Ancora su Europaradiso

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celeste.basta
00martedì 6 febbraio 2007 18:06

Ciao a tutti,
senza alcuna vena polemica riporto l’articolo apparso su “L’Espresso” n.4 dell’1 febbraio 2007.


L’Europaradiso può attendere.
Un progetto da 5 miliardi. Ora ridotto a 150 milioni. Il fratello del plenipotenziario arrestato per traffico di droga. Così svanisce il polo turistico di Crotone.
di Peter Gomez

Dicono che il paese dei balocchi sorgerà la in fondo, tra il verde intenso dei prati, a volte punteggiato dal giallo delle canne di bambù, e prima del bosco di eucalipti, ultima barriera tra il sogno e il mare. Chiudi gli occhi e già vedi gli alberghi, tanti alberghi. Immagini i turisti: inglesi, tedeschi, francesi, israeliani, gente di tutto il mondo che arriva qui in aereo per occupare una delle 40 camere acquistate per vent’anni secondo il sistema della multiproprietà. Ancora uno sforzo ed ecco le piscine che s’inseguono lungo la foce del fiume Neto, il villaggio Disney, i campi da golf, lo stadio, i bar, i ristoranti, le palestre. Poi, di colpo, ti svegli e guardi a sud.
Crotone e lì: a separarla dai paese dei balocchi ci pensano sette chilometri di costa e una tetra quinta di fabbriche dimesse, impianti per la chimica che hanno avvelenato il territorio. E allora Europaradiso, il polo turistico-alberghiero più grande del mondo che il discusso finanziere israeliano Dudi Appel ha detto di voler costruire investendo 5 miliardi di euro, si 1.200 ettari di macchia mediterranea, diventa un’altra cosa. Una via di mezzo tra una grande truffa mediatico politica e l’apertura di un canale sicuro attraverso il quale far transitare capitali di dubbia provenienza.
Oggi, come l’Espresso è in grado di rivelare, agli interrogativi sulla figura di Appel si aggiungono quelli sul suo “consulente turistico” Salvatore Aracri, l’esperto di ristorazione originario di Papanice, una frazione di Crotone dominata dalla ‘ndrangheta. Tre anni fa, dopo un lunghissimo periodo di lavoro trascorso in Germania, Aracri è tornato in Calabria e ha cominciato a darsi da fare per ottenere l’approvazione del mega-progetto. Poi, il 12 dicembre 2006, a Munster, su richiesta dei pm di Napoli, è stato arrestato suo fratello Francesco, accusato di aver tentato di ripulire, per conto della camorra, soldi frutto del traffico di centinaia di chili di cocaina.
A Crotone Salvatore Aracri protesta la sua innocenza. Giura che Francesco, non appena sarà trasferito in Italia, spiegherà tutto. I
Intanto Europaradiso si allontana sempre più. Diventa una sorta d’illusione collettiva che, negli ultimi tre anni, ha portato i 180 mila abitanti di una provincia, dove gli occupati rappresentano meno del 40 per cento della forza lavoro, a pensare che la soluzione di tutti i problemi fosse nascosta dietro a quello che Legambiente chiama solo e semplicemente l’ecomostro. Un’utopia fantastica o spaventosa, a seconda dei punti di vista, che il 21 giugno 2005 aveva anche spinto l’intero consiglio comunale, da destra a sinistra, a votare sì a una delibera con cui l’amministrazione si impegnava ad avviare l’iter per rendere interamente edificabile una zona coperta da vincoli di tipo ambientale.
Il sogno dunque sta sfumando. Ma non da adesso. Europaradiso ha cominciato a svanire ancora prima che le manette scattassero ai polsi del fratello del consulente di Appel. Lo raccontano le carte depositate in Municipio dalle quali risulta che per ora gli israeliani puntano a tirar su “solo” 13 hotel per un totale di 7.570 stanze, investendo un miliaro e 200 milioni di euro dopo aver opzionato 140 ettari di terreno già edificabile. Ma poi, se scavi più a fondo, come ha fatto il bisettimanale “il Crotonese”, scopri altri documenti: i progetti presentati da Europaradiso International spa a Sviluppo Italia per chiedere un finanziamento di 59 milioni di euro sul primo lotto di lavori (150 milioni la spesa prevista). E allora ti accorgi che gli alberghi si riducono a quattro, altri tre piani, che ci sarà un campo da golf e che verrano aperti un centinaio di negozi. Per tutto il resto, si vedrà. Dipende “dall’eventuale successo commerciale del primo modulo”.
“Abbiamo chiesto alla società di scegliere dei tecnici che si possano interfacciare con i nostri uffici, stiamo aspettando”, spiega il sindaco di Crotone, Peppino Vallone (Margherita). “Comunque”, aggiunge, “quella di Europaradiso è una opportunità. Ma noi abbiamo coinvolto il governo. E’ stato istituito un tavolo e abbiamo chiesto notizie ai ministeri dell’Interno e degli Esteri: il sindaco di una città di 50 mila abitanti non ha in mano gli strumenti per stabilire se un investimento che, secondo Appel, dovrebbe essere pari a quello per il ponte di Messina, sia valido o meno. A Roma ci dovrebbero di re chi è Appel e quali rischi ci sono”.
Alt, ribatte Pasquale Senatore, primo cittadino fino al 2005, la “M” di Mussolini spesso al bavero della giacca, ora consigliere An: “Un sindaco non può fare l’esame del sangue a chi ha i quattrini e comunque deve sapersi assumere le sue responsabilità. Sul territorio decide lui, poi il governo dice quello che deve dire”.
Nel 2001 Senatore era stato riconfermato primo cittadino con quasi il 70 per cento dei voti, poi Crotone è andata al suo amico di centrosinistra Vallone con l’80 per cento dei consensi: segno tangibile di come il capoluogo, un tempo considerato la Stalingrado del Sud, stia da 15 anni aspettando l’uomo della provvidenza. E quell’uomo sembrava essersi materializzato quando, quasi tre anni fa, nell’ufficio di Senatore, l’allora assessore al Bilancio e poi direttore generale del Comune, Francesco Sulla (un Udc che oggi lavora per Europaradiso), accompagna Salvatore Aracri, originario del suo stesso paese e cugino di sua madre. Senatore, già in caduta di consensi, annuncia che Appel, l’amico di Sharon, aveva deciso di investire una montagna di denaro proprio lì, in una zona umida e in buona parte protetta a nord della città. Una zona che rappresenta l’unico pezzo di terra rimasto miracolosamente immune dalle speculazioni edilizie che a sud di Crotone hanno falcidiato una costa altrimenti bellissima. L’entusiasmo è generale. Durante una visita, anche l’allora ministro delle Telecomunicazioni, Maurizio Gasparri, appare favorevole. Ma al megaprogetto si accodano tutti: Ds, Rifondazione, persino i Verdi che a pochi giorni dalla conclusione della campagna per le comunali del 2006 tappezzano la città con un manifesto su cui si legge a caratteri cubitali: “Si a Europaradiso”. Vallone, il futuro sindaco di centrosinistra, inserisce la sua questione nel suo programma, i sindacati rispondono all’appello, le tv locali non parlano d’altro, i costruttori edili e la Confcommercio gettano il cuore oltre l’ostacolo. Ancora il 13 dicembre 2006, quando ormai era scattato il contrordine compagni e in Regione Rifondazione aveva subordinato al no a europaradiso il proprio appoggio alla giunta di Agazio Loiero, la Confcommercio firma un protocollo d’intesa con gli israeliani.
A sostenere l’iniziativa c’è poi il gruppo di cittadini, il comitato Europaradiso, in grado di portare in piazza migliaia di crotonesi fiduciosi di avere un giorno almeno 4 mila nuovi posti di lavoro. Lo dirigono dei ragazzi, un ragioniere, un disegnatore di fumetti, un acquacultore: chiedono sviluppo. “Qui da mesi la politica non risponde più”, protesta uno di loro, Enzo Filareto, “non ci dicono ne s’, ne no. C’era stato un tavolo con il viceministro D’Antoni in cui si era stabilito che entro lo scorso ottobre ci avrebbero fatto sapere qualcosa. Invece non si è fatto vivo nessuno”. E le domande sull’origine dei capitali? “Se ci dimostreranno che Appel è un truffaldino saremo noi i primi a denunciarlo”. Anche se, non privo di coerenza, Pino Pontisano, l’acquacultore, fa notare: “da noi tutti fanno le madonnine infilzate, ma intanto abbiamo Alì Babà e i 40 ladroni. Quasi la metà del consiglio regionale è sotto inchiesta”.
Di Salvatore Aracri, il consulente degli israeliani, e delle accuse di riciclaggio mosse a suo fratello, non sanno niente. E comunque per Appel e Aracri il problema è un altro: i soldi già spesi. “Per opzionare i terreni”, spiega Aracri, “abbiamo versato 7 milioni di euro, 2,8 dei quali sono andati ai proprietari del latifondo già edificabile secondo il piano regolatore. Altri 7 milioni sono stati spesi in progetti e viaggi”. Delle accuse mosse dai pm di Napoli a suo fratello, in passato segnalato dalla polizia come in collegamento con il clan della ‘ndrangheta Grande-Aracri di Cutro, non si preoccupa. Francesco è coinvolto in una delle maggiori inchieste sul traffico di droga degli ultimi anni, ma lui spiega: “Mio fratello in Germania fa il grossista alimentare, fornisce più di 600 ristoranti. La sua sfortuna è stata che nel 2003 si è messo a comprare pomodori in Campania. Le telefonate erano intercettate ed è nato l’equivoco. Se dietro Europaradiso ci fosse la mafia, il progetto sarebbe stato già realizzato”. E così Appel per ora ha opzionato solo dei campi coltivati a finocchi. A Crotone i suoi uomini, Salvatore Aracri in testa, tuonano contro la politica. Spiegano che Appel, essendo considerato di destra, ha problemi con le amministrazioni di sinistra. Ma siamo in Calabria. Le cose sono più complicate. Pensate, l’intera area era stata dichiarata zona a protezione speciale (Zps) dalla giunta regionale. Ma a Catanzaro la commissione Ambiente, presieduta da un ds crotonese, Ciccio Sulla, ha bocciato la decisione: “Francesco Sulla, il mio omonimo che ora lavora per Europaradiso? No, non è mio parente. E’ solo un amico perché prima era assessore, e comunque il voto che ha cancellato la Zps riguardava tutte le zone della regione. Non era la giunta a doverle decidere, ma il consiglio. Europaradiso non c’entra proprio. Ovviamente.

Il venditore di sogni.
In Israele ha costruito interi quartieri. Ma oggi la sua società è in crisi. E lui processato per corruzione. La parabola di David Appel.

Di Meron Rapoport da Tel Aviv

Quando è sbarcato in Calabria, due anni fa, non lo conosceva nessuno. Eppure quell’imprenditore israeliano portava con sè una proposta da fare girare la testa: costruire proprio li, a Crotone, il più grande villaggio turistico nel mondo con almeno 40 mila appartamenti, decine di alberghi, campi da golf, parco acquatico, ristoranti, un treno diretto verso il centro della città e varie altre meraviglie. Un investimento da 5 miliardi di euro, la promessa di 15 mila posti di lavoro.
Dudi Appel non è l’uomo più ricco di Israele. La sua non è mai stata una delle 18 famiglie che oggi controllano più della metà dell’economia locale. Anche nel campo dell’edilizia, dove ha fatto la sua fortuna, Appel non è considerato uno dei primi. La sua opera più grande (un quartiere popolare) l’ha terminata quasi dieci anni fa. E in una recente intervista si lamentava per la crisi dell’edilizia in Israele: “Qui è tutto morto”. Malgrado tutto, Appel è uno dei personaggi più noti in Israele e la sua figura massiccia è diventato un simbolo: il simbolo del legame problematico e a volte oscuro fra politica e business. E l’interesse che la magistratura e il pubblico israeliano hanno manifestato verso di lui negli ultimi anni preannunciava l’onda delle indagini contro uomini di potere che Israele sta attraversando in questi mesi, una versione locale di mani pulite in cui sono sotto processo o sospettati di corruzione il primo ministro Olmert, il ministro della Finanza Hirshzon e il ministro della Giustizia Ramon. Tutti amici di Appel in un momento o l’altro delle loro carriere politiche.
Nato a Tel Aviv nel 1950, Appel proviene da una famiglia impegnata politicamente nella destra israeliana. Suo padre militava in Herut, il partito-madre del Likud. Negli anni ’50 il governo israeliano era in mano alla sinistra, e la vita di un uomo di destra non era facile. Così a otto anni David Appel – che tutti chiamavano Dudi – fu mandato a Binyamina, un paesino a 80 chilometri da Tel Aviv, dove molti fedeli di Herut trovavano riparo. E’ l’ che Appel ha studiato e si è fatto i primi amici: fra cui il giovane Ehud Olmert ed altri che più tardi, col nuovo corso politico, sarebbero diventati ministri e uomini del nuovo potere.
Data infatti al 1977, con la vittoria del Likud, l’inizio dell’ascesa di Appel nel mondo degli affari. Fino ad allora “Dudi” gestiva un piccolo negozio di abiti per neonati a Tel Aviv. Dopo la vittoria elettorale del Likud cominciò invece la sua attività imprenditoriale. Il progetto più importante del primo governo Begin (Appel era stato il suo autista nel 1973) fu il rinnovamento dei quartieri popolari e delle borgate di periferia dove il Likud godeva di un supporto immenso. Appel vinse vari appalti per la demolizione e costruzione di alcuni quartieri nella vicinanza di Tel Aviv. La sua amicizia con l’allora ministro dell’Edilizia certo non lo danneggiò.
Ma anche i problemi con la giustizia non tardarono ad arrivare: Appel fu processato, e poi assolto, con l’accusa di aver ingannato i residenti di una borgata, mettendosi in tasca soldi che il governo aveva loro destinato. In un altro caso fu sospettato di aver gonfiato il prezzo dei lavori effettuati in un’altra borgata di Tel Aviv, ma anche in questo caso uscì indenne. Altre inchieste finirono ugualmente nel nulla. Tra appalti e sospetti, Appel intanto diventava famoso: per alcuni era il simbolo vivente della corruzione, per altri rappresentava la persecuzione ingiusta delle vecchie èlite contro i “nuovi arrivati” del Likud.
I Novanta sono stati gli anni d’oro. Gli affari procedevano, mentre Appel diventava l’uomo forte della sezione di Tel Aviv nel Likud: amico di tutti, uomo chiave del partito. “La vita politica in Israele è una piramide”, spiegò in un’intervista: “C’è solo un ministro, c’è solo un sindaco, ma ci sono tanti militanti in piazza. Hanno bisogno di punti di collegamento, di un indirizzo per arrivare a questi funzionari. Io sono quel indirizzo”. La forza di Appel era strettamente legata al Centro del Likud, un organismo da cui passavano le decisioni più importanti: dalle liste elettorali alle nomine degli appalti. Appel era il re del Centro. Secondo quanto emerso da un’inchiesta della magistratura, persino un ministro, coinvolto in un’indagine per aver ricevuto tangenti, si rivolse ad Appel per chiedergli indicazioni sulla nomina di un procuratore generale che fosse meno duro con lui.
Intanto, accanto all’attività politica, Appel faceva soldi, e in abbondanza. Il suo più grande affare era a Lod, una cittadina a 30 chilometri da Tel Aviv. Lì ha costruito un quartiere residenziale con oltre 5.500 appartamenti. Appel comprava terre agricole che miracolosamente diventavano zone edificabili e cominciava i lavori anche prima di avere avuto i permessi. In pochi anni, grazie a quel progetto, da ricco che era è diventato ricchissimo. Per gli abitanti del quartiere le cose non sono andate altrettanto bene: stanno ancora aspettando la stazione e il centro sportivo che nelle foto delle brochure distribuite dalla società di Appel sembravano già costruite. Un quartiere che doveva essere destinato a una borghesia agiata e che oggi invece è una periferia operaia, mentre il valore degli appartamenti si è ridotto del 50 percento in dieci anni.
Per l’intrapendente uomo d’affari la svolta negativa arriva nel 1999, con la sconfitta elettorale del Likud: gli appalti d’oro finiscono mentre crescono i problemi con la giustizia. La procura di Tel Aviv sospetta che i finanziamenti di Appel alla campagna elettorale del sindaco di Lod fossero versati per ottenere in cambio l’aiuto a costruire il quartiere senza i permessi dovuti. Un affare per cui oggi sia Appel che il sindaco sono sotto processo per corruzione (tre i capi d’imputazione di cui l’imprenditore deve rispondere, gli altri per presunta corruzione di funzionari di altre due città).
In declino gli affari di Israele, Appel si è messo alla ricerca di nuovi spazi. Nasce da qui, probabilmente, il progetto faraonico che lo ha portato in Grecia. Su un’isola disabitata non lontano da Atene, Appel progettava di costruire un mega-villaggio turistico, che assomigliava molto all’attuale Europaradiso a Crotone. “Ho dato il via al progetto più incredibile e più necessario all’umanità”, ha spiegato Appel in un’intervista al quotidiano israeliano “Haaretz”: “le proiezioni sui profitti si aggiravano intorno alle centinaia di miliardi. Il guadagno previsto sin dall’avvio del progetto raggiungeva i 150 milioni di dollari”. Ma i greci non condividevano tanto entusiasmo, anche perché l’isola è un sito archeologico su cui vige il divieto di costruzione. Appel pensò di rivolgersi ai vecchi amici in Israele. Telefonò alla segreteria di Ehud Olmert, allora sindaco di Gerusalemme, e qualche tempo dopo Olmert invitò il sindaco di Atene in Israele ed Appel ebbe l’opportunità di ncontrarlo. Gilad Sharon, uno dei figli di Sharon, anche lui un vecchio amico e allora ministro degli Esteri, fu assunto da Appel come consulente per centinaia di migliaia di dollari. Ma a parte un’inchiesta giudiziaria per presunta corruzione contro Sharon, Olmert ed Appel, che si è chiusa all’ultimo momento, l’impresa greca non ha prodotto nulla.
“Adesso sono rimasto solo”, raccontò nell’intervista ad “Haaretz”, “questo telefono, che prima squillava 500 volte al giorno, suona non più di 5 volte”. Eppure non si è dato per vinto e ha comprato dei terreni in Spagna per costruire lì il sogno che era andato fallito in Grecia. Anche la seconda avventura però è finita nel nulla, con in più strascichi giudiziari per certi soldi avuti in prestito in nero. Appel ha così cominciato a lavorare nell’Europa dell’est, soprattutto in Romania. Poi, due anni fa, lo sbarco a Crotone, Lui racconta che è stato l’imprenditore locale Salvatore Aracri a introdurlo. Il progetto calabrese era quasi identico a quello dell’isola greca. Ma questa volta il sindaco in carica, Senatore, e dopo di lui la giunta comunale, lo hanno preso sul serio. Forse credendo che Appel sia un magnate capace di investire miliardi di euro di tasca sua mentre la sua società edilizia in Israele ha debiti per decine di milioni di euro; o che abbia esperienza in campo turistico, mentre non ha mai costruito un solo albergo; o ancora che possa contare sull’aiuto di importanti finanziatori e vecchi amici politici, mentre la maggior parte dei nomi da lui fatti circolare o non sapevano nulla dell’affare o hanno preso le distanze.
Appel stesso credeva o forse crede ancora che il progetto sia realizzabile. Poco più di un mese fa faceva sfoggio di grande ottimismo durante il matrimonio di sua figlia: ricevimento in grande stile con centinaia di invitati compresi ministri, ex ministri e l’ex direttore dei servizi segreti militari. L’imprenditore si aggirava sorridendo fra i tavoli e parlava del progetto: “Farò un annuncio, renderò pubblica la cosa entro un mese. I calabresi mi sostengono molto. Europaradiso sarà più grande di Las Vegas o dell’isola cinese di Macao”. Ma forse il sogno di Europaradiso, ancora una volta, è destinato a rimanere sulla carta.

[Modificato da celeste.basta 09/02/2007 19.07]

elionet
00giovedì 8 febbraio 2007 17:16
Altri punti di vista...... e poi ogni comune avrà gli "investitori" che si merita.

Barretta (Rural social service) lancia l'allarme. Comuni tempestati da società che chiedono terreni in fitto
Le mani sui boschi demaniali«Promettono ricchezza in cambio del legname da sfruttare per l'energia»


C'è una corsa a mettere le mani sui boschi demaniali di proprietà comunale. Da diverse settimane, molti Comuni del Crotonese sono tempestati da lettere di società che chiedono la concessione, a titolo oneroso, della gestione ecosostenibile dei boschi demaniali comunali.
A lanciare l'allarme è Martino Barretta, presidente dell'associazione Rural social service.
«Ci sono numerose società ­ ha spiegato ­ la cui sede sociale è soprattutto a Milano, che stanno scrivendo ai nostri Comuni, promettendo facili guadagni, in cambio della cessione di terreni utilizzabili per il legname da vendere poi per produrre energia». Nelle lettere inviate ai sindaci del Crotonese, in una delle tante missive, si legge: «A fronte della concessione, la scrivente società garantirà al Comune un introito annuo che sarà calcolato in funzione del valore economico del legname detraibile del bosco, nell'arco del periodo contrattuale della concessione».
Ma Barretta mette in guardia: «Queste società mirano a fare soldi sulle spalle degli agricoltori. Il decreto Bersani ha, infatti stabilito, fondi per le aziende agricole per la produzione di legname da destinare alla produzione di energia, invece queste aziende vogliono sfruttare i finanziamenti a favore dell'agricoltura. Hanno annusato il business, non sono imprenditori ma "prenditori"».
Barretta, così, sintetizza il progetto di queste società milanesi: «Voi ci vendete i vostri boschi, noi vi paghiamo il fitto dei terreni e coltiviamo noi il legname per uso energetico». Nelle lettere inviate in questi giorni alle amministrazioni comunali è anche detto: «La società concessionaria della gestione del bosco provvederà ad effettuare gli investimenti necessari e a sostenere i costi necessari per la realizzazione delle opere richieste per garantire una gestione ecosostenibile del bosco». Nelle condizioni aggiuntive del contratto stilato dalle società, inoltre, si garantisce «la salvaguardia dei diritti di libero accesso al bosco da parte dei cittadini (raccolta funghi, caccia, manifestazione culturali e turistiche), purchè regolamentato e non vengano meno le buone regole di salvaguardia e tutela del bosco in gestione ecosostenibile e le prescrizioni del protocollo di certificazione»e «la salvaguardia di eventuali accordi già in vigore in impianti per la produzione di energia elettrica (eolici o a biomasse o altro tipo), purchè da fonti rinnovabili, purchè in sede di contratto vengano precisati e definiti i rapporti con l'azienda che realizzerà e vengano salvaguardati i diritti derivanti alla società dal contratto di concessione».
Barretta fa anche un "mea culpa" degli operatori del settore agricolo crotonese. «La pecca di quanto sta avvenendo ­ ha osservato ­ è anche nostra che non riusciamo a costituirci in un consorzio. Noi stiamo cercando di costituirlo per coltivare i nostri terreni e per produrre e vendere energia da soli». Barretta non rispiarma critiche, però, neanche a chi ci amministra: «La classe politica non sfrutta le opportunità che il
Governo ci dà>» E così ci pensano gli imprenditori del Nord pronti a "colonizzare" i nostri boschi.
Patrizia Pagliuso


Europaradiso, tutto in mano alla politica locale

Scritto da Sara Grilletta
mercoledì 07 febbraio 2007


La situazione di stallo in cui si trova ormai da un anno il progetto di Europaradiso sembra doversi sbloccare da un momento all’altro. Nel corso di un lungo incontro a porte chiuse avvenuto nel pomeriggio di ieri al Comune di Crotone il magnate israeliano David Appel ha ottenuto dagli amministratori locali l’impegno a comunicargli la decisione presa in merito al suo progetto entro le prossime due settimane.
Che sia un sì od un no, tra pochi giorni si saprà se davvero esiste una possibilità che a Crotone venga realizzato il mega insediamento turistico o se mister Appel dovrà fare le valige e cercare altrove il paradiso climatico e ambientale che aveva individuato nella costa a nord del capoluogo calabrese.
Alla riunione hanno preso parte, oltre all’israeliano ed a Francesco Sulla, referente locale per Europaradiso, il sindaco Vallone, il vicesindaco Caiazza, il presidente della Provincia Iritale e l’assessore provinciale all’Ambiente Liotti. A tutti loro Appel ha chiesto chiarezza e celerità nel prendere una decisione alla quale lui, così come i crotonesi, è appeso da diverso tempo. Il resoconto dell’incontro istituzionale è stato fatto da Appel in persona nel corso di una conferenza stampa tenutasi subito dopo la riunione alla presenza degli esponenti del comitato Europaradiso e di numerosi cittadini ansiosi di conoscere le sorti del progetto.
Dopo aver ribadito le caratteristiche del suo ambizioso progetto e del tipo di turismo (definito “del tempo libero”) a cui il villaggio sarebbe vocato, Appel ha parlato con amarezza degli ostacoli che vede crescere di giorno in giorno. «Usano metodi anche personali per mettere ostacoli, ma non capisco perché, visto che questo progetto intende portare benessere al territorio». Parlando di chi, sulla stampa locale e nazionale, ha insinuato la sua inaffidabilità sospettando anche dei legami con la mafia, Appel ha affermato di non essere capace di usare i loro mezzi per gettare fango sulle persone, ma di ritenere che quando qualcuno infanga un altro, è lui stesso a non essere pulito. «Sono qui come imprenditore onesto» ha ribadito Appel dichiarando che finché glielo impediranno non potrà dimostrare di essere capace di realizzare Europaradiso. Il villaggio si farà se i politici locali, a cui spetta l’ultima parola, rispetteranno i tempi e tra una decina di giorni gli daranno il via. «Se avrò una risposta positiva, tra quattro mesi inizierò a costruire» ha promesso Appel, spiegando che si partirà dalle infrastrutture per poi passare alla costruzione degli alberghi.
In caso contrario questa sarà una grande occasione persa per questo territorio, secondo l’israeliano, che ha profetizzato che fra qualche anno ci accorgeremo tutti, anche coloro che stanno ostacolando il progetto, che è stato un peccato.
Se Appel sembra aspettare con pazienza e pacatezza che i politici sciolgano la prognosi, il comitato cittadino sorto a sostegno di Europaradiso è pronto a battersi fino alla fine per quella che ritengono essere l’ultima occasione per lo sviluppo economico e turistico di Crotone. Salerno si è scagliato contro tutti quelli che in questi anni hanno cercato di smentire gli israeliani e contro i politici che nicchiano. «I veri banditi di questa situazione sono loro» ha dichiarato Salerno testimoniando con alcune foto che Appel era stato alla Regione già lo scorso febbraio e che non è vero, come sostiene qualcuno, che non esiste alcun progetto. La verità, secondo l’esponente del movimento cittadino “Insieme ce la possiamo fare”, è che i politici hanno scelto per Crotone un altro futuro che non può coincidere con l’investimento turistico. La nostra provincia starebbe diventando una discarica pubblica, secondo Salerno che ha rafforzato la sua tesi con la notizia di ieri circa l’apertura di una nuova discarica a Roccabernarda.
Nel difendere l’integrità di Appel, Sulla si è dichiarato indignato per le insinuazioni fatte da testate nazionali come L’Espresso e non ha nascosto di ritenere che dietro alle penne dei giornalisti ci sia in realtà una volontà politica. Sulla si è dichiarato indignato anche in quanto abitante della frazione di Papanice, sulla quale sono state fatte diverse illazioni che hanno portato il consigliere comunale Aracri ad autosospendersi. Sulla ha inoltre smentito ogni voce riguardo la richiesta di finanziamenti avanzata da Appel. Al contrario, il referente crotonese di Europaradiso ha affermato che durante l’incontro con la giunta regionale dello scorso anno Appel rifiutò la proposta di usufruire di alcuni fondi strutturali residui.
Al termine della conferenza è intervenuto anche Salvatore Foti che ha chiesto ad Appel se non sia possibile congelare il progetto per tre anni, perché allora ci saranno le condizioni per realizzarlo. Quando Salerno ha fatto notare a Foti che non si vuole fare del progetto una questione politica, in sala è esplosa la polemica con le reazioni violente dei cittadini presenti, quegli stessi cittadini che Appel si è sentito in dovere di coinvolgere fin dall’inizio nella convinzione che Europaradiso sia il loro futuro.
Mimmo1966
00martedì 13 febbraio 2007 11:07
Ciao,
ai (pochi) lettori che seguono questo forum non sarà certo sfuggita una analogia tra questi due temi che riguardano il nostro territorio: Europaradiso e legname per energia.
Lasciando per un attimo da parte le diverse interpretazioni e letture che si danno di questi argomenti, mi vorrei un attimo concentrare su quali siano i FATTI. Ormai assorbiamo passivamente ciò che ci viene propinato e perdiamo forse di vista ciò che è effettivamente un FATTO. Ad esempio,
è un fatto che un israeliano voglia costruire un villaggio nel crotonese?
C’è un progetto depositato da qualche parte?
C’è una volontà politica tradotta in atti?
Qualcuno ha messo una firma su qualche pezzo di carta?
E così via …
Ora, leggendo gli articoli, non sono riuscito pienamente a rispondere a questi, come altri, quesiti. Ognuno tira l’acqua al suo mulino e chi dovrebbe sapere, i cittadini comuni, sono alla mercé dei venditori da strapazzo dell’una e dell’altra parte. Sacrificata in tutto ciò è la verità.

Torno all’analogia dei due temi di cui parlavo: il punto in comune è che le poche risorse disponibili sul nostro territorio sono nel mirino di chi i soldi li vuol fare veramente e che, guarda caso, sono o stranieri (vedi Appel) o del settentrione (vedi boschi). Faranno come le cavallette che succhiano ogni energia e risorsa del posto per poi spostarsi o creeranno qualcosa che duri nel tempo? Processo basilare dell’economia porta ad investire in posti sotto-sviluppati (qual'è -ahimé- il nostro), compito degli amministratori dovrebbe essere quello di impedire che tali investimenti siano solo “sfruttamento ed abbandono”. Buon lavoro!

Leggendo anche le news del sito di Celeste, notiamo che la richiesta al Comune di Carfizzi da parte di una società per il “legname” c’è già stata e che giustamente il Consiglio ha preso tempo: mi auguro che la decisione finale tenga conto delle esigenze della popolazione locale e che, anzi, siano i carfizzoti stessi a dire anche la loro.
È troppo chiedere ciò che ne pensate?

Ciao a tutti,

Mimmo
elionet
00martedì 13 febbraio 2007 12:32
Europaradiso un sogno sbiadito

Martedì 6 febbraio Mr. Appel, l’imprenditore israeliano proponente il progetto turistico ‘Europaradiso’, è venuto per l’ennesima volta a Crotone per incontrare le istituzioni locali ed il pubblico crotonese al Bastione Toledo la stessa sera dopo il vertice istituzionale. E crediamo che sia stato per l’ultima volta.
Infatti, il confronto a porte chiuse con il sindaco della città, Peppino Vallone, ed il presidente dell’Ente intermedio, Sergio Iritale, non pare abbia prodotto risultati incoraggianti. Questo, almeno, da quanto si è appreso dopo in piazzetta Immacolata dal consulente della ‘Europaradiso International S.p.A.’, Franco Sulla. «E’ chiaro ormai – ha detto quest’ultimo – che questa classe dirigente ha deciso di non decidere nulla». Gli appunti che si muovono agli imprenditori da parte della Sinistra, oltre alle infamanti accuse di ‘traffici’ non ben specificati e collusioni mafiose (non si sa con chi, come e quando), sono sempre le stesse: carenza di documentazione, assenza di un tavolo nazionale, impatto ambientale distruttivo.
Da notare, in controcanto, che al Comune di Crotone le ‘carte’ sono tutte a posto (parola del dirigente, ing. Sabino Vetta); che l’11 ottobre scorso le autorià locali si sono incontrate a Roma con Sergio D’Antoni, vice ministro al Ministero per lo sviluppo economico, per coinvolgere i Ministeri di Interno ed Esteri ancora senza alcun esito; che, infine, ciò di cui si parla oggi e per il quale si chiede la concessione edilizia è solo il lotto di 140 ettari in località Paglianiti già destinato dal Piano regolatore generale a ‘grandi strutture alberghiere’, con uno sviluppo verticale di massimo tre piani e meno del 20% di edificabilità .
La verità, venuta fuori definitivamente in camera caritatis, è che il problema non è tecnico ma solo ‘politico’ (parola del sindaco). Il suo stesso Vice, nonchè assessore all’Urbanistica, avv. Dionigi Caiazza, pare abbia detto nell’assise di giovedì che è un loro diritto avere una risposta.
Da qui a dieci/dodici giorni sapremo cosa si saranno inventato di nuovo. Prima le carte, poi la droga e le armi, e infine le infiltrazioni mafiose; domani forse una nuova frontiera su cui spostare lo scontro israelo-palestinese. L’unica realtà presumibile, purtroppo, è che nessuno dei nostri politici vuole realmente un cambiamento in un territorio vocato da secoli al caporalato, alla corruzione ed al clientelismo. Per questo noi prevediamo che fra dieci/dodici giorni non ci sarà alcuna risposta (come promesso dai nostri amministratori), ed anche gli israeliani diventeranno nel tempo un sogno sbiadito come è già accaduto per molti altri progetti di qualche valore.
Attenzione però: per le discariche c’è sempre spazio. Buon ultima quella di rifiuti pericolosi tra Cutro e Rocca Bernarda. Ma come mai per queste non funzionano i vincoli ambientali?

Scritto da Comitato Europaradiso



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