Bimba

è racchiusa in quella ampolla materna, immersa nel liquido senza gravità. Volteggia eterea. Le manine sono chiuse a pugno. E' già pronta ad affrontare il mondo, in posizione combattiva come un pugile sul ring. Non sente la necessità di uscire da quel limbo protettivo, lì si sente protetta, nulla la spaventa. Pochi sono i rumori che giungono al suo orecchio: battiti cardiaci ritmati carichi di amore, di curiosità e desiderio di portare alla luce quel corpicino creatosi grazie all'unione di un bianco spermatozoo di un uomo che in una notte amorosa ha violato la verginità di quella donna che chiamerà madre. Non ha ancora visto il volto di quel battito, di quell'amore ma già la ama. Non ha ancora visto il volto padrone di quel pene che l'ha procreata e che chiamerà padre. Non sente attrazione verso quella parte maschile che le ha dato la vita, il rapporto è a senso unico. Tutto proteso verso quel grembo che per nove mesi è stata sua dimora. Il frutto di quell'albero ha succhiato nutrimento, la stagione della maturazione è giunta, un varco si apre da dove è entrato quel seme che la lascerà solo al momento della morte, un fiume in piena la spinge verso la luce, la confusione, il marasma, il mondo esterno. Sente freddo, tremendamente freddo. Il liquido non la protegge più, il suo corpo diventa pesante, luci, rumori, voci la colpiscono come scudisciate. Forte è la tentazione di ritornare da dove è stata spinta fuori,dove l'unica melodia era quel battito ritmato che le teneva compagnia, la cullava in quella sublime solitudine.