Battaglia di Agincourt 25 Ottobre 1415

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Ashmadaeva
00martedì 8 luglio 2008 18:40
La battaglia di Azincourt o di Agincourt[1] è considerato uno dei momenti più cupi della storia della Francia[2] e al contrario uno dei più fulgidi della storia dell'Inghilterra e del suo re Enrico V.

Re Enrico V d'Inghilterra, divenuto sovrano del Regno d'Inghilterra a soli 25 anni, era considerato giusto, pio, avido di potere e conquiste, cavalleresco, spietato e ansioso di farsi onore sul campo di battaglia, malgrado la giovane età rappresentava il prototipo ideale di re medievale.

Al tempo della sua ascesa al trono (1413), Enrico trovava un'Inghilterra profondamente provata da faide e lotte intestine che con il passare del tempo avevano di fatto messo in ginocchio il paese e la popolazione, ormai stanca. Il sovrano pensò bene di trovare una soluzione che non solo avrebbe giovato al morale della popolazione, ma unito il suo regno e rafforzato la popolarità della dinastia di Lancaster su tutto il territorio: una vittoriosa campagna contro la Francia.

Per arrivare a ciò serviva certo un ottimo pretesto. Enrico avanzò delle richieste talmente oltraggiose che il governo francese non potette accettare; in breve Enrico chiedeva: la corona di Francia, l'ex impero angiovino, il riscatto non pagato di re Giovanni II (catturato a Poitiers), metà della Provenza, il ducato di Normandia, la mano della figlia del re di Francia piu una cospicua dote di 2 milioni di corone francesi.

Per la Francia non poteva esserci un momento storico peggiore per ricevere un simile oltraggio: il governo di Carlo "il Pazzo" aveva di fatto portato il paese in uno stato di totale anarchia dove Armagnacchi e Borgognoni si contendevano il potere. Nel 1415 i negoziati tra i due paesi rivali si interruppero, nei primi giorni d'agosto, l'esercito inglese capitanato da Enrico V partiva alla volta di Harfleur, porto che avrebbe, una volta conquistato, fatto da tramite per il suo esercito. Contro ogni aspettativa la popolazione di Harfleur si era preparata al lungo assedio che avrebbe dettato l'esercito inglese, rinforzate le mura e allagata la pianura circostante, costrinse l'esercito della corona ad un duro assedio. Col passare del tempo, tanto tra gli assediati quanto tra gli assedianti, iniziava a scarseggiare il cibo e l'aria poco salubre delle paludi, il duro lavoro imposto ai soldati per creare efficaci avamposti d'attacco (trincee) e viceversa difendersi (la popolazione era spesso chiamata a ricostruire le mura della città rovinate dai colpi d'artiglieria), le umide notti invernali, iniziarono a far pagare pegno, epidemie di febbri e dissenteria devastarono l'esercito inglese e la popolazione stessa. Il 22 settembre 1415 la città cadde e, non contento dell'impresa, re Enrico decise, contro il volere di tutti, di proseguire la sua marcia verso Calais. Lasciato un piccolo contingente di 1200 uomini a difendere Harfleur, il re inizia la propria marcia con un seguito di circa 6000 uomini, di cui 5000 arcieri e solo 1000 uomini d'arme. Nel frattempo, conti, duchi, signorotti e nobili di tutta la Francia, avevano riunito un esercito numericamente ben fornito, presso la città di Rouen, coadiuvati dal Delfino e dal re che aveva però nel conestabile di Francia il suo rappresentante sul campo si riunirono forze giunte sotto la guida dei duchi di Berry, d'Alençon, di Borbone e d'Angiò.

Durante la marcia dell'invasore verso Calais, l'esercito francese cerco più volte di tendere imboscate che indebolissero fino alla distruzione l'esercito inglese, il tentativo fallì miseramente e i nobili francesi approvarono, non senza disaccordi, un attacco frontale che annientasse il nemico.
Due araldi vennero inviati ad Enrico dai nobili francesi, essi riferirono al re che dal momento che lui era venuto a conquistare il loro paese, i francesi l'avrebbero combattuto in qualsiasi luogo e momento. Enrico replicò dicendo che avrebbe proseguito la propria marcia verso Calais e che i francesi avrebbero ostacolato la sua marcia a loro rischio e pericolo, poi ricompensò gli araldi con dell'oro e accampò il proprio esercito nella cittadina di Maisoncelles. All'alba del 25 ottobre 1415 i due eserciti cominciarono a schierarsi. I francesi schierarono il loro esercito nella pianura adiacente tra Azincourt (Agincourt)[1] e Tramecourt, come per sbarrare la via verso Calais; ordinato su tre file di uomini, lo schieramento francese prevedeva l'utilizzo di uomini d'arme appiedati al centro, sostenuti da arcieri e balestrieri e, ai lati, formazioni di cavalleria pesante.

Dal canto suo, Enrico V, schierò in tre piccole formazioni gli uomini d'arme capitanate dal duca di York, da Lord Camoys e dal re in persona. Gli armigeri vennero rafforzati dagli arcieri che, in formazioni triangolari, andarono a comporre una linea d'attacco leggermente concava. Al grido "San Giorgio, San Giorgio", l'esercito inglese iniziò la propria marcia verso lo scontro, d'altro canto, i francesi nettamente superiori per numero, convinti di dettar le regole del gioco, si sentivano ora disorientati. Giunti a 200 metri dalle forze francesi, gli arcieri del re iniziarono a piantare una serie di pali appuntiti nel terreno fangoso e una volta difesi iniziarono a riversare frecce sui francesi. La cavalleria francese provò a controbattere, ma le condizioni del terreno e la pioggia di dardi rendevano nulla la corsa dei cavalieri che, in piu, giunti alle palizzate erano facili vittime del nemico. Solo un attacco frontale andò a segno e fece indietreggiare le linee inglesi, ma quella che sembrava una svolta si rivelò come la fine per i francesi. L'esercito della corona creò un imbuto nel quale caddero migliaia di nobili, conti e duchi di tutte le parti della Francia, molti morirono subito, altri vennero catturati e uccisi per paura di ritorsioni future, l'esercito francese (composto secondo alcune stime da 10.000 fanti e 8.000 cavalieri, secondo altre di un totale di 25.000 uomini) messo in fuga. Fu una grande vittoria, ed Enrico V ben presto rivendicò le proprie posizioni e, nel 1420, fu nominato erede al trono francese.
La Francia aveva peccato di presunzione sentendosi piu forte numericamente, credendo nei suoi uomini piu importanti finiti in rovina, l'Inghilterra si fece lustro grazie all'ingegno di un uomo e di un re che vendette cara la pelle anche in battaglia. Enrico V si ammalò e morì di dissenteria nel 1422, eroe per il suo popolo, ammirato in tutta Europa.

La Guerra dei Cent'Anni è un vasto contenitore dove gli eventi decantano. Uno di questi eventi è rappresentato da Azincourt dove, nel 1415, viene scritta una lezione di storia più che una risoluzione politica. I tronfi Francesi non avevano compreso che la partita si sarebbe giocata letteralmente nel fango, poco adatto alla loro nobiltà. Gli Inglesi avevano dimostrato maggiore pragmatismo, oltre che iniziativa. Enrico V morì sette anni dopo, senza riuscire a comprendere le due parti della Manica sotto un'unica corona. Tuttavia Azincourt dimostrò che esisteva, e sarebbe esistita, una sola forza europea in grado di espandersi e durare a livello internazionale. Cosa sosteneva questa Inghilterra? Un modello per affermazioni personali invece che di casta. Non poco per i tempi. Dopo questa battaglia la Francia si ricompose opportunamente in atteggiamento unitario. Dal 1455 al 1485 l'Inghilterra subirà sul suo territorio una ultima sanguinosa guerra, quella delle due Rose. Nei secoli successivi la sua vocazione, salvo cause di forza maggiore, la porterà anche per le sue guerre verso mari e lidi lontani. La Francia conoscerà ancora troppi conflitti interni e limitrofi, oltre a quelli lontani. L'esposizione non le consentirà di diventare un modello duraturo di riferimento internazionale. La libertà ha sempre bisogno di essere perseguita, oltre che con determinazione, anche con un po' di prudenza.

^ a b La battaglia si svolse presso Azincourt, località nel dipartimento del Passo di Calais nella regione del Nord-Passo di Calais e talvolta indicata con la grafia di Agincourt. Non va confusa con la località omonima di Agincourt situata nel dipartimento di Meurthe-et-Moselle nella regione della Lorena
^ Alla battaglia prese parte anche il Maresciallo di Francia, già governatore della Repubblica di Genova, Jean Le Meingre detto Boucicault II.
Wulfgardr
00giovedì 4 settembre 2008 13:00
In effetti secondo alcuni storici il problema, oltre al terreno reso impraticabile per le piogge, fu nell'"eccesso di cavalleria" dei francesi. Nessuno dei cavalieri dell'Orifiamma voleva combattere in seconda linea, e quindi si accalcarono tutti per arrivare primi agli inglesi. Il terreno però non era adatto alla carica e le seconde linee impattarono sulle prime. Le frecce dei longbow erano relativamente inutili contro i cavalieri, ma micidiali contro quei cavalli che non erano protetti, contribuendo ad incasinare ancora di più la situazione. I pochi cavalieri che riuscivano a districarsi da questo arrivavano alle linee inglesi a piedi con armatura completa addosso dopo aver camminato in decine di metri di fango (facendo il classico errore di molti rievocatori italiani: l'armatura delle gambe in battaglia si toglie, non si lascia - come testimoniano gli inglesi quando combattevano a piedi).
Quindi alla fine la vittoria inglese fu un insieme di fattori ottimamente sfruttati dai britannici ed invece giocati malissimo dai francesi.

Per curiosità: ho giocato decine di volte questa battaglia rappresentata in un gioco da tavolo fatto piuttosto bene che però non tiene conto delle condizioni del terreno - risultato: i francesi hanno vinto 22 battaglie su 26.
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