Birth

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=Phoenix=
00domenica 25 giugno 2006 23:28
Piangevo inginocchiato sulla bara di mia madre. Lacrime amare, che mi rigavano il viso. Credo che non avevo mai pianto così. Anzi. Credo di non aver proprio mai pianto in vita mia al di fuori di quel momento. Eppure ero lì, in ginocchio davanti una bara. Mai avevo pensato potesse succedere, io non ero nato per piangere. Anzi, in realtà io non ero mai nato così com’è inteso fra voi essere umani. Ma credo che per capire quest’informazione dovreste scavare nel mio passato. Non vi consiglio quindi di proseguire, i dati che avrete potrebbero sconvolgervi per il resto della vostra vita. Potrebbero farvi lanciare in atti sconsiderati verso i miei genitori oppure contro il progresso. E magari altri, con una tempra più forte, potrebbero restare totalmente indifferenti. Molti di voi si chiederanno com’è possibile che uno come me, un pazzo nella maggior parte del tempo, stia scrivendo queste righe. Bè, vedete, perché anche io ho periodi in cui riesco persino a ragionare come un comune essere umano. Vi sembrerà strano, eppure queste righe ne sono la prova. Perché scrivo? Magari per tramandare le mie gesta, per denuncia oppure per semplice sfogo come ogni altro normale essere vivente. Ma io non sono un normale individuo. Io scrivo per dimostrare di esistere. Vedete? In questo modo ho la prova che sono realmente in questo mondo, leggendo questo testo. Se qualcuno ha avuto il coraggio di arrivare fin qui, allora credo di poter iniziare la mia storia.

Sarò breve, quindi utilizzerò il metodo delle cinque domande, quello utilizzato dai giornalisti americani. La prima cosa di cui parlerò è quella che è stata definita da chi conosce le mie origini(quindi circa due o tre persone al mondo)… la mia nascita. La prima domanda…

Dove? Fin qui è facile… Nella Russia precedente alla caduta del muro di Berlino, nella piena guerra fredda. L’anno 1984, quindi abbiamo anche il quando.
Per le altre tre domande dovrò dilungarmi un po’, non saranno facili da capire. Eppure è qui che sta il bello…

Perché? Per i motivi che caratterizzavano le due super potenze in quegli anni. Dominare. Dominare sull’altra, grazie alla propria tecnologia. Tecnologia, utilizzata come arma di guerra. Gli Stati Uniti si stavano affermando sul mondo con la loro, e la Russia doveva fare qualcosa per contrastarli. Ma qui entra il come

La Russia(allora chiamata U.R.S.S... Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche per chi non conoscesse il significato della famosa sigla) aveva la più grande popolazione sulla faccia della terra. E cosa fare se non sfruttarla? Farla lavorare sottopagata e utilizzando la forza per mandar a lavorare le persone. Questo però serviva in maggior parte a risanare la nazione, ancora danneggiata dalla guerra. Nei sotterranei Russi di vari edifici si lavorava per annientare via altri metodi gli U.S.A. Bombe atomiche, aerei super potenziati e… me. E qui si inizia ad intrecciare con il come anche il chi. In fondo tutto quello che ho scritto fino a qui lo potevate già sapere prima di leggere qui. Qui le informazioni si fanno scottanti, conosciute solo da poche persone nel mondo. Eppure io le sto divulgando a tutti. I dati che darò in seguito potrebbero anche costarvi la vita, quindi siete consigliati di smettere qui la vostra lettura. Anzi, sarebbe meglio che proseguiste. Meno persone ci sono al mondo, meno persone ho da eliminare. Se fra qualche minuto però la vostra quiete verrà disturbata da due agenti venuti per mettervi a tacere non addossatemi la colpa. Ho già abbastanza vite sulla coscienza(come se n’avessi mai avuta una) per poter sopportare inutili suicidi. Benissimo, credo che siate abbastanza spaventati in questo momento. Quindi proseguo con la mia storia. D’ora in poi però la mia narrazione sarà leggermente differente, darò più risalto ai sentimenti che provo e provavo verso quei fatti.


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Non avevo avuto un infanzia felice, in effetti non avevo avuto proprio un infanzia. La prima cosa che vidi fu del liquido verdognolo sulle pareti della mia cella. Non una gabbia comune, logico. Ero rinchiuso in una specie di contenitore in vetro, attraverso cui vedevo solo sagome sfocate. Sagome d’umani in camice bianco, probabilmente scienziati. Sagome d’attrezzi da laboratorio, di vari usi e forme. Il liquido non doveva permettere il mio movimento, impedendo così una qualsiasi possibilità di fuga dal laboratorio. Riuscii però a vedere il mio corpo. Avevo già una forma umana, nonostante avessi la pelle livida di un morto. In rapporto a quei camici bianchi io ero un adulto, ma con una muscolatura superiore. Già, ero il prototipo del soldato. Il soldato perfetto che intendevano creare, l’arma finale che pensavano avrebbe messo in ginocchio gli interi Stati Uniti e quindi senza problemi il mondo intero. Contavano di crearmi e poi creare altri come me che combattessero per le proprio schiere, come burattini. In effetti ero solo quello, tant’erano le mie facoltà mentali quasi nulle. Il soldato perfetto, muscoloso e stupido. Ricordo però che non vivevo solo in quel contenitore così limitante. Dopo essermi svegliato infatti richiusi quasi subito gli occhi, per colpa di un sonnifero. Il soldato perfetto doveva essere immune a quei trattamenti. Questo mi fece notare che avrebbero dovuto ancora sottopormi ad esperimenti, lunghi e strazianti. Appena mi risveglia vidi la cella in cui avrei dovuto trascorrere la notte. C’era poco da descrivere per quel luogo. Ristretto e buio, con le pareti di pietra. La prima cosa che pensai fu di spaccarle con un pugno. Dopo poco osservai meglio e rimasi deluso. In alcune fessure si distingueva il grigio del metallo, che sarebbe servito per limitarmi. Nulla, ero prigioniero. Quindi provai a disintegrare le sbarre che mi tenevano prigioniero. Anche lì ottenni solo una cocente delusione, nonostante rimasi sorpreso. Non mi ero fatto nulla a colpire con dei pugni il solido acciaio, come credo sarebbe successo a molte altre persone. Guardai le mie nocche. Nessun segno dei colpi che avevo sferrato. Iniziai quindi a sperimentare questo specie di “potere” sul muro, colpendolo con tutta la mia forza. Con quei colpi rivelai solo il metallo duro sotto la roccia, ricavandone però nessun dolore né segno sulle mani. Già, le sue nocche erano più dure dell’acciaio. E probabilmente anche il corpo aveva questa peculiarità, ma in quel momento poco m’importava. Volevo sapere che altre cose mi permetteva di fare quel corpo così singolare, volevo sperimentare. Non potevo testare la mia velocità, lo spazio era troppo ristretto, però osservando i miei muscolosi polpacci mi resi conto che sicuramente potevo battere nei cento metri anche il migliore velocista. Mi ero dimenticato di essere sottoterra, mi ero dimenticato di essere prigioniero. Avete mai visto un bambino la sera di natale, quando gli donano il regalo che agognava da tempo? Ecco, la reazione era la stessa. Solamente che quello non era un bambino e il dono era piuttosto… come dire, pericoloso. Incomincia quindi a vedere quanto saltavo alto, a testare il mio udito e a guardare fin dove riuscivo a vedere. E lì osservai cose che mi spaventarono, credo le uniche nella mia vita. Anche ora a pensarci ne ho paura, probabilmente molti di voi sarebbero morti vedendo quello spettacolo macabro. In varie celle per cani vivevano creature immonde, frutto dell’ingegneria genetica.”Come me” pensai, triste. Eppure erano diverse… erano delle bestie. Rannicchiati nelle loro gabbia c’erano umani alcuni con occhi bianchi, senza iride. Ad altri mancavano pezzi di corpo, ad altri ancora mancava il tessuto corneo. Mi venne da vomitare, solo per il fatto che non mi era possibile mi trattenei. Altre visioni però tentarono acuirono ulteriormente il mio tremendo disgusto. Corpi senza vita si spaziavano sul pavimento, probabilmente esperimenti morti sul nascere. O magari poco dopo essere stati creati… sarei morto pur’io così? In quel momento non sapevo cosa mi avesse riservato il futuro. Ora mi sembrano quasi idiote quelle considerazioni, già il fatto di essere riuscito a raggiungere la mia cella doveva garantirmi un futuro. Certo, sarei pure potuto morire in quel momento, non lo sapevo che sarei restato in vita per anni. Mi voltai e, ancora scosso per quelle visioni, mi misi a dormire. In quei momenti più di tutti il mio cervello era simile a quello umano. Mi addormentai quasi subito, il sonno fu senza sogni, nel mio cervello non era stata inserita l’immaginazione. Mi risvegliai come il giorno prima dentro quella specie di contenitore con il liquido verdognolo, e fu solo lì che la vidi. Quasi sfocata, l’immagine di una donna. Bellissima, con i capelli biondi e gli occhi verdi. Aveva i polsi e le caviglie unite incatenate al muro, prigioniera di quegli scienziati. I suoi occhi incrociarono i miei, e nel mio cervello si scatenarono una marea d’immagini. Confuse e sfocate, certo. Però una sola cosa mi era chiara.
Lei era la mia adorata madre.

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Se siete arrivati fino a qui vuol dire che siete stati molto coraggiosi, oppure molto stupidi. Certo, molte volte le due cose coincidono. Quindi mi complimento con voi. Ma questo era solo l’inizio… Probabilmente vi starete chiedendo chi è quella dea che mi è comparsa di fronte… bè, spero per voi che non pensiate male di lei. Potreste ritrovarvi con il cranio fracassato anche solo per aver pensato male di lei. E vicino trovereste un bel bigliettino con su scritto: “Tel’avevo detto. Firmato Bryan Kazama”. Il resto della storia però aspetterà, per oggi il tempo che dedico alla scrittura è finito. Solo una cosa, vi consiglio di leggere anche la seconda parte del racconto. Più persone vengono eliminate, meno lavoro dovrò fare io.
cell in the hell
00domenica 25 giugno 2006 23:29
sì, anche il tuo è valido, mi ero dimenticato di dirlo ma mi hai contattato in tempo.

Benissimo!
Max-30
00lunedì 26 giugno 2006 10:00
bello, scritto in modo originale per essere uno spot fa sapere un po di più del suo passato, diciamo che lo fa scoprire tutto... Secondo me fin troppo frettoloso, sapendo che sei qui da solo 2 mesi con BK... Ma se è per quel motivo che mi hai detto su msn, la colpa nn è tua
cell in the hell
00lunedì 26 giugno 2006 11:30
Re:

Scritto da: Max-30 26/06/2006 10.00
bello, scritto in modo originale per essere uno spot fa sapere un po di più del suo passato, diciamo che lo fa scoprire tutto... Secondo me fin troppo frettoloso, sapendo che sei qui da solo 2 mesi con BK... Ma se è per quel motivo che mi hai detto su msn, la colpa nn è tua



no, Kazama è in WBFF da almeno 6 mesi, allo scorso ppv lo spot è andato male poiché troppo enigmatico, io capivo la storia perché so, ma molti altri non avevano capito e l'hanno penalizzato. Ha fatto bene ad essere diretto, è nel pieno di una storyline che secondo me sarà migliore della vecchia Estylon vs Xero e sono sicuro di non sbagliarmi, poiché nelle prossime settimane vi divertirete!
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