Brucia fuoco degli Dei. Brucia! Capitolo 2°

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trueyoghi
00sabato 11 ottobre 2003 21:46
Cap.2 – Fuga dal paradiso
Su di una lingua di terra rocciosa distesa sul mare, un piccolo paese formato da poche case sopravvissute alla guerra rimanevano attaccate alla scogliera con le unghie, quasi con la forza della disperazione di chi urla di essere ancora vivo.
Lungo quelle coste a picco, in piedi su di uno scoglio si ergeva un giovane dal corpo marchiato dalle cicatrici della guerra, i lunghi capelli erano mossi dal vento ed il suo sguardo sembrava sfidare la forza dei flutti mentre le mani stringevano una rete che brillava al sole per via dei cristalli di sale depositati nelle maglie della corda di cui era composta. I muscoli del giovane si tesero nello sforzo del lancio sembrando dover sollevare una montagna, la rete volo alta e lontana ripiombando chiusa e pesante nel mare.
“pescare non fa per te” lo apostrofò una voce dietro di lui
il giovane guardò malinconicamente la rete sul fondo cristallino del mare
“decisamente no” aggiunse raggiungendo il compagno che sdraiato al sole su uno scoglio accanto, fumava una lunga pipa “Mi sono pure stancato di andarla a riprendere”
“Mc Pav, perché siamo rimasti qui invece di tornare sui monti, a casa?” chiese sfilando la pipa dalla mano dell’amico e prendendo una lunga e profonda boccata
“perché oramai li non rimane nulla che si possa chiamare casa…..non ci rimane che abituarci alla nostra nuova vita mio caro Susko”
I due amici rimasero a fumare insieme mentre il sole andava a riposare sul fondo oscuro dell’oceano.
“certo che almeno potevamo scegliere un altro lavoro” sbuffò Susko emanando una nuvola chiara dalla bocca
“il fabbro ha già un aiutante anche se inetto ed io sono troppo alto per la miniera…..E poi avevi detto di aver già pescato!”
“sì ma nei torrenti… con arco e frecce per l’esattezza!!!!! Ci andiamo a fare una birra da Ivan?
“come sempre”

Red McPav e Spephen Susko erano cresciuti ed avevano combattuto insieme tra i monti centrali e sebbene appartenessero a due clan diversi erano legati come fratelli, di più, con quella amicizia che solo il dolore e gli orrori della guerra possono forgiare, erano compagni d’arme. Il primo alto e magro dai capelli abbastanza lunghi da poter farci passare il vento girava sempre con un enorme zaino di cuoio ricolmo di oggetti di ogni genere – non sai mai quanto può essere utile una cosa finchè non ne hai bisogno – soleva dire. Il secondo decisamente più basso era coriaceo come una roccia dei monti del centro ed era uso portare con se solo qualche striscia di cuoio per proteggere il corpo ed il suo fido ed inseparabile sciabolone.
I due camminarono lungo il sentiero inerpicandosi fino al centro abitato entrando in una casa diroccata sulla cui porta qualcuno aveva inciso a fuoco con scrittura incerta la parola TABERNA, nella penombra della stanza illuminata da poche candele di sego fumoso erano disposti alcuni tavolacci ed un bancone da osteria dietro il quale un corpulento uomo barbuto stava litigando con un pezzo di carne secca cercando di sopraffare l’insolito nemico con una piccola ascia mentre l’unico avventore del locale cercava di nascondere le risa dentro un boccale di birra scura.
Ivan dei bruni dimostrava molti più inverni di quelli che aveva in realtà, le cicatrici, la lunga barba e soprattutto il grasso accumulato nei mesi di ozio dietro il bancone avevano logorato la sua esistenza più di una vita passata in guerra. Aveva sperato che il tempo passato nella cambusa della guardia cittadina lo potesse aiutare a tirar su una bella taverna come quelle di “un tempo” ma la mancanza di materie prime e la povertà erano nemici ben più duri da battere che quelli che era uso incontrare sui campi di battaglia.
“le solite due pinte scure” chiese McPav entrando
“eccovi le pinte….e…ma quando mi pagate?” disse Ivan piantando l’ascia sul bancone
“appena vendiamo del pesce” rispose prontamente Stephen
“sarebbe a dire mai!”
“dai su il periodo è difficile per tutti” disse McPav prendendo una generosa boccata dalla sua pinta e sul suo viso si dipinse una smorfia di disgusto
“MMMHHH che skifo!! Ma quando ci dai della birra vera?
“hai idea di quanto costa la birra di questi tempi? Bè ovviamente no! Altro che tempi duri vi sto sfamando da più di un mese e se continua così dovrò chiudere, lo sai che significa? Che dovremmo trovarci tutti un bell’orto da coltivare!”
“Sei matto” esclamo McPav “la terra mi rovina i capelli”
“Scherza sherza, intanto ce la vediamo pesta tutti….almeno prima non ci si faceva caso, avevamo altri problemi”
“Ce la passiamo male QUASI tutti” corresse Susko
I tre si girarono all’unisono verso il ragazzo seduto nell’angolo, praticamente invisibile nel suo nascondersi nel bicchiere.
“Non guardate me” disse “ almeno durante la guerra c’era qualcosa da rubare adesso riesco giusto a rimediare della frutta” e tuffo il viso in una pesca sugosa
il viso di ivan divenne scuro come la bevanda che serviva “Lo ammazzo!!! Seriamente stavolta”
McPav e Susko gli si buttarono addosso e lo bloccarono dietro il bancone mentre il giovane spariva saltando da una finestra non senza aver finito di trangugiare il liquido nella sua pinta.
Susko rise mentre McPav parlò ad Ivan in modo paterno “perchè continui a dar da bere a Serjei se te la passi cosi male?”
“quante volte ci ha salvato la vita durante gli scontri?”
cadde il silenzio, poi Ivan continuò alzandosi in piedi
“mi manca la battaglia, non mi sento più vivo”
sospirò come quando un innamorato parla della sua bella
“dobbiamo solo abituarci” continuò paternamente McPav
“non è vero” ribadì Susko” “Ivan ha ragione non siamo fatti per questa vita”
La notte era fonda e i tre avevano ormai finito l’ultimo otre del liquame marrone prodotto dalla fermentazione delle bacche ed insaporito sapientemente da spezie ed erbe.
“la cabusa è vuota, rimangono 20 pezzi di carne e due forme di cacio, stasera chiudo per sempre”
“dove hai intenzione di andare?”
“non lo so ma via da questa isola, sono stato cresciuto per combattere e non sono capace di fare altro” gurdò gli amici negli occhi e si corresse “non voglio fare altro…e voi siete come me, abbiamo sempre preferito i campi di battaglia a tutto il resto”
Avrebbero potuto interromperlo, spiegargli che avevano sempre conosciuto una sola parte della vita, che esistevano altre vie, altre gioie, che avrebbero finito di vedere il sangue, gli amici morti; avrebbero potuto distruggere i suoi castelli con mille tesi diverse ma sapevano entrambi che Ivan aveva ragione, sapevano che non avrebbero più sentito la vita scorrere nelle vene come quando combattevano.
“lo sai che tutti quelli che sono partiti non sono più tornati” disse alla fine Susko pulendo la pipa sul tacco degli stivali
“è segno che hanno trovato quello che cercavano” sentenziò Ivan incamminandosi
I due amici lo seguirono con il solito passo sicuro mentre una piccola figurà sbucò dall’ombra andando loro incontro
“vengo anch’io !! non avrete intenzione di lasciarmi qui da colo!!” disse il giovane
“certo che no, serjei e ci serve che ci rimedi un po’ di materiale. A modo tuo. Di soldi non ce ne sono”.
...continua

YOGHI
Mc Pav
00venerdì 17 ottobre 2003 15:39
Yog, forse dovresti specificare che si tratta del Background dell'ARATRO....

E vedi di rimmetterti in tempo..
in tempo per cosa non lo sappiamo..[SM=g27828]

BELLA
posset
00lunedì 20 ottobre 2003 15:51
lungo però............
lungo però l'idea e veramente originale[SM=g27811]
Vilbrand
00mercoledì 5 novembre 2003 13:46
[SM=g27811] ok, letto, prossimo...
Drorn
00sabato 8 novembre 2003 09:39
3° arrivo!!!!!!!!!
Mc Pav
00giovedì 25 novembre 2004 15:48
[SM=x115999]
Ci sono molti nuovi "soldatini" che non ci conoscono....... e ora che incomincino a temerci
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