Appunti di storia dell’architettura

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pizia.
00mercoledì 22 agosto 2007 14:17
Rovistando in soffitta (si fa per dire [SM=x822714] ) ho trovato dei vecchi quaderni di scuola e mi sono stupita, rileggendo, che la prima lezione di Storia dell’Architettura riguardasse quasi interamente l’architettura egizia.

Chi l’avrebbe mai detto?

Evidentemente avevo un professore illuminato che non ha sorvolato sul tema, per partire diretto con: “L’Architettura Greca”!
Ecco gli appunti.

Prendeteli con le pinze… [SM=x822720]


18/11/1986

Le prime architetture furono i templi, ne esistono tre tipologie principali, solari, divini e funerari.
Stonenge più che un tempio solare è un orologio solare, databile attorno al 1800 a.C.
Abu Simbel è un tempio divino, scavato nella roccia, con una forma ad imbuto.
La bellezza dei maggiori templi greci si basa sulle correzioni ottiche, espedienti per contrastare l’effetto prospettico; ad esempio nel Partenone (70x35m) sarebbe particolarmente pronunciato; basata sul rapporto fra moduli e sottomoduli, la geometria deve apparire bella e chiara.
La misura del tempo crea i moduli adatti alla musica, mentre l’architettura, che è armonia degli spazi, trova i suoi nella misura dell’uomo, in fondo anche i suoni sono immagini.

E gli egizi avevano chiaro il senso del ritmo, così basandosi su numeri semplici attuavano la variazione ottica.
Sapendo che per l’occhio è molto difficile valutare gli angoli costruirono piloni costituiti da muri a scarpata, con i lati divergenti verso terra proprio all’ingresso del tempio.
Il maggiore esempio è Karnak.
Davanti vennero posti degli obelischi e, per rinforzare l’effetto quando questi erano di differenti dimensioni, il più grande stava arretrato rispetto agli altri.
Già sapevano che una linea in fuga (come quella di una trabeazione) tende a farsi concava, quindi veniva corretta.
La sequenza tipologica prevede i piloni (porta), il cortile porticato, la sala ipostila (una o più), il sacello.
Nella sala ipostila si assiste alla ripetizione costante di un tema fondamentale, l’insieme colonna (o pilastro) e trabeazione, quello che noi chiamiamo il sistema trilitico pesante; troviamo un fondo di identità psicologica fra Egitto e Grecia: lo stesso ritmo semplice.

In entrambe le civiltà vi è assoluta identità fra le arti, mentre le primitive conoscenze scientifiche sono ad esse subordinate ma essenziali.
Gli egizi iniziarono a costruire col mattone crudo, semplicemente essiccato al sole; impastato con fango e paglia, esso è il modulo delle costruzioni in argilla.
La misura base degli egizi è il piede (modulo) m. 0.36 (da “Le Grandi Scoperte dell’Archeologia”, edito da De Agostini)
Quando Napoleone compì la campagna militare in Egitto, portò al suo seguito molti studiosi, fra i quali Monge, così essi iniziarono a disegnare e misurare i monumenti dell’antichità e a trovare le relazioni geometriche che ne regolano l’armonia.
Si scoprì che uno dei moduli più usati nell’architettura egizia era il triangolo magico, quello che ha i lati nella proporzione 3, 4 e 5 e un angolo retto.


colorato testo appunti
pizia.
00mercoledì 22 agosto 2007 14:19
Questa mi sembra grossa, l'unità di misura egizia è il cubito, possiamo indagare quanto essa sia antica, ma non credo comunque che prima o dopo troveremo un piede! [SM=g999108]
pizia.
00mercoledì 22 agosto 2007 14:44


In questa costruzione il triangolo magico può essere orientato in tutti i modi, usando come base il lato da 5 oppure da 3 moduli.

Il tempio egizio poteva essere ampliato, ma sempre in una direzione; l’unica cosa che non si poteva toccare era il sacello, che doveva rimanere il posto più interno per la sua valenza sacra.
Si poteva allungare il tempio facendo del portico una sala ipostila, poi si poteva procedere a costruire un altro portico antistante spostando il viale di sfingi.

Ogni architettura religiosa fonda il suo valore sulla liturgia ovvero si adatta alle esigenze del rito; le lunghe infilate di sfingi disegnavano un viale prospettico puntato sull’ingresso, evidente tracciamento della strada di una processione; e ogni forma genera un’emozione che non è meramente materiale, ma è legata alla liturgia e alla reazione psicologica.

Statue, obelischi e altri elementi verticali evidenziano l’ingresso coronato dai piloni: quello è un evidente punto di passaggio di stato.
Finché si è lontani dunque, la visuale è aperta verso tutto il paesaggio, il monumento è visibile nella sua interezza, ma con l’avvicinamento si sente la graduale incombenza delle figure architettoniche e si comincia inconsciamente un processo di misurazione.

Il viale sottolinea la differenza fra il vicino e il lontano.
I porticati sono spazi di passaggio intermedio fra aperto e chiuso, come dire “solo circoscritto”.
Gli interni sono spazi concavi, e l’interno per eccellenza è la cripta (= nascosta).

Quando l’architettura lascia il mattone, assume la pietra, i marmi, il granito così le tombe, che avranno poche variazioni, dureranno millenni e costituiranno il simbolo della storia egizia.
Questi materiali durevoli passeranno dalle tombe ai templi.
Con grandi blocchi parallelepipedi si costruirono le basi e con rocchi cilindrici le colonne.

Il loto viene assunto come pianta simbolo per le colonne, ma allo stesso modo vengono trattati il papiro e la palma: il fusto è lo stelo o il mazzo di steli, il capitello è il fiore in boccio o sbocciato, oppure tanti fiori; più tardi si usa anche il capitello a campana, con fiore aperto di forma sub-cilindrica svasata nella parte superiore e con i bordi più o meno lavorati.

In Egitto il legno è scarso, quindi viene importato dal Libano (cedro).

Le case d’abitazione e lo stesso palazzo reale perdono di importanza di fronte al tempio, ma l’architettura più importante è la tomba.
Già nell’arredo delle mastabe (= banco, piano, termine arabo) la tomba viene fornita come una casa.

La piramide è un enorme segnale; essa è costituita da una pila di mastabe di dimensioni decrescenti, solo in seguito si pareggiano i gradoni ottenendo le facce lisce.
La muratura in pietra è a secco.

Ultima evoluzione delle colonne è la forma antropomorfa: ad esempio nel tempio di Hatshepsut la figura umana intera si identifica con l’elemento portante, ma esistono molti esempi di capitelli con la testa della dea Hathor.
pizia.
00mercoledì 22 agosto 2007 14:52
I trasporti si effettuano per mezzo di piani inclinati.
L’inviolabilità delle tombe veniva ottenuta con vari dispositivi ed accorgimenti; un grande masso sopra all’apertura di passaggio veniva tenuto sospeso con una quantità di pali, poi incendiati in modo da sigillare per sempre l’ingresso.
Il senso dell’assoluto e dell’eternità era ancora sentito maggiormente dalla classe dirigente.


25/11/1986

Il sistema trilitico appare in Europa con i dolmen (= tavolo di pietra), ad esempio presso Stonenge o nei templi megalitici a Malta.
Per quanto robusto sia un architrave, la fibra della parte inferiore subisce uno stiramento, quella della parte superiore una compressione tendendo a curvarsi; per questo i materiali elastici sono più adatti per gli architravi, mentre la pietra è più adatta per i pilastri.

Per sfruttare la resistenza a compressione della pietra anche nelle coperture è necessario studiare sistemi spingenti, tipo il falso arco acuto; se ne trovano esempi nei corridoi delle fortezze micenee e in resti di costruzioni in Danimarca.

pizia.
00mercoledì 22 agosto 2007 14:55
A Karnak il sistema utilizzato per la copertura è solo pesante; anche gli elementi che potrebbero avere parti tese sono realizzati in pietra, con i limiti che ne derivano; viene studiato quindi un sistema di alleggerimenti impilando una quantità di architravi uno sull’altro.

E’ il massimo che si possa ottenere da un materiale molto robusto ma poco flessibile; grazie alla maestria degli ingegneri molte costruzioni rimangono ancora in piedi.

Il tempio naos ha una visione privilegiata in direzione assiale, la basilica paleocristiana predilige assi ortogonali, gli edifici a croce greca hanno pianta centrale.

Cultura Cretese-Micenea
Le planimetrie aggregative sono molto comuni negli edifici antichi, sembrano eseguite all’insegna del disordine e invece sono estremamente ordinate secondo la loro funzione: un cortile porticato è il luogo frequentato dalla gente, l’appartamento è la zona più protetta, in mezzo le sale di rappresentanza, appartati i magazzini.
Se un’architettura non ha interni o non ha un interno fortemente concavo, è solo un segna-spazio, come ad esempio il foro e qualunque piazza con monumenti.

Lo spazio non occupato da corpi è spazio architettonico esterno; non sono i corpi che formano lo spazio, esso esiste indipendentemente dall’essere occupato o meno.
L’architettura semiaperta è tipica dell’arte classica e preclassica (peristilio, cortile, patio) e quindi dell’ambiente climatico gradevole in cui è nata.
Il cavedio ovvero il vuoto lasciato all’interno di alcuni edifici molto grandi, è tipico dell’architettura mediterranea ed è sempre arricchito dal verde.


Qui cominciamo a essere [SM=x822742]
iset83
00giovedì 13 dicembre 2007 00:51
Che belli questi appunti pizia!!! [SM=g999097]
Mi hanno fatto venire in mente anche una domanda: esistevano monumenti circolari in Egitto? Ad eccezione di Abu Simbel ....
Non ci avevo mai fatto caso prima ma sono quasi tutti quadrangolari o rettangolari....
roberta.maat
00giovedì 13 dicembre 2007 13:01

E gli egizi avevano chiaro il senso del ritmo, così basandosi su numeri semplici attuavano la variazione ottica.
Sapendo che per l’occhio è molto difficile valutare gli angoli costruirono piloni costituiti da muri a scarpata, con i lati divergenti verso terra proprio all’ingresso del tempio.



Non ho capito .......quindi l'esigenza della costruzione dei contrafforti deriva da una risoluzione di un problema visivo ? E' certo che ho capito male..... non mi pare possibile che non sia un problema di carico.
pizia.
00giovedì 13 dicembre 2007 22:39
Re:
iset83, 13/12/2007 0.51:

esistevano monumenti circolari in Egitto? Ad eccezione di Abu Simbel ....


L'architettura egizia generalmente non si serve della pianta circolare.
Naturalmente ci sono delle eccezioni, ad esempio in alcuni edifici ipogei esistono stanze ovali, ma si pensa che siano così perché appena abbozzate e quindi non finite.


pizia.
00giovedì 13 dicembre 2007 22:53
Re:
roberta.maat, 13/12/2007 13.01:


Non ho capito .......quindi l'esigenza della costruzione dei contrafforti deriva da una risoluzione di un problema visivo ? E' certo che ho capito male..... non mi pare possibile che non sia un problema di carico.


Ti dico la verità, questa affermazione ha suscitato anche la mia perplessità, perché sono più facilmente portata a pensare all'utilità pratica di ogni decisione, anche quelle riguardanti l'estetica.
Però ho pensato che la recinzione dell'area templare di Djoser ha mura imponenti verticali, in conci perfettamente lavorati; pure nelle immagini pseudo-geroglifiche che indicano i villaggi predinastici sono raffigurate mura che sembrano verticali; la sala ipostila di Karnak ha colonne enormi anch'esse verticali; possibile che il problema statico fosse sentito solo nella realizzazione di dei piloni?
Evidentemente i costruttori egizi erano perfettamente in grado di costruire muri verticali a piombo, ma per l'ingresso del tempio si preferì sempre usare la coppia di piloni rastremati.
La ricerca di un effetto ottico per accentuarne la maestosità potrebbe essere una ragione: la prospettiva verso l'alto viene enfatizzata per far sembrare l'opera più alta di quanto fosse in realtà.


roberta.maat
00giovedì 13 dicembre 2007 23:38

Ti dico la verità, questa affermazione ha suscitato anche la mia perplessità, perché sono più facilmente portata a pensare all'utilità pratica di ogni decisione, anche quelle riguardanti l'estetica.
Però ho pensato che la recinzione dell'area templare di Djoser ha mura imponenti verticali, in conci perfettamente lavorati; pure nelle immagini pseudo-geroglifiche che indicano i villaggi predinastici sono raffigurate mura che sembrano verticali; la sala ipostila di Karnak ha colonne enormi anch'esse verticali; possibile che il problema statico fosse sentito solo nella realizzazione di dei piloni?
Evidentemente i costruttori egizi erano perfettamente in grado di costruire muri verticali a piombo, ma per l'ingresso del tempio si preferì sempre usare la coppia di piloni rastremati.
La ricerca di un effetto ottico per accentuarne la maestosità potrebbe essere una ragione: la prospettiva verso l'alto viene enfatizzata per far sembrare l'opera più alta di quanto fosse in realtà.



La spiegazione è interessante ma tuttavia la perplessità rimane. Non vorrei dire stupidaggini ma mi sembra che le colonne proprio perchè colonne,siano esse monoliti o no,non necessitino di sostegno particolare, le mura di cinta sono verticali ma gravano di solito su angoli con contrafforti anche se non ricordo se ce ne sono a Saqqara.
La mia memoria visiva mi fa pensare a questi basamenti allargati presenti in tutte le epoche quando ci sono murature in pietre o mattoni,ma....questa memoria non è supportata da studi di architettura quindi probabilmente sono in errore e il fattore "ottico estetico" potrebbe avere molta importanza.
Quegli appunti sono preziosi e immagino quanto lo siano per te perche anche io conservo gelosamente i miei quadernoni di matematica del liceo . [SM=g999100]

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