BC 5-Le Royaume de France

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Shivos91
00domenica 1 marzo 2009 15:41
-Dal testo di un anonimo monaco amanuense del dodicesimo secolo-

Tra l'incudine e il martello

Nel Millecinquecentocinquantacinquesimo anno dalla nascita di Nostro Signore, le Gallie non erano più una sola, potente nazione come ai tempi di Augusto e Carlo Magno, ma un mondo diviso e frazionato come all'epoca di Vercingetorige, con invasori latini e teutonici che spadroneggiavano per quei territori un tempo fulgidi di gloria.

Parigi, come i Franchi avevano denominato Lutezia, era nondimeno in mano ad un re il cui ardimento l'aveva spinto a proclamarsi Rex Francorum, sebbene i territori da egli dominati comprendessero solo la Ile-de-France, la riva occidentale del Reno e uno sbocco sulla Manica nei dintorni della foce del Senna.

Il resto delle Gallie erano in mano al Re d'Inghilterra, che spadroneggiava sulla metà occidentale di esse, mentre i territori ad est del Reno erano in mano ai Germani, ormai parenti non molto vicini dei Franchi dopo la scomparsa dei Carolingi

Ma il Re voleva una nuova Gallia sotto l'egida franca, e predispose una campagna d'espansione, fortemente rallentata però dagli ingenti costi di guerra. Sotto la spinta dei suoi consiglieri si decise quindi a rafforzare soprattutto l'economia, disboscando i territori intorno alle città e costruendo chiese per evangelizzare quei territori non completamente affidati alla guida del Santo Padre.

Fu nel 1557, due anni dopo, che avvenne la svolta. Al Comandante della Guardia del forte di Rheims giunse notizia del volere del Re di impadronirsi della libera città di Gand, nelle Fiandre, per aumentare il respiro franco sul mare.
E in quello stesso anno, la figlia del Re di Francia andò in sposa ad un promettente comandante di cavalleria, Henry Gassou, il quale, essendo privo di una rocca da governare, fu inviato a Gand insieme a tutto l'esercito franco, perlopiù stanziato a Rheims

Quando però giunse in vista della città e dispose l'assedio, la notizia che un generale fresco di promozione fosse stato inviato ad assediare una città libera (una delle imprese militari più delicate, secondo gli Alti Comandi) rese spavaldo l'esercito in difesa di Gand, che si decise ad uscire dalle mura per attaccare l'accampamento nemico
Ma il Generale Gassou, una volta intuita la mossa del nemico, fu rapidissimo nel coordinare il proprio esercito verso il cancello della città, gremito di soldati nemici diretti verso l'esterno, in modo da accerchiarlo e ingaggiare un furioso corpo a corpo approfittando della lieve superiorità numerica.
Grazie all'ottimo lavoro svolto dalla cavalleria, gioiello dell'esercito del Roi de France, e all'uccisione dell'incoscente capitano dell'esercito di Gand, parte dei difensori si ritirarono verso l'interno, mentre altri continuarono agguerriti a lottare, ma furono fatti a pezzi dall'organizzazione, l'orgoglio e il numero dei Franchi.
Quando Gassou prese il cancello, non più di 300 soldati nemici rimanevano a difendere la città, perlopiù in rotta. I cavalieri franchi penetrarono nella città e cavalcarono per la via principale, calpestando brutalmente i balestrieri nemici, mentre la milizia uccise o catturò i picchieri fiamminghi superstiti, ormai privi di qualunque organizzazione.

Il bilancio, di cui il Roi venne a sapere in una lettera firmata dall'ora Conte delle Fiandre Henri Gassou, fu strabiliante. Solo 290 franchi morti, contro i 1100 fiamminghi tutti uccisi o giustiziati dopo la vittoria.
In politica estera, due fazioni dividevano il regno: chi voleva un'alleanza con gli Inglesi, un tempo vassalli della Francia e che avrebbero aiutato il Roi a combattere i Germanici, per fondare uno stato dalla Senna all'Elba come ai tempi di Carlo Magno, e chi voleva invece stringere amicizia con i Teutoni e combattere gli Albionici, forse un tempo vassalli ma ormai chiaramente rivali per il controllo delle Gallie.
A detta di quest'ultimi, 'Il Reno non è una barriera, ma il fiume a cui si abbeverano Franchi e Germani, fratelli discendenti di Carlo Martello Terrore dei Pagani'.
Il Roi si avviò deciso per questa seconda linea politica, incontrò il Kaiser a Staufen e stipulò alleanza militare e rapporti commerciali privilegiati.
Ora il Royaume disponeva di un notevole sbocco sul mare, e in quell'anno fu varata la prima flotta al comando del Capitano Boemondo di Parigi, che trasportò un diplomatico ad Edimburgo, vedendo nella Scozia un potenziale alleato contro il futuro nemico Albione

Fine del Capitolo

Nota: con Bellum Crucis 5 non riesco a fare screenshots della mappa, per qualche motivo quando incollo su Paint c'è solo uno schermo nero. Qualcuno può aiutarmi?
imperatorelorenzo
00domenica 1 marzo 2009 16:18
complimenti bella cronaca[SM=x535693] [SM=x535693]anche se non ho bc5 [SM=g27821] ,ma se vuoi un consiglio non fidarti troppo del kaiser o di chi ti sta al confine.
Purtroppo per il problema con paint non ti posso aiutare dato che sei stato tu a dirmi come si faceva [SM=x535711]
Shivos91
00domenica 1 marzo 2009 21:18
Onore di famiglia

La mirabolante presa di Gand pose il regno dei Franchi, ancora modesto di dimensioni, al centro dell'attenzione europea.
Gli anni immediatamente successivi furono segnati da un parziale declino economico, causa la riorganizzazione dell'esercito e la costruzione di strutture nelle città, e da un pericoloso sbilancio in politica estera.
Il Roi de France, Louis VII, discendente di Ugo Capetingio, sebbene considerato un eroe dalla sua gente e nonostante la sua bravura in battaglia, era negli anni degenerato mentalmente, a causa di un'ignota malattia che gli ottenebrava la mente rendendolo irascibile e paranoico. Egli sosteneva la necessità di affiancarsi completamente al Sacro Romano Impero, non considerando però che di recente questi aveva stipulato un'alleanza con gli Aragonesi, che controllavano la roccaforte di Ais, sulla foce del Rodano, castello che la nobiltà francese intendeva conquistare per guadagnarsi uno sbocco sul mare, e che l'alleanza con Milano (proprio in funzione anti-aragonese) aveva provocato la scissione dell'alleanza con i Teutoni a causa dell'invasione della Lombardia ad opera di quest'ultimi.
Inoltre, il re voleva invadere immediatamente l'Inghilterra, invece di conquistare le città ribellatesi al potere capetingio.
Il fratello del re, Roberto il Grande, capiva che il monarca era ormai più dannoso che utile al regime, e che se non fosse stato fermato il reame sarebbe stato attaccato ad ovest dagli inglesi e ad est a tradimento dei tedeschi. Al re giunse notizia di una lettera di suo fratello spedito al principe ereditario Filippo in cui era ben descritto come i due progettassero una ribellione al potere, ma il re non vi fece caso e inviò anzi il figlio alla conquista di Lione nel 1164, con l'esercito riorganizzato dopo la presa di Gand.
Il principe obbedì di malavoglia, ormai pronto a ribellarsi apertamente all'autorità reale, ma Roberto il Grande, suo zio, propose invece di togliere di mezzo il re proponendogli di guidare lui stesso l'assalto al castello di Rodes, ad ovest di Lione.
La spia che riferì l'entità dell'esercito difensore al re fu corrotta, così che il monarca credesse i nemici fossero privi di cavalleria e che in battaglia sarebbero stati calpestati dai suoi 50 uomini della guardia personale.
Nel 1167, mentre Roberto il Grande attendeva a Parigi il compimento del suo piano e Filippo governava autarchicamente la città di Lione, giunse la notizia della totale disfatta dell'esercito alla rocca di Rodes. Il re era stato circondato dalla cavalleria nemica, l'assalto alle mura era fallito, i soldati si erano riorganizzati conquistando il cancello ed eliminando buona parte dell'esercito nemico, ma i cavalieri nemici riuscirono a mettere in fuga l'esercito francese. Dei 1150 uomini dell'esercito, solo 200 tornarono a Lione.
Il Re era morto, ma era morto pur sempre da eroe e cavaliere, e mentre il popolo piangeva quell'uomo un tempo valoroso, la nobiltà francese sospirava, sapendo che solo la morte del re aveva evitato la guerra civile.
Ora Roberto il Grande era pronto ad uscire da Parigi, creare un nuovo esercito grazie all'economia di nuovo in sesto e spazzare via i pochi ribelli rimasti a Rodes.
Nel 1168 la rocca fu espugnata a causa dell'enorme superiorità numerica dei franchi (solo 160 ribelli erano sopravvissuti all'assalto del fu Luigi VII), Roberto fu proclamato come eroe e vendicatore di suo fratello.
Frattanto, i rapporti con l'Inghilterra si deterioravano, e il regno di Castilla y Leon, alleato dei franchi, dichiarò guerra agli Inglesi per il controllo dell'Aquitania, mentre al nord la Scozia muoveva per attaccare Edimburgo
Roberto il Grande reagì prontamente: lasciò pochi soldati a Rodes e organizzò con il grosso delle truppe un'imboscata ad una divisione inglese, che fuggì ritirandosi verso Limoges. La guerra era iniziata.
Sempre su richiesta del nuovo re, un diplomatico inviò aiuti finanziari di circa 1000 fiorini all'alleato milanese che era entrato in guerra con Aragona.
Nel 1169, a sud di Limoges si combattè la prima battaglia campale importante per il Re. Questi aveva idee rivoluzionare per i combattimenti: per lui l'esercito era divisibile tra cavalleria e non-cavalleria, e seppe ben sfruttare la mobiltà dei suoi paladini, che massacrarono le retrovie nemiche mentre i miliziani parigini fronteggiarono i lancieri inglesi in prima linea. I cavalieri tagliarono poi la ritirata ai nemici attaccandoli da dietro.
La vittoria fu palese e consentì al fraticida Re di entrare vittorioso nella città, osannato dalla folla come un liberatore.
Frattanto, il fratello Pietro di Digione, molto meno ambizioso in fatto di successione ma comandante altrettanto valido, comandò una guardia di circa 400 uomini, perlopiù fanti di Parigi e Gand, contrò Rouen, città normanna sotto il controllo degli inglesi.
I pochi soldati nemici, circa 200 in tutto, perirono sotto i colpi del generale Capetingio, e dopo 150 anni la Normandia tornava al Re di Francia.
Nello stesso anno, il Papa, amico personale di Roberto il Grande, scomunicò su richiesta sua e dei re di Spagna e Scozia l'Inghilterra, i cui domini in Gallia si assottigliavano sempre di più

La Gallia nel 1166, alla vigilia della morte di Luigi VII


Fine del Capitolo
Shivos91
00lunedì 2 marzo 2009 15:42
Soppesando i Pro e i Contro

Contrariamente a quanto credeva l'Alto Comando dei Franchi, la guerra contro l'Inghilterra si rivelò rapida e vantaggiosa. Dovendo combattere su vari fronti ed essendo vittima del generale disprezzo delle fazioni cattoliche per via della scomunica papale, gli Inglesi erano troppo demoralizzati per sostenere la carica del leone Roberto I il Grande, che presto riuscì a spingersi da Limoges più a nord, annettendo la valle della Loira e Orleans, incontrando ben poca resistenza a causa dello scarso numero di truppe inglesi (in parte ritiratesi verso Bordeaux) e all'entusiastico sostegno della popolazione, che già iniziava a chiamare 'Francia' la nazione che stava unificando la Gallia dopo secoli di occupazione straniera. La costa atlantica cadde però in mano ai castigliani, così come la Bretagna.
Il re, che vedeva negli alleati spagnoli degli approffittatori che intendevano solo saccheggiare ciò che era appannaggio suo, nondimeno non ruppe l'alleanza, rendendosi conto di aver ancora bisogno dell'esercito ultraPireneico contro il consistente esercito inglese a Bordeaux, ultimo possedimento rimasto in mano al Re d'Inghilterra sul continente.
Sotto iniziativa di Roberto, nel 1170 fu finalmente indetta una crociata contro Londra. Il re non tardò ad allestire un potente esercito per invadere l'Inghilterra, ma in quello stesso anno la flotta inglese sbaragliò le navi del Capitano Boemondo, affondandole quasi tutte al largo della Normandia.
Si dovrà attendere un intero anno perchè venga ricostituita la flotta franca.
Frattanto, essendo stato il Regno d'Aragona scomunicato a causa della conversione del suo monarca Raimondo III all'eresia catara, predominante in quei luoghi, Roberto inviò Charles di Lione, fervente cattolico e suo ammiratore, per guidare una spedizione da Rhodes onde strappare la costa mediterranea agli aragonesi. La direttiva era di negoziare il passaggio delle truppe con i castigliani per calare poi l'armata su Perpignano, a nord dei Pirenei, e da lì attaccare Ais, dov'era rintanato Raimondo, il re apostata.
Sempre in quell'anno veniva espugnata Perpignano, i catari furono duramente perseguitati e si approntò l'esercito per la conquista di Ais, con l'invio di due unità di cavalleria.
Ma la guardia del re blasfemo era forse l'unità più potente d'Europa, essendo composta da 50 cavalieri armati di armatura pesante e spade affilate. Nondimeno, Charles il Lionese poteva contare su un numero di soldati quasi doppio, circa 800. All'esercito del buon cristiano si erano infatti uniti i Flagellanti, una setta di monaci-guerrieri desiderosi di riconvertire quelle regioni al cattolicesimo.
Nei dintorni del borgo di Marsiglia, sulla foce del Rodano, si consumò così la battaglia per il controllo della regione. L'avanguardia di Raimondo fu schiacciata facilmente, con i miliziani calpestati dagli zoccoli dei 130 cavalieri franchi e gli Apalledos, i lancieri aragonesi, messi in fuga dalla fanteria, ma quando il monarca scese in campo caricando contro i balestrieri francesi, riuscì a fronteggiare persino la cavalleria francese, uccidendone quasi un centinaio e mettendo i superstiti in fuga.
Dopo un acceso duello con il cavaliere franco, Raimondo riuscì infine ad infliggergli mortale ferita al costato, e a farlo cadere da cavallo. Alla vista del proprio generale morto, però, i soldati si indignarono e invece di ritirarsi attaccarono, accerchiandolo, il monarca aragonese.
Egli fu l'ultimo dei 50 cavalieri dell'Ordine dei Nemici di Satanael a cadere, rivolgendo una preghiera al suo dio blasfemo prima di spirare. La Francia e il Papa avevano vinto la battaglia, ma Charles di Lyon aveva perso. Appena giunti nella rocca di Ais, ora priva di soldati nemici, i suoi fedeli procedettero alla sepoltura, rimandando invece il cadavere di Raimondo III a Barcellona, sebbene alcuni tra i Flagellanti proposero di lasciarlo ai cani e ai corvi.
Già deterioratisi con la morte di Luigi VII, ormai i rapporti con la Germania erano terribili, essendo quest'ultima stata anche scomunicata per la solidarietà fornita al Regno d'Aragona.
Nel 1172, con ormai un chiaro sbocco sul Mediterraneo per i Franchi, Re Roberto il Grande giunse in Inghilterra, dove mise sotto assedio il castello di Winchester, per impadronirsene e usarlo come base per dirigere l'invasione di Albione.
A Londra, gli abitanti fissavano snervosamente oltre le mura temendo di veder comparire da un momento all'altro lo stendardo con tre gigli sormontato da una grande croce rossa.

L'Europa Occidentale nel 1172


Fine del Capitolo
Bertavianus
00lunedì 2 marzo 2009 19:52
Notevole, anche per l'eliminazione programmata del re impopolare; su BC ho ancora tutto da imparare.
Shivos91
00lunedì 2 marzo 2009 20:19
Non era propriamente impopolare, aveva un tratto intitolato 'Ispira guerra civile' in quanto offendeva la nobiltà. Suo fratello Roberto il Grande invece aveva un tratto denominato 'TU NON SEI PIU' IL MIO RE!' che lo faceva muovere molto lentamente e quasi gli impediva di uscire dalla città in cui risiedeva, oltre a diminuire enormemente l'ordine pubblico, proprio perchè voleva proclamare una secessione di quell'insediamento. Il figlio Philìp invece aveva un semplice tratto 'Ribelle' che lo indicava come simpatizzante di un eventuale colpo di stato

Avevo preso anche in considerazione l'idea di eliminare i due familiari ribelli invece del re, ma a conti fatti sarebbe stato sconveniente per motivi di età e di prosperità del ramo famigliare
EasyPlayer
00lunedì 2 marzo 2009 23:51
Ciao, bellissima campagna! Tu per caso usi la campagna full o la light? Io uso la light, perchè quella full (e chissà perchè, visto che mi sembrano identiche graficamente) è molto più pesante e il passaggio di ogni turno dura più di mezzo minuto.
Shivos91
00domenica 8 marzo 2009 15:38
Uso la light, molto più scorrevole

Purtroppo, i manoscritti circa il destino della Francia nel dodicesimo secolo si fermano al 1172. Si suppone che l'autore, frate residente a Cluny, sia spirato di morte naturale o ucciso a causa della guerra che imperversava al tempo
Abbiamo però gli scritti di Giles il Missionario, Cardinale franco-irlandese di alta fama nella sua epoca, che ci permettono di ricostruire cosa accadde negli anni successivi

Il nome di quest'umile legato della Santa Chiesa Apostolica e Pontificia è Giles. Nacqui a Dub Lynn nel 1161, quando la città era ancora retta dagli inglesi. Mio padre era un contadino, e anch'io ero avviato alla medesima carriera. Nondimeno, quando avevo circa 20 anni, accaddero eventi che sconvolsero la mia vita. Un emissario del Re avvisò in pubblica piazza che dalla Manica era giunto, sotto ordine del Papa, un esercito dei franchi, che aveva già sottomesso Exeter e il castello di Winchester, ed era giunto nei pressi di Londra. Il primo assedio nondimeno era stato respinto dall'arrivo del Duca del Wessex, e questo aveva fatto illudere i londinesi di aver messo in fuga i Franchi, che in realtà avevano solo riparato sulla sponda meridionale del Tamigi, e avevano contattato il Re di Scozia perchè si unisse alla crociata. Sotto l'attacco coordinato di Re Roberto il Sanguinario, come lo chiamano gli inglesi, e di Re Edoardo II di Edimburgo, il Duca di Wessex aveva persuaso il Re d'Inghilterra a far uscire l'armata reale dalla città per affrontare il nemico in campo aperto, ma la disfatta fu totale: il Duca era morto sotto i colpi delle lance francesi, e il Re era fuggito rintanandosi a Londra. Il secondo assedio fu nettamente più facile ed espugnò la città. La superstite armata del Re di Scozia aveva invece aggirato la guardia di Nottingham del nuovo Re Henry d'Inghilterra e aveva preso York. Questo accadeva due mesi prima che scorgessimo all'orizzonte i vessilli gigliati della flotta del Principe Enrico I di Rheims, figlio del Re Sanguinario, inviato da suo padre ad occupare le semi-indifese città irlandesi. Io al tempo ero divenuto un seminarista, spinto da mio padre alla carriera religiosa, e dopo la conquista della città il Principe incaricò la Chiesa locale di perseguire le eresie sorte sotto spinta degli inglesi. Fu così che divenni prete ordinato da una missiva del Pontefice, e cominciai a viaggiare per l'isola che nel frattempo, quando ebbi circa 25 anni, fu completamente sottomessa al dominio franco. Ristretto al solo castello di Nottingham, il Re d'Inghilterra dovette negoziare la sopravvivenza del proprio regno in cambio di un asservimento alla Francia. Mentre Re Roberto tornava in Francia nominando Harrold di Gloucester come governatore di Londra, il Sommo Pontefice aveva scomunicato Milano, antica alleata dei Franchi, che era divenuta terra di diffusione dell'eresia catara.. Obbligati a rescindere l'alleanza dal Papa, i Franchi, che avevano recentemente portato notevoli vittorie contro gli Aragonesi sulla costa mediterranea, si scoprirono così a venire attaccati dai Lombardi, che avevamo fornato una Lega dei Primi Cristiani con Aragona dichiarando guerra a Francia e Papa. Approffittando del concentramento delle forze militari franche sulla Manica, avevano conquistato, seppur con notevoli perdite, le città di Ais e Perpignano dai Franchi, e Tolosa dai Castigliani, fieri alleati di Roma e Parigi. L'arrivo del Re Fratricida a Parigi aveva però risollevato le speranze del popolo. Era circa il 1188 quando Re Roberto guidò la spedizione punitiva contro Milano, calando prima sulle Alpi ed espugnando Thun, poi recandosi a Lione, dove ordinò al figlio Lanfranco di guidare, reclutando soldati nelle campagne della Loira, un esercito per espugnare Tolosa e riprendersi Perpignano e Ais attaccando da due lati. L'intera Europa si schierò così contro Milano, ad eccezione di Aragona e dell'Impero, sebbene quest'ultimo si definì puramente neutrale sul conflitto. Già nel nono decennio del secolo erano state riconquistate le città occupate, oltre ad avere così guadagnato un avamposto prima in mano castigliana (Tolosa) ma gli eserciti lombardi erano ancora numerosi e ben equipaggiati, tant'è che il Duca Vanni di Genova guidò l'anno dopo una spedizione punitiva contro Castiglia, espugnando la rocca di Iruna, tra i Pirenei e l'Oceano. Intanto si stava consumando, tra le forze del Roi de France e quelle del Generale Lapo il Crudele, un'imponente battaglia campale nei pressi del borgo di Tolone.
Sebbene la vittoria franca fosse stata schiacciante (su 1200 milanesi solo un decimo tornò ad Asti, dall'altra parte delle Alpi) il Re fu colpito da una freccia al petto. La ferità si infettò, e il corpo sessantenne del monarca era fin troppo indebolito. Il suo corpo fu riportato a Parigi da alcuni monaci guerrieri del suo esercito, che lo condussero per le strade di Parigi tra gli occhi rattristati e increduli della folla.
Suo figlio, Lanfranco quindicesimo del suo nome, non si perse però d'animo, e se prima della morte di suo padre aveva intenzione di offrire una tregua ai Milanesi in cambio della restituzione di Iruna ai Castigliani, ora chiedeva un contrattacco che minasse l'esistenza stessa dello Stato Lombardo. Qualche anno prima una spedizione del Generale Jacques il Marsigliese aveva conquistato la Corsica e la Sardegna strappandoli ai Mori, e a lui fu affidato il compito di prendere Iruna, per poi restituirla eventualmente ai Castigliani alla fine del conflitto. La discesa in Italia di Lanfranco, nello stesso anno, fu accolta col timore dei contadini piemontesi che vedevano in quelle orde di cavalieri la punizione divina per aver rifiutato l'autorità del Papa. Per prendere Asti bastò un anno, mentre prima di espugnare Genova fu condotta una battaglia campale nei pressi di Savona contro Luca Perego, nipote del Granduca di Lombardia. La vittoria francese non impedì al Conte Perego di fuggire dietro le mura di Genova, ma l'assedio che seguì lo costrinse ad esporsi alle lame francesi e a morire sotto queste. Nel contempo il Regno di Sicilia, alleato francese dopo la scissione con Milano, espugnò Bologna e minacciò Firenze. Anche Iruna cadde, ma le perdite franche furono superiori a quelle lombarde, e l'esercito dopo la presa della rocca era troppo malridotto per tentare un attacco contro gli Aragonesi, come sperava l'Alto Comando Franco. Lanfranco XV, consapevole che i genevosi e i piemontesi potevano vedere i Franchi d'Oltralpe come invasori, si mise d'accordo con Venezia, fazione guelfa, per concordare la cessione delle due province in cambio di una simbolica cifra di 4000 fiorini. Nel frattempo venni ordinato Cardinale dal Sommo Pontefice, e potei concentrarmi più spesso sui miei studi privati di storia e politica. Iniziai persino a frequentare ambienti nobiliari, grazie ai quali acquisii le conoscenze che quivi tramando
Nel 1200, in occasione del Giubileo, il Papa vietò a qualunque lombardo di recarsi a Roma per rendere omaggio, com'era prevedibile, e la folla cittadina protestò per le vie di Milano chiedendo una tregua e la fine delle ostilità con Papisti e Franchi. Al rifiuto del Granduca, la folla insorse e riuscì a scacciare il bieco nobiluomo da Milano, che fu proclamata città indipendente. In seguito a questo duro colpo, peggiorato dalla presa di Firenze da parte siciliana, solo la valle del Ticino rimaneva fedele al Granduca, e fu Philip di Lyon a guidare una spedizione per fermarla. Il fratello del Granduca, Simone Perego, pronto ad oltrepassare l'Arno con un'enorme armata per riprendere Firenze, alla notizia che i Francesi erano stati avvistati sulle Alpi si diresse a nord, sperando di arrivare a Lugano risalendo il Ticino prima che i Franchi lo raggiungessero da nord, ma fu speranza vana. Lugano cadde prima dell'arrivo dell'ultimo esercito milanese, e il Duca Simone non ebbe altra scelta che abbandonare la causa milanese e offrirsi come mercenario con tutto il suo esercito.
In questo nuovo scenario italiano dove la potenza milanese era stata spartita tra Franchi, Veneti e Milanesi, Lanfranco si recò in visita a Roma per proporre una crociata contro Costantinopoli, gloriosa città dell'Impero Bizantino recentemente caduta ai Turchi. Quasi tutti gli europei si unirono, ma fu solo suo figlio, Jean Philip il Crociato, ad espugnare la città, che aveva aperto le porte agli invasori malsopportando il dominio islamico. Veniva così proclamato il Regno Romano-Franco di Bisanzio.
Nel contempo, il Re della contea di Nottingham era morto senza eredi, e con l'estinzione della dinastia dei Plantageneti il piccolo regnò passo in mano a dei poteri locali che si proclamarono indipendenti dalla Francia


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