Artisti di strada che giocano con la prospettiva...fantastici!

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Nina@
00venerdì 8 ottobre 2004 13:10










[Modificato da Nina@ 09/10/2004 22.51]

spirit angel
00venerdì 8 ottobre 2004 14:17
Li adoro, se non erro vengono chiamati madonnari perchè i primi che iniziarono le pitture su strada rappresentavano scene del vangelo, dovrebbe esserci un articolo su focus o su explora, non ricordo ma vi saprò dire con certezza [SM=g27830]
tazziana
00sabato 9 ottobre 2004 17:27
Splendidi,davvero.Si fatica a capire cosa è vero e cosa non lo è[SM=g27831] .
Un personale 10 al pozzo che inghiotte i passanti...[SM=g27811]
Nina@
00sabato 9 ottobre 2004 22:40
storie dalla piazza dentro al cuore: interviste ad alcuni artisti di strada

MARCEL

Vienimi a trovare a casa, adesso funziona anche il citofono!

Queste le parole del portafortuna di piazza navona, luomo che si e' inventato un modo per divertire la gente facendo ballare pupazzetti costruiti da lui, al centro di Piazza Navona. Segue un condensato di chiacchierate amichevoli fatte tra me lui.

Da quanto fai questo lavoro?

Eh, sono sette anni, ormai. Non torno in Sicilia da un sacco di tempo, anche perche' prima quando si sposavano i parenti, ora quando muoiono. Sono rimasto solo io, e poi i miei amici sono tutti qua, ormai. Sono tantissimi, gli amici, perche' le persone che conosco qui non fanno solo un salto e vanno via, ma rimangono amici. E mi ricordo di tutti, dei bambini e dei nonnetti. Una volta una bambina mi ha chiesto se andavo a fare uno spettacolo per il suo compleanno. Mi ha fatto un sorriso a girocollo a cui non ho potuto resistere e sono andato.

Chi e' Marcel?

Io vengo da una famiglia normale, come tante, dalla mia terra mi sono staccato a fatica, ma i casi della vita mi hanno portato a girare il mondo e a conoscere le persone. Io prima vendevo giocattoli a grandi aziende. Erano bambole fatte a mano, la fattura era unica, tutti pezzi unici, si guadagnava bene, tantissimo. Ma io mi sono sempre evoluto, finche' non mi e' capitato di incappare in gente che cominciava a darmi fastidio, a chiedermi soldi per lasciarmi in pace. Il pizzo, insomma. Figurati se uno con lo spirito libero come me e per di piu' orgoglioso e siciliano va a cedere a ricatti di questo genere. Mi ci vedi? Sono anche riuscito a sfuggire a un agguato, ma li ho fregati (e qui segue una bella risatina, n.d.r.).

Ho venduto tutto e mi sono messo a fare lartista di strada. Si vive alla giornata, di quello che ti offre la gente. I turisti, gli amici che vengono a vedermi, alla fine della giornata ho sempre il mio gruzzoletto.

Il contatto con la gente e' importante?

Molto, molto, pero' ultimamente e' diventato anche pericoloso. Ogni tanto mi trovo davanti qualcuno che cerca di portarmi via tutto quello guadagnato in una giornata, e piu' di una volta mi ha salvato qualche amico della piazza. Sai, la piazza vive di vita propria, respira. Se un giorno sta bene, io ho pubblico, e i negozi e le pizzerie vicine fanno affari. A loro facciamo piacere.

Capita di avere concorrenza? Concorrenza sleale?

Capita che ogni tanto qualcuno mette la musica piu' alta della mia, ma di solito queste persone vengono allontanate presto dai vigili. Non capita mai che qualcuno prenda il mio posto, perche' questo un lavoro libero, ma per farlo ci vuole la licenza.

Raccontami una giornata tipo di Marcel

Beh, prima dovevo venire da Formello, adesso ho preso una casetta un po sgarrupata, erano 10 anni che tentavano di affittarla, ma era cos messa male io pero' lho vista e mi e' sembrata bellissima, perche' non vedevo i calcinacci e le porte rotte e le finestre mancanti. Io vedevo come sarebbe diventata. Ho tolto i calcinacci, ho ripittato tutti i muri, uno giallo, uno verde, uno rosa, sono belli i colori, vienila a vedere! Beh, non ho fatto tutto da solo. Mi ha aiutato il giocoliere per una cosa, il mimo per unaltra Poi ho inventato un giornaletto. E il pomeriggio mi organizzo per farlo con gli amici. Si chiama PNN (sta per Piazza Navona News) in cui si raccontano tutte le cose che accadono nella piazza che respira. La piazza, in realta' e' la mia casa. Dopo aver trafficato un po con il giornaletto vengo al punto rosso (il luogo in cui si trova Marcel evidenziato da un tratto di vernice rossa per terra, n.d.r.) e preparo lo spettacolo. Solitamente fino a mezzanotte, a volte vado via prima. Quando piove si guadagna lo stesso, perche' alle prime goccioline gli altri pensano a sbaraccare perche' poi si bagnano, io penso fra un po finisce. E cos capita che sono lunico a rimanere nella piazza.

Ti piace piu'la gente o piu' la liberta' di fare quello che vuoi?

Beh, tutte e due le cose. Io sto con la gente perche' voglio entrare nelle persone, mi piace conoscere ragazzi, parlare con loro, e lo faccio perche' mi piace farlo, nessuno mi impone niente, poi se voglio lavorare lavoro, se non voglio non lo faccio. E impagabile la liberta', e sono impagabili anche tutti gli amici a cui strappo i sorrisi ogni volta. E anche i turisti che si divertono fanno piacere. Le persone che mi conoscono hanno fondato un fan club e mi hanno cotruito un sito internet. Vai a vederlo, www.marcel.it

Il motto di Marcel? Una frase che sintetizza la tua vita?

Io lo distribuisco a chi vede i miei spettacoli. Sii sempre te stesso, e nessuno potra' dirti di farlo in modo sbagliato. Questa frase la direi a tutti quelli che si sforzano di essere contenti e non lo sono, a tutti quelli che hanno un vuoto dentro ma credono di essere felici, a chi usa la maschera di persona felice non solo con gli altri ma anche con se stesso, alla faccia del barboncino nero.

E chi e' il barboncino nero?

Un mio amico, un barbone che e' l nella piazza. Sono anni che siamo amici, lo conosco da tanto tempo, ma non so come si chiama. So solo che quando ho bisogno di una mano lui ce' sempre, e viceversa. Lultima volta che gli ho chiesto come si chiamava mi ha risposto lultima volta che ti ho risposto?. Ormai ho capito che il nome non conta. Conta la persona. Stesso discorso per ciuffo, per statua e per tutti gli inquilini della piazza. Io sono Marcel, mi conoscono come Marcel certo meglio di barboncino nero. Mi raccomando, quando esci dalla piazza chiudi la porta, che fa corrente.





Lupo solitario
il mimo

Stare per strada e' unarte, una scelta di vita se si sceglie di fare lattore per un pubblico che esiste e non esiste. E raramente si associa la cultura allarte del mimo, anche perche' si ha un concetto sbagliato di cultura e a volte troppo rigoroso. Lupo solitario e' un mimo, o meglio, lo e' stato finche' gli anni non gli sono andati contro. Ora, stanco, ha deciso di lasciare la strada. E ripiega sulla regia teatrale, meno faticosa, ma pi borghese.

Una scelta forzata - afferma il nostro artista, ora regista in un teatro di Milano stare per strada faticoso, fare il mimo e' faticoso. Fare il mimo per strada, puoi immaginare. Poi io vivo in una citta' come Milano, ove la gente sembra abbia dimenticato cosa vuol dire staccare la spina, tutti dediti a lavoro e solo a quello. Il compito diventa ancora pi arduo.

Quale compito?

Quello di far sorridere la gente. Ora gli anni mi hanno costretto a una vita normale, ma se potessi tornerei per strada. Il freddo, il caldo, la pioggia, non sono cose che si sentono quando si giovani..

Cosa ti ha spinto a fare il mimo?

per quanto mi riguarda direiil piacere di sentirsi al centro dell'attenzione. Il piacere di riuscire a coinvolgere gente, far fare loro cose che poi bene o male gestisco io, anche perche' altrimenti......uno gettato li' improvvisamente al ludibrio (degli amici soprattutto) non saprebbe che fare...e la soddisfazione dopo il suo imbarazzo e la vergogna del momento....vederlo considerato come...che so...un eroe agli occhi dei suoi accompagnatori...nonostante lui all'inizio non volesse...quasi obbligato!!! Questo mi piace....sentirmi dire poi....grazie!! Anche se solo con un applauso e non con la voce,....magari anche solo con un sorriso

Avevo in mente unimmagine diversa dei motivi che spingono una persona a questa vita.. chiss perch

E sbagliato pensare che una persona agisca per veder sorridere gli altri e basta. In realta' il mio (e non solo il mio) e' pure egoismo. Nel senso positivo del termine, pero'. Intendo mi piace veder sorridere la gente e per questo motivo mi sforzo di raggiungere questo obiettivo. E una necessita' mia vedere la gente felice, non lo faccio come azione fine a se stessa. Credo che il discorso possa essere allargato a tutte le categorie di lavori e di beneficenze varie. Non esiste una persona che regala e basta. Esiste una persona che si sente felice nel regalare e quindi lo fa. Ma sempre per stare in pace con se stessa. Un discorso contorto ma che mi ha reso sereno pur non avendo nulla. Io non ho nulla da regalare in senso pratico, lunica cosa che posso regalare e' il sorriso. E lo regalo. Una cosa che faccio per me. Magari latto in se e' utile anche a chi lo riceve, ma li' per li' non ci si pensa. Ce' chi e' e chi ha. Io non ho granche' ma sono felice perche' dentro sono appagato.

Una filosofia non cosi' contorta, in fondo e adesso che non sei in strada?

Adesso ho un po di ragazzi che vogliono imparare il mestiere di mimo, io quello che so lo metto a disposizione, facciamo degli spettacoli e mi prendo cura della regia. Milano e' una citta' borghese, si sorride poco, ma non per questo non se ne ha voglia.

E perche' con i contatti che hai sei lupo solitario
Perche' il lupo solitario e' unimmagine triste, io esorcizzo la tristezza cosi', assumendo un ruolo che non mi si confa'.

Hai chiuso con la strada?
Dipende se mi chiedi di fare uno spettacolo ora, io lo faccio. Anche se adesso mi chiamano Massimo, il lupo solitario non lo lascer mai







Nina@
00sabato 9 ottobre 2004 22:49
Gli artisti di srada chi sono? racconto di una persona che ha vissuto della loro quotidianita'
Gli artisti di strada chi sono?

E difficile capire il perche' ad un certo punto una persona diventi un artista di strada

E sicuramente una scelta di liberta indiscussa ma a dire che cosa muove un modo cosi singolare di gestire la propria vita e impossibile

Ne ho conosciuti molti e ho passato molto tempo con loro non limitandomi al momento di osservazione che solitamente si dedica, ma ho passato delle giornate a parlare, a conoscerli e a divertirmi con loro.


Ricordo di Federica e Paolo studenti dell'artistico di una citta' del sud che facevano i Madonnari cercando di sovvenzionarsi un viaggio in Italia e se mai ci fosse stata la possibilita' anche all'estero.

Due ragazzi spinti dall'indipendenza dalla loro famiglia e dalla voglia di conoscere animati da un ottimismo senza pari e da una semplicita' nelle cose ineguagliabile.

Ricordo anche Jonh, con affetto, e' stato un assiduo frequentatore per anni del mio locale e poi un giorno lo ritrovai sulla riviera ligure con un simpaticissimo teatrino costruito da lui e dalla sua famiglia.

La moglie e i tre figli collaboravano con lui in una sorta di

impresa famigliare costruendo marionette di legno che poi lui muoveva con una sorta di meccanismo a fili con il quale azionava anche la grancassa e una manona che ritirava i soldi offerti.

Per John fare l'artista di strada cantando con chitarra e armonica a bocca era motivo di sopravvivenza ma anche una scelta molto coraggiosa. Infatti , a Torino, era insegnante di inglese ma mi diceva che quel certo modo di vivere non gli piaceva e che la sua famiglia lo aveva appoggiato molto nella sua svolta

Bisogna ammettere che per una donna e dei figli scegliere una vita di questo tipo senza pretese e con semplicita' estrema non e' affatto facile e consueto ma comunque ammirevole.

Di lui ricordo il sorriso sempre stampato sul suo viso anche quando i vigili lo costringevano a spostarsi o addirittura ad andarsene e questo succedeva spesso.

Non so se lo incontrero' ancora , comunque e' stato bello conoscerlo come gli altri daltronde.

Non mi hanno cambiato la vita o il mio modo di pensare ma mi hanno fatto riflettere e prendere coscienza che c'e molta brava gente indipendentemente dalla loro scelta o dal metodo di sopravvivenza.

E che dire di Pierre, il mimo.

Arriva la mattina presto per prendere un buon posto,possibilmente uno spiazzo,

e poi si infarina dalla testa ai piedi.

Sale su una pedana improvvisata e per ore sta immobile ad aspettare che qualche persona, di solito bambini, getti una monetina nel cappello liso posato in terra, ringrazia , tira fuori la caramella dalla tasca e la sporge con gentilezza sfoggiando un sorriso enigmatico.

Lui e' francese, come si puo' intuire dal nome, ed e' un giramondo.

Puoi parlare di Londra e lui sa descrivertela, di Vienna, di Roma di NewYork e lui sa sempre rispondere. Parla numerose lingue, ha una buona cultura e forse e' anche laureato.

Viene da chiedersi perche' una persona cos con le possibilita' che avrebbe di un inserimento piu' consistente nella societa' faccia una scelta di vita di questo tipo.

Questo e' esattamente quello che gli ho chiesto.

La sua risposta era quasi scontata e cioe' la voglia di liberta' la rottura degli schemi e poi lo spirito di avventura e di conoscenza che lo anima.

Naturalmente ci si potrebbe dilungare sulla descrizione di altri personaggi di questo tipo, come chi per passione e a tempo perso anima un teatrino per bambini, ritornando ad essere una persona (normale) il giorno dopo, o chi si esibisce nelle fiere solo per il gusto dello spettacolo.

Prendo ancora uno di questi, con cui ho passato del tempo, Rudy.

Ovunque io andassi a fare una fiera lui c'era, fino a che siamo diventati amici.

Arrivava al mattino con una bicicletta che aveva pitturato e modificato con le sue mani rendendola pittoresca, piena di lucine con bandierine ovunque e attrezzatissima di sporgenze utili ad esporre la sua merce.

E si! la sua merce, collanine amuleti braccialetti e mille altre cosette che lui a tempo perso, con pazienza, armato di pinzette costruiva e poi vendeva.

Passava da me per farsi il panino e la birra che gli offrivo puntualmente e si fermava a fare due chiacchiere e mi chiedeva sempre di dargli un'occhiata alla bici perche' era la cosa piu' importante.

Mi diceva che alla sera, quando sbaraccava tutto doveva fare 20 km per tornare a casa e senza la bicicletta sarebbe stato un guaio.

Parlando venni a sapere che una casa l'aveva e anche una famiglia con un bimbo .

Era un personaggio singolare vestito da cowboy con una giacca a frange come Custer, capelli lunghi legati a coda di cavallo con nastrini colorati che pendevano ai lati.

Manteneva la sua famiglia in questo modo. Gli piaceva essere libero e in un certo qual modo era un artista di strada con i suoi ninnoli che non trovavi da nessuna parte se non da lui e poi gli piacevano soprattutto le fiere paesane ed era sempre presente. Dopo qualche anno l'ho riincontrato, e putroppo senza piu' il suo cappello e la sua bicicletta.

Seduti ad un bar mi racconto' che non aveva piu' la sua famiglia, che sua moglie e suo figlio ad un certo punto si vergognarono di lui e lo abbandonarono.

La bicicletta l'avevano rubata e lui si era abbattuto fino al punto di non fare piu' nulla.

La stessa fortuna di John a lui non e' toccata, la vita e' andata in modo diverso.

Si era messo a fare il barbone e viveva non so come.

Lo aiutai un po' all'inizio poi di lui non seppi piu' nulla.

Ma gli artisti di strada sono un popolo di gente che sorride e a lui comunque questo spirito era rimasto e l'ho visto sul viso di tutti quelli che ho conosciuto, indipendentemente dalle diverse motivazioni, dalle strade diverse e dalle cose diverse che fanno o facevano. Sono gente semplice, su questo non ci piove e poi passeggiando fa piacere vederli ci si ferma volentieri sono sempre un'immagine gradevole agli occhi di tutti e ti fanno pensare che in fondo basta poco
per essere felici.



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