27 gennaio, giorno della memoia
“Nonno, perché siamo qui?”
“Per celebrare il giorno della memoria…”
“Che cos’è il giorno della memoria?”
“Se ascolti capirai…”
Così il nonno lentamente inizia a raccontare…
Ero ad Auschwitz, uno fra tanti, deportato perché ebreo.
I giorni passavano lenti, infiniti,
scandendo il ritmo dell’odio e la ferocia degli aguzzini.
Nella memoria gli ultimi tre si son fissati a sigillo:
25 gennaio 1945
l’assordante eco delle bombe si faceva sempre più forte,
il vento della svolta era nell’aria.
26 gennaio 1945
nelle baracche zeppe di larve umane
ogni fessura era una finestra aperta.
Fuori c’era confusione ,
i tedeschi bruciavano fogli, forse documenti,
nel campo andavano e venivano,
per loro eravamo un peso, ormai non esistevamo più.
Il silenzio cresceva di ora in ora
con l’incalzare delle domande senza risposta.
27 gennaio 1945
rannicchiato all’angolo della baracca 12,
le mani intrecciate, Il cuore in ascolto,
una voce riempì il silenzio.
Luce e salvezza quando la porta si aprì : libero.
Non capivo le parole, la divisa di un altro colore,
ma intuivo dalla mano tesa
l’invito a uscire : finalmente libero.
Libero di piangere , di incontrare uno sguardo
di camminare, di parlare, libero di vivere…
I ricordi scivolarono via come i pensieri,
si fermarono a fare la conta dei vivi e dei morti.
Altri pensieri incontrarono la vita
che rinasceva ad ogni scorrere del tempo.
Non posso e non voglio dimenticare
quella notte, quel fumo che saliva lento,
quelle fiamme che volevano bruciare i miei sogni.
Non posso e non voglio dimenticare i loro volti
e i volti di chi mi è passato accanto.
Non posso e non voglio dimenticare
il dolore, la paura e la fame.
27 gennaio 2016
fermarsi a ricordare è un dovere,
perché ogni generazione sappia che ciò è stato
e, fra i tanti , in quella realtà disumana…io c’ero.