Bome Mussolini finanzio' il Papa

Melin
00sabato 14 luglio 2012 17:59

Come Mussolini finanziò il Papa, e come vennero investiti i soldi del Vaticano


Lo Stato italiano si obbligò a dare parecchio denaro al Vaticano, nella Convenzione Finanziaria si legge all’art. 1 che ‘l’Italia si obbliga a versare, allo scambio delle ratifiche del Trattato, alla Santa Sede la somma di lire italiane 750.000.000 (settecentocinquanta milioni) ed a consegnare contemporaneamente alla medesima tanto consolidato italiano 5 per cento al portatore (col cupone scadente al 30 giugno p.v) del valore nominale di lire italiane 1.000.000.000 (un miliardo)’.

Durante le trattative, un alto prelato, che si occupava delle finanze vaticane, disse a un suo confratello: ‘Questa volta bisogna che l’Italia paghi care le indulgenze’. I mezzi finanziari che lo Stato italiano diede al Vaticano costituirono il fondamento su cui venne costruito quell’impero finanziario che il Vaticano costituisce oggi. Il giorno stesso in cui l’accordo con Benito Mussolini fu ratificato Pio XI creò una nuova agenzia finanziaria, la Amministrazione Speciale della Santa Sede e ne nominò suo direttore e manager Bernardino Nogara. Costui accettò la proposta del papa perché il papa soddisfece le sue richieste tra cui c’erano queste: che tutti gli investimenti che egli scegliesse di fare fossero totalmente e completamente liberi da qualsiasi considerazioni religiose o dottrinali; che egli fosse libero di investire i fondi del Vaticano dovunque nel mondo. E così Nogara si mise in moto. Martin Malachi, Gesuita ex-professore al Pontificio Istituto Biblico di Roma, nel suo libro Rich Church, Poor Church (Chiesa Ricca, Chiesa Povera) edito nel 1984, dice: ‘Fedele ai suoi piani iniziali, i primi maggiori acquisti di Nogara in Italia furono attuati nel ramo del gas, dei tessili, nella costruzione pubblica e privata, nell’acciaio, nell’arredamento, negli alberghi, in prodotti minerari e metallurgici, prodotti dell’agricoltura, energia elettrica, armi, prodotti farmaceutici, cemento, carta, legname da costruzione, ceramica, pasta, ingegneria, ferrovie, navi passeggeri, telefoni, telecomunicazioni e banche’ (pag. 40). Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale il Vaticano acquisì il controllo di molte compagnie e banche sia in Italia che all’estero e in molte altre compagnie invece riuscì ad avere una partecipazione minore ma sostanziale.

Verso gli anni ‘30 il Vaticano possedeva circa 3 milioni e 716.000 metri quadrati di beni immobili a Roma, e col tempo sarebbe diventato il maggior proprietario terriero in Italia dopo lo stesso governo italiano. Quando Mussolini ebbe bisogno di armamenti per l’invasione dell’Etiopia nel 1935 una sostanziosa parte di essi fu provveduta da una fabbrica di munizioni che Nogara aveva acquisito in nome del Vaticano. Il 27 giugno 1942 Pio XII, su proposta di Nogara, fondò una nuova società finanziaria nel Vaticano chiamata Istituto per le Opere Religiose (IOR). La proposta di Nogara era stata questa: ‘Stabilire una società ecclesiastica centrale per la Chiesa Universale, una società dotata dello status di una banca all’interno dello Stato sovrano della Città del Vaticano e che avesse il vantaggio di appartenere al papato e al Vaticano; una società che si specializzasse nell’investire e nel negoziare i fondi e le risorse degli enti ecclesiastici della Chiesa intera’ (Martin Malachi, op. cit., pag. 43).

Nogara Bernardino

Tramite lo IOR i vari organismi ecclesiastici erano in grado di investire il loro denaro in tutta segretezza ed esenti da tasse. (Ricordiamo che lo IOR diversi anni fa, quando era diretto da Paul Marcinkus, risultò coinvolto in alcuni scandali finanziari a motivo di manovre finanziarie illegali da esso compiuto con l’aiuto del finanziere siciliano Michele Sindona – il mandato di cattura spiccato contro Sindona parlava ‘di prove documentali di operazioni irregolari effettuate da Sindona per conto del Vaticano’ -, e di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano). Dopo la seconda guerra mondiale, sempre sotto Nogara, l’impero finanziario vaticano continuò a crescere. Quando Bernardino Nogara morì nel 1958 lasciò un Vaticano enormemente ricco. L’opera compiuta da questo finanziere a pro del Vaticano fece dire all’allora cardinale Spellman di New York: ‘Dopo Gesù Cristo la più grande cosa che sia successa alla Chiesa Cattolica è Bernardino Nogara’! Ma anche dopo la morte di Nogara le finanze continuarono a crescere. Verso la metà degli anni sessanta, le agenzie finanziarie del Vaticano controllavano la metà delle agenzie di credito in Italia. Molte industrie avevano dietro denaro del Vaticano. L’Istituto Farmacologico Serono di Roma per esempio era di proprietà Vaticana. Questo Istituto nel periodo in cui la chiesa cattolica romana condannava la contraccezione artificiale (Paolo VI la condannò esplicitamente con l’enciclica Humanae Vitae del 1968) lanciava sul mercato un contraccettivo molto popolare chiamato Luteolas, che fece intascare molto denaro al Vaticano (a dimostrazione questo che quando ci sono di mezzo i suoi interessi finanziari il Vaticano non ha per nulla timore di rinnegare nei fatti quello che insegna a parole). Nel 1968, secondo quanto dichiarò l’allora ministro delle Finanze Preti, la ‘S. Sede’ possedeva titoli azionari italiani per un valore di circa 100 miliardi, con un dividendo che oscillava dai tre ai quattro miliardi l’anno. Anche all’estero il Vaticano possedeva titoli azionari per molti miliardi. Esso aveva pacchetti azionari in diverse grandi compagnie internazionali tra cui la General Motors, la Shell, Gulf Oil, General Electric, Betlehem Steel, International Business Machines (IBM), e TWA. Il Vaticano possiede una forte riserva aurea negli Stati Uniti, a Forte Knox. Quanto al valore delle attuali ricchezze in mano al Vaticano non ci sono dei dati che permettono di dire con una certa esattezza quanto in realtà possiede in titoli, azioni, beni immobili; c’è un velo su tutto ciò. Di sicuro c’è che il Vaticano è molto ricco materialmente, e che se sulle sue finanze la curia romana mantiene un forte riserbo, ci sono svariate ragioni. Una delle quali è quella di poter fare credere ancora alla gente che la chiesa cattolica romana è ‘la chiesa dei poveri’ ed ha continuamente bisogno dei soldi dei suoi fedeli per portare avanti la sua missione nel mondo.

La Chiesa Cattolica Romana, Giacinto Butindaro, pag. 145

 
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