Bergamo: è caccia ai due evasi

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CARMINE84
00sabato 16 ottobre 2004 16:04
La fuga favorita da una guardia
Caccia aperta ai due detenuti evasi dal carcere di Bergamo che, con l'aiuto di una guardia, forse corrotta con denaro, hanno lasciato nei loro letti due fantocci di cartone e si sono dileguati nel nulla. Gli evasi sono il siciliano Emanuele Radosta e l'altoatesino Max Leitner. Il primo stava scontando una pena a 58 anni di carcere per due omicidi di mafia compiuti in piccolo centro in provincia di Agrigento, il secondo era in galera per rapina.

Uno dei due agenti di polizia penitenziaria in servizio notturno nel carcere avrebbe infatti ammesso di avere aiutato i due nella loro rocambolesca fuga dall'istituto di pena. Sentito dai magistrati di Bergamo per tutto il pomeriggio, l'agente alla fine avrebbe ammesso di avere atteso che il collega si assopisse per aprire la cella e far uscire i due detenuti. Ai due avrebbe anche procurato una scala di fortuna per scavalcare il muro di cinta del carcere. Non è escluso che l'agente possa essere stato corrotto tramite denaro.

L'evasione è stata scoperta solo alle 11 di venerdì mattina, quando un agente, insospettito dal fatto che i due dormissero ancora a ora così tarda, è andato a svegliarli e ha trovato i fantocci al posto dei due detenuti. Subito è scattato l'allarme, ma gli agenti del carcere non erano nemmeno riusciti a capire come i due avessero fatto a fuggire, visto che non solo non sono state trovate sbarre segate o tunnel nei muri, ma nemmeno segni di effrazione sulle serrature. La confessione della guardia a questo punto chiarirebbe molte cose.

Radosta, figlio di Stefano Radosta, potente capomafia di Villafranca Sicula assassinato nel 1991, si trovava in carcere per due omicidi di mafia compiuti a Lucca Sicula, piccolo centro montano in provincia di Agrigento, e stava scontando una condanna a complessivi 58 anni di carcere. Ventotto anni gli furono inflitti per il delitto di un commerciante di arance, Calogero Tramuta, avvenuto il 27 aprile del 1996. Radosta fu condannato perché ritenuto il mandante del delitto, compiuto da un marocchino.

L'altro omicidio risale al 17 dicembre 1992, quando venne eliminato Giuseppe Borsellino che, dopo l'uccisione del figlio Paolo, piccolo imprenditore, si era messo in testa di scoprire gli assassini collaborando alle indagini con i carabinieri. I Borsellino non si erano piegati alla richieste di "pizzo" avanzate dalla cosche mafiose.

Leitner, 45enne di Bressanone, è conosciuto come il "Vallanzasca altoatesino": noto per le numerose rapine che ha messo a segno, in precedenza è già evaso 3 volte. L'ultima volta, due anni fa, era stato catturato dopo una spettacolare battuta in un campo di mais a Teodone, nei pressi di Brunico, in provincia di Bolzano. Leitner deve scontare una condanna per rapina fino al 2012.
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