Bellum Crucis Famous Battles

Pagine: [1], 2
frederick the great
00giovedì 12 aprile 2012 17:32
Prendendo spunto da un'idea di serializable - che ritengo ottima, per quanto all'epoca rimasta inosservata - apro questo topic come luogo in cui chiunque può postare il resoconto di una battaglia fatta e ritenuta bella, importante per la campagna, particolarmente ostica,...

Quindi, senz'altri preamboli, let's fight! [SM=x1140486]
frederick the great
00giovedì 12 aprile 2012 17:36
Visto che l'ho aperto io posto anche il primo contributo, ovvero un assedio che ho subito a Nottingham.



Contendenti
Reino de Portugal - umano, in difesa
Kingdom of England - IA, in attacco

Truppe schierate
Reino de Portugal - sagitarii (x6), saethwyr (x2), peregrini (x1), caballeros (x1), catapulte (x2), azagayeros (x1), apellidos (x3), fidalgos desmontados (x3)

Kingdom of England - array's archers (x4), homines domini (x15), armigeri (x8), comites domini (x4), comites ducis (x2). 2 torri, 2 scale, 2 arieti

Background della battaglia
Una guerra scoppiata decenni prima, con l'invasione inglese delle terre aragonesi, possedute dal Reino de Castilla y Leon. Il Reino de Portugal, alleato dei castigliani e possessore fin dal 1165 dell'Irlanda, aveva strappato la roccaforte di Bangor agli inglesi, ma ogni tentativo di successivi avanzamenti era stato bloccato dalla reazione inglese. L'effimera conquista di Exeter aveva rappresentato l'ultimo di questi tentativi e la città era stata abbandonata in quanto il governatore portoghese, Vasco Ribaduoro, aveva compreso che poteva tenere solamente Bangor.
Nel 1220 dalla madrepatria si decise che la guerra contro gli inglesi - nel frattempo arrivati a confinare gli alleati scozzesi nelle highlands più fredde - doveva arrivare a una svolta. Pertanto venne avviata una spedizione il cui compito iniziale era quello di colpire la fortezza di Winchester, ritenuta strategicamente rilevante, e di mantenerla contro i più che probabili attacchi di reazione.
Una volta giunta nell'area, la spedizione venne però redirezionata verso il mare del Nord e Nottingham a causa della massiccia presenza inglese attorno a Winchester e Exeter.

I preparativi della battaglia
La caduta di Nottingham rappresentò per il Regno d'Inghilterra una macchia che andava cancellata immediatamente. La fortezza si trovava sulla principale via che univa il fronte scozzese con la capitale e rappresentava un fondamentale bacino di reclutamento e addestramento delle forze inglesi. Pertanto andava recuperata.
L'esercito inglese che cinse d'assedio Nottingham nel 1225 era un'armata imponente, composta da un nucleo di fanteria pesante ben addestrata ed equipaggiata e sostenuta da un corpo scelto di cavalleria.
Praticamente privi di cavalleria - solamente due squadroni di caballeros - e numericamente inferiori, i portoghesi fecero l'unica cosa che potevano fare, si chiusero nella fortezza e si prepararono alla difesa. Che era esattamente quello che erano venuti a fare, l'intero esercito era strutturato per tenere una piazzaforte, non per affrontare una battaglia campale.
Mentre gli inglesi costruivano scale, torri d'assedio e arieti, i portoghesi ammassavano ogni scorta nella cinta interna, preparando al contempo un pungente benvenuto a base di pali acuminati all'interno del cancello principale.
Nel frattempo il sovrano inglese decise di inviare un'altra armata a sostegno, esercito che arrivò sulla scena pochi giorni prima che il comandante britannico decidesse di aprire le danze.

L'assedio - fase 1
Lo scontro cominciò a mezza mattinata, quando i pesanti arieti si mossero lentamente verso le imponenti mura di Nottingham. In attesa su di esse stavano i sagittarii portoghesi, che accolsero l'avanzata nemica con raffiche di frecce. Ma era evidente che non era possibile tenere la posizione, oltre all'ariete il nemico avanzava con torri e scale, senza contare la polvere che annunciava che anche il secondo esercito inglese aveva lasciato il proprio accampamento per unirsi alla battaglia.
Quando l'ariete arrivò alla porta dal maschio della fortezza giunse l'ordine della ritirata e i sagittarii scesero dalle mura e si affrettarono verso la sicurezza della cinta interna.
Tuttavia l'ariete inglese compì il proprio lavoro più in fretta del previsto e gli ultimi sagittarii erano ancora nell'area quando lo schianto dei cancelli annunciò a tutti che la via era sbloccata. La cavalleria inglese si slanciò avanti e, per quanto in molti non riuscirono a frenare i propri destrieri e andarono incontro a ingloriosa morte sui pali, diversi riuscirono a passare la letale barriera e piombarono sui sagittarii in ritirata. Ne venne fuori una breve mischia in cui trovarono la morte diversi arcieri portoghesi, mentre gli altri poterono raggiungere la cerchia interna grazie all'intervento dei saethwyr gallesi, che dall'alto dei bastioni interni, sfruttarono la potenza dei propri archi lunghi per indurre i cavalieri a ritirarsi.

L'assedio - fase 2, 3
Lentamente ma inesorabilmente l'esercito inglese sciamò nella cerchia esterna, prendendo possesso della maggior parte di Nottingham. Ma la cerchia interna e il maschio restavano saldamente nelle mani dei portoghesi. I due generali inglesi, dopo un breve consulto, spedirono la propria fanteria a prendere possesso di arieti e scale, per attaccare le mura e chiudere la partita. Le truppe marciarono alle proprie posizioni, pronte a intervenire quando fosse stato loro comandato, mentre i loro compagni spingevano l'ariete o avanzavano portando le lunghe scale verso le mura.
Tutte queste operazioni dovevano svolgersi nel raggio di tiro delle torri e degli arcieri portoghesi, che infatti non fecero attendere la loro opera. Centinaia di frecce continuavano a solcare il cielo, abbattendosi sui ranghi inglesi e aprendo sempre nuovi spazi. Anche gli azagayeros, che difendevano il porto di guardia, davano il loro contributo. Ma nonostante tutto gli inglesi procedevano. Le scale furono appoggiate ai bastioni e gli homines domini iniziarono a salirle, desiderosi di ripagare con l'acciaio gli impertinenti arcieri di Portogallo.
Ma arrivati in cima non trovarono questi ultimi ad attenderli, bensì due dei tre battaglioni di fidalgos desmontados, ovverosia l'elite della fanteria portoghese, esperti guerrieri pesantemente corazzati e armati di letali azze a due mani. E il sangue cominciò a scorrere copioso sulle mura, rendendo scivoloso il terreno e arrossando armi, armature e stendardi. La situazione tuttavia non era delle migliori per i portoghesi: sempre nuovi fanti salivano le scale; nuove scale vennero appoggiate sulle mura accanto, con altri fanti che salirono e presero alle spalle metà dei fidalgos; la pressione si incrementò a tal punto che anche il terzo battaglione di fidalgos e perfino i peregrini dovettero essere inviati sulle mura; e l'ariete aveva cominciato a martellare i cancelli della cerchia interna.

L'assedio - fase 4
Il momento della verità giunse assieme al clangore lancinante dei cancelli che crollavano nella polvere. Gli inglesi avevano subito perdite elevatissime (circa il 50% degli effettivi), ma avevano ancora un potenziale notevole, con oltre metà della propria cavalleria pesante pronta a trasformare i difensori in cadaveri. Dall'altra parte i portoghesi disponevano di tre battaglioni di lancieri e di due squadroni di caballeros per arginare la marea che stava per erompere dai cancelli distrutti, più vari gruppi di arcieri che però difficilmente avrebbero potuto qualcosa contro dei guerrieri corazzati ed esperti. Tutto diceva: Inghilterra.
Tutto tranne le catapulte.
Nel momento in cui i generali inglesi guidarono alla carica i propri uomini, nel momento in cui gli apellidos si slanciarono avanti per cercare di contenerli, le catapulte ricevettero l'ordine di tirare a volontà. Alcuni serventi passarono da un pezzo all'altro dando fuoco alle palle e altri fecero scattare il meccanismo. Il legno gemette per lo sforzo, quindi le sfere infuocate vennero scagliate verso il cancello, solcarono il cielo come tante stelle cadenti e andarono a colpire quel che dovevano colpire.
Dove un attimo prima c'era una marea di uomini urlanti e assetati di sangue, un attimo dopo eruppe l'inferno: decine e decine di inglesi vennero carbonizzati sul posto, molti altri presero ad ardere come torce prima di crollare al suolo pochi passi più in là. Anche parecchi lancieri portoghesi fecero la stessa atroce fine, ma chi sopravvisse alla prima devastante scarica vide l'esercito nemico volatilizzarsi in una fuga generalizzata che, con un effetto domino, andò a colpire anche le truppe impegnate sulle mura.
In pochi minuti quasi tutti gli inglesi stavano fuggendo, mentre entrambi i generali ardevano assieme ai loro destrieri.

L'assedio - fase 5
Tuttavia, dimostrando un coraggio e una forza d'animo degne di nota, i fanti inglesi lentamente si ripresero e tornarono all'attacco, scegliendo prudentemente la via delle scale a quella delle pur invitanti porte aperte. I fidalgos dovettero tornare a roteare le azze contro il nuovo assalto. E ancora una volta la pressione parve dire, nonostante tutto, Inghilterra. Ma era un fuoco di paglia: i sagittarii portoghesi irrorarono con le frecce residue le mura e costrinsero a una definitiva ritirata il nemico.

Calcoli e conseguenze
L'assedio di Nottingham rappresentò un punto di non ritorno nella guerra fra Reino de Portugal e Kingdom of England. La sconfitta costò agli inglesi oltre 2500 uomini, a fronte di perdite portoghesi non superiori ai 300 uomini. Comportò soprattutto un revival scozzese (per quanto poi messo a tacere) e la consapevolezza per i portoghesi che quella era la strada da seguire. Quattro anni dopo Winchester venne catturata con un'analoga spedizione, anche se in questo caso il nemico non provò a riprendersela. Dieci anni dopo Nottingham Vasco Ribaduoro entrava vincitore in London conquistata, ponendo fine alla storia del Kingdom of England e consegnandone la corona al proprio signore.
RossoEstremo
00giovedì 12 aprile 2012 17:49
Per tutti i diavoli, certo che tu quando fai un qualche resoconto delle tue avventure bellumcruciane ti prendi sempre così maledettamente sul serio! [SM=g27964]

Scherzi a parte, complimentoni e per l'apertura del topic e per la battaglia.
Solo, se permetti, io cambierei il titolo in qualcosa come De Belli Crucis pugnae praeclarae, chè - non so a voi - a me l'inglese fa perdere tutto lo spirito di una mod medievale. [SM=g27971]
frederick the great
00giovedì 12 aprile 2012 18:41
Dici che son troppo serioso? E' che son cose che non noti quando rileggi te stesso.
Per il titolo hai ragione, è che non mi è venuto in mente di usare il latino...se un moderatore lo cambia in effetti suonerebbe molto meglio.
RossoEstremo
00giovedì 12 aprile 2012 19:01
Re:
frederick the great, 12/04/2012 18.41:

Dici che son troppo serioso? E' che son cose che non noti quando rileggi te stesso.
Per il titolo hai ragione, è che non mi è venuto in mente di usare il latino...se un moderatore lo cambia in effetti suonerebbe molto meglio.




Non serioso, serio: nel senso che sembra di leggere una cronaca vera: nelle intenzioni, il mio era un complimento.

[SM=g27964]

Tra l'altro, la tua AAR bizantina l'ho riletta quelle millemila volte, a dimostrazione del fatto che, appunto, è un lavoro coi controfiocchi.
The Housekeeper
00giovedì 12 aprile 2012 20:45
avvincente [SM=x1140522]
appena posso ricostruisco qualche battaglia storica [SM=x1140523]
serializable
00venerdì 13 aprile 2012 11:00
bellissima frederick !!! E grazie per i credits!
frederick the great
00venerdì 13 aprile 2012 11:14
Più che meritati i credits, l'idea è tua [SM=g27963]
Bertavianus
00venerdì 13 aprile 2012 13:08
Gran bel resoconto.
Bross91
00venerdì 13 aprile 2012 14:49
Grande Frederick come al solito, non delude mai! :D
AlexPraetorium
00martedì 24 aprile 2012 18:52
Conquista di Roma, dopo aver annientato singolarmente con un'armata full due armate full papiste e, alle porte di Roma, durante l'assedio enorme, ho annientato con la cavalleria Normanna, prima di entrare in città, due armate full Pontificie, potendo così concentrarmi sull'attacco alla città, comunque difficile perché era anch'essa piena zeppa di unità. Risultato? La mia armata full ne ha annientate in una battaglia ben TRE Pontificie, conquistando Roma ed ottenendo il tratto "Conquistatore di Roma". Emozioni uniche!
frederick the great
00martedì 24 aprile 2012 21:55
[SM=x1140522]
AlexPraetorium
00mercoledì 25 aprile 2012 01:10
Ho fatto un uso superbo della cavalleria, che era il nerbo dell'esercito. Con i Normanni ho caricato frontalmente, mentre con i mercenari Franchi ho aggirato ai lati, mentre i cavalieri della Condotta e il Generale li ho usati nei punti dove vedevo che cedevo. La fanteria invece l'ho riservata per l'assalto alla Città. Una battaglia dinamicissima e piena di emozioni!
Mastralessio
00mercoledì 25 aprile 2012 17:06
Quella che vi vado a narrare è la presa dell'Urbe da parte dei loro legittimi signori. (per motivi narrativi il numero dei soldati è moltiplicato per 10)

Il Basileus Isacco I Comneno lo stratega, con il più grande esercito che l'Europa non vedeva da secoli, era sbarcato la passata stagione ad Ostia pronta a restituire ai romei la loro ancestrale città.
Sconfitto in battaglia un'esercito pontificio, riportando minime perdite, era pronto a lanciare l'assalto alla Città eterna.



Proprio nel momento in cui i difensori di Roma stavano per consegnare la città il legato pontificio Giovanni de Guardia arrivò con oltre 20000 pronto a salvare il santo padre, spariva cosi la speranza di prendere Roma senza colpo ferire.
Cosi commenterà Ariosto secoli dopo nel suo capolavoro "Il Belisario furioso", il preludio della battaglia:

Cominciar quivi una crudel battaglia,
come a piè si trovar, coi brandi ignudi:
non che le piastre e la minuta maglia,
ma ai colpi lor non reggerian gl'incudi



Il Basileus cosi incitava le truppe
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la fede, la patria, la famiglia e il basileus.
Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrificio della mia stessa vita.
Noi oggi liberiamo la nostra patria, la liberiamo da un demone, da un usurpatore, un'apostata della fede cristiana.
Da oggi un Cesare regnerà di nuovo da Roma.
Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l'aiuto di Dio libereremo Roma."

L'esercito rispose con un prolungato urlo che gelò il sangue dei difensori pontefici, lo stesso sangue che colorerà le strade di Roma.



La guardia Variaga si lanciò all'assalto con scale e torri d'assedio travolgendo i miliziani e gli arceri che si trovavano sulle mura, il Basileus era sicuro di prendere Roma senza difficoltà ma si sbagliava...



Il generale Giovanni de Guardia e i suoi 20000 uomini emersero dalla foresta alle spalle dei romei, il Basileus solo grazie alla sua grande esperienza militare riusci a girare in tempo il suo esercitò per evitare il massacro.

I Latini nella speranza di prendere alla sprovista l'esercito del Basileus si lanciarono alla carica disperdendo il loro esercito, i cavallieri pontifici furono massacrati dalla guardia del basileus e dai lanceri pesanti, ma alcuni cavallieri riuscirono ad attacare gli arceri che furono sterminati.

Cosi la fanteria fu una facile preda per i legionari romei e i pochi superstiti fuggirono all'interno delle mura seguiti dalla cavalleria del Basileus.





Mentre la cavalleria era penetrata in città e scovava il Papa, la fanteria si gettò all'assalto massacrando tutto quello che si parava sulla loro strada fino a quando...



Alla morte di Papa Piero l'esercito papale era praticamente distrutto e la vittoria romea completa. (lo so a magnu manca una M finale ma mi sono accorto dell'errore solo poco fa)



Il Basileus organizzò un trionfo degno degli antichi imperatori e le truppe sfilarono vittoriose per la città recitando la frase "Annuntio vobis gaudium magnum mortem papam".

Mentre i festeggiamenti per tutto l'impero continuavano senza sosta Isacco sapeva di non potersi riposare in 60 anni suo nonno il grande Manuele aveva piegato i turchi e crociati, mentre suo padre Giovanni il conquistatore aveva costretto alla resa siriani ed egizziani, mentre lui nei suoi 9 anni di regno aveva sconfitto i normanni e ora guardava al resto della penisola e poi se Dio avesse voluto i suoi eredi avrebberò di nuovo avuto il titolo di Imperator romanorum...



xetios
00mercoledì 25 aprile 2012 20:00
Bravo, l'hai raccontata come avrebbe fatto uno storico del tempo (magari si sarebbe più dilungato e avrebbe scritto di più ma sarebbe stato anche noioso da leggere) e e il moltiplicare per 10 il numero di truppe è stato un tocco di classe
[SM=g2584622]
Gente_Tranquilla
00domenica 29 aprile 2012 18:32
Resistance!

Assedio di Maghas
Sakartvelos Samepho difende da Mongol Uls (VH/VH)

Background
"All'Amir-Spasalari Mavros di Geugothy
Signore,
Comprendo perfettamente la vostra posizione. La notizia dell'arrivo della nuova Orda ha sconvolto tutti noi.
Finalmente, un esploratore è riuscito a tornare con un rapporto su Derbend. Era il quarto che avevo mandato: degli altri tre nessuna traccia. Le macerie della città bruciano ancora, ma l'Orda si è riorganizzata velocemente: sono tremendamente efficienti e coordinati, quando si tratta di portare avanti una campagna. Non sorprende che i Rus di Vladimir siano caduti, nonostante la loro rinomata forza militare. L'esploratore racconta di aver visto un esercito enorme accamparsi nei dintorni, per poi partire verso nord. Inoltre, è certo di aver visto due Noyan varcare nuovamente il nostro confine: ad occhio e croce 20.000 effettivi al loro comando. Temo che abbiano puntato Maghas: in pochi giorni potrebbero essere qui, di conseguenza non sono certo di potervi mandare ulteriori missive, da qui in avanti. Prego nostro signore che questa arrivi in tempo.
Signore, sarò franco con lei: non abbiamo i mezzi per contrastarli. Quello che ci è stato riferito essere successo a Derbend è agghiacciante. Si pensa che sia il demonio stesso ad armarli: qualcuno parla anche di enormi frecce in grado di sbriciolare una muraglia. Se è vero che puntano a noi, temo non riusciremo a fermarli. Abbiamo sì un manipolo di lance, e cavalleria, ma sapete bene anche voi quanto i nostri armamenti siano risultati inefficienti contro le loro tattiche. Ho mandato un'altra missiva a Kutaissi, prima per chiedere rinforzi, poi perchè si preparino ad una nostra eventuale caduta. Sembra che lì, l'Ordine dei Tadzreuli per fortuna si sia già riunito: spero che loro sappiano come affrontarli.
Sinceramente non so che pensare. Prego solo che il Signore Onnipotente vegli su di noi, e ci dia l'ispirazione per superare anche questa prova. Resisteremo, per quanto ci sarà concesso.
In fede
Capitano Ioanè, incaricato a Maghas."

Storgeva la bocca, e si mordeva il labbro il Capitano, mentre la penna d'oca lasciava quella scia nera sulla carta.
Aveva ragione, Ioanè. Le due armate puntavano diritto contro Maghas.
Odiava aver ragione. Forse, se non altro, per il pessimismo intrinseco che caratterizzava il suo carattere: non c'era previsione, idea, immagine del futuro da lui descritta che non terminasse con quel fondo di amaro, di nero. Ma mai come stavolta, aveva ragione di manifestare questo suo pessimismo cosmico.
Era complessivamente un buon capitano: un tipo sveglio, per quanto di poche parole. Non erano certo i suoi discorsi illuminanti ad alzare il morale dei suoi uomini, piuttosto lo erano la sua esperienza e la sua foga in battaglia. Certo, non spiccava come il miglior generale del Mepe, non era l'uomo su cui sarebbero state scritte infinite cronache, ma il suo dovere lo faceva, senza mai far mancare nulla. Tuttavia, lo sentiva dentro, non sarebbe stato sufficiente stavolta. Sarebbe servita un'impresa, un piano eccezionale, uno stratega d'eccellenza, per uscire vivi da quella situazione. Cosa che lui, non si sentiva in grado di produrre o impersonare.
Ovviamente, la notte in cui scrisse la lettera, non gli riuscì di dormire: ogni volta che chiudeva gli occhi gli sembrava di riuscire a sentire, in lontananza, il pesante cavalcare dei rapidi cavalli Mongoli, il rombo della terra che tremava attorno a loro, le rocce che si piegavano sotto i loro zoccoli.
S'arrese, infine, all'insonnia. Si alzò dal letto. La faccia visibilmente stanca e affaticata, affossata da quelle profonde occhiaie nerastre, fissò la finestra.
Di nuovo, la bocca si piegò in quella smorfia fatalista. L'incisivo corse ad affondarsi sul labbro inferiore.
Torce all'orizzonte. Una moltitudine.
L'assedio, cominciò la mattina successiva.
Gente_Tranquilla
00domenica 29 aprile 2012 18:33
Assedio di Maghas
Sakartvelos Samepho difende da Mongol Uls (VH/VH)

Un grosso grazie a frederick the great per la concessione della mappa :)

Schieramenti

Sakartvelos Samepho: Capitano Ioanè
2x Eristavi (*), 4x Vishap, 4x Kontophoroi, 2x Arsiyah, 4x Naqivchaqari, 1x Skoutatoi, 1x M.Mshvildosani, 1x Trapezountioi, 1x Q. Tadzreuli, 1x Alani

Mongol Uls: Batu Noyan
1x Khorchin (*), 2x Kheshig, 2x Baatur, 2x Noyon, 4x Mangudai, 1x Kharash, 1x Torguud, 1x Qarachi, 1x Tsereg, 1x Uruudai, 1x Cerkes, 1x Mergen Haarvach, 1x Singijeon


Batu Noyan può schierare la propria formazione tipo: la fanteria, sacrificabile, ha il solo compito di sfondare la fortificazione, e aprire la strada ai devastanti arcieri a cavallo e alla cavalleria pesante. Mentre il lanciarazzi è pronto a tagliare le gambe a terrorizzare la fanteria nemica.
Il capitano Ioanè, a cui è stata affidata la difesa di questo forte, non può certo schierare il meglio dell'armata del Mepe: con l'Ordine Tadzreuli impegnato a rinsaldare le difese interne a Tiblissi, e il meglio delle lance georgiane è impegnata a presidiare Kutaissi, può quindi disporre solo di cavalleria media, di un buon numero di lancieri e di truppe locali, quali i formidabili Naqivchaqari.

Condizioni: Mattino, nevischio, molto freddo.

FASE 1: Le porte di Maghas
L'assalto comincia il mattino. Batu Noyan manda immediatamente avanti il Singijeon, il lanciarazzi, nel tentativo di sfondare le mura: troppo impreciso è il suo tiro, e troppo isolata la sua posizione. Immediatamente, gli Alani schierati appositamente al di fronte alle porte principali, escono e rapidamente caricano l'arma d'assedio: in breve, tutti gli operatori sono eliminati, per quanto la pericolosa esposizione al fuoco nemico abbia causato notevoli perdite alla cavalleria leggera in forza al Sakartvelos.


Scoraggiato il tentativo di sfondare le mura con le armi d'assedio, la fanteria mongola si mobilita.

L'ariete viene posizionato: tuttavia, la presenza di una dimezzata unità di Q. Tadzreuli a presidiare il cancello, fa sì che almeno due torrioni lancino frecce sui nemici mentre questi attendono che le porte siano sfondate, causando notevoli perdite tra la fanteria mongola.

Tuttavia, i Mongoli non si scoraggiano, sfondano le porte, attraversano il portone incuranti dell'olio bollente, e oltrepassano così la prima cerchia di mura, aprendo la strada alla cavalleria.


Fase 2: la seconda cerchia di mura.
Il passaggio attraverso la città non è indolore, per l'Orda: nonostante la penuria di arcieri, parte della cavalleria viene falcidiata dalle frecce Georgiane durante la traversata e l'attesa al di fuori della seconda cerchia di mure, mentre un altro ariete veniva recuperato, e utilizzato per sfondare le porte.



Infine l'Orda riesce a sfondare anche la seconda cerchia: ora nulla potrà più fermare la potenza d'urto della rinomata cavalleria del Khan!


Fase 3: Lo scontro frontale.
Coraggiosamente, i lancieri Georgiani tentano di mantenere la posizione e di non far passare il nemico: ma la forza d'urto dell'esercito è troppa, e un gruppo viene annientato rapidamente.

L'altra divisione resiste, supportato dall'arrivo della cavalleria: Eristavi e Vishap fanno un buon lavoro e impediscono ai Mongoli di dilagare.

Ma la vera chiave di volta è il lavoro dei Naqivchaqari, che con il loro tiro senza sosta fiaccano il cuore dell'armata del Khan, che lentamente va affievolendosi di numero ed efficacia.


Alla morte di Batu Noyan, è il panico tra le forze dei Mongoli: la fanteria si dà alla macchia non appena possibile, la cavalleria resiste e combatte all'ultimo sangue, finchè l'ultimo dei loro Khershig non cade.



Quel che resta alla fine della battaglia, non è altro che un cumulo morti, sul quale i superstiti gioiscono per l'impresa compiuta: Maghas resta in mano Georgiana.



Il Dopo-battaglia:
La vittoria dei Georgiani è stata cruciale: la conquista di Maghas avrebbe consentito ai Mongoli di marciare rapidamente senza intoppi oltre il Caucaso, dove Tiblissi e Kutaissi stanno ancora preparando le loro difese. Con questo stop, non solo i Mongoli perdono un'armata full, ma anche la possibilità di affondare la lama nel territorio Georgiano.
Tuttavia, un'altra armata del Khan si affaccia all'orizzonte...
Riuscirà nuovamente il Capitano Ioanè a difendere Maghas, con i pochi superstiti? O dovrà cedere alla superiorità numerica e tecnologica dell'Orda? E L'Ordine dei Tadzreuli? Soccorrerà la fortezza, o attenderà aldilà del Caucaso?
frederick the great
00domenica 29 aprile 2012 19:09
Grande scontro, complimenti!! [SM=x1140522]

E poi? Hanno attaccato di nuovo?
legato466
00lunedì 30 aprile 2012 00:57
bella! sono reduce anche io da un attacco di una armata full di mongoli a trapezous; è stata dura ma alla fine, grazie alle tre cerchia di mura della fortezza e la poca e scarsa fanteria nemica sono riuscito a tenerli fuori dall'ultima cerchia di mura.
Gente_Tranquilla
00venerdì 4 maggio 2012 18:07
Fred, oramai sono al quinto assedio fotocopia. Delle dieci armate full comparse, cinque sono andate. Attendo le prossime, sperando che l'economia regga.

Certa è solo una cosa: una tregua mai. Sono sceso a patti con tutti gli altri vicini, anche cedendo città, ma sono del tutto intenzionato a chiudere coi Mongoli personalmente.
UnequivocalMr.Crow
00lunedì 7 maggio 2012 22:53
Veramente bello questo thread, mi piace. Spesso le battaglie mi appassionano di più delle campagne.
Panzergrenadiere
00mercoledì 9 maggio 2012 00:45
Re:
Gente_Tranquilla, 04/05/2012 18.07:

Fred, oramai sono al quinto assedio fotocopia. Delle dieci armate full comparse, cinque sono andate. Attendo le prossime, sperando che l'economia regga.



Anche io sono al quinto-sesto assedio mongolo a Trebisonda. Consiglio, in caso di assedio mongolo, di piazzare sulla prima cinta di mura 2-3 squadre di arcieri contadini: sono facilmente rimpiazzabili e, inspiegabilmente, fanno una strage. I miei vanno per le 70-80 uccisioni ogni unità.
Per il resto pure io mi fortifico dentro la seconda cinta, ma disponendo dei naffatun le mie vittorie sono ancora più semplici. A fine battaglia perdo solo qualche manciata di lancieri e qualche arciere contadino, subito rimpiazzati il turno dopo.
imbera
00lunedì 18 giugno 2012 20:40
Ecco a voi uno scontro tra l'Aragona(io) e l'Inghilterra
Bordeaux, Francia occidentale
La città, lasciata sguarnita successivamente alla morte del comandante, assassinato, viene presa con poche forze guidate dal principe aragonese (questo lo scrivo per intero) Principe Don Ramon Berenguer III de Barcelona (sai la carta d'identità poi [SM=g27966] )
Questi al comando di due unità di cavalleria reclutate nella vicina Tolosa, entra in città grazie ad una spia infiltrata tra le guardie della città.
Subito si tenta di rinforzare le difese e la guarnigione, a questo si trova soluzione nel reclutare due unità di quella regione, armati di balestra.
Neanche pochi mesi e un esercito del Re Normanno assedia la città costruendo torri d'assedio, arieti e scale
Al che un esercito composto da cavalleria guidata dal cugino del Re Catalano si apporta alle spalle dell'armata Inglese
Ma purtroppo il Papa appena eletto tra i cardinale inglesi indice una "Tregua Dei" e quindi la cavalleria Aragonese non può attaccare
Gli Inglesi attaccano la città di sorpresa, non lasciando il tempo di entrare in campo ai rinforzi nemici.
Il Principe, nel pieno della sua genialità militare, decide di far circondare i nemici dalla cavalleria mentre egli attacca frontalmente gli assedianti.
Intanto i balestrieri bersagliano il centro dei nemici, portando terrore tra le file nemiche.
Dopo una serie di cariche dei cavalieri, la tattica riesce e le unità nemiche si disperdono, lasciando corpi e sangue a colorare il suolo.
Una vittoria degna d'un eroe, che portò molto onore al Principe Ramon


serializable
00venerdì 22 giugno 2012 15:49
complimenti per l'eroica difesa!
Aegon_Targaryen
00domenica 8 luglio 2012 17:57
L'Assedio di Thun
Ciao a tutti. Anche se gioco a Bellum Crucis ormai da un anno questa è la prima volta che scrivo sul forum.
Non ho screenshots da inserire; lascio tutto alla vostra immaginazione [SM=g27964]



L’Assedio di Thun

La Genesi
La situazione in Germania è alquanto concitata. L’Imperatore è morto senza eredi e il Sacro Romano Impero, grazie a una serie di alleanze matrimoniali, è ora sotto il dominio degli angioini di Gerusalemme. La potente dinastia Welf giura fedeltà al nuovo sovrano, Dimanche D’Angiò il Navigatore, ma con le sue sole forze non riesce a tenere a bada la dilagante eresia e il crescente malcontento del popolo germanico. I tedeschi, infatti, stentano ad accettare come loro nuovo Imperatore un francese e danno inizio a una serie di tumulti in tutto il territorio dell’Impero. In breve tempo, le città di Praga, Thun, Regensburg, Wurzburg, la stessa Staufen e molte altre decidono di ribellarsi al potere del Royaume de Jérusalem e di darsi un governo proprio.
I più importanti esponenti dei Welf tengono ancora alcune fortezze e, pur non potendo contare sull’appoggio economico degli Angiò, i cui forzieri sono stati svuotati da anni di guerre e mala gestione, riescono comunque a organizzare un’armata raccogliticcia per ristabilire la legittima sovranità imperiale. Il leggendario comandante Conrad Welf e le sue milizie riconquistano Staufen e passano gli abitanti a fil di spada, per ricordare loro cosa comporti tradire l’Imperatore. A Nord, suo cugino Wilhelm Welf il Lebbroso cinge d’assedio la fortezza di Wurzburg e la espugna dopo sei mesi.
Intanto diversi eserciti crociati sbarcano nel porto alleato di Marsiglia e cominciano lentamente a risalire verso la Svevia, per dare man forte alle forze guelfe lealiste. Guida l’avanzata il generale Arnold Weinmuth, al comando di duemila uomini tra cavalieri nobili, mercenari, milizie templari e comuni lancieri. Ben presto il contingente s’imbatte nella fortezza di Thun, baluardo degli elvetici ribelli, tenuta saldamente da un battaglione di picchieri svizzeri. Weinmuth ha ricevuto l’ordine di rimuovere ogni ostacolo sul percorso dell’armata principale e decide quindi di conquistare la roccaforte con un assalto frontale, costi quel che costi.

La Battaglia
Weinmuth comanda circa duemila fanti, principalmente balestrieri, lancieri e spadieri, oltre a uno squadrone di cavalleria pesante e alla sua guardia personale.
Il capitano Henricus, castellano e difensore di Thun, schiera circa novecento picchieri svizzeri appiedati.
Riunito un breve consiglio di guerra, Weinmuth decide di attaccare con il favore delle tenebre e allo scoccare della mezzanotte ordina l’attacco generale. La tattica è semplice: lanciare gli armigeri all’assalto delle mura con torri d’assedio e scale mentre un manipolo di lancieri templari sfonda le porte con un ariete.
Le truppe francesi avanzano, coperte dal fitto lancio di dardi dei balestrieri genovesi mercenari, e scalano le mura. Ad accoglierli, una schiera di disciplinati picchieri svizzeri. Comincia la carneficina. Esaurito lo slancio iniziale, gli spadaccini francesi sono decimati dai risoluti svizzeri e sono ricacciati indietro. Qualche sparuto gruppo oppone una disperata resistenza ma è ugualmente sterminato.
L’ariete, intanto, ha sfondato il portone del castello. Centinaia di lancieri attraversano i cardini sfondati, ignorando le frecce e l’olio bollente, e aggrediscono i picchieri schierati all’ingresso del castello. La battaglia è aspra e cruenta e sembra che gli svizzeri stiano per soccombere al furioso assalto dei templari. Dalle mura, però, è sceso un nutrito gruppo di picchieri che serrano i ranghi, abbassano le lance e caricano i lancieri francesi alle spalle, chiudendoli in una morsa.
Mentre i suoi templari vengono quasi completamente massacrati, Weinmuth invia metà dei suoi tiratori sulle mura ormai sgombre. Saliti in cima, questi cominciano a tirare sui picchieri sottostanti e ne abbattono un gran numero. Gli svizzeri subiscono gravi perdite e devono abbandonare il cancello principale. Le due compagnie di fanti rimasti si ritirano ordinatamente oltre la seconda cerchia di mura, intenzionate a resistere fino all’ultimo uomo.
Weinmuth riorganizza le truppe superstiti, i balestrieri genovesi mercenari e i cavalieri nobili, e guida personalmente l’attacco finale. Mentre tre compagnie di tiratori fanno piovere dardi sui difensori, il resto delle truppe dà l’assalto alle mura interne. Gli svizzeri resistono valorosamente ma sono ormai soverchiati e non riescono a impedire che un gruppo di genovesi apra le porte. Non appena la grata si solleva, Weinmuth e la sua guardia personale si lanciano nella corte interna, seguiti dal resto della cavalleria pesante. Il capitano Henricus e il suo quadrato di picchieri sono travolti dalla furiosa carica di cavalleria e lo stesso comandante svizzero rimane ucciso. La battaglia è vinta.
Di novecento picchieri che difendevano Thun, ne rimangono in vita sette. Anche i francesi, però, hanno subito perdite gravissime. Milleduecento soldati crociati sono rimasti sul campo, principalmente armigeri e lancieri. I crociati rimasti si danno al massacro e diecimila abitanti rimangono uccisi nel saccheggio della fortezza.


Conseguenze
Per quanto sanguinosa, la conquista della fortezza di Thun ha aperto la strada agli eserciti crociati; nulla può più impedire ai cavalieri di Gerusalemme di travolgere i ribelli come un fiume in piena.
Di lì a poco tempo la sovranità di Dimanche D’Angiò il Navigatore, anche detto lo Spietato, sarà ristabilita in quasi tutta la Germania, alleviando la pressione sul fronte europeo e permettendo al Royaume de Jérusalem di rivolgere la sua attenzione all'orda dei Mongoli che avanzano pericolosamente verso Trebisonda...
frederick the great
00domenica 8 luglio 2012 18:52
[SM=x1140522]
Aegon_Targaryen
00domenica 2 dicembre 2012 23:48
La battaglia di Milano
La Genesi

Sono tempi duri per il Nord Italia. Il Signore di Milano, dopo aver esteso il proprio dominio su gran parte della penisola italiana a scapito del Regno di Sicilia, è stato scomunicato dalla Santa Sede e dichiarato eretico. Il devoto Regno di Francia corre in soccorso del Papato ed invade le province lombarde da Lugano a Genova. L'esercito francese è guidato dal leggendario Filippo Capeto e coglie una vittoria dopo l'altra, arrivando a cingere d'assedio la stessa Milano e a conquistarla, dopo aver ucciso il Capofazione milanese.
Il nuovo Signore, Guido Visconti, ripara a Bologna e da lì avvia le trattative con Roma per una riconciliazione, che si concludono positivamente. È indetta una Tregua Dei e stavolta è il sovrano di Francia ad essere minacciato di scomunica se continuerà l'invasione dei territori milanesi.
Abbandonati i progetti di conquista, Filippo marcia verso Genova, lasciando il confine con Bologna sguarnito, per contrastare la potenziale minaccia di Pisa, alleata di Milano, il cui esercito ha sconfinato in Liguria. Ignorando la tregua, il milanese Cristoforo Pensotti invade indisturbato la Lombardia e assedia Milano, difesa da un manipolo di cavalieri al comando di Baldovino Capeto.
In suo soccorso arriva Filippo: ha lasciato la sua fanteria a presidiare Genova e ora conduce la sua intera cavalleria a Nord, raccogliendo altri rinforzi lungo la strada. In poco tempo giunge in vista dell'accampamento milanese: prima che Cristoforo possa sferrare l'attacco alla città, dovrà affrontare i migliori cavalieri d'Europa.

La Battaglia

Il campo di battaglia è una vasta pianura nei pressi di Milano: sarà uno scontro campale.
L'esercito di Cristoforo è composto da milizie comunali, lancieri pavesi e balestrieri genovesi mercenari, con quattro squadroni di cavalleggeri e la guardia del generale, in totale circa duemilatrecento uomini. Sono ben addestrati ma, a parte poche compagnie, non sono soldati di professione. I francesi, invece, sono millecinquecento tra cavalieri nobili, cavalieri franchi mercenari e crociati, oltre a Filippo e la sua guardia e a un contingente di temibili cavalieri di Tolosa. Filippo è alla testa dei suoi, schierati in linea, deciso a risolvere tutto con una carica frontale. Cristoforo è rimasto in retroguardia e dispone i suoi su due file, i balestrieri davanti e i lancieri dietro, con i cavalleggeri alle ali.
Subito i francesi si lanciano all'assalto, contando sull'impeto e la forza bruta per prevalere. I cavalleggeri milanesi avanzano e affrontano con coraggio i cavalieri di Tolosa ma non reggono l'impatto di duecento destrieri bardati e sono spazzati via. Intanto Filippo e il resto dei cavalieri caricano il centro dello schieramento nemico. I balestrieri genovesi non hanno il tempo di scagliare nemmeno un dardo prima di essere travolti, insieme alle prima file di lancieri, che sono letteralmente fatte a pezzi dalla furia dei francesi. La violenza della carica è tale che le linee nemiche vacillano e si frantumano e presto l'intero esercito lombardo è in rotta. Cristoforo si dà alla fuga, inseguito da Filippo, mentre i suoi vengono massacrati dalla cavalleria francese. Il generale milanese riuscirebbe anche a fuggire se a sbarrargli la strada non comparisse all'improvviso Baldovino con i seicento uomini della guarnigione di Milano. Cristoforo è accerchiato dai nemici; disarcionato, è preso prigioniero.
La disfatta dei milanesi è totale: sono duemiladuecento i soldati uccisi o presi prigionieri e l'esercito è annientato. Filippo ha perso solo cinquantanove cavalieri.

Milano resta saldamente in mano alla Francia e Cristoforo Pensotti sarà giustiziato, insieme a tutti i soldati catturati, come monito al nuovo Signore di Milano: che badi a Filippo e ai suoi cavalieri!






UnequivocalMr.Crow
00lunedì 3 dicembre 2012 22:21
Ottimo...anche se mi piacerebbe vedere pure qualche screen
Bertavianus
00domenica 6 gennaio 2013 18:17
Il contesto.

Poco prima del termine del secolo XII, la Repubblica Pisana stava vivendo la sua ora più buia.
Non aveva incontrato eccessive difficoltà ad unificare Toscana, Umbria e Sardegna, e a ricacciare i Genovesi ad Asti, e poco di più aveva penato per respingere l'invasione Normanna in una serie di scontri fra Firenze e Prato. Sull'onda di tali successi aveva anche catturato Bologna e Verona, ma a quel punto si era attirata anche l'ostilità di Veneziani ed Imperiali, ed il continuo drenaggio di sangue e denaro aveva raggiunto livelli insostenibili.
La minaccia ora giungeva anche dal confine meridionale, perchè Roma era stata annessa al regno siciliano, con conseguente moria di Papi che aveva finito per prosciugare l'episcopato della repubblica.
La caduta di Bologna e Spoleto erano attese come fatti ineluttabili e, per colmo di sventura, due cugini Caetani non avevano resistito alle lusinghe d'amore di principesse islamiche; il Priore Minor Castruccio Caetani era stato costretto a massacrare il figlio maggiore, onde recuperare alla procattedrale di Genova il Sacro Catino.
Le battaglie contro le avanguardie normanne avevano sgombrato allo stesso Castruccio la via per Roma, che fu investita senza eccessiva pena, ma lo scontro davvero decisivo doveva ancora avvenire.

La battaglia della Futa.

Il nuovo papa, l'ultimo cardinale pisano, si affrettò a discendere verso Prato chiedendo la restituzione della Città Eterna.
Non solo gli venne risposto picche, ma una piccola formazione guidata da tale Gian Oderlaffi - un consorte accettato in famiglia solo per i suoi quattrini, posto al comando di due compagnie di lancieri* ed una di balestrieri - gli si fece incontro e lo affrontò in battaglia.
L'Oderlaffi dovette inseguire il pontefice fino all'imbocco delle piane romagnole, che poi non gli consentì di lasciar vivo.

Commento.

A dispetto delle sue modeste proporzioni, questa fu l'unica battaglia veramente decisiva della storia della cristianità.
Morto il Papa non se ne poté fare un altro, perché il collegio cardinalizio era stato azzerato dalle troppo frequenti elezioni. Senza un papa non furono possibili nuove nomine cardinalizia. La minaccia di scomunica morì nella strozza dell'ultimo pontefice.
Castruccio, vera anima del piano, sarebbe divenuto Priore Maior l'anno seguente e avrebbe fatto ammenda dei suoi peccati divenendo un instancabile collezionista di reliquie.


^ I lancieri in questione erano guardie papali sarde.


LordFerro
00lunedì 25 febbraio 2013 14:23
L'assedio di Trento
[SM=x1140501]
Ecco a voi la più grande battaglia di tutti i tempi, dopo 1 anno e mezzo di assedio le forze imperiali assaltano il forte di Trento.

Questa immagine mostra la determinazione dei difensori della porta che anche se hanno subito molte perdite riescono a tenere fermo il nemico che minuto dopo minuto perdono molti uomini a causa dell'olio bollente.


In questa immagine la resistenza è estenuante ma i difensori riescono a tenere a bada i nemici, anche qui le vittime sono ingenti.


Qui la resistenza raggiunge il suo apice, una sola unità di Targhieri riesce a tenere a bada per quasi tutta la battaglia le truppe nemiche che tentarono disonorevolmente di attaccare alle spalle, alla fine furono ben supportate dai Venatores(i Venatores che hanno 38 soldati, misteriosamente sono stati attaccati dai nemici prima ancora che riuscissero a penetrare, l'unica spiegazione è che abbiano attraversato le mura per poi salirle, perché altre spiegazioni non ce ne sono)



In questa immagine un ingrandimento della situazione nella porta, con i relativi cadaveri ustionati, insieme alla percentuale di soldati uccisi di entrambi gli schieramenti.


Dolce alla fine ecco a voi il resoconto finale, seguito dal rapporto di uccisioni dei miei soldati.



Grazie a questa vittoria il Veneto non è più minacciato ed i superstiti potranno ritornare a Verona per essere sostituiti da altre truppe fresche nella zona.




[SM=g2584622] [SM=g2584622]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:21.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com