano famiglie ma anche gruppi organizzati di Cl dal nord Italia, turisti incuriositi dall’evento e fedeli che si sono fatti centinaia di chilometri per assistervi, c’erano stranieri e c’erano badioti.
La loro lunga attesa non è andata delusa e lo stesso Papa, alla fine del suo intervento in chiesa, al momento dei saluti, si è rivolto a loro: «Grazie per la vostra presenza e la vostra pazienza, so che avete aspettato qui a lungo. Che Dio vi benedica». Parole accolte da lunghi applausi e cori affettuosi.
La val Badia, orgogliosa del suo Santo, da ieri potrà anche andare orgogliosa della visita del Pontefice ma al tempo stesso anche dell’accoglienza che essa ha saputo tributargli, senza clamore ma con la discrezione e l’interiorità che è caratteristica delle genti di montagna.

© Copyright Alto Adige, 6 agosto 2008


Paparatzifan
00mercoledì 6 agosto 2008 19:25
Dal blog di Lella...

L’appello del Papa: la Cina si apra al Vangelo

ELISA PINNA

Oies. Dalle montagne dell'Alto Adige, papa Benedetto XVI lancia il suo messaggio più forte alla Cina.
«Occorre che questo grande continente si apra al Vangelo. La fede non è un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo». Anzi, in Cristo, «le civiltà giungono alla loro maturità».
Non è un luogo qualunque quello scelto da Ratzinger per rivolgere il suo nuovo appello alle autorità di Pechino, proprio alla vigilia di Olimpiadi che si preannunciano importanti e delicate, non solo e non tanto per il loro aspetto sportivo. Ad Oies, in provincia di Bolzano, una manciata di case abbarbicate sulle montagne della Val Badia, nacque, nell'Ottocento, Giuseppe Freinademetz, un giovane prete verbita (ordine religioso tedesco), che nel 1879 lasciò per sempre al sua famiglia e la sua terra per approdare ad Hong Kong e vivere «da cinese tra i cinesi». Fu un missionario controcorrente, in un'epoca in cui l'evangelizzazione si coniugava spesso con il colonialismo.
Prima di morire di tifo, nel 1908, scrisse ai suoi amici: «Anche in paradiso voglio rimanere cinese». Proprio Oies, culla di san Giuseppe Freinademetz, è stata scelta da Benedetto XVI per la sua prima visita ufficiale. Giunto in elicottero, si è fermato per circa un'ora nella casa natale del missionario, santificato da Giovanni Paolo II nel 2003.

Quattro-cinquemila persone hanno accolto l'arrivo del Papa, lo hanno applaudito, festeggiato. Benedetto XVI ha baciato centinaia di bambini, ha ricevuto in omaggio infiniti mazzi di fiori, ha stretto la mano a famiglie ed anziani che si erano arrampicati fino a questo borgo a piedi.

Ma il momento centrale della sua visita è stato nella chiesa dedicata alla memoria di quel sacerdote che, anche nei ritratti, con la sua barbetta a punta e il suo cappello tondo, sembra un cinese. «Ringraziamo il Signore - ha detto il Papa, nella chiesa stipata all'inverosimile - che ci ha dato questo grande santo. San Giuseppe Freinademetz ci mostra la strada della vita ed è anche un segno per il futuro della Chiesa. È un santo di grandissima attualità.

Sappiamo che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica ed anche nella vita delle idee». «È importante - ha scandito il Pontefice esplicitando un pensiero che ha poi ripreso nella dedica che ha scritto nel registro dei visitatori - che questo grande continente si apra al Vangelo. La fede non è un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo, perchè tutte le culture aspettano Cristo».

«Nel Signore - ha continuato - raggiungono la loro maturità». Rivolgendo lo sguardo verso l'immagine del missionario, il Papa ha ricordato come «san Giuseppe voleva non solo vivere e morire come un cinese, ma anche nel cielo rimanere un cinese». «Così - ha concluso - si era veramente identificato con questo popolo e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede in Gesù Cristo». Tra gli applausi, i cori e le note di una banda di Badia, Benedetto XVI, accompagnato in questa gita dal fratello Georg, è poi salito in macchina per raggiungere un vicino spiazzo, da cui è ripartito in elicottero alla volta di Bressanone. Già due giorni fa il Papa aveva auspicato che le Olimpiadi in Cina dimostrino al mondo «rispetto della comune dignità» e siano di «esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze». Aveva quindi augurato «al Paese ospitante», agli organizzatori e agli atleti, che ognuno sappia incarnare il «genuino spirito olimpico».

© Copyright Il Mattino, 6 agosto 2008


Paparatzifan
00mercoledì 6 agosto 2008 20:58
Dal blog di Lella...

A tu per tu col Papa: «Che emozione»

Il racconto «dietro le quinte» del canonico don Carlo Milesi

L’INCONTRO In sacrestia, prima di entrare in piazza

BRESSANONE.

«Il momento più emozionante? Vedere il Papa commosso incontrare un bambino malato».

Don Carlo Milesi, canonico in lingua italiana del Duomo cittadino, ha trascorso gli ultimi minuti non pubblici del Santo Padre, da quando è entrato nel chiostro a quando è entrato in piazza. E racconta un «dietro le quinte» che descrive un Papa umano, ed un monsignore emozionato.

Don Carlo, che effetto le ha fatto trovarsi faccia a faccia con il Santo Padre?

È stato emozionante, non capita tutti i giorni. Eravamo circa una dozzina di canonici, e lo stavamo attendendo in semicerchio nell’entrata laterale del Duomo. Alle 11,45 è entrato, e si è fermato dinanzi all’inginocchiatoio sotto l’altare del Santissimo. Poi ci ha raggiunto, e don Ivo ci ha presentati uno ad uno.

Si ricordava di lei, dai tempi in cui era cardinale ed arrivava a Bressanone?

Sinceramente non l’ho capito: sono stato presentato come il canonico di lingua italiana, e nonostante ciò mi sono rivolto spontaneamente al Pontefice in tedesco. In quel momento lui ha sorriso, e mi ha risposto in italiano: un fatto che mi ha spiazzato, tanto che non riesco a ricordare che cosa mi abbia detto. Poi grazie alla sua pacatezza, ci siamo rilassati un po’ tutti.

Poi cosa avete fatto?

Ci hanno donato un rosario e lui si è diretto verso la sacrestia. Lì ha incontrato Albert Lechner, che lavora come sacrestano da 53 anni. Questi non si aspettava di incontrarlo, e si vedeva, ma il Papa ha avuto delle parole anche per lui. Il suo commento è stato “Io questa sacrestia la conosco da tantissimi anni”.

Si è fermato a pregare?

Visto che era in anticipo sui tempi, si è seduto sul primo banco del presbiterio e si è intrattenuto con il decano e don Muser. Hanno parlato in maniera informale, di tutto.

A parte l’incontro in prima persona con il Santo Padre, che cosa le è rimasto della giornata?

Ho visto un Pontefice umano, capace di commuoversi di fronte ad un bambino malato, quello affetto da leucemia che ha salutato al termine dell’Angelus. E poi ho apprezzato il discorso che ha fatto sulla convivenza: ha tentato di aprire uno spiraglio verso la Cina, dove la Chiesa è clandestina, e a tale proposito ha chiesto agli atleti di lanciare un messaggio di pace. Mi ha emozionato, anche perché in diocesi lavoriamo per costruire una pacifica convivenza fra i gruppi linguistici. Lo facciamo anche con le messe plurilingui, una delle più importanti innovazioni portate dall’ex vescovo Gargitter.

© Copyright Alto Adige, 5 agosto 2008

Un Papa "umano"? Ma non e' ora di cambiare musica? Suvvia...almeno in Alto Adige mi aspetterei commenti di altro tenore!
R.



IL RACCONTO

Il colloquio con Johanna, tredici anni

BRESSANONE.

Hanno 13 anni, si chiamano Caroline Goller e Johanna Jocher e sono tra i bambini e i ragazzi di Sant’Andrea che domenica erano al posto giusto nel momento giusto: cioè in paese mentre passava il Papa.
In questo modo hanno potuto entrare nel gruppo che è andato incontro al Papa.
«Si è fermato con noi - racconta Johanna -, era sorridente e gentile. Ci ha chiesto che lingua parlavamo, poi ci ha fatto qualche domanda sulle nostre vacanze. È stato emozionante e alla fine ci ha regalato anche un rosario».
Christine Goller, mamma di Caroline, è stata tra le prime ad avvistare il Papa: «L’ho visto dal balcone e sono subito andata verso il cimitero ma i bodyguard ci hanno fermato. Però quando il Papa è andato via ci ha salutato e non lo dimenticherò mai».

© Copyright Alto Adige, 5 agosto 2008


Paparatzifan
00mercoledì 6 agosto 2008 21:03
Dal blog di Lella...

Ha pregato sulla tomba dell’amico missionario

Uscita a sorpresa alla chiesa di Sant’Andrea e al cimitero dove è sepolto Agreiter

Una passeggiata «segreta» accompagnato solo dal fratello e dal segretario padre Georg

di Marco Rizza

BRESSANONE.

Per una settimana erano girate le indiscrezioni più diverse: andrà a Oies, o forse a Novacella, o magari a Burgusio o Rio di Pusteria. Comunque, si diceva, solo da lunedì in poi. E invece il Papa ha preso tutti in contropiede: la prima uscita fuori da Bressanone l’ha voluta fare domenica pomeriggio, poche ore dopo l’Angelus, per visitare la chiesa di Sant’Andrea e pregare alla tomba di Anton Agreiter, missionario nelle isole Falkland e amico del Pontefice. Una gita segreta (nemmeno il cooperatore della parrocchia ne sapeva nulla), per dribblare giornalisti e curiosi, ma che nella frazione si è subito notata: il Papa è stato così circondato da bambini, coi quali si è intrattenuto qualche minuto.
Domenica la giornata era bellissima, ideale per una passeggiata fuori città. Ma alle 12 c’era stato l’Angelus, a pranzo il Pontefice si era intrattenuto coi cardinali, e così tutti pensavano che il resto del pomeriggio lo avrebbe trascorso riposando. Sbagliato. Intorno alle 17.30 il Papa, con una scorta non troppo appariscente, ha lasciato in auto il Seminario Maggiore in compagnia del fratello, di padre Georg Gänswein e dei più stretti collaboratori e si è diretto dove nessuno si sarebbe immaginato - a Sant’Andrea, frazione a pochi chilometri da Bressanone, verso la Plose.
Arrivato verso le 18, ha fatto una breve passeggiata col fratello nei boschi e poi si è recato nella chiesa parrocchiale. Perché proprio qui? Perché nel cimitero è sepolto monsignor Anton Agreiter, morto nel 2003, missionario nelle isole Falkland e amico di Josef Ratzinger. All’ingresso del camposanto c’è anche una lapide in memoria di Vinzenz Goller, compositore di musica sacra dell’Ottocento, e anche qui Josef e Georg Ratzinger si sono fermati in preghiera.
Nonostante la segretezza, però, una scorta come quella che accompagna il Papa non passa inosservata in un paese piccolo come Sant’Andrea. E infatti intanto che il Pontefice pregava, all’esterno del cimitero si era radunata una piccola folla di famiglie. Quando il Papa è comparso sullo spiazzale, tutti i bambini sono stati fatti avvicinare (i genitori, invece, sono rimasti a distanza, «sorvegliati» dalle guardie del corpo; ai bambini per altro è stato chiesto di non portare cellulari o macchine fotografiche). Benedetto ha rivolto loro qualche domanda su come stanno passando le vacanze, ha donato i tradizionali rosari, poi è risalto sull’auto e, acclamato, è tornato a Bressanone, rientrando nel Seminario intorno alle 19. Una visita del tutto a sorpresa, si diceva. A tal punto che in paese molti hanno perso l’occasione - più unica che rara - per vedere il Pontefice. Nei bar e all’albergo è un coro: «Non ci siamo resi conto di niente». Delusione anche nelle parole del cooperante della parrocchia, don Antonio (il parroco, Ernest Jörg, è in ferie), che racconta: «Non ho saputo nulla di questa visita. Ero in paese fino alle 16, ho avuto anche un battesimo, poi sono andato a Kleran: e in quel momento è arrivato il Papa a Sant’Andrea... Quando sono tornato, era tutto finito».

© Copyright Alto Adige, 5 agosto 2008


Paparatzifan
00giovedì 7 agosto 2008 21:16
Dal blog di Lella...

Papa/ Cossiga a pranzo da Benedetto XVI a seminario di Bressanone

P. Lombardi: Aveva espresso desiderio, invitato per compleanno

Bressanone, 7 ago. (Apcom)

"Il Presidente Cossiga aveva piu' volte espresso il desiderio di incontrare il Papa e Benedetto XVI, cogliendo l'occasione del recente compleanno di Cossiga, lo ha invitato a pranzo al Seminario Maggiore di Bressanone", spiega il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.

La stima e l'apprezzamento del senatore a vita nei confronti del Papa, peraltro, non e' nuova. I due si incontrarono gia' quando, nel 2004, l'allora cardinale Ratzinger vi stava trascorrendo le sue vacanze. L'incontro avvenne proprio nel seminario di Bressanone. Anche in quell'occasione l'ex presidente della Repubblica era in villeggiatura - come quest'anno a Selva di Val Gardena - nel Tirolo meridionale.
Piu' di recente, Cossiga ha incontrato il Papa l'anno scorso, in occasione di un'udienza concessa da Benedetto XVI ai membri di Comunione e liberazione. In quell'occasione Cossiga mise da parte le grucce con le quali si aiutava a camminare per inginocchiarsi davanti al Papa. Poi, rialzatosi, abbraccio' Benedetto XVI. Cossiga, che si e' a piu' riprese definito "cattolico infante" in polemico riferimento al "cattolico adulto" Romano Prodi, ha di recente affermato: "Io sono fedele sia al teologo Joseph Ratzinger che al Papa Benedetto XVI: siamo sicuri che lo siano anche i vari Martini e Tettamanzi?".


Cossiga lascia Bressanone, due ore a pranzo con Ratzinger

E' in vacanza a Selva di Val Gardena

Bressanone (Bolzano), 7 ago. (Apcom) - Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga ha lasciato il Seminario maggiore di Bressanone poco prima delle 14.30 dopo due ore a pranzo con Papa Benedetto XVI che qui sta trascorrendo le sue vacanze. Cossiga, che è in villeggiatura a Selva di Val Gardena, era arrivato alle 12.30.

Paparatzifan
00giovedì 7 agosto 2008 21:19
Dal blog di Lella...

Durante la visita a Oies dov'è nato san Giuseppe Freinademetz

Il Papa ricorda il missionario verbita «cinese in tutto e per tutto»

Bressanone, 6.

Il Papa è salito, martedì pomeriggio, ai 1500 metri della Val Badia in un paesino chiamato Oies, quindici abitanti e una manciata di case. Lo ha fatto perché tra queste montagne c'è un pezzo di Cina: qui è nato nel 1852 san Josef Freinademetz, missionario verbita che ci teneva a dirsi "cinese in tutto e per tutto".
Parlando a braccio nella nuova chiesa, la cui forma richiama la pagoda cinese, Benedetto XVI ha nuovamente auspicato che la Cina si apra al vangelo. La fede, ha detto, non è una alienazione per nessun popolo e per nessuna cultura tantomeno per quella cinese che sta diventando sempre più importante nella politica, nell'economica e anche "nella vita delle idee". Tutte le culture, ha spiegato il Papa, aspettano Cristo e le civiltà diventano pienamente mature solo in Lui: questo vale anche per la Cina.
E ha indicato la grande attualità della testimonianza di san Freinademetz che era certo dell'apertura di quella grande nazione al vangelo. Una testimonianza che rafforza la fede di ogni credente, in Cina come in ogni altro luogo. Mentre parlava il Papa ha fissato più volte lo sguardo sugli occhi a mandorla del grande crocifisso.
Questo stesso concetto il Pontefice lo ha scritto, in tedesco, anche nel libro dei visitatori della casa natale del santo: in quelle pagine si trovano i nomi di tanti cinesi (tra loro il primo cardinale cinese Thomas Tienchensin venuto nel 1963 - una notizia che ha sorpreso il Papa) saliti fin quassù a cercare di capire il mistero di un uomo di montagna divenuto loro compatriota per amore. Ecco una traduzione delle parole scritte dal Pontefice: "Possa il Signore, su intercessione di San Giuseppe Freinademetz, donare molte vocazioni spirituali e aprire la Cina sempre più alla fede in Gesù".

La visita e le parole di Benedetto XVI a Oies suonano come un nuovo segnale di attenzione al popolo cinese proprio alla vigilia dell'Olimpiade di Pechino.

Capace di una vera inculturazione del vangelo - era partito da colonizzatore sicuro della propria superiorità culturale per poi entrare in quella cultura fino a indossare solo vesti cinesi - san Freinademetz è morto cento anni fa. Paolo VI lo aveva beatificato nel 1975 e Giovanni Paolo II lo ha canonizzato nel 2003. Benedetto XVI per la sua prima uscita pubblica in questo periodo di vacanza ha scelto proprio Oies, dove non era mai stato e che da tempo desiderava visitare insieme con il fratello.
Freinademetz è l'unico santo della diocesi di Bolzano-Bressanone e non solo per questo è popolarissimo. La sua storia avventurosa è ancora capace di affascinare. Ha vissuto in Cina per ventinove anni fino alla morte e lì ha voluto essere sepolto. Impressiona la sua totale identificazione con quel popolo - "voglio essere cinese anche in cielo" diceva - che lo chiamava Fu Shentu ("sacerdote della felicità"). Nei ritratti è raffigurato con la barbetta a punta e vestito "alla cinese".
Sulle tracce di Freinademetz il Papa è arrivato in elicottero a Oies alle 17. Durante il volo ha potuto vedere il santuario della Santa Croce e l'abbazia di Novacella. Lo hanno accompagnato monsignor Wilhelm Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare, e il fratello monsignor Georg Ratzinger. Il colpo d'occhio era eccezionale: cinquemila persone sono salite a piedi a Oies - l'unica strada era stata chiusa per ragioni di sicurezza - e alcune hanno camminato anche per quattro ore.

A percorrere i duecento metri per raggiungere dall'elicottero la casa natale di san Freinademetz il Papa ha impiegato quaranta minuti: ha stretto un mare di mani e ha preso in braccio e baciato tantissimi bambini. Ha riso quando una mamma gli ha letteralmente gettato tra le braccia la sua bimba di pochi mesi; e quando un bambino si è messo a giocare con il suo naso, il Papa, divertito, è stato allo scherzo del piccolo. Benedetto XVI ha mostrato di gradire le testimonianze di affetto, ringraziando più volte la folla.

Ha quindi visitato la casa accompagnato dal procuratore generale di verbiti, padre Girardi, e dal custode, padre Irsara. Il Papa non ha nascosto l'emozione nell'ascoltare i momenti salienti della vita del "santo cinese" nella dimora che lo ha visto nascere. A questa visita ha dedicato più tempo del previsto prolungandola di mezz'ora. Si è poi inginocchiato davanti al Santissimo nella piccola cappella sottostante ed è quindi entrato nella chiesa costruita nel 2003 per accogliere i sempre più numerosi pellegrini che salgono a Oies.
Al saluto di padre Girardi - una riaffermazione del carisma del santo missionario verbita - il Papa ha risposto parlando a braccio sull'attualità della testimonianza di san Freinademetz e sulla speranza dell'apertura della Cina al vangelo.
Ha lasciato in dono una casula ricevendo una statuetta dalla Madre con il Bambino, intagliata nel legno dei boschi della Val Badia. Il Pater Noster in latino e la benedizione apostolica hanno concluso la visita.
Prima di congedarsi il Papa ha voluto ringraziare i presenti per il sacrificio e "il coraggio" di mettersi in cammino per incontrarlo. Alle 18.45 Benedetto XVI è ripartito in elicottero alla volta di Bressanone dove è giunto dopo venti minuti.

(©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)


Paparatzifan
00giovedì 7 agosto 2008 21:32
Dal blog di Lella...

Cossiga: Nessuno ci crede ma Ratzinger e' uomo allegrissimo

Pranzo a Seminario Bressanone. "Racconto barzellette e ride"

Bressanone, 7 ago. (Apcom)

Joseph Ratzinger, il Papa teologo, è un uomo allegro, "allegrissimo". Lo assicura Francesco Cossiga, che oggi ha pranzato con Benedetto XVI nel Seminario maggiore di Bressanone.
"Sta benissimo, è allegro. La gente non vuol credere che sia un uomo allegro, e invece è allegrissimo", ha raccontato a conclusione del pranzo il presidente emerito della Repubblica.
"Quando gli racconto le barzellette, ride".

In vacanza a Selva di Val Gardena, Cossiga è giunto attorno a mezzogiorno e mezza nella cittadina altoatesina dove il Papa sta, a sua volta, trascorrendo un periodo di villeggiatura.
I due hanno trascorso due ore insieme, in compagnia anche del fratello del Papa e del suo segretario personale.
Un pranzo semplice ("Abbiamo mangiato spaghetti al pomodoro", riferisce Cossiga), giusto il tempo di qualche chiacchiera ("Non abbiamo parlato di politica, di quello parlo con il Segretario di Stato vaticano") e di qualche ricordo.
Lo stesso Cossiga ha ricordato di aver incontrato Ratzinger quando era ancora professore di teologia, poi da arcivescovo di Monaco, e infine quando si trasferì a Roma come Prefetto della Congregazione della dottrina della fede. Alcune volte si sono incontrati proprio a Bressanone, in vacanza.
L'ultima volta, pochi mesi prima della sue elezione a Papa, nel 2004. "Gli ho portato fortuna", scherza Cossiga.
"Prima andava a passeggio per Bressanone. Ora non ha scelta...".

"E' una persona seria, ovviamente, ma è un uomo alla mano", ha raccontato Cossiga ad un gruppo di giornalisti incontrati nel primo pomeriggio nel giardino dell'hotel Elephant. "Penso che sia una delle persone più intelligenti e colte che io conosca", ha proseguito il senatore a vita.
"Si schermisce molto, dice che capisce un po' di teologia. Ma quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha offerto un concerto di Brahms in Vaticano, lui, alla fine, dopo aver ringraziato, ha fatto la storia musicale di Brahms, nel caso che qualcuno dei presenti non sapesse chi era questo compositore".


Paparatzifan
00giovedì 7 agosto 2008 21:36
Dal blog di Lella...

L'abbraccio

La folla in attesa fino dalle 10 per poterlo vedere. Padre Irsara: «Badia, vissuta una giornata storica»

BOLZANO

«È un giorno storico per la val Badia. ce lo ricorderemo sempre. Il Papa ci ha fatto un onore enorme già venendo.
Le cose che ha detto poi ci inorgogliscono. Giuseppe Freinademetz e la val Badia forse daranno un piccolo contributo a quella cosa enorme che è il dialogo fra la chiesa cattolica e la Cina».
La fotografia ladina della giornata è affidata a queste parole di padre Pera Irsara, custode della casa natale di Giuseppe Freinademetz, che ha fatto da guida al Papa nella sua visita alla casa natale del santo.
Fuori 4000 persone, la banda musicale di Badia con il tradizionale tracht, cori ed entusiasmo a non finire. I primi fedeli erano arrivati alle 10. È la famiglia Rossato di Verona.
Il padre Sandro con la moglie e i due gemelli di dieci anni, Christian e Manuel.
Sono di fronte all'ingresso della casa del Santo. «Spero che benedica i miei figli — dice la signora —». A fine giornata la loro attesa sarà ripagata. «Mi ha anche stretto la mano — racconterà entusiasta —». Reinhart Durnwalder vive a Merano e ha preso un giorno di vacanza al lavoro.
«È il primo Papa che vedo dal vivo — dice — Ho preso tre treni e un autobus per essere qui in tempo». A fine giornata, mentre l'elicottero del Papa fa ritorno a Bressanone, gli abitanti di Badia piangono e si abbracciano.
Giorgio Comploj mostra si guarda la mano. «Il Papa è venuto da noi — dice commosso — e ha elogiato un uomo di questa valle. Mi ha stretto la mano.
Ero emozionatissimo. Mi ha colpito il suo sguardo magnetico, anche se a dire il vero sembrava anche un po' timido in mezzo a tutto questo entusiasmo».
D. V.

© Copyright Corriere dell'Alto Adige, 6 agosto 2008



La curiosità

Il sindaco: «La visita? Me lo hanno detto ieri»

BOLZANO — Le forze dell'ordine sapevano tutto da settimane e avevano preparato ogni dettaglio al meglio ma in val Badia la notizia dell'arrivo del Papa è arrivata all'improvviso lunedì mattina a mezzogiorno. «Prima sapevamo che Oies era uno dei luoghi che avrebbe potuto visitare — dice il sindaco Ugo Dorigo — ma erano solo voci. Solo ieri è arrivata la notizia ufficiale che sarebbe arrivato. Ci siamo attivati subito per organizzare le cose nel migliore dei modi».
Anche Pera Irsara, il custode della casa di Giuseppe Freinademetz, conferma. «Lo so da mezzogiorno di ieri — dice —. Prima era solo una speranza. Per questo ringrazio il sindaco e tutti i dipendenti comunali per il lavoro fatto in queste ore. Anche ieri è stata una giornata intensa ma alla fine è andato tutto bene mi sembra».
Anche i turisti degli alberghi della zona si sono mobilitati; molti infatti ieri erano a Oies. Faceva impressione magari uno striscione «CL Carate» appeso vicino alla chiesa, che denotava una capacità di questi ciellini lombardi di mobilitarsi in un attimo.
D. V.

© Copyright Corriere dell'Alto Adige, 6 agosto 2008


Paparatzifan
00giovedì 7 agosto 2008 23:02
Dal blog di Lella...

Cesto di funghi come regalo

Originale dono della titolare della locanda

OIES.

L’ultimo regalo, papa Benedetto XVI l’ha ricevuto sulla strada del rientro verso l’elicottero che lo avrebbe riportato a Bressanone. Irene Pedratscher, nonostante la sua locanda, l’unica a Oies, sia stata presa d’assalto fin dalla mattina dai pellegrini e dai fedeli in attesa dell’arrivo del Santo Padre, non ha mai rinunciato all’idea di poter fare un regalo al Pontefice.
Lo racconta lei stessa: «Inizialmente, sapendo che il Papa è bavarese, avevo pensato di preparargli apposta delle “Weisswurst” con birra Weizen. Poi mi sono resa conto che sarebbe stata un’impresa impossibile».
E allora «ho pensato che un cesto di porcini dei boschi di Oies, freschi di giornata, sarebbe stato un dono altrettanto gradito e più facile da recapitare. Devo dire grazie al personale della Polizia, che ha fermato la Mercedes del Papa consentendomi di consegnargli personalmente il dono. Ma non chiedetemi cosa ha detto. Ero troppo emozionata, so solo che ci siamo salutati in tedesco e che mi ha regalato un rosario». (adp)

© Copyright Alto Adige, 6 agosto 2008


Paparatzifan
00venerdì 8 agosto 2008 18:54
Dal blog di Lella...

Benedetto ha usato toni da pastore dichiarando che il suo primato non è monarchia assoluta

«Sì, Ratzinger ora è cambiato»

Don Renner: «Da quando è Papa ha allargato gli orizzonti»

«Polemiche tra noi sacerdoti? Il problema non è chi parla, ma i troppi che tacciono»

LUCA MASIELLO

BRESSANONE. «Da quando è diventato Papa, Ratzinger ha allargato i suoi orizzonti, ed ha una visione più ampia dei problemi della Chiesa». È un Santo Padre «ammorbidito», quello che ha parlato ai sacerdoti, una persona nuova che piace a don Paolo Renner.
Secondo il teologo il cambiamento di Benedetto XVI è dovuto in primo luogo al fatto che negli ultimi anni è riuscito a confrontarsi con i problemi reali della Chiesa, e poi perché con il tempo ha compreso quali sono le necessità dei fedeli.

«In questo campo all’inizio si è tutti più rigidi, poi con gli anni si capisce che bisogna dare più spazio alle necessità dei fedeli»: don Paolo Renner, docente allo studio teologico brissinese, vede nelle dichiarazioni del Pontefice ai sacerdoti un segno dei tempi che cambiano e di un’innovazione che lui sta attendendo.

Don Paolo, lei non c’era in Duomo assieme agli altri sacerdoti. Perché?

Avevo già programmato le ferie, ormai non potevo rinunciarvi; hanno spostato l’appuntamento varie volte, e quando avrei dovuto confermare la mia presenza avevo già preso altri impegni.

Come risponde all’attacco di don Stürz nei suoi confronti, che lo accusa di essere troppo polemico?

Il vero problema non devono essere i pochi che parlano, ma i tanti che tacciono: in questo ambiente non c’è dialogo, non esiste un dibattito ad ampio raggio, e questo non va assolutamente bene. Ci sono lettere anche ufficiali che restano senza risposta, e questo non mi sembra un buon segno.

Ma un buon segno pare essere un Papa che in Duomo si è dimostrato più «umano» rispetto ad un tempo. Che cosa crede che sia successo?

Da quando è stato eletto Pontefice ha acquisito una conoscenza più ampia dei problemi della Chiesa: si confronta con vescovi di tutto il mondo, e quindi ha una panoramica a più ampio raggio del mondo. Prima era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ed era perennemente a confronto con problemi legati all’ortodossia o alle eresie; ora ha un approccio più obbiettivo e più a 360 gradi della realtà.

Ha ammesso che da giovane era più severo di oggi. Un cambiamento dettato dalla sua esperienza maturata da Papa?

Ha fatto molto anche il tempo che passa: all’inizio si è tutti più rigidi, poi con gli anni si capisce che bisogna dare più spazio alle necessità dei fedeli. È successo anche a monsignor Romero, che da simbolo dell’intransigenza è diventato sinonimo di tolleranza. Tanto che poi è stato ucciso proprio per questo.

A proposito di tolleranza, il Santo Padre non ha risposto alla domanda sul celibato sacerdotale. Perché, secondo lei?

Sono questioni troppo delicate che richiedono una svolta epocale; bisogna capire che i nostri vertici gerarchici sono tutti di età piuttosto avanzata, e non comprendono che per la maggior parte dei fedeli non è un problema se un prete è sposato. Il Papa ha già parlato della possibilità di delegare i laici per certi compiti; ma anche questo non basta, ci vogliono più sacerdoti. Personalmente, se questo è il problema, ritengo che sia meglio avere dei preti sposati, che non averne affatto.

Il Pontefice ha anche dichiarato che il primato non è una monarchia assoluta. Un’altra svolta?

Più che altro, un positivo segnale che Benedetto XVI è in linea con il pensiero di Papa Giovanni Paolo II: è stato lui, nella sua enciclica sull’ecumenismo, a iniziare a gettare le base affinché il primato sia vissuto in maniera più spirituale che legale.

© Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008


Paparatzifan
00venerdì 8 agosto 2008 19:09
Re: Dal blog di Lella...

Paparatzifan, 08/08/2008 18.54:


Benedetto ha usato toni da pastore dichiarando che il suo primato non è monarchia assoluta

«Sì, Ratzinger ora è cambiato»

Don Renner: «Da quando è Papa ha allargato gli orizzonti»

«Polemiche tra noi sacerdoti? Il problema non è chi parla, ma i troppi che tacciono»

LUCA MASIELLO

BRESSANONE. «Da quando è diventato Papa, Ratzinger ha allargato i suoi orizzonti, ed ha una visione più ampia dei problemi della Chiesa». È un Santo Padre «ammorbidito», quello che ha parlato ai sacerdoti, una persona nuova che piace a don Paolo Renner.
Secondo il teologo il cambiamento di Benedetto XVI è dovuto in primo luogo al fatto che negli ultimi anni è riuscito a confrontarsi con i problemi reali della Chiesa, e poi perché con il tempo ha compreso quali sono le necessità dei fedeli.

«In questo campo all’inizio si è tutti più rigidi, poi con gli anni si capisce che bisogna dare più spazio alle necessità dei fedeli»: don Paolo Renner, docente allo studio teologico brissinese, vede nelle dichiarazioni del Pontefice ai sacerdoti un segno dei tempi che cambiano e di un’innovazione che lui sta attendendo.

Don Paolo, lei non c’era in Duomo assieme agli altri sacerdoti. Perché?

Avevo già programmato le ferie, ormai non potevo rinunciarvi; hanno spostato l’appuntamento varie volte, e quando avrei dovuto confermare la mia presenza avevo già preso altri impegni.

Come risponde all’attacco di don Stürz nei suoi confronti, che lo accusa di essere troppo polemico?

Il vero problema non devono essere i pochi che parlano, ma i tanti che tacciono: in questo ambiente non c’è dialogo, non esiste un dibattito ad ampio raggio, e questo non va assolutamente bene. Ci sono lettere anche ufficiali che restano senza risposta, e questo non mi sembra un buon segno.

Ma un buon segno pare essere un Papa che in Duomo si è dimostrato più «umano» rispetto ad un tempo. Che cosa crede che sia successo?

Da quando è stato eletto Pontefice ha acquisito una conoscenza più ampia dei problemi della Chiesa: si confronta con vescovi di tutto il mondo, e quindi ha una panoramica a più ampio raggio del mondo. Prima era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ed era perennemente a confronto con problemi legati all’ortodossia o alle eresie; ora ha un approccio più obbiettivo e più a 360 gradi della realtà.

Ha ammesso che da giovane era più severo di oggi. Un cambiamento dettato dalla sua esperienza maturata da Papa?

Ha fatto molto anche il tempo che passa: all’inizio si è tutti più rigidi, poi con gli anni si capisce che bisogna dare più spazio alle necessità dei fedeli. È successo anche a monsignor Romero, che da simbolo dell’intransigenza è diventato sinonimo di tolleranza. Tanto che poi è stato ucciso proprio per questo.

A proposito di tolleranza, il Santo Padre non ha risposto alla domanda sul celibato sacerdotale. Perché, secondo lei?

Sono questioni troppo delicate che richiedono una svolta epocale; bisogna capire che i nostri vertici gerarchici sono tutti di età piuttosto avanzata, e non comprendono che per la maggior parte dei fedeli non è un problema se un prete è sposato. Il Papa ha già parlato della possibilità di delegare i laici per certi compiti; ma anche questo non basta, ci vogliono più sacerdoti. Personalmente, se questo è il problema, ritengo che sia meglio avere dei preti sposati, che non averne affatto.

Il Pontefice ha anche dichiarato che il primato non è una monarchia assoluta. Un’altra svolta?

Più che altro, un positivo segnale che Benedetto XVI è in linea con il pensiero di Papa Giovanni Paolo II: è stato lui, nella sua enciclica sull’ecumenismo, a iniziare a gettare le base affinché il primato sia vissuto in maniera più spirituale che legale.

© Copyright Alto Adige, 7 agosto 2008





Evidentemente non conosce bene il Papa! Bahhhhh!!!!! [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]

Paparatzifan
00venerdì 8 agosto 2008 19:13
Dal blog di Lella...

La visita del 7 settembre sarà preceduta da 3 settimane di eventi

Il Papa fa tutto esaurito
Cagliari, già 50 mila prenotazioni per il pontefice


CAGLIARI.

Caldo e solleone non fermeranno i sardi desiderosi di incontrare il Papa. Sono, infatti, già quasi 50 mila i pass prenotati dalle parrocchie isolane che il 7 settembre non vogliono mancare l’appuntamento con Benedetto XVI.
Anche il “generale agosto”, che invita alle ferie e alle distrazioni mondane, comincia a fare i conti con il calendario di impegni e manifestazioni messi in agenda ben tre settimane dell’arrivo effettivo del Papa. Ci sarà di tutto: preghiere, innanzi tutto, ma anche mostre, concerti, recital sacri, bandi musicali, launeddass e teatro, veglie mariane e chiese aperte fino alle due del mattino.
Il cantiere del comitato “Il papa in Sardegna” comincia a presentare le prime realizzazioni concrete. La più importante è assicurare nell’anfiteatro naturale davanti alla basilica di Bonaria il colpo d’occhio delle grandi occasioni. «Abbiamo già avuto richieste per quasi 50 mila pass», ha detto ieri l’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Mani, nel corso di una conferenza stampa.
Ma diverse decine di parrocchie non hanno ancora quantificato le prenotazioni. «Temiamo l’effetto valanga degli ultimi giorni - dice uno degli organizzatori - quando, come accade per i grandi eventi, ci sarà la corsa ai lasciapassare». La marcia su Cagliari è iniziata. La diocesi di Oristano ha comunicato ai fedeli che a un mese dalla visita del Papa non si trovano più pullman a noleggio e invita giovani e fedeli senza prenotazione a rivolgersi alle Ferrovie. Anche nelle altre chiese locali parroci e incaricati diocesani in queste settimane accentuano la mobilitazione. L’arrivo del Papa - i vescovi tengono a evidenziarlo - riguarda tutta l’isola. Geograficamente meta del pellegrinaggio di Benedetto XVI è il colle di Bonaria e la sua Madonna di cui ricorre il centenario di proclamazione a Patrona Massima della Sardegna. Ma tutta l’isola, per riconoscimento pontificio, è “mariana”. Lo dicono anche i numeri: più di un quinto delle parrocchie sarde (esattamente 140) sono dedicate alla Madonna; sono 320 le chiese e i santuari consacrati, con titoli diversi, alla Vergine, di cui ben 68 nella sola diocesi di Nuoro e 47 in quella di Tempio. La preparazione remota alla visita del papa inizia il 15 agosto nella cattedrale cagliaritana. L’arcivescovo Mani presiederà un pontificale e presenterà la navicella d’oro - simbolo della chiesa sarda - che il Pontefice benedirà il 7 settembre e metterà nelle mani della Madonna di Bonaria. Durante il rito in duomo sarà anche consacrato “il calice dei sardi”, realizzato con preziosi materiali delle nostre miniere, che il Papa userà nella celebrazione della messa.
Il 13 agosto partiranno le manifestazioni culturali, con 5 mostre: una sui paramenti di sant’Agostino artisticamente restaurati; la seconda e la terza su san Pietro - “Immagine dell’apostolo nell’arte sarda del XVII-XIX secolo” - e su san Lucifero vescovo. Una mostra itinerante interesserà i musei archeologici sul tema “Gli inizi della cristianità in Sardegna”. L’ultima rassegna artistica nella sede della Legione carabinieri Sardegna su “L’arma dei carabinieri e la Santa Sede”. La preparazione immediata alla visita papale sarà caratterizzata da una “tre giorni” religiosamente pirotecnica. «Si comincia - ha detto don Emanuele Mameli, vice presidente del comitato organizzatore - giovedì 4 settembre con la “Via delle beatitudini»: 8 tappe - partenza davanti al carcere di Buoncammino e poi in altrettante chiese del centro storico. Di sera concerti e recital sacri, dalle 22 gruppi folk e bande musicali in punti diversi della città. Venerdì 5 il laboratorio “Incontra giovani” e all’anfiteatro “I canti di Dante”, brani, musiche e coreografie scelte del musical “La Divina Commedia” di monsignor Marco Frisina. Sabato sei settembre sarà la festa degli under 30, con un grande happening religioso alla fiera (catechesi, attività di gruppi, via delle beatitudini, pranzo e cena comunitari), concluso da una veglia di preghiera, alle 21, aperta anche ai seniores. Tutto è pronto per la festa del 7 settembre, trasmessa in diretta da Rai 1.

© Copyright La Nuova Sardegna, 7 agosto 2008


Paparatzifan
00venerdì 8 agosto 2008 19:21
Dal blog di Lella...

Cossiga pranza col Papa: «Gli porto fortuna»

«Dopo l’ultima volta che l’ho visto è stato eletto. Oggi? Rideva delle mie barzellette»

Visita a sorpresa dell’ex capo dello Stato accolto in Seminario «Abbiamo mangiato spaghetti al pomodoro»

LUCA MASIELLO

BRESSANONE.

«Abbiamo parlato dei vecchi tempi, e lui mi ha detto che gli ho portato fortuna, visto che pochi mesi dopo l’ultima volta che abbiamo pranzato assieme lui è stato eletto Papa».
Dopo il pranzo in Seminario con il Pontefice l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga appare decisamente sereno. E quando descrive il suo incontro con il Santo Padre, traccia il ritratto di un vecchio amico, con il quale «non si parla di politica, perché quelli sono temi da affrontare con il segretario di Stato», spiega.
«Ho coniato un nomignolo, per lui: der bekannte deutsche Teologe, il noto teologo tedesco.
Lui ride, quando lo chiamo così, e poi si schernisce, spiegando che lui di teologia ne capisce solo un po’».
Un incontro fra due amici di vecchia data, che si sono trovati in un luogo ad entrambi già ben conosciuto per un pranzo semplice - spaghetti al pomodoro - e per scambiare quattro chiacchiere in allegria.
È questa la sensazione che si prova parlando con il senatore a vita Francesco Cossiga subito dopo il suo incontro con il Santo Padre avvenuto ieri mattina nella città vesccovile.
L’ex presidente è arrivato poco dopo mezzogiorno; ad accoglierlo, dietro le cancellate del Seminario, c’era padre Georg, il segretario personale del Pontefice, ed insieme sono entrati nell’istituto, dove Cossiga ha pranzato con l’intera famiglia pontificia: il rettore Ivo Muser, Georg Ratzinger e il segretario Gänswein.
Due ore dopo, dal territorio Vaticano «ad interim» l’Audi del senatore è nuovamente uscita. Destinazione, la caserma dei carabinieri; qui Cossiga - che è vicebrigadiere onorario - è stato ricevuto dai vertici locali dell’Arma, e poi è andato a rilassarsi nel giardino del vicino hotel Elefante.
«L’ho visto davvero bene, rilassato ed allegro - spiega parlando del suo incontro con il Santo Padre - gli ho raccontato delle barzellette, e lui ha riso tantissimo.
Poi abbiamo parlato di quando ci siamo conosciuti, nel 1982, e dell’ultima volta che abbiamo pranzato assieme a Bressanone: era il 2004 e dopo nove mesi lui è stato eletto Papa. Mi ha detto che gli ho portato fortuna».
Un periodo che Cossiga ricorda con piacere, tanto che ha ammesso di aver appeso nel salotto di casa sua una foto che lo ritrae con l’allora cardinale ed il rettore del Seminario Ivo Muser.
E parlando di quei giorni, l’ex capo di Stato ha ricordato che in quel tempo Ratzinger era ancora libero di passeggiare liberamente per il centro brissinese: «Adesso non può più - ha commentato - d’altronde non è concesso neanche a me, anche se per fortuna della Chiesa e mia, non sono Papa».
Vecchi tempi e ricordi comuni, barzellette e buona musica («È anche un documentatissimo storico della musica classica», rivela), ma niente politica: «Ci siamo incontrati come semplici cittadini - ironizza - certi temi si affrontano col segretario di Stato vaticano».
«L’ex presidente aveva più volte espresso il desiderio di incontrare il Santo Padre - ha spiegato padre Federico Lombardi - il Papa ha deciso di invitarlo, cogliendo l’occasione anche del suo recente compleanno, festeggiato lo scorso 26 luglio».
Un incontro che si ripeterà domenica in occasione dell’Angelus, al quale con molta probabilità sarà presente anche il ministro Tremonti.
Nessuna conferma sulla presenza della cancelliera Angela Merkel, né tantomeno sulla possibilità che lei possa incontrare il Papa: «Non è un’operazione semplice da organizzare - ha spiegato - bisogna avviare lunghe e difficili trattative con le due cancellerie».
Nel pomeriggio, poi, il senatore è tornato in Val Gardena, dove sta trascorrendo il suo periodo di vacanza. «Un posto dove il bilinguismo è davvero una realtà», spiega, raccontando di aver conosciuto un carabiniere di Ortisei originario del suo stesso paesino in Sardegna, figlio di una coppia mista, e quindi «estremamente fortunato perché capace di parlare dalla nascita tre lingue: l’italiano, il tedesco ed il sardo».

© Copyright Alto Adige, 8 agosto 2008


-danich-
00domenica 10 agosto 2008 00:31
Il Pontefice cittadino onorario di Bressanone: “Arrivederci all’anno prossimo se Dio vorrà”

BRESSANONE - ''Solo l'incontro tra radici cristiane e modernita' possono costruire una societa' veramente umana'': lo ha detto Papa Benedetto XVI, salutando a braccio stasera il sindaco e il consiglio comunale di Bressanone che gli hanno consegnato la cittadinanza onoraria della citta'.
La cerimonia si e' svolta nel cortile del Seminario Maggiore, dove il Pontefice sta trascorrendo le sue vacanze estive. Bressanone - ha detto il Papa - e' ''un luogo di incontro tra culture, tra sana laicita' e gioiosa fede cattolica, tra storia e futuro''. Benedetto XVI ha anche ricordato il rapporto speciale che lo ha legato alla cittadina altoatesina. ''Qui - ha spiegato - ho scritto, ho trovato degli amici, ho dei bei ricordi, ho apprezzato la bellezza dei luoghi, ed e' stato un vero respiro da un punto di vista spirituale e fisico''.
Una lode il Papa lo ha rivolta anche alla ''convivenza delle diverse culture'' della zona, tedesca, italiana e ladina, ''una convivenza puo' presentare difficolta', ma che si rivela sempre arricchente''. Nel conferire la cittadinanza onoraria, il sindaco Purgstaller ha espresso la speranza che Bressanone diventi ''la citta' del Papa'' e che Benedetto XVI la senta veramente come ''sua''.
Papa Benedetto XVI ha anche ricevuto in udienza privata il governatore altoatesino Luis Durnwalder. L'udienza privata e' durata circa 20 minuti, durante i quali, ha detto Durnwalder, il Santo Padre ''si e' informato sulla situazione locale e ha avuto parole di apprezzamento per l'alto livello di occupazione, per la buona collaborazione tra Chiesa e Provincia, soprattutto nel settore della scuola privata e del risanamento degli edifici di culto, due ambiti nei quali la Provincia da tempo fa la sua parte con finanziamenti e in dialogo con la diocesi locale e la Conferenza episcopale italiana''.
Nel ''cordialissimo incontro'' il Papa e il Presidente della Provincia hanno parlato anche degli aspetti positivi legati all'incontro tra culture in Alto Adige e all'impegno nel mondo del sociale. ''Benedetto XVI ha voluto ribadire il suo grazie per come e' stato accolto in Alto Adige e ha ribadito che serbera' profondi ricordi di questo periodo di riposo, come del resto dei precedenti'', ha detto Durnwalder. Il governatore altoatesino ha colto l'occasione per invitare papa Benedetto XVI a rinnovare in futuro la sua vacanza in Alto Adige, ''e il Santo Padre mi ha risposto nuovamente, come gia' fece a Roma durante un precedente incontro: se Dio lo vorrà'', ha concluso Durnwalder.


-danich-
00domenica 10 agosto 2008 00:44
Il ‘Question Time’ di Benedetto XVI con il clero della Diocesi di Bressanone - Dai Sacramenti alla difesa del Creato la catechesi del successore di Pietro



BRESSANONE - Papa Benedetto XVI, parlando di se' e della sua esperienza umana e spirituale, lascia intravedere una maggiore apertura della Chiesa nell'amministrare i Sacramenti anche a coloro che manifestano solo ''barlumi di fede''. ''Da giovane ero piu' rigido'', ha confessato incontrando nella cattedrale barocca di Bressanone, circa 400 sacerdoti della diocesi e rispondendo ad alcune loro domande. ''Col tempo - ha detto il Pontefice - ho capito che bisogna seguire la via del Signore, aperta alla misericordia''.
L'incontro tra il Santo Padre e il clero locale e' durato oltre un'ora e mezza. Introdotto dal canto dei Salmi, il ‘question time’ e' proseguito in un botta e risposta di circa un'ora: sei domande (4 in tedesco e due in italiano); 10 minuti per ciascuna risposta. Il tutto a porte chiuse: e' spettato poi a padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, il compito di riferire dettagliatamente ai giornalisti.
Tra le domande, quella di un parroco italiano, don Paolo Rizzi, che chiedeva con quanta larghezza i sacerdoti possano amministrare i Sacramenti della prima Comunione e della Cresima a persone e ragazzi non pienamente consapevoli di questo passaggio spirituale. ''Non posso dare una risposta infallibile'', si e' schernito il Pontefice. ''Quando ero piu' giovane - ha raccontato - ero piu' severo e pensavo che, trattandosi di Sacramenti della fede, fosse piu' problematico amministrarli con troppa larghezza. Col tempo - ha proseguito - ho capito che bisogna seguire la via del Signore, aperto alla misericordia che accoglie anche coloro che hanno un barlume di fede. Se possiamo vedere - ha continuato il Papa - anche una piccola fiamma di desiderio di comunione nella Chiesa, c'e' motivo di andare in quella direzione''.
Padre Lombardi ha precisato che Benedetto XVI non ha fatto alcun riferimento alla questione della Comunione per i divorziati sposati, che tuttora, in base alle norme della Chiesa, non possono ricevere l'ostia consacrata per la loro condizione di ''peccatori''. Tuttavia, l'invito alla magnanimita' venuto dal Papa potrebbe lasciare aperti spiragli a quanti, tra le stesse file ecclesiastiche, vorrebbero ammorbidire i divieti.
Un altro prete ha incalzato il Pontefice con una raffica di domande ''delicate'' su celibato sacerdotale, carismi delle donne e carenza di vocazioni. Benedetto XVI gli ha risposto esortando i sacerdoti ad un maggiore senso comunitario. In questa chiave, anche ''il primato (petrino) non e' una monarchia assoluta, ma un servizio per la Chiesa e per gli altri'', ha evidenziato il Pontefice.
Una frase dal sapore ecumenico, specie verso quel mondo ortodosso che non riconosce la superiorita' del vescovo di Roma. Commovente, infine, il ricordo che il Papa, sempre su domanda, ha fatto del suo predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II. La seconda fase del pontificato del Papa polacco, segnata dal morbo di Parkinson e dal decadimento fisico, ''ha mostrato la verita' profonda della parola del Signore sulla croce'' ed e' stata altrettanto importante della prima parte, quando Wojtyla era ''un gigante della fede'' e abbatteva muri. Con questa considerazione, infatti, Benedetto XVI ha risposto agli interrogativi sulla sofferenza umana che gli erano stati posti da Willy Fusano, 42 anni, un sacerdote affetto da sclerosi multipla, costretto a vivere in carrozzella. Le immagini del colloquio tra i due, sono state diffuse dal Centro televisivo vaticano. Il religioso, presente insieme ad altri 400 preti della diocesi di Bolzano all'incontro con Benedetto XVI, ha raccontato la propria storia e la malattia, scoperta sin da quando e' stato ordinato sacerdote.
A quanto riferito ai giornalisti da padre Lombardi, il Papa ha ricordato come Giovanni Paolo II fu un ''gigante della fede'', apri' ''strade nuove'', porto' l'annuncio cristiano ai confini del mondo, fece ''cadere i muri tra i due mondi con la forza della sua fede''. Non meno significativa, per Benedetto XVI, fu pero' la seconda parte del suo pontificato, quando Wojtyla dette ''una testimonianza umile nella sopportazione della malattia''. ''In questo mondo dell'attivismo, del giovane e del bello, il messaggio della sofferenza e della passione ha un valore particolare'', ha sottolineato il Pontefice. ''La presenza di Cristo nella sofferenza e' un insegnamento fondamentale del cristianesimo. Accettare la sofferenza e' una misura dell'umanità'', ha quindi aggiunto.
Benedetto XVI ha poi chiesto uno sforzo supplementare alla Chiesa cattolica per coniugare la ''difesa della creazione'' al messaggio della redenzione e della salvezza. ''Ci sono stati tempi in cui anche la Chiesa ha forse lasciato un po' in ombra il discorso sull'ambiente'', ha ammesso il Papa, che ha tuttavia respinto l'accusa al cristianesimo di mancanza di sensibilita' ecologica ed ha anzi puntato il dito contro il materialismo moderno, che rischia di compromettere il futuro del pianeta. ''Esiste una complementarieta' tra l'insegnamento sulla creazione e quello sulla redenzione'', ha rilevato il Papa. ''Ci sono stati tempi - ha rimarcato Benedetto XVI - in cui abbiamo lasciato in ombra l'insegnamento sul Dio creatore mentre dobbiamo collegarlo meglio con quello sulla salvezza''. La Chiesa, comunque, ha sempre avvertito la sua responsabilita' verso l'ambiente, ha precisato il Papa, citando i grandi del cristianesimo, da San Paolo a San Francesco. Totalmente infondate, dunque, a suo avviso, le teorie secondo cui sarebbe stata proprio la cultura giudaico-cristiana, con il suo accento sulla centralita' dell'uomo, a innescare lo sfruttamento e il degrado ambientale. I pericoli per il futuro del pianeta vengono, anzi, ha ammonito, dal materialismo. ''Se infatti viene negato Dio - ha affermato - si entra in un mondo che si riduce alla materia: allora viene a mancare anche il fondamento per costruire una responsabilita' dell'uomo di fronte a Dio, alla creazione e al suo uso''. ''Nel mondo materialistico l'arbitrio dell'uomo sulle creature e' piu' ampio'', ha quindi ammonito il Santo Padre.

Particolarmente sensibile alla difesa dell'ambiente, uno dei temi caratterizzanti del suo pontificato, Benedetto XVI e' tornato a lanciare un appello ad uno stile di vita piu' sobrio, piu' umile, in sintesi, ''piu' rispettoso della creazione''. Parole pronunciate gia' in altre occasioni, ma ripetute significativamente a Bressanone, tra le montagne dell'Alto Adige e le bellezze e i tesori che la natura riesce ancora ad offrire.


+PetaloNero+
00lunedì 11 agosto 2008 02:48
APPELLO DEL SANTO PADRE PER LA PACE IN OSSEZIA MERIDIONALE

Nel corso dell’Angelus recitato a mezzogiorno di oggi con i fedeli presenti in Piazza Duomo a Bressanone, dove si trova per un periodo di riposo, il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato anche un appello sulla situazione in Ossezia meridionale. Queste le parole del Papa:


APPELLO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

sono motivo di profonda angustia le notizie, sempre più drammatiche, dei tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia e che, a partire dalla regione dell’Ossezia meridionale, già hanno causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case.

È mio vivo auspicio che cessino immediatamente le azioni militari e che ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente, che possono degenerare in un conflitto di ancor più vasta portata; si riprenda, invece, risolutamente il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori, laceranti sofferenze a quelle care popolazioni.

Invito altresì la Comunità internazionale e i Paesi più influenti nell’attuale situazione a compiere ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa.

Insieme ai nostri fratelli ortodossi, preghiamo intensamente per queste intenzioni, che affidiamo fiduciosi alla intercessione della Ss.ma Vergine Maria, Madre di Gesù e di tutti i cristiani.





L’appello forte per l’Ossezia meridionale e la riflessione sulla differenza tra gioia autentica e false evasioni: nelle parole del Papa all’Angelus a Bressanone


L’appello forte per la situazione in Ossezia meridionale, con l’invito alla preghiera insieme con gli ortodossi, e una riflessione sui rischi del vuoto che comportano certi aspetti della “società del benessere”: al centro delle parole del Papa che all’Angelus ha anche espresso la sua gratitudine per il periodo di riposo e meditazione. Il servizio di Fausta Speranza


Il Papa, parlando nella prima parte del suo discorso in tedesco, sottolinea il beneficio dei giorni di riposo per poi ricordare che il Vangelo di oggi “ci riporta dal luogo di riposo alla vita quotidiana”. “Racconta – spiega il Papa - come dopo la moltiplicazione dei pani il Signore va sulla montagna per rimanere da solo con il Padre. Intanto i discepoli sono sul lago e con la loro misera barchetta faticano invano a tener testa al veto contrario.” Anche oggi – dice il Papa – “in molte parti della terra la Chiesa si trova a penare per avanzare nonostante il vento contrario e sembra che il Signore sia molto lontano, ma il Vangelo ci dà risposta, consolazione e incoraggiamento e al tempo stesso ci indica la via”. Cristo ci porge la mano come ai discepoli e “soltanto se noi prendiamo la mano del Signore, se ci lasciamo guidare da lui – aggiunge Benedetto XVI – la nostra sarà una strada retta e buona”. “Per questo vogliamo pregarlo – afferma il Papa – di riuscire sempre a trovare la sua mano e al tempo stesso in questa preghiera c’è anche l’invito affinchè nel suo nome noi porgiamo la nostra mano agli altri, a coloro che ne abbiano bisogno per condurli sulle acque della nostra storia”. E poi il Papa, in italiano, prosegue la sua riflessione, con un invito forte e affettuoso ai giovani, a non perdere di vista la gioia vera dietro a falsi miraggi di piacere. Benedetto XVI ricorda i “volti gioiosi di tanti ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo” incontrati a Sydney, che hanno provato “la gioia autentica di incontrarsi e di scoprire insieme un mondo nuovo”, “senza avere avuto bisogno di ricorrere a modi sguaiati e violenti, all’alcool e a sostanze stupefacenti”. Il Papa lo sottolinea pensando con dolore ai loro coetanei che cadono vittima di “false evasioni, consumano esperienze degradanti che sfociano non di rado in sconvolgenti tragedie”. Il Papa analizza i motivi:


“E’ questo un tipico prodotto dell’attuale cosiddetta ‘società del benessere’ che, per colmare un vuoto interiore e la noia che lo accompagna, induce a tentare esperienze nuove, più emozionanti, più ‘estreme’”.


“Anche le vacanze – ricorda il Papa – rischiano così di dissiparsi in un vano inseguire miraggi di piacere”. “Ma così – fa notare il Papa – “lo spirito non si riposa, il cuore non prova gioia e non trova pace, anzi, finisce per essere ancora più stanco e triste di prima”. E il Papa spiega di non parlare solo ai giovani:


“Mi sono riferito ai giovani, perché sono i più assetati di vita e di esperienze nuove, e perciò anche i più a rischio. Ma la riflessione vale per tutti: la persona umana si rigenera veramente solo nel rapporto con Dio, e Dio lo si incontra imparando ad ascoltare la sua voce nella quiete interiore e nel silenzio”.


Il Papa esprime la preghiera che “in una società in cui si va sempre di corsa, le vacanze siano giorni di vera distensione”. E dopo la preghiera mariana il Papa dà voce alla sua “profonda angustia per i tragici avvenimenti che si stanno verificando in Georgia e che, a partire dalla regione dell’Ossezia meridionale, già hanno causato molte vittime innocenti e costretto un gran numero di civili a lasciare le proprie case”. Ed esprime il suo auspicio:


“E’ mio vivo auspicio che cessino immediatamente le azioni militari e che ci si astenga, anche in nome della comune eredità cristiana, da ulteriori confronti e ritorsioni violente, che possono degenerare in un conflitto di ancor più vasta portata; si riprenda, invece, risolutamente il cammino del negoziato e del dialogo rispettoso e costruttivo, evitando così ulteriori, laceranti sofferenze a quelle care popolazioni”.


E il Papa aggiunge un chiaro appello alla Comunità internazionale:


“Invito altresì la Comunità internazionale e i Paesi più influenti nell’attuale situazione a compiere ogni sforzo per sostenere e promuovere iniziative volte a raggiungere una soluzione pacifica e duratura, in favore di una convivenza aperta e rispettosa.”


Il Papa invita alla preghiera insieme con i fratelli ortodossi, raccomandando la sua intenzione a Maria. Nelle parole di saluto finali, il Papa richiama in tedesco e in ladino il vangelo del giorno, per poi ricordare in italiano i pellegrini delle diverse comunità parrocchiali della diocesi di Bolzano-Bressanone, come pure i giovani e le famiglie provenienti da altre Diocesi italiane. Ringrazia tutti per il loro affetto e in particolare i giornalisti e gli operatori dei mass-media, che lo hanno seguito durante il soggiorno.


www.radiovaticana.org
+PetaloNero+
00lunedì 11 agosto 2008 15:00
CONFERIMENTO DELLA CITTADINANZA ONORARIA DI BRESSANONE AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


Alle ore 18 di sabato scorso, 9 agosto, nel cortile del Seminario maggiore di Bressanone il Sindaco della città, Albert Pürgstaller, ha conferito al Santo Padre Benedetto XVI la cittadinanza onoraria.
Di seguito riportiamo il testo delle parole pronunciate dal Papa nel corso della cerimonia:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Exzellenz, Herr Landeshauptmann, Herr Bürgermeister, verehrte Gemeinderäte, verehrte Damen und Herren, liebe Freunde!

Die Ehre, die mir die Gemeinde Brixen durch die Verleihung der Ehrenbürgerschaft hat zuteil werden lassen, ist für mich eine große Freude, die ich mit herzlichem Dank aufnehme und die mich nun begleiten wird in die folgenden Zeiten meines Lebens hinein. Dadurch bin ich ja nun nicht nur sozusagen mit dem Herzen, sondern auch gleichsam juristisch in Brixen zu Hause und gehöre zu seiner Bürgerschaft. Selbst wenn ich nicht kommen kann, bin ich dann rechtlich irgendwie da. Daß ich auch mit dem Herzen oft da bin, brauche ich gar nicht eigens zu sagen. Ganz herzlichen Dank! Und herzlichen Dank auch dem Chor, der Ihre schönen Worte von Brixen und der Musik bestätigt und in Realität umgestaltet hat.

Wenn ich in vergangenen Zeiten vom Norden her über die Brennerstrasse nach Brixen gefahren bin, war es für mich immer ein bewegender Augenblick, wenn sich dann das Tal öffnete und die Türme von Brixen sichtbar wurden – diese Stadt, umgeben von Wein- und Obstgärten, eingebettet zwischen die Berge, voller Geschichte und Schönheit. Dann wußte ich: Hier ist gut sein! Dann wußte ich, ich habe den rechten Fleck gewählt und kann mit neuen Kräften zurückkehren in meine Aufgaben.

In Brixen habe ich, wie gesagt, weite Teile meiner Bücher geschrieben, habe ich ausgeatmet, habe ich Freundschaft gefunden; vor allem habe ich in Brixen dann auch Erinnerungen empfangen, die ich mit mir nehme. Und das ist das Schöne, daß ich in der Landschaft der Erinnerungen wandern kann und, wenn ich dann nach Rom zurückgekehrt bin, immer wieder die Wanderung in der Landschaft der Erinnerungen gerade durch Brixen machen werde und so wieder da sein und wieder aus- und aufatmen kann.

Brixen ist mir vor allen Dingen auch wichtig geworden – wie Sie, Herr Bürgermeister, es so schön und tief dargestellt haben – als ein Ort der Begegnungen, der Begegnungen der Kulturen: In den drei Sprachen – italienisch, deutsch, ladinisch – begegnen sich Kulturen, und Begegnung der Kulturen, die wir heute so sehr brauchen, hat in Brixen Geschichte. Wir wissen, daß sie nicht immer leicht ist, aber daß sie immer fruchtbar und beschenkend ist, daß sie allen hilft und uns alle reicher, offener und menschlicher werden läßt.

Bressanone è per me un luogo di incontri: incontro delle culture; incontro anche tra una sana laicità ed una gioiosa fede cattolica; incontro tra una grande storia e il presente e il futuro. E vediamo che questa storia, che qui realmente è presente e toccabile, non impedisce la formazione, il dinamismo, la vitalità del presente e del futuro, ma al contrario ispira e dinamizza. E poi è anche un incontro tra le radici cristiane e lo spirito della modernità, che solo insieme possono costruire una società realmente degna di questo nome, una società realmente umana.

Für mich ist Brixen in diesem Sinne auch ein europäisches Modell, eine wahrhaft europäische Stadt: Die christlichen Wurzeln, die Identität, die christliche Identität unserer Kultur ist da. Sie verschließt uns nicht, sondern im Gegenteil, sie macht uns offen für die anderen, schenkt uns die Gemeinsamkeit der Begegnung und gibt uns die Maßstäbe und die Werte, aus denen heraus wir leben können.

Mein herzlicher Dank gilt Ihnen allen, und vor allen Dingen wünsche ich Ihnen allen Gottes Segen. Der Herr möge weiterhin diese schöne Stadt beschützen und ihr helfen, eine große und schöne und menschliche Zukunft zu bauen. Herzlichen Dank!



TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Eccellenza,
Signor Presidente della Regione,
Signor Sindaco,
Signori Consiglieri comunali,
Signore e Signori!

L’onore che mi ha riconosciuto il comune di Bressanone con il conferimento della cittadinanza onoraria è per me una grande gioia, che accolgo con profonda gratitudine e che ora mi accompagnerà nelle future epoche della mia vita. Grazie a questo atto sono ora di casa a Bressanone non soltanto – per così dire – con il cuore, ma in qualche modo anche legalmente: faccio parte della sua cittadinanza. Anche quando non potrò venire, sarò in qualche modo comunque legalmente presente. Non penso sia necessario che vi dica che spesso sono qui con il cuore. Un grande grazie cordiale! E ringrazio di cuore anche il coro, che ha confermato e trasformato in realtà le Sue belle parole su Bressanone e sulla musica.

Quando, in tempi passati, venivo da Nord, sulla via del Brennero, a Bressanone, ricordo che era per me sempre un momento emozionante quando la valle si apriva davanti ai miei occhi e apparivano le torri di Bressanone – questa città, circondata da vigneti e frutteti, adagiata tra le montagne, così ricca di storia e di bellezza. Allora sapevo: qui si sta bene! Allora sapevo: ho scelto l’angolo giusto e potrò poi tornare con nuove forze ai miei compiti.

Come già detto, a Bressanone ho scritto gran parte dei miei libri, mi sono rilassato, ho trovato amicizie; soprattutto, a Bressanone ho ricevuto ricordi che porterò con me. E questo è l’aspetto bello: che posso andare a passeggio nel paesaggio dei ricordi e, una volta tornato a Roma, le mie passeggiate nel paesaggio dei ricordi passeranno ripetutamente per Bressanone, e sarò di nuovo qui e potrò di nuovo rilassarmi e riprendere le forze.

Bressanone ha acquistato per me un’importanza particolare anche perché – come Lei, signor Sindaco, ha già espresso in termini così belli e profondi – è un luogo di incontro, di incontro tra le culture: nelle tre lingue infatti – italiano, tedesco e ladino – si incontrano le culture, e l’incontro tra le culture, di cui oggi tanto abbiamo bisogno, ha una sua storia a Bressanone. Sappiamo che non sempre è facile, ma che sempre è fruttuoso e ricco di doni, che aiuta tutti e ci rende più ricchi, più aperti e più umani.

Bressanone è per me un luogo di incontri: incontro delle culture; incontro anche tra una sana laicità ed una gioiosa fede cattolica; incontro tra una grande storia e il presente e il futuro. E vediamo che questa storia, che qui realmente è presente e tangibile, non impedisce la formazione, il dinamismo, la vitalità del presente e del futuro, ma al contrario ispira e dinamizza. E poi è anche un incontro tra le radici cristiane e lo spirito della modernità, che solo insieme possono costruire una società realmente degna di questo nome, una società realmente umana.

Per me, in questo senso, Bressanone è anche un modello europeo, una vera città europea: le radici cristiane, l’identità, l’identità cristiana della nostra cultura è presente; essa non ci rinchiude in noi stessi, al contrario, ci apre agli altri, ci dona la comunione dell’incontro e ci dà anche i criteri e i valori secondo cui vivere.

Il mio cordiale ringraziamento a tutti voi, e soprattutto chiedo per voi tutti la benedizione di Dio. Il Signore continui a proteggere questa bella città e l’aiuti a costruire un futuro grande e bello e umano. Grazie ancora!





VISITA DEL SANTO PADRE ALLA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MICHELE ARCANGELO A BRESSANONE

Ieri mattina, dopo la recita dell’Angelus in Piazza Duomo a Bressanone, il Santo Padre Benedetto XVI è entrato nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo ed ha così salutato i fedeli che erano in essa raccolti:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Liebe Freunde!

Ich freue mich, daß ich auch heute in dieser schönen Pfarrkirche bei Euch sein kann. Das Evangelium erzählt uns heute, wie der Herr den sinkenden Petrus an die Hand nimmt und ihn sicher über die Wasser führt. Es ist ein Bild für unser Leben: Auch uns nimmt er an der Hand. Lassen wir uns an der Hand nehmen von ihm im Gebet, im Glauben, im Mitleben mit der Kirche, und geben wir auch anderen die Hand, die unsere Hand brauchen.

[Cari amici!

Mi fa piacere di potere essere anche oggi con voi in questa bella chiesa parrocchiale. Il Vangelo di oggi ci racconta, che il Signore ha preso per mano San Pietro che stava affondando e lo ha condotto al sicuro, sulle acque. E’ un’immagine per la nostra vita: il Signore prende per mano anche noi. Lasciamoci prendere per mano da Lui nella preghiera, nella fede, nella vita con la Chiesa e diamo la nostra mano anche agli altri, che ne hanno bisogno.]

Cari amici,

sono felice di essere ancora una volta in questa domenica con voi. Oggi il Vangelo ci racconta come San Pietro, in pericolo sul mare, è salvato dal Signore che gli da la mano. Il Signore da la mano anche a noi, ci guida sulle strade della nostra vita e cerchiamo di prendere la mano del Signore, nella preghiera, nella fede, nella comunione dei Sacramenti. E diamo anche ad altri la nostra mano e guidiamoli, in quanto possiamo, con l’aiuto del Signore.

Grazie a voi tutti! Una buona domenica a tutti voi!

Dò ancora la mia benedizione: Sit Nomen Domini benedictum ...

Schönen Sonntag – buona domenica a tutti voi! E grazie!





Il Papa lascia Bressanone. Questa sera il rientro a Castel Gandolfo. Mons. Egger: un soggiorno all'insegna della discrezione


Benedetto XVI ha ricevuto oggi nel Seminario Maggiore di Bressanone le forze dell'ordine locali: "solo adesso - ha detto - mi accorgo di quanto sia grande l'esercito di angeli custodi che ha vegliato su di me durante le vacanze". Il Papa lascerà oggi pomeriggio Bressanone per rientrare in serata a Castel Gandolfo. Dopo due settimane di soggiorno in Alto Adige il Papa riprende dunque la sua attività: mercoledì prossimo si svolgerà l’udienza generale nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. Venerdì 15 agosto, Solennità dell’Assunzione, celebrerà la Messa alle 8.00 nella chiesa parrocchiale di San Tommaso da Villanova, seguita dall’Angelus a mezzogiorno. Ieri il Pontefice, durante l’Angelus in Piazza Duomo, ha espresso la sua gratitudine per aver potuto recuperare le forze in un luogo così tranquillo: ma quale carattere ha avuto la permanenza del Papa nella città altoatesina? Rosario Tronnolone lo ha chiesto al vescovo di Bolzano-Bressanone Wilhelm Egger:
R. – E' stato questo modo discreto del Santo Padre, che restava quasi sempre nel Seminario Maggiore, dove c’è anche un bellissimo giardino. Anche quando è uscito, una volta, per una passeggiata, questa è rimasta veramente discreta, personale.

D. – Il Santo Padre ha ricevuto proprio sabato scorso la cittadinanza onoraria di Bressanone. Che significato ha avuto questa cerimonia?

R. – Questa cerimonia è un onore al Papa, ma soprattutto un onore alla città, perché questa città desidera in questo modo avere il Santo Padre come cittadino. E anche se poi il Santo Padre ha detto che non sarà presente tante volte, comunque ha nel cuore questa città.

D. – Eccellenza, lei proprio durante la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria ha detto che il Santo Padre ha dato pieno senso al motto del Seminario di Bressanone, cioè “Pietas et Scientiae”...

R. – Sì, il Santo Padre a Bressanone, quando veniva da cardinale, ha lavorato al suo "Rapporto sulla fede", un libro fondamentale per conoscere il suo pensiero sull’attualità della Chiesa, e poi ha scritto anche qualche pagina del volume su Gesù Cristo. Va detto quindi che Bressanone è una stazione importante del suo magistero e del suo impegno teologico e pastorale.

D. – Il Santo Padre ha anche sottolineato come per lui Bressanone sia un luogo di incontri: ha parlato di un incontro delle culture, un incontro tra una sana laicità e una gioiosa fede cattolica...

R. – La nostra diocesi è una diocesi trilingue, e il fatto che il Santo Padre abbia usato il tedesco, l’italiano e il ladino, cioè la lingua delle valli ladine, è un simbolo di questa consapevolezza dell’incontro delle culture.

D. – Che cosa ha rappresentato per il popolo di Bressanone la presenza del Papa durante queste due settimane?

R. – Quello che mi ha più colpito è questa gioia della popolazione: è stata veramente una festa del popolo credente. E penso che per questo sia stato colpito anche il Santo Padre. Tante le persone che mi dicevano: “Ma come è bello che il Santo Padre venga da noi”. E vorrei sottolineare, in Piazza Duomo, il saluto caloroso di tutta la città.


www.radiovaticana.org
+PetaloNero+
00lunedì 11 agosto 2008 15:15
Papa, barzellette ma niente politica a pranzo con Cossiga

Roma, 7 ago (Velino) - Il Papa “sta benissimo, è allegro” e “quando gli racconto le barzellette, ride”: è lo spaccato del pranzo di oggi con Benedetto XVI raccontato dal presidente Francesco Cossiga. Amici da lungo tempo, a distanza di quattro anni hanno pranzato nuovamente insieme oggi al Seminario maggiore di Bressanone, dove il Papa si trova per un periodo di riposo. Il presidente emerito della Repubblica è giunto poco dopo le 12 dalla vicina Val Gardena, dove stra trascorrendo le vacanze. Un pranzo semplice - “spaghetti al pomodoro” ha riferito il presidente - e sereno, nel corso del quale i due hanno avuto modo di chiacchierare per un paio d’ore, ma “niente politica, di quella parlo con il Segretario di Stato” ha detto Cossiga.

Il 26 luglio, per gli 80 anni, Cossiga ha ricevuto in dono da Benedetto XVI un suo libro con dedica. I due hanno avuto un colloquio telefonico. È probabile che la decisione di incontrarsi a Bressanone sia maturata proprio in questo frangente. “L’ex presidente Cossiga ha più volte espresso il desiderio di incontrare il Santo Padre, manifestando per lui stima e apprezzamento” e Benedetto XVI “ha deciso di invitarlo, cogliendo l’occasione anche del suo recente compleanno”, ha riferito questa mattina padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

Il senatore a vita non è nuovo a questi incontri: già nel 2004 - ha specificato padre Lombardi - Cossiga aveva incontrato l’allora cardinale Ratzinger sempre a Bressanone. “Gli ho portato fortuna”, ha scherzato il presidente emerito ricordando questo episodio, e riferendosi al fatto che qualche mese dopo il cardinale Ratzinger sarebbe stato eletto Papa. “Prima andava a passeggio per Bressanone - ha aggiunto -. Ora non ha scelta...”. Alla tavola di Benedetto XVI, oltre a Cossiga, erano seduti il segretario del Pontefice, monsignor Georg Gaenswein, il fratello del Papa, monsignor Georg Ratzinger e il rettore del seminario, monsignor Ivo Muser.





PAPA: VESCOVO EGGER, BRESSANONE STAZIONE IMPORTANTE SUO MAGISTERO

(ASCA) - Bressanone, 11 ago - Ancora poche ore di vacanza a Bressanone per Benedetto XVI, che partira' alla volta di Roma e di Castel Gandolfo alle 17, non prima di aver salutato la folla dal balcone del seminario maggiore che l'ha ospitato.

''Bressanone e' una stazione importante del suo magistero e del suo impegno teologico e pastorale'' ha tra l'altro sottolineato mons. Wilhelm Egger, vescovo di Belluno, che lo accompagnera' nel tratto di viaggio tra Bressanone e Bolzano, dove all'aeroporto lo salutera' con un arrivederci al prossimo anno.

''Se Dio Vorra''' risponde in queste ore papa Ratzinger a chi gli chiede se il prossimo anno sara' di nuovo in riva all'Isarco. ''Qui - aveva detto ieri all'Angelus - ho potuto riposare nel modo che meglio si addice a un ministro di Dio, dedicandomi alla preghiera, alla lettura e alla meditazione, senza l'assillo delle quotidiane urgenze pastorali''. ''Non le ho certo dimenticate - ha continuato - ma, per cosi' dire, le ho come filtrate attraverso un salutare distacco, che aiuta a ristabilire le giuste proporzioni: a riconoscere che il Signore e' Dio e noi siamo soltanto suoi umili collaboratori per il servizio della Chiesa''.

Il papa ha ricevuto questa mattina in udienza le forze dell'ordine per ringraziarle dell'accoglienza protettiva. In centinaia sono convenuti in seminario tra poliziotti, carabinieri, agenti della finanza e della forestale.

''Solo adesso mi accorgo - ha sorriso Benedetto XVI - quanto sia grande l'esercito di angeli custodi che ha vegliato su di me durante le vacanze''. Il calore di Bressanone, di cui il pontefice e' cittadino onorario da sabato scorso, si evidenziera' di nuovo in occasione della partenza, questo pomeriggio, ''Vorremo salutare il santo padre con quella cordialita' con la quale lo avevamo accolto il 28 luglio'' e' stato l'invito del vescovo Egger ai suoi fedeli. Alle 17, il Santo Padre si affaccera' alla finestra della biblioteca barocca del Seminario Maggiore e dira' alcune parole ai fedeli. In seguito Papa Benedetto XVI salutera' il rettore don Ivo Muser, il decano Albert Pixner, il sindaco Albert Purgstaller e i fedeli. ''Speriamo che ritorni fra un anno'', questo la voce di tante persone che grazie alla presenza del Santo Padre e alle sue parole hanno ricevuto un rinforzo per la propria vita di fede. Papa Benedetto XVI si rechera' a Bolzano con la macchina da dove prendera' l'aereo per arrivare a Roma. Il percorso a Bolzano sara' il seguente: Piazza del Seminario Maggiore.





Papa conclude la vacanza a Bressanone,vissuto "salutare distacco"
Oggi il rientro nella residenza estiva di Castel Gandolfo



Roma, 11 ago. (Apcom) - Benedetto XVI rientra oggi nella residenza estiva di Castel Gandolfo a conclusione delle vacanze trascorse a Bressanone dove, come ha rivelato il Papa stesso, ha potuto godere di un "salutare distacco".



"E' ormai prossimo il momento di lasciare questa bella terra, dove mi sono sentito come a casa, sia per la familiarità dei luoghi che per l'ospitalità della gente", ha detto Benedetto XVI parlando in tedesco ieri davanti ai novemila pellegrini presenti nella piazza del Duomo per il secondo Angelus recitato nella cittadina altoatesina.



"Sono grato al Signore che mi ha concesso questa sosta ristoratrice per il fisico e per lo spirito", ha proseguito, per poi spiegare: "Ho potuto riposare nel modo che meglio si addice a un ministro di Dio: dedicandomi alla preghiera, alla lettura e alla meditazione, senza l'assillo delle quotidiane urgenze pastorali. Queste - ha tenuto a precisare il Papa - non le ho certo dimenticate ma, per così dire, le ho come 'filtrate' attraverso un salutare distacco, che aiuta a ristabilire le giuste proporzioni: a riconoscere che il Signore è Dio e noi siamo soltanto suoi umili collaboratori per il servizio della Chiesa e per il bene dell'umanità".
+PetaloNero+
00lunedì 11 agosto 2008 16:39
L'incontro
Il feeling fra il Papa e il laico Tremonti



Anche questa volta non è mancato all'appuntamento con il Pontefice. C'era anche lui, infatti, ieri a Bressanone ad ascoltare il Papa che ha parlato di alcol e droga che bruciano le vite più giovani. In prima fila, tra le autorità politiche, anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti ha seguito il discorso del Benedetto XVI nel corso del suo secondo e ultimo Angelus nella cittadina altoatesina.
Il laico ed ex socialista Tremonti aveva già incontrato il Santo Padre il 22 aprile dello scorso anno in visita al policlinico di Pavia. Qualche mese dopo, il 22 luglio del 2007, l'allora ex ministro dell'Economia era a Lorenzago Del Cadore (Tremonti ha una casa a Lorenzago) dove Ratzinger aveva recitato l'angelus davanti a seimila fedeli. Lo scorso nove luglio, infine, il ministro ha citato la genesi e un brano del Papa sulla speculazione e le turbolenze dei mercati internazionali. Il feeling, insomma, è solido e non nuovo.

iltempo.ilsole24ore.com

Nei momenti difficili, Dio ci porge la mano e chiede a noi di porgerla al prossimo nel bisogno: sulle parole del Papa all’Angelus, la riflessione del vescovo di San Marino, Luigi Negri


Anche a noi, come a San Pietro, che sopraffatto dalla paura rischia di annegare, il Signore ci “porge continuamente la mano”: è uno dei passaggi della meditazione offerta da Benedetto XVI ai fedeli, ieri all’Angelus a Bressanone. Il Papa ha sottolineato che anche noi siamo chiamati a porgere “la nostra mano agli altri, a coloro che ne hanno bisogno”. Per una riflessione sulle parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri:

R. – Certo, il mondo è forte, le sfide sono forti. Possono sembrare talvolta, al singolo cristiano come alla comunità, insostenibili. Ma la radice della loro forza è in realtà la nostra debolezza di fede. Pietro affonda perché si stacca dalla mano di Cristo, perché non crede. Non tanto e soltanto perché i flutti sono forti! Io credo che questa sia una lezione formidabile per la Chiesa di questo tempo. La Chiesa è certamente assalita da pericoli antichi e nuovi e forse non ce li aspettavamo così forti all’inizio del terzo millennio, quando forse speravamo - al cadere delle grandi ideologie – in un momento di pace. E’ venuta, invece, una tempesta più grave – secondo me – di quella delle grandi ideologie, perché c’è un anticristianesimo diffuso e pervasivo. Insomma le sfide sono per approfondire la fede: se noi le viviamo dentro la certezza della fede, allora anche i marosi si calmano!


D. – Questa difficoltà è molto presente nel pensiero del Papa, che ieri per esempio ha detto, con un’immagine molto forte: “La Chiesa del nostro tempo in molte parti della terra si trova a penare per avanzare, nonostante il vento contrario e sembra che il Signore sia molto lontano”….


R. – In queste parole del Papa c’è una consapevolezza profonda e - vorrei direi – quasi una tenerezza. Una tenerezza che fa bene alle Chiese, alle Chiese martoriate in certi Paesi del mondo, nel sud-est asiatico, in Terra Santa, nei Balcani e adesso anche la Georgia, dove ci sono cristiani che si stanno combattendo, che si stanno massacrando. Io credo che in questi momenti sia più che mai chiaro alla Chiesa che il Papa rende presente Cristo. C’è anche una consapevolezza critica. Noi stiamo soffrendo ed è inutile nasconderselo, ma d’altra parte questa sofferenza diventa un fattore di crescita e di maturazione se noi ci riaffidiamo tutti i giorni alla mano forte di Cristo, che non ci lascia, che ci guida nelle fatiche e nelle prove verso una maturazione della nostra fede e, quindi, paradossalmente – e il Papa lo ha ricordato – verso una maturazione della nostra capacità missionaria.


D. – Il Papa ci mostra che la forza non deriva da noi stessi, ma proprio da questo tener stretta la mano di Gesù…


R. – Certo ed è questo - direi - l’aspetto integrale della fede. Credo che la testimonianza e l’insegnamento di Benedetto XVI ci abbiano insegnato nel vivo che la fede è un atto integrale della fede, è un atto dell’intelligenza e del cuore. Credo che questa rieducazione continua che il Papa fa a riscoprire la propria fede come il fattore fondamentale sia determinante. Non toglie i problemi, ma cambia la nostra umanità.


D. – Peraltro, già nell’incontro con i sacerdoti a Bressanone il Papa aveva risposto ad una domanda di un seminarista, sottolineando che proprio nella fede noi diventiamo più umani…


R. – Si deve permanere – ha detto il Papa – nell’orizzonte dello Spirito. E’ lo Spirito che rende poi quotidiana la grandezza sperimentata a Sydney, ha aggiunto. Lo Spirito si manifesta in noi, cambiandoci, rendendo cioè più vera la nostra umanità. I doni dello Spirito che egli ha evocato sono i doni dell’umanità nuova. Quanto più apparteniamo a Cristo, tanto più diventiamo umani.


www.radiovaticana.org
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com