Basta con le stufe all'aperto!

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-Giona-
00venerdì 1 febbraio 2008 14:30
www.corriere.it/cronache/08_febbraio_01/salvia_funghi_97e65544-d093-11dc-828e-0003ba99c6...

L'accusa: Consumano energia e scaricano nell'aria anidride carbonica
«Spegnete le stufe all'aperto»
Il Parlamento europeo: inquinano, vanno ritirate. Il primo caso a Bologna


ROMA — Sono il rifugio dei fumatori di mezza Europa, in crisi per quel divieto che li condanna al cappotto fra primo e secondo. Fanno la felicità dei proprietari di bar e ristoranti, che così moltiplicano i coperti (e gli incassi) anche quando il clima non è proprio caraibico. E con il tempo sono diventati i falò del Duemila: tutti intorno a quel teporino, bicchiere in mano, a fare quattro chiacchiere e magari qualche nuova conoscenza. Fungoni, funghetti o, con burocratico linguaggio, stufe da esterno: adesso non attirano solo gli avventori infreddoliti ma anche le ire dell'Unione europea. Con l'accusa infamante di essere responsabili del riscaldamento del clima, e quindi di tutte le nefandezze che questo comporta, dalla fine della mezza stagione allo scioglimento dei ghiacciai.

Ieri il Parlamento di Bruxelles ha fatto il primo passo per metterli al bando. A larghissima maggioranza — 592 sì, 26 no e 30 astenuti — gli eurodeputati hanno approvato una relazione che chiede alla commissione europea di fissare una data per il loro ritiro dal commercio. E, già che c'erano, anche per modificare il meccanismo di stand by degli elettrodomestici, quella lucina rossa che resta accesa quando televisori e stereo sono in realtà spenti. Per stufe e lucine il problema è lo stesso: consumano energia. E scaricano nell'aria anidride carbonica contribuendo al riscaldamento globale.

Il documento votato dal parlamento europeo, su proposta della liberaldemocratica britannica Fiona Hall, non è vincolante: la commissione potrebbe lasciarlo cadere nel vuoto per la gioia degli amanti dell'aperitivo. Ma le notizie che arrivano da Bruxelles fanno perdere la pazienza a Edi Sommariva, direttore generale della Fipe, l'associazione che raggruppa bar e ristoranti: «Uno dei motivi per cui in Italia funziona la legge sul fumo — dice — sono proprio le stufe da esterno. Senza questa valvola di sfogo il divieto non sarebbe stata rispettato come invece abbiamo visto. Ci vogliono togliere le stufe? Allora via anche il divieto di fumo. Altrimenti tanto vale che restiamo tutti chiusi in casa e buona notte». Difesa corporativa, uno potrebbe pensare, visto che le stufe da esterno in Italia le hanno 50 mila locali, più o meno uno su tre. Ma il problema dell'inquinamento non riguarda anche il cittadino barista o ristoratore? «Certo — risponde Sommariva — ma questa è solo una pagliuzza, le travi sono altrove».

In Inghilterra si sono presi la briga di fare i conti: il professor Eric Johnson — componente della Convenzione dell'Onu per i cambiamenti climatici — ha calcolato che i funghi producono lo 0,002 per cento del totale delle emissioni di anidride carbonica. E che ci vorrebbero cinque stufe accese un anno di fila per avere la stessa quantità di CO2 prodotta da un solo televisore lasciato in stand by, sempre per un anno intero. Davvero una pagliuzza.

La stessa obiezione aveva fermato Claudio Merighi, battagliero capogruppo del Partito democratico al consiglio comunale di Bologna. Due mesi fa era stato lui a proporre la messa al bando delle stufe in via Righi e dintorni: «Capisco l'aspetto economico — aveva detto — ma mentre i ghiacciai si sciolgono vedere noi che facciamo l'aperitivo sotto il fungone è un'immagine da Titanic». L'idea aveva fatto alzare il sopracciglio del sindaco Sergio Cofferati: «Un giorno mi spiegherete questa passione per i funghi...» aveva detto in consiglio comunale lasciando intendere come le urgenze fossero altre. A Bologna le stufe scaldano ancora. Nel resto d'Europa si vedrà.

Lorenzo Salvia
01 febbraio 2008
Granduca di Milano
00sabato 2 febbraio 2008 09:19
Questa è l'europa che risolve questi grandiosi e urgenti problemi, che schifo.
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