- Base di partenza: Benelli Tnt 1130, una delle naked più intriganti degli ultimi anni. Inutile allora perdere tempo alla rincorsa di modifiche tecniche quando il fascino di quelle linee non si è ancora spento. La piccola 899 riprende pari pari l’estetica e le sovrastrutture della “sorellona” 1130. Quest’ultima piace molto al popolo motociclista, è una maxi naked, ha un design robotico e un motore corposissimo, ma è poco venduta. Perché? Presto detto: costa tanto, consuma di più e l’affidabilità non è il suo forte. Dunque, si saranno detti in Benelli, perché sprecare un disegno così azzeccato senza tentare una seconda strada? Una strada magari più accessibile, per prezzo, potenza e consumi. Ecco allora arrivare sul mercato la Tnt 899.
La versione da noi testata è la 899 S, come Sport. Riconoscerla è facile. Non fosse per quel muso da cattiva, per quei fianchi larghi e possenti, per quel codino, al contrario, striminzito, ci penserebbe il colore arancio squillante delle plastiche. Questo tocco di colore si abbina bene al nero di telaio, ruote e forcellone. La 899 S ha la forma della sella che riprende quella della Tnt 1130 e la finitura della forcella anodizzata oro. Di serie anche un puntale sotto coppa in carbonio e sospensioni più raffinate, il tutto per un accettabile: 10.490 € franco concessionario. La qualità costruttiva generale è alta: pochi scricchiolii delle plastiche, nessun pezzo dall’aria povera, ma soprattutto particolari tecnici di livello. Si pensi alle sospensioni con forcella da 43 mm di diametro completamente regolabile o all’impianto freni Brembo Serie Oro con dischi da 320 mm all’anteriore.
Salendo in sella si rimane subito impressionati da due cose: la snellezza dei fianchi e la posizione arretrata del manubrio. Ci si sente un po’ sospesi perché il piano di seduta non è bassissimo, ma bastano poche decine di metri per capire che con questa Tnt 899 c’è da divertirsi. La posizione di guida è all’insegna del controllo e del divertimento. L’avancorsa sembra ridottissima e l’agilità di questa naked nel traffico sorprende. L’angolo di sterzo non è certo da animale urbano, ma la maneggevolezza fa sì che tra le auto in colonna si possa zigzagare con disinvoltura. Il passeggero non è ben accetto: uno strapuntino di sella lo accoglie e sotto questa il minaccioso scarico alto che scalda immediatamente il piano di seduta.
Dal terminale di scarico esce un sound tra i più belli sulle moto di serie. Un rumore cupo e rauco che trasmette tutta l’emozione di un motore esplosivo. Il noto tre cilindri di 899 cc è stato rivisto soprattutto a livello delle camere di scoppio per aumentare il rapporto di compressione. Il risultato sono quasi 120 CV all’albero e 86 Nm di coppia massima a soli 8.000 giri: non male se si pensa che altri effetti positivi della cura al propulsore sono stati il rientro nella normativa Euro3, vantaggi a livello di efficienza e anche riduzione dei consumi. Ma veniamo al comportamento dinamico della Tnt 899. La prima impressione non è stata smentita: è una fun bike. Il peso non è ridotto rispetto alla concorrenza (208 kg a secco), ma la prontezza del motore sin dai bassissimi regimi non ha rivali: si possono toccare i 2.000 giri senza borbottii di sorta.
Dinamicamente la Tnt è sport puro, con i pregi e i difetti che ne conseguono. L’anteriore è il suo forte. L’avantreno è grantitico in ogni situazione e porta a fidarsi ciecamente della tenuta in piega. È svelta nel prendere la corda e grazie al manubrio largo i cambi di direzione sono repentini. Tutto il peso spostato sull’anteriore rende un po’ nervoso il posteriore, che tende a muoversi nelle staccate e quando si apre il gas troppo presto in uscita di curva. Le sospensioni rigide rendono la Tnt 899 stabile nella guida decisa ma ne inficiano il confort di marcia. I polsi si affaticano presto, ma basta un colpo di frizione e la ruota anteriore si stacca puntando il cielo e gli acciacchi lasciano il posto al sorriso sotto il casco.