Bg di Thanos, nuova aggiunta

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Thanos Endspur
00martedì 13 gennaio 2004 19:42
Background di Thanos Endspur, elfo

Quando mi chiedono del mio passato, mi piacerebbe raccontare che sono un eroe; mi piacerebbe raccontare che sono di casata nobile e che la mia grande esperienza in combattimento mi ha spinto a prendere le armi in questa guerra per difendere la mia terra; mi piacerebbe raccontare che ben pochi maneggiano la spada come me; mi piacerebbe, ma mentirei.
Mi chiamo Thanos Endspur; avete mai sentito della famiglia Endspur? ecco, appunto. Non la chiamo casata, perchè il termine casata indica implicitamente un qualche grado di nobiltà; mi considero nobile in quanto elfo, ma non ho nessun titolo.
La mia non è una storia avventurosa: sono nato in piccolo villaggio di Elea, e non ho mai maneggiato una spada prima dell'invasione. Non mi è mai piaciuta la guerra, nè mai mi piacerà. Da piccolo volevo fare il guaritore, e poco tempo fa, poco più che ragazzo, mi accingevo ad apprendere le arti curative; ma non ho fatto in tempo.
E' iniziata la guerra, la ribellione; e allora, per aiutare il mio popolo, ho preso in mano la spada che era stata ben poco usata da mio padre, uno scudo e mi sono unito all'esercito. Ho imparato a combattere lì, in addestramento.
Non sono un eroe, non ho pretese di esserlo; sebbene sia agile e abbastanza veloce, il mio braccio è troppo debole per essere quello di un eroe, e la tempra troppo poco resistente; la notte, non sogno di sconfiggere i nemici, ma tremo e perdo il sonno per la paura di morire. Tuttavia, so che ciò che faccio è giusto, e so che Elea tornerà a noi; e anche se io probabilmente non vedrò quel giorno (sono abbastanza pessimista sulle mie possibilità di sopravvivenza), e anche se so che il mio nome non sarà cantato nelle canzoni, stringo i denti e aspetto lo scontro, perchè so che è giusto che sia così.
Nelle prime battaglie ho scoperto che non c'è tempo di aver paura nello scontro: c'è tempo solo per l'odio, per il sangue, per il desiderio di vendicare i compagni caduti. E' forse questa la cosa peggiore delle battaglie: non solo la morte, il sangue, ma la crudeltà che essa instilla nel cuore anche del più nobile degli esseri: un sentimento, la crudeltà, che non dovrebbe albergare nel cuore di un elfo; e temo il giorno in cui il desiderio di vendetta sarà più grande della voglia di pace e della pietà dentro me.
Nel frattempo, pregando che quel giorno non giunga mai, stringo i denti e continuo a combattere per il mio popolo.
E sono convinto che un giorno Elea sarà libera, e forse, anche se nessuno lo saprà mai, sarà anche un po' merito mio.

Ho scritto le poche righe qui sopra pochi mesi fa. Eppure sembra tanto tempo.
Tante cose sono accadute, troppe, in un arco di tempo troppo breve rispetto alla durata della mia vita, perchè potessi comprenderle tutte. La guerra mi disgusta, mi opprime; non si limita allo scontro, al sangue, alla morte e alla urla dei feriti. No, penetra di notte, si insinua nella mia branda e gioca con la mia mente, togliendomi il sonno e il respiro, opprimendomi con ricordi che vorrei dimenticare, spingendo i suoi strali fino ai brandelli di ciò che un tempo era la mia anima.
Ora sono un graduato. Quando mi hanno nominato, dentro di me ho pensato che dovevano essere davvero disperati, per assegnare degli elfi ad un novellino come me. Comando un reparto di combattenti con spada e scudo, tutti inesperti più di me, tutti pronti a morire per la loro terra, ma nessuno di essi veramente cosciente delle conseguenze della guerra. Prima del loro primo scontro, li ossservo; li guardo ridere, incoraggiarsi, pregare. Vedo i loro occhi, limpidi della giovinezza che un tempo fu anche mia, ma che mi è stata privata non già dal tempo ma dalla guerra, che mi ha indurito l’anima quando dovrei ancora essere poco più che adolescente. Vedo i loro occhi, e piango, sapendo che loro, che osservo ridere, incoraggiarsi, pregare, vivere, potrebbero morire all’alba dell’indomani, presi dalla guerra quando ancora non erano pronti. Quanti ne ho visti, di nuovo, dopo lo scontro, a terra, morti, lo sguardo sorpreso nel vuoto, lo sguardo di chi è morto senza sapere nemeno il perchè.
Più volte sono stato ferito, e la mia carne è stata curata dai guaritori, che tanto invidio perchè a loro è stata data la scelta che a me fu negata da questa guerra, il dono più prezioso, quello di portare la vita.
E la notte, quando il pensiero si agita dentro di me, si contorce privandomi del sonno, sento che la mia anima è distrutta, uccisa da questa sciagurata guerra, mortalmente ferita, e nessuna cura potrà salvarla. Quegli occhi, che avevo comandato e guidato nello scontro, ora mi fissano, mi giudicano per la mia ipocrisia, perchè non ho fatto capire loro a cosa andavano incontro, perchè non li ho salvati.
Perdonatemi, o elfi, e perdonami Diira, Signora della Luce; perdonatemi, perchè io non posso farlo.
Continuerò a combattere, finchè avrò fiato in gola urlerò e finchè avrò forza nelle membra affonderò la mia spada nel corpo dei miserabili vita breve che hanno scatenato questa sciagurata guerra. Continuerò a combattere, ma prego di poter morire presto, perchè i miei occhi non vedano più, perchè le mie orecchie non sentano ancora, perchè il mio spirito non sia ancora spezzato alla vista della morte.
Perdonatemi, elfi, perchè io non posso.

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Ho aggiunto la seconda parte per sottolineare la crescita del personaggio. Spero che vi piaccia.
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