Bobby Fisher

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ugo.p
00lunedì 5 giugno 2006 03:36
Generalmente questa cartella e' dedicata a coloro che non ci sono piu'.....ma non e' una regola assoluta.
stavolta infatti rivolgerei la nostra memoria verso uno sfortunato personaggio che nel suo mondo e' stato probabilmente il piu' grande.
Bobby Fisher


[Modificato da ugo.p 05/06/2006 3.42]

ugo.p
00lunedì 5 giugno 2006 03:38
Biografia
Il miraggio deI campionato deI mondo è cominciato a balenare sino dalla fanciullezza a Robert James Fischer, nato il 10 marzo 1943 a Chicago e iniziato dalla sorella Joan, a sei anni, al gioco degli scacchi. Trasferito poi a Brooklyn, ammesso ancora ragazzo nel celebre Manhattan Chess Club, egli ha trovato a New York l'ambiente adatto per accarezzare i suoi sogni e sviluppare il suo enorme talento di giocatore. E tutta la sua vita è stata protesa ben presto verso il massimo obiettivo: la conquista deI titolo mondiale.

A soli tredici anni, nel 1956, Fischer partecipava per la prima volta a un torneo di maestri negli Stati Uniti. L'anno dopo, vinceva il campionato nazionale libero (open) e quindi ripeteva il successo nel campionato ufficiale. Nel 1958 entrava (a quindici anni!) nell'elenco dei grandi maestri, classificandosi quinto al torneo interzonale di Portorose. Da allora, la sua carriera è stata una ripetizione di successi, fra cui citiamo anzitutto gli otto campionati statunitensi, il torneo di Mar deI Plata vinto nel 1960 ex aequo con Spasskij, la vittoria nel torneo di Stoccolma (1962). La sua ambizione era già così ardente che egli si dolse moltissimo di essere arrivato solo quarto nel torneo dei candidati di Curaçao (1962) vinto da Petrosian: data da quel momento la sua polemica con i grandi maestri russi, da lui accusati di fare «giuoco di squadra» (cioè di impegnarsi al massimo con gli stranieri e di pareggiare amichevolmente tra di loro). ln realtà non è ancora maturo: tre punti e mezzo lo dividono dal vincitore.

Ben presto arriveranno per lui le trionfali rivincite.


Montecarlo e Skopje nel 1967, Nathania e Vinkovci nel 1968 lo vedono primeggiare in maniera superiore. Splendide le vittorie di Rovigno-Zagabria (1970) e di Palma de Majorca dello stesso anno: in quest'ultimo torneo è la sua volta di lasciare a tre punti e mezzo di distanza il secondo classificato, Geller. Nel 1971 la selezione per il campionato deI mondo lo oppose a Taimanov (battuto a Vancouver per 6 a zero); a Larsen (sconfitto con lo stesso schiacciante punteggio a Denver) e infine a Petrosian, che dopo una vigorosa resistenza iniziale soccombeva, a Buenos Aires, per 6,5 a 2,5. Era libera così la via per il confronto finale col detentore deI titolo mondiale, Boris Spasskij.
ecco una foto della storica sfida



Tuttavia il «match deI secolo », (così venne prontamente definita la sfida) è stato in forse sino all'ultimo momento. Molta pubblicità è stata fatta alle pretese di Fischer, ed invero si è assistito al singolare fenomeno di un incontro per il titolo mondiale combattuto non già alle condizioni volute dal detentore, ma a quelle fissate dallo sfidante. Fischer ha ottenuto che la «borsa » complessiva dell'incontro fosse portata a 138 mila dollari: ha scartato una dopo l'altra varie località proposte (notoriamente i suoi favori andavano a Buenos Aires, che i russi non gradivano): ha fatto fallire i grandi sforzi e sacrifici affrontati da Belgrado e dalla federazione scacchistica jugoslava, che avevano preparata un'organizzazione grandiosa, e finalmente si è risolto ad accettare Reykjavik, dove dopo altri contrattempi il match ha avuto inizio l'11 luglio.

Capricci da prima donna? Non si pub liquidare cosi in poche parole sprezzanti il comportamento deI campione americano.

Fischer si considera un artista professionista, anzi (sono parole sue) il solo autentico professionista degli scacchi; impone (lo ha sempre fatto) certe condizioni di ambiente, di illuminazione, di tranquillità al solo scopo di dare, quando giuoca, il meglio di se stesso. Né va dimenticata un'altra sua caratteristica biografica, che spiega molti lati della sua psicologia. Fischer non ha avuto maestri, è sostanzialmente un grandissimo campione autodidatta: la consapevolezza di non dovere nulla a nessuno lo condiziona nell'atteggiamento e nelle richieste. Un eccezionale talento naturale, uno studio incessante e un'applicazione ferrea hanno fatto di lui un degnissimo successore di Lasker, di Capablanca, di Alekhine. Molto deve essergli perdonato, perché per la popolarità deI giuoco degli scacchi egli ha fatto moltissimo. Nell'epoca dei mass-media, egli li ha validamente sfruttati, comparendo molte volte alla televisione ad illustrare il suo pensiero: ma si inalbera se le telecamere o le macchine cinematografiche lo riprendono a sua insaputa o, peggio, contro la sua volontà. Gli incidenti di Reykjavik sono stati quasi tutti provocati dall'aver trascurato la particolare mentalità deI giovane americano.

Unico momento di gloria scacchistica per l’Occidente fu l’ascesa di Bobby Fischer ai piu alti gradi del gioco.

Egli rappresentò, specie dopo il suo incontro con Spassky nel 1972, un punto di rottura con il passato per tutto il mondo scacchistico.

Da Fischer in poi il giocatore divenne "professionista", dedicandosi quasi esclusivamente al gioco nella sua vita.

Prima di Fischer i precedenti campioni avevano tutti trovato altri interessi in importanti settori: insegnamento, avvocatura, scienza etc.

Bobby Fischer dichiarò fin dall’adolescenza di non avere altro interesse al di fuori degli scacchi, e mantenne questa "vocazione" esclusiva per tutta la carriera.

Altro motivo di rottura, anche se temporanea, con il passato, è l’interruzione che finalmente si riuscì dare alla dominazione sovietica dei vertici scacchistici; dopo Botvinnik, campione dal 1948, fino al 1972, anno della vittoria di Fischer, solo giocatori sovietici si erano alternati al titolo.

Con l’incontro tra Fischer e Spassky si propose anche sulla scacchiera l’opposizione politica e militare tra Occidente e blocco sovietico, sublimando nel gioco le tensioni della Guerra Fredda.


Bobby Fischer nasce a Chicago il 9 marzo 1943, figlio di un fisico tedesco e di una svizzera; la sua infanzia non fu felice poiché i suoi genitori si separarono quando aveva l’età di due anni, ed egli in pratica non conobbe mai il padre.

Amche con la madre i rapporti non furono dei più felici e ben presto si guastarono e si interruppero del tutto.

Molta della sua infanzia la passerà davanti ad una scacchiera o in compagnia della sorella Joan.

Imparò a giocare all’età di sei anni e da allora gli scacchi sostituirono in lui ogni rapporto umano: con gli amici, con la famiglia, con le donne etc.

Fin da questa piccola età egli si rese conto che questo gioco sarebbe diventato la ragione della sua esistenza e ben presto abbandonò lo studio delle altre discipline per dedicarvisi completamente.

Meritò subito una scarsa, per non dire nulla, accettazione della sconfitta, ritenendosi, anche se a quel tempo non ne aveva ragione, ben superiore a qualunque suo avversario.

La sua passione e il suo impegno diedero i primi grandi frutti nel 1956 quando all’età di tredici anni vinse il Campionato degli Stati Uniti, e da allora venne considerato uno dei maggiori maestri del mondo.

Si impose anche in molti tornei internazionali attestandosi ai vertici scacchistici ed attirando l’attenzione su di sé anche per le stravaganze del suo carattere.

La prima cosa che salta all’occhio è la sicurezza nei propri mezzi e la mancanza assoluta di incertezze, almeno nelle dichiarazioni, sul fatto che un giorno sarebbe divenuto campione del mondo.

Tuttavia l’eccessiva concentrazione sul proprio Io ostacolò i suoi rapporti con le altre persone; nota è la sua avversione verso le donne, e più volte rifiutò di partecipare a tornei in cui erano presenti delle giocatrici.

Fine ricorda che l’unica donna il cui nome sia stato accostato a quello di Fischer fu una misteriosa signora Grumette di Los Angeles, molto più grande di lui; è facile, in chiave psicanalitica, vedere in questa figura una sostituzione della figura materna, distaccatasi da Bobby.

La figura paterna , secondo Fine, è sostituita nella vita di Fischer dalla sua conversione alla setta Worldwide Church of God, una sorta di mescolanza tra giudaismo vetero-testamentario e fondamentalismo avventista.

Tra l’altro chiede l’osservanza della dieta ebraica e del Sabato.

Il padre non conosciuto sarebbe così sostituito da un Dio a cui fare riferimento.

Tutte le ansie, le preoccupazioni, le frustrazioni, trovano in Bobby Fischer una sola ed unica valvola di sfogo: gli scacchi.

[Modificato da ugo.p 09/06/2006 8.39]

ugo.p
00lunedì 5 giugno 2006 03:41
quanto Fisher costituisca un mito nel mondo scacchistico lo possiamo dedurre da quest7articolo uscito alcuni anni or sono:

11/09/01 - News - Londra - L'eccitazione è alle stelle per tutti gli scacchisti: Bobby Fischer, campione del mondo di scacchi rimasto imbattuto e scomparso dalla circolazione dopo la conquista del titolo, ha dato un segno di vita via internet. O almeno questo è quello che crede il gran maestro britannico Nigel Short, una delle menti scacchistiche più apprezzate di questi anni.


Stando a quanto riportato dal Sunday Telegraph di Londra, infatti, Nigel Short ha dichiarato che nel corso dell'ultimo anno ha giocato contro Fischer via internet almeno 50 partite.

Short, che nel 1993 tentò l'assalto al campionato del mondo perdendo però contro Garry Kasparov, ritiene di essere convinto che il giocatore con cui ha combattuto tanti match sia proprio Fischer, sebbene abbia ammesso di non averne la sicurezza, in quanto lo "sconosciuto giocatore" non avrebbe mai ammesso la sua identità, trincerandosi dietro un nickname. Ma la "prova" sarebbe in una domanda rivolta da Short al suo sconosciuto amico, una domanda su Armando Acevedo, grande giocatore messicano. Short avrebbe chiesto "al nickname" se conoscesse Acevedo e la risposta sarebbe stata fornita immediatamente: "Siegen 1970". Proprio nel 1970 e proprio a Siegen, Fischer sconfisse Acevedo alle Olimpiadi di scacchi...

L'eccitazione di Short è al massimo, come ammette lui stesso: "Sono sicuro al 99 per cento di aver giocato con la leggenda degli scacchi. È assolutamente eccitante". Ed è di grande interesse che quello che è considerato forse il più grande giocatore della storia si sia fatto "vivo" proprio via internet.

Nei primi match combattuti contro il suo avversario, Short ha perso 8 a 0, lui che può vantare 6 partite alla pari con l'ex campione del mondo Garry Kasparov. Secondo Short, Fischer a 58 anni è ancora il più forte di tutti. E sebbene non sappia se dopo le sue dichiarazioni giocherà di nuovo con Fischer, Short ha dichiarato che quelle partite "sono per me quello che una sinfonia inedita di Mozart rappresenterebbe per un amante della musica".

Per capire la leggenda che circonda Fischer occorre tornare al 1972, in piena guerra fredda, quando l'allora giovanissimo campione americano, neppure 30enne, sconfisse il campione del mondo sovietico, Boris Spassky. Fu un campionato pieno di sorprese, dettate dalla personalità assolutamente eccentrica di Fischer che disertò diversi match, accusò l'avversario di avergli schierato contro un mago (a cui replicò con un fachiro) e via elencando. Da quel match che tenne il mondo in sospeso, sul quale pendeva la responsabilità di uno scontro USA-URSS su una scacchiera, venne tratto anche un ottimo film. Nonostante le condizioni sfavorevoli Fischer vinse il match, salvo poi sparire e fare rarissime apparizioni, senza mai partecipare ai più importanti tornei internazionali. Nel 1992 Fischer riapparve per vincere di nuovo contro Spassky in Serbia in una celebrazione del 20ennale della loro sfida, salvo poi scomparire di nuovo.

Di lui si è detto tutto: che fosse convinto che i sovietici l'avrebbero ucciso, che fosse tossicodipendente, che vivesse in un bunker e ora si narra che viva in Giappone. Per il momento parrebbe che la sua dimora sia internet.

Giggirriva
00lunedì 5 giugno 2006 18:20
Re:

Scritto da: ugo.p 05/06/2006 3.41
.... Nel 1992 Fischer riapparve per vincere di nuovo contro Spassky in Serbia in una celebrazione del 20ennale della loro sfida, salvo poi scomparire di nuovo.

Di lui si è detto tutto: che fosse convinto che i sovietici l'avrebbero ucciso, che fosse tossicodipendente, che vivesse in un bunker e ora si narra che viva in Giappone. Per il momento parrebbe che la sua dimora sia internet....



articolo un tantinello datato...infatti proprio a causa della partita contro Spassky in serbia, Fisher ha subito un processo in America che oltre ad averlo condannato ( in quanto aveva violato con quella partita l'embargo imposto alla Serbia) gli ha dato una caccia spietata ha fatto pressioni sul Giappone ( dove Fisher in effetti viveva) e ne ha ottenuto l'arresto ( complimenti Ugo.p, bel paese ti sei scelto) l'ultime notizie che ho e che risalgono ad alcuni mesi fa e che l'Islanda gli ha concesso la nazionalità per evitare di essere espatriato in America dove sconterebbe 10 anni di reclusione.....eh vai America patria della libertà, 10 anni per una partita a scacchi.
grognard
00lunedì 5 giugno 2006 18:45
da quanto mi risulta invece è ancora in carcere in Giappone....poveraccio [SM=x875398]
ugo.p
00martedì 6 giugno 2006 03:13
Re: Re:

Scritto da: Giggirriva 05/06/2006 18.20

... ( complimenti Ugo.p, bel paese ti sei scelto) ....


Caro giggi, se si giudicassero i Paesi soltanto in base ai governi che hanno.....credo che non ce ne sarebbe per nessuno....
Il giappone e' un paese molto, anzi mooooooooooooolto complesso e non e' possibile analizzarlo nello spazio di un topic e meno ancora di un post.
comunque devi sapere che il soprannome di koizumi ( il premier) e' buby....in quanto molti giap lo considerano il cagnolino di Bush
(lazarus ledd)
00martedì 6 giugno 2006 11:14
ammazza che vicenda complicata...comunque il tipo con cui pensa di aver giocato SHORT non era fisher...bensì IO!e non giocavamo a scacchi ma a forza 4!era un tantinello fumato quindi non si ricordava bene!!!



ecco...la grognardata l'ho scritta...
posso rimettermi a lavoro!
Giorgio68
00martedì 6 giugno 2006 16:09
chi va col grognard impara a grognardare [SM=x875408] ....sta attento lazarus è pericoloso [SM=x875440]
Il garfagnin fuggiasco
00martedì 6 giugno 2006 21:03
Se Fisher è stato il miglior scacchista di ogni tempo ...
... io sono re Salomone!
Ragazzi, siamo seri. Né io né voi siamo esperti di scacchi, ma con un minimo di buonsenso e di "memoria storica" non è difficile capire cosa successe nel 1972. Il motivo per cui Fisher diventò un tale personaggio è dovuto al fatto che fu il primo occidentale a giocare e vincere una finale mondiale in oltre vent'anni ed in un campo dove i maestri incontestati erano i russi.
Chiunque abbia vissuto quel mondiale di scacchi non potrà non ricordare come il giuoco entrò d'improvviso nell'immaginario colletivo. Per decenni, i media occidentali si erano disinteressati degli scacchi, alcuni persino adducendo che naturalmente i russi, fredde macchine calcolatrici prive di quell'umanità che contraddistingue (???) noi occidentali, naturalmente dominavano il campo e quindi che divertimento c'era?
Tutt'un tratto, olè, c'è un nostro campione, il gioco diventa interessante, giornali e tv fanno a gara a parlarcene, il mondiale viene trasmesso e seguito per la prima volta, si descrivono tutte le minuzie dei protagonisti, la febbre del pubblico sale, sembra una partita di calcio!
E tutto per un giocatore che, grande che fosse, vinse soprattutto per i capricci da autentica prima donna che mandarono in tilt un campione come Spassky, abituato a competere nel più noioso ma anche più serio ambiente dei suoi connazionali. Ricordo una partita di quel mondiale, detta "delle 72 mosse", in cui il sovietico, ormai mesmerizzato (o rimbecillito) dalla personalità eccentrica dell'avversario, non "vide" due semplicissime mosse con le quali avrebbe potuto soffiare pezzi all'avversario senza rischio alcuno, tanto che fu in seguito molto criticato dagli esperti anche non russi per aver perduto una sfida vincibilissima.
Quanto al dopo mondiale, a me l'idea di un campione che si ritira dopo una sola vittoria ... scusate, ma non mi convince. Sarà che "Paganini non ripete", ma a me suona piuttosto come "Budella maiala, è andata bene una volta e per culo, meglio non riprovarci!"
Tanto casino per un giocatore come ce ne furono tanti in passato. Mi sarebbe piaciuto vederlo contro Karpov e Kasparov! Altro che "72 mosse", se lo sarebbero mangiato prima di pranzo, come uno "stuzzichino" sfizioso ma, in definitiva, tanto leggero.

Il garfagnin fuggiasco
ugo.p
00mercoledì 7 giugno 2006 05:01
ohhh ecco il ritorno alla grande del garfagnin tanto atteso.
bene bene siamo in vena di polemiche eh????
il fatto che come scritto nella presentazione, Fisher fosse una pima donna e' ineccepibile. Come e' pero' vero che finalmente un occidentale si presento' ad una sfida di quel livello rendendo il gioco popolare. Ricordo anch'io quegli anni e non c'era circolo, ma che dico semplice bar dello sport che non avesse gli scacchi....valli a cercare adesso.
Che fisher non fosse uno sprovveduto lo dimostra anche il fatto che avesse gia' vinto con russi prima e 20 anni dopo abbia vinto la rivincita.
secondo me e' piu' probabile la tesi che e' cotto, come dimostrano alcune sue dichiarazioni e comportamenti successivi.
Nel 1981 viene arrestato per ubriachezza e sospettato di rapina. Riappare per afre dichairazioni deliranti sulla religione, sparisce di nuovo e torna allaribalta sfidando l'embargo americano alla Serbia e va a vincere a Belgrado contro Spassky. sparisce di nuovo si rifa vivo nel 2001 dopo l'attacco alle torri gemelle che definisce una bellissima notizia. Nel 2004 lo arrestano in Giappone perche' cerca di lasciare il paese con un passaporto americano scaduto...
Insomma voglio dire che fosse un grande giocatore non c'e' dubbio, sul fatto che fosse il migliore nutro non pochi dubbi, ma cio' non toglie che egli abbia raccontato una pagina del XX secolo che mi sembrava opportuno ricordare ed inoltre trovo interessante la parabola di quest'uomo che e' passato dalla situazione di vessillo a quella di vessato.
a tale proposito leggete QUI
Giorgio68
00mercoledì 7 giugno 2006 12:22
Re: Se Fisher è stato il miglior scacchista di ogni tempo ...

Scritto da: Il garfagnin fuggiasco 06/06/2006 21.03
... io sono re Salomone!
...... tanto leggero.

Il garfagnin fuggiasco


[SM=x875439] condivido...anche se per ragioni di anagrafe non ricordo la cosa direttamente....ho sempre pensato che le cose stessero + o meno come ha scritto il garfagnin fuggiasco [SM=x875413]
ugo.p
00mercoledì 7 giugno 2006 16:24
Re: Re: Se Fisher è stato il miglior scacchista di ogni tempo ...

Scritto da: Giorgio68 07/06/2006 12.22

[SM=x875439] condivido...


giorgio, conoscendoti non avevo dubbi [SM=x875408]

[Modificato da ugo.p 07/06/2006 16.25]

ugo.p
00venerdì 9 giugno 2006 08:23
le ultime ricerche mi confermano che attualmente viva in Islanda....ma pare che il governo Islandese subisca forti pressioni da parte degli Stati Uniti....mi sa che non avra' pace nemmeno nella terra dei geiser.

ho trovato una foto scattata all'uscita dal carcere di Tokyo

Quest'uomo e' stato negli anni '70 per gli stati uniti un simbolo della loro liberta'.... secondo me lo e' anche adesso

[Modificato da ugo.p 09/06/2006 8.32]

[Modificato da ugo.p 09/06/2006 8.35]

grognard
00venerdì 18 gennaio 2008 15:27
Re:
ugo.p, 2006/06/05 3:36:

Generalmente questa cartella e' dedicata a coloro che non ci sono piu'.....ma non e' una regola assoluta.


ora sei in regola.è morto ieri.
R.I.P. [SM=x875398]


jules maigret
00venerdì 18 gennaio 2008 16:24
[SM=x875398]
jules maigret
00venerdì 18 gennaio 2008 16:49
dalla Gazzetta

REYKJAVIK (Isl), 24 novembre 2007 - L'abbiamo trovato, l'abbiamo anche visto: Bobby Fischer è davvero ricoverato in ospedale, a Reykjavik, ma per insufficienza renale. Non "perché paranoico", o peggio, come sembrava da una notizia rimbalzata da Internet. E come forse il più famoso campione di scacchi vuole apparire. "Per non essere disturbato nella privacy e finire in pasto alla stampa mondiale", secondo quanto suggerisce l'ultimo amico, e referente, Ciardar Sverisson. Abbiamo trovato Fischer, malgrado la cortina di silenzi e reticenze che l’accompagnano, qui nella glaciale Islanda con appena 6 ore di luce al giorno, l’Aurora Boreale, paesaggi lunari con pozze d’acqua purissima e la celeberrima vasca calda della Laguna Blu. A 64 anni, da 2 cittadino islandese, quel protagonista del mitico campionato mondiale del 1972 (11 luglio-3 settembre), proprio a Reykjavik, contro Boris Spassky — una pietra miliare nella Guerra Fredda, col successo del "buono" (l’americano) sul "cattivo" (il russo) — non c’è più. Ma solo nell’aspetto. Dentro, l’uomo, è rimasto totale, nelle scelte e nell’amore per gli scacchi. Capace di amicizie meravigliose e di bruschi, e definitivi, addii. Dai suoi Stati Uniti, quando ha salutato con felicità gli attentati dell’11 settembre 2001, all’antico amico Einar Einarsson, l’ex presidente della Federscacchi locale, che contribuì largamente nell’abbraccio di Fischer con l’Islanda, dopo 9 mesi di detenzione in Giappone, quando il campione aveva cercato di fuggire nelle Filippine con un passaporto falso, e rischiava l’estradizione negli Usa e una pesante detenzione per aver violato le sanzioni contro l’ex Jugoslavia, avendo giocato e battuto ancora Spassky nel 1992, in un’isola del Montenegro, per 5 milioni di dollari.
IN INCOGNITO - Ebbene, "da circa un mese Bobby Fischer è ricoverato - nel reparto E al terzo piano della palazzina 1 del Landspìtali, uno dei due centri ospedalieri della capitale d’Islanda dove vivono oltre 200mila dei 300mila e poco più abitanti dell’intero Paese -, ma non accetta le visite del signor Einarsson", come ci racconta Hildur Tora Hallbjornsdottir. L’infermiera capo non aveva rilasciato alcuna dichiarazione al cronista, ma si è concessa quando ci siamo spacciati per un preoccupatissimo, sedicente "coordinator of the European chess confederation" (coordinatore della confederazione di scacchi europea) Raul Marcus (nome inventato, usato come pass-partout anche per l’amico Ciardar). Amici e conoscenti del campione americano sono infatti "interdetti dal parlare con i giornalisti", pena la squalifica perenne di ogni rapporto con Bobby, "e il personale medico e paramedico non può nemmeno dire se un paziente esiste oppure no. E comunque questo sta rifiutando le cure mediche".
AL BAR - La sua ricerca è cominciata al Kaffi Paris, in Austurstraeti 14, nel cuore di Reykjavik, "dove mister Fischer arriva una-due volte la settimana, verso le 9-10 di mattina, si siede al tavolo d’angolo insieme ad altre persone anziane, e prende un tè", come ci ha raccontato un inserviente. "Non parla che di notizie del giornale, del clima, di cose così. Non gioca a scacchi, non dà tanta confidenza: buongiorno e arrivederci, dopo un’oretta, si alza, si rimette il cappellino da baseball, e se ne va", ci concede uno della comitiva dei sessantenni, anche lui fissato con la privacy. Che poi però si mette in posa per una foto di gruppo e, dopo un po’ di chiacchiere, ci sussurra un nome: "Braji Bohavan, lavora di pomeriggio al negozio di libri vecchi, poco più su, all’angolo fra Hvertisgata e Klapparstìgur. Con lui sì che parla, ma lui non racconta nulla, nemmeno a noi".
IN LIBRERIA - Fortuna che le foto della libreria, le abbiamo fatte prima, perché poi l’omino Braji tanto simpatico non è stato con il bigliettino da visita della Gazzetta e con il suo latore: «Non sono interessato a parlare con i giornalisti. E quando crede, può anche andarsene, questo se lo tenga lei, grazie». Fortuna che non abbiamo avuto bisogno dei colleghi del quotidiano Morgunbladid e del sito web locale in lingua inglese, che ne sapevano quanto noi: fortuna che, come spesso accade, un taxista ci ha dato una mano. Perché, dopo Einarsson, ci aveva rifiutati anche Saemi Saemundur Pàlsson, ex poliziotto, poi guardaspalle di Fischer per le vie di Reykjavik dopo che un anno fa un ragazzotto aveva supplicato il campione di benedirgli la scacchiera col semplice tocco della mano. Ma il taxista Guolaugur A. Krisporssòn, dopo averci mostrato il «tesoro», cioè la collezione di francobolli e caricature «dell’avvenimento più grosso che si ricordi qui a Reykjavik», ha attivato gli amici degli amici e ha trovato le tracce degli ultimi domicili conosciuti di Fischer, nei sobborghi di Reykjavik, Keflavik e poi Espigerdi. Non un numero di telefono, non un indirizzo certo, ma un letto, quello del Landspitali, dove l’abbiamo visto. Mangiava, e guardava il vuoto dalla finestra davanti a sé. Non ce la siamo sentita di disturbarlo oltre. Anche perché l’infermiere che ci ha cortesemente allontanato era grande e grosso. Ciao, Bobby.
Dal nostro inviatoVincenzo Martucci
ugo.p
00sabato 19 gennaio 2008 06:27
beh almeno ora un po' di pace l'avra' trovata.
R.I.P. [SM=x875398]
ugo.p
00giovedì 17 maggio 2012 14:01
un tributo
jules maigret
00venerdì 26 giugno 2020 17:23
Eccolo
nello speciale a lui dedicato di La storia siamo noi
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