Quante tiepide mattine adoravo osservare tra un attimo e l'altro il tuo dolce ma fermo viso addomesticare le pagine del tuo quaderno traendo dalla pallida carta luminosa longilinee figure di donne che affollavano il tuo incantevole immaginario.
Quante ore di quelle monotone giornate trascorrevo sorridendo nello scambiare con te galeotti messaggi in un silenzioso abbraccio fatto di sorrisi e comprensioni che giorno dopo giorno accorciava l'abisso posto tra il mio ed il tuo essere.
Quante fredde notti mi addormentavo guardando il ritmico pulsare della luce del mio cellulare, gettando il mio ultimo pensiero a te, rasserenandomi nel pensiero di vederti il giorno seguente accogliermi all'entrata del vagone con il tuo solito sorriso e la tua melodiosa voce, che scandiva il mio diminutivo come un piccolo gioiello prezioso che solo le tue labbra avevano l'onore di mostrare.
Se quel mattino, su quel treno, la stima e l'affetto che provavo per te non mi avessero spinto a dichiararmi, forse non sarebbe iniziato quel lento e straziante percorso che ci ha portato ad allontanarci l'una dall'altro in questi ultimi mesi.
Eppure così è stato, errore mio, te lo concedo.
Eppure sono felice.
Felice di rimpiangere quegli attimi in cui il mio animo si illuminava nel pensare a te e me abbracciati l'uno accanto all'altra come amanti che si concedevano un piccolo attimo di pura gioia.
Felice di non avere mai potuto sfiorare con le mie labbra la pelle del tuo viso, che io ho sempre immaginato avere il sapore del mare.
Felice di aver rotto così, insieme a te, la nostra amicizia tra le lacrime, le urla e gli sguardi gettati al finestrino per evitare di guardarci.
Sono felice di avere compreso che nulla di ciò che ho solo immaginato te lo saresti mai meritato.
E sono fiero nel dire che d'ora in avanti, ogni volta che incrocierò il tuo sguardo, diviso in parte tra il dolore del mio ricordo e in parte tra lo stupore del mio atteggiamento, ricambierò la tua vista gelido e severo, per passarti poi accanto, quasi a sfiorarti, e lasciandoti di me d'ora in avanti solo e soltanto l'immagine delle mie spalle che si allontanano.
Claudium