Apollo e Dafne

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"Palantir"
00domenica 19 febbraio 2006 18:54
- Apollo e Dafne –

Dalla leggerezza della parola alla fisicità del marmo.

L’amore è alchimia, fusione, attrazione. A volte capita di sentire di colpo la necessità di provare amore e di sentirsi amati. Una necessità umana, senza dubbio, che diviene indispensabile nel momento in cui è una persona ben precisa a far scaturire in noi questo turbinio d’emozioni, e da quel momento in poi nulla sarà più uguale. Capita che l’amore venga frainteso con la passione che spesso lo accompagna, ma che non dovrebbe essere confusa con esso. Nel mito greco sono innumerevoli i casi di passioni travolgenti che spingono gli dei a compiere metamorfosi pur di realizzare il soddisfacimento del proprio ardore, ma nel mito di Apollo e Dafne il discorso si capovolge: il“cambiamento” è l’unica possibilità di fuga.



La leggenda racconta che Apollo, tronfio di aver ucciso Pitone, se ne vantò con Eros, sottolineando il fatto che nella sua esistenza non avesse mai legato il proprio nome a gesta eroiche pari alle sue. Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, preparò con astuzia la sua vendetta: scoccò una freccia destinata a far nascere la passione, ben acuminata e dorata, per il cuore di Apollo, ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a Dafne, in modo tale da farle fuggire la veemenza dell’ardore del dio. Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, fino a quando non riuscì a trovarla. Alla sua vista Dafne, fuggì impaurita e a nulla valsero le suppliche del dio che ribadiva con forza il suo amore e sottolineava le sue origini divine per cercare di impressionare la giovane ninfa e poterla conquistare. Dafne, terrorizzata, fuggiva tra i boschi. Accortasi però che la sua corsa era vana, poiché Apollo la stava per raggiungere, invocò la madre Gea, pregandola di mutare il suo aspetto per salvarla dal suo destino ormai certo. La madre Gea ascoltò la preghiera della figlia e man mano che la corsa della ninfa si rallentava, contemporaneamente il suo corpo mutava: i suoi capelli divennero fronde leggere; le sue braccia si levarono alte verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo aggraziato si ricoprì di corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo volto, rigato di lacrime, svaniva nella cima dell’albero. Dafne si era trasformata in un leggiadro e forte albero che prese il nome di Lauro (dal greco dafne = lauro).



Nell’opera scultoria del Bernini, la tradizione orale di questo mito ripercorre nuovamente la via della “metamorfosi” traducendo il linguaggio in opera d’arte nel materiale più evidente possibile: il marmo. Nell’osservare la scultura, sembra di sentire i loro passi, svelti e leggeri i primi, quelli della ninfa, mentre più decisi quelli del dio inseguitore. La corsa diventa danza, il marmo diventa pelle, carne e poi corteccia, i capelli mutano in rami e fronde. Il marmo immobile è in realtà espressione di movimento puro per poi bloccarsi ancora una volta a terra, con i piedi di Dafne ormai radici.
Il Bernini esprime il valore dell’immagine come apparenza, quasi rifacendosi all’arte ellenistica, che rappresentava le cose non come sono, bensì come appaiono. E’ così anche per l’intensa realtà dell’amore, qui in parte annullata dall’immaginazione. Le due figure si rincorrono per sempre in una dimensione priva di riferimenti spaziali e temporali.
E’ un gioco costante di metamorfosi e cambiamenti dove l’opera d’arte è mito allo stesso tempo.


(di Svevo Ruggeri)
tazziana
00domenica 19 febbraio 2006 21:37
Le dita dei piedi di lei che già segnano un triste destino,la mano di lui che affonda sul fianco sfuggente di lei,la morbidezza dei capelli di lei che diventa irrimediabilmente legnosa,lo sguardo innamorato di lui,quello impaurito di lei...io l'ho visto...io c'ero...in un museo romano...in un caldo giorno d'estate...Io ho goduto di un marmo freddo che scalda il cuore...


[SM=x131367] ( di Tiziana Mendolia) [SM=x131367]

[Modificato da tazziana 19/02/2006 21.37]

-Jules-
00martedì 28 febbraio 2006 05:25
davvero suggestiva.
La storia mi fa riflettere su alcune condizioni della nostra vita... ma non è il caso di parlarne qui.
Davvero molto bello questo post [SM=x131348]
"Palantir"
00martedì 4 aprile 2006 10:26
Re:

Scritto da: tazziana 19/02/2006 21.37
Le dita dei piedi di lei che già segnano un triste destino,la mano di lui che affonda sul fianco sfuggente di lei,la morbidezza dei capelli di lei che diventa irrimediabilmente legnosa,lo sguardo innamorato di lui,quello impaurito di lei...io l'ho visto...io c'ero...in un museo romano...in un caldo giorno d'estate...Io ho goduto di un marmo freddo che scalda il cuore...


[SM=x131367] ( di Tiziana Mendolia) [SM=x131367]

[Modificato da tazziana 19/02/2006 21.37]


cara Tazz...
bei momenti, eh? [SM=x131386]
"Palantir"
00martedì 4 aprile 2006 10:26
Re:

Scritto da: -Jules- 28/02/2006 5.25
davvero suggestiva.
La storia mi fa riflettere su alcune condizioni della nostra vita... ma non è il caso di parlarne qui.
Davvero molto bello questo post [SM=x131348]

Felice che ti sia piaciuto [SM=x131374]
Eadaoin
00martedì 4 aprile 2006 13:35
Re: Re:

Scritto da: "Palantir" 04/04/2006 10.26
cara Tazz...
bei momenti, eh? [SM=x131386]




...ma che perversi intrallazzi ci nascondete voi due, eh?eh? [SM=x131356]
tazziana
00martedì 4 aprile 2006 14:27
Re: Re:

Scritto da: "Palantir" 04/04/2006 10.26
cara Tazz...
bei momenti, eh? [SM=x131386]


Già quatt,indimenticabili... [SM=g27821]
Come le sei ore trascorse tra i cocci del museo di Siracusa [SM=x131366]
A proposito,questa estate si replica?
Ormai ci ho preso gusto... [SM=x131432]
tazziana
00martedì 4 aprile 2006 14:35
Re: Re: Re:

Scritto da: Eadaoin 04/04/2006 13.35



...ma che perversi intrallazzi ci nascondete voi due, eh?eh? [SM=x131356]


Nessun intrallazzo mia cara...solo una solida e tenera amicizia [SM=g27819] abbiamo goduto nel vedere qualche opera d'arte insieme,nulla di perverso ci lega [SM=x131423]

[Modificato da tazziana 04/04/2006 14.36]

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