Anche l'Economist contro Berlusconi

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La Resistance
00giovedì 6 aprile 2006 16:36
Reuters - 1 ora, 54 minuti fa


MILANO (Reuters) - Il settimanale britannico "The Economist" esce domani in edicola con una nuova copertina dedicata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al voto di questo fine settimana.

Emblematico il titolo in italiano: "Basta".

Il prestigioso settimanale ha scelto per la prima pagina ancora una volta Berlusconi, all'esordio del suo nuovo direttore John Micklethwait, che succede a Bill Emmott dopo 13 anni al timone . Già nel 2001 The Economist, noto per le sue posizioni liberal, aveva espresso un voto pubblico contro Berlusconi.

Fu proprio Emmott a inaugurare la linea aspramente critica contro il leader di Forza Italia, resa memorabile da una copertina che lo giudicava «non adeguato» («unfit») a guidare l'Italia alla vigilia delle precedenti elezioni politiche.

A quell'affondo era seguita, nell'estate del 2003, una lettera e una sfilza di 28 domande indirizzate al premier italiano. Mentre alla fine del 2005 il settimanale aveva prodotto un'inchiesta sull'Italia titolata "Addio, Dolce Vita", nella quale l'obiettivo era ancora il berlusconismo.

Il presidente del Consiglio ha fatto causa all'Economist dopo averlo ironicamente ribattezzato "L'Ecomumist".

Quando Emmott, a fine febbraio, ha annunciato le dimissioni dal suo incarico, i media del Regno Unito hanno ricordato la campagna contro il premier italiano come una delle scelte più significative - insieme a quelle per l'abolizione della monarchia in Gran Bretagna e per il matrimonio tra omosessuali - nei suoi lunghi anni di direzione.

Il suo successore sembra raccogliere il testimone e la sua scelta di titolare "Basta" a Berlusconi, a due giorni dal voto, non mancherà di far discutere.


Complimenti per il loro tempismo...

Che pensino agli affari loro questi inglesi...
Pius Augustus
00giovedì 6 aprile 2006 16:52
Ma che tempismo! sono anni che l'economist da addosso a quel mafioso che incomprensibilmente -per un paese civile- governa un paese.
Ben fatto inglesi! :b2:
La Resistance
00giovedì 6 aprile 2006 16:55
Quando Emmott, a fine febbraio, ha annunciato le dimissioni dal suo incarico, i media del Regno Unito hanno ricordato la campagna contro il premier italiano come una delle scelte più significative - insieme a quelle per l'abolizione della monarchia in Gran Bretagna e per il matrimonio tra omosessuali - nei suoi lunghi anni di direzione.


Questo stralcio d'articolo la dice lunga sulle vedute politiche della rivista.
Laurentius90
00giovedì 6 aprile 2006 16:56
Re:
Dare del comunista all'Economist... ci va un bel coraggio. [SM=x751551]
GORDIO~
00giovedì 6 aprile 2006 17:02
Gli inglesi sono tutti comunisti!!! [SM=x751545]
Laurentius90
00giovedì 6 aprile 2006 17:04
Re:

Scritto da: La Resistance 06/04/2006 16.55
Quando Emmott, a fine febbraio, ha annunciato le dimissioni dal suo incarico, i media del Regno Unito hanno ricordato la campagna contro il premier italiano come una delle scelte più significative - insieme a quelle per l'abolizione della monarchia in Gran Bretagna e per il matrimonio tra omosessuali - nei suoi lunghi anni di direzione.


Questo stralcio d'articolo la dice lunga sulle vedute politiche della rivista.


Vedute politiche... ma anche Berlusconi si definisce "liberale"
La Resistance
00giovedì 6 aprile 2006 17:13
Re: Re:

Scritto da: Laurentius90 06/04/2006 17.04

Vedute politiche... ma anche Berlusconi si definisce "liberale"



Un conto è essere liberale dappertutto, un altro esserlo solo in economia.
Poi l'Economist può pensarla come vuole, non mi farà certo cambiare idea di voto.
Laurentius90
00giovedì 6 aprile 2006 17:20
Re: Re: Re:

Scritto da: La Resistance 06/04/2006 17.13


Un conto è essere liberale dappertutto, un altro esserlo solo in economia.


Non capisco il senso di questa frase... [SM=x751552]
GORDIO~
00giovedì 6 aprile 2006 17:22
Re: Re: Re:

Scritto da: La Resistance 06/04/2006 17.13
Un conto è essere liberale dappertutto, un altro esserlo solo in economia.



scusami ma non capisco cosa intendi.




Poi l'Economist può pensarla come vuole, non mi farà certo cambiare idea di voto.



e non devi cambiare l'idea che hai maturato.

Lux-86
00giovedì 6 aprile 2006 17:28
uh... l'ultima volta ha portato sfiga l'economist [SM=x751533]

@ la resistance: non è un problema politico, è che in ionghilterra sono al di sopra delle menate tutte italiane dell'interesse di bottega e del "io non voto quello perchè è comunista" ed in tutta serietà non riescono a rendersi conto di come mai berlusconi sia premier.

EDIT

mi spiego meglio: in un paese normale uno come berlusconi non si sarebbe nemmeno candidato, in un paese poco meno che nromale si sraebbe candidato ma un lettorato maturo avrebbe disertato le urne e la destra si sarebbe affrettata a trovare un altro leader.
significativo che l'unica situazione simile a quella italiana sia la thailandia [SM=x751545]

[Modificato da Lux-86 06/04/2006 17.39]

Mylae
00giovedì 6 aprile 2006 17:40
e dirò di più, ho semplicemente fatto leggere a della gente siti tipo wikipedia (comunista!!!) o la BBC (notoriamente stalinista) che parlavano di berlusconi e delle sue menate. bene, alla fine chiunque rimaneva con gli occhi spalancati e non capiva. mi chiedevano perchè la gente lo avesse votato e onestamente non saprei che rispondere.
perchè c'era paura della sinistra?
perchè la sinistra negli anni precedenti ha fatto schifo?
perchè in fondo alla gente risulta simpatico?

un americano che conosco, sebbene voti bush e mandi 25 dollari al mese al partito repubblicano, è un mio caro amico e mi piace discutere con lui di politica, proprioo perchè ha un punto di vista diametralmente opposto al mio. non ci siamo MAI insultati per roba di politica o chissà che. quando ha letto sta storia del "chi non mi vota è un coglione" è stato mezzora a ridere e poi ha detto: "sai, nelle altre cose si vedeva bush e il tuo premier insieme... ringrazia che sia così, perchè magari vi salvate. chissà, se berlusconi vince, e continua così, magari bush vorrà bombardare l'italia tra un paio di anni".
tutto sommato non sono riuscito a dargli torto. [SM=x751531]
Lux-86
00giovedì 6 aprile 2006 17:52

Scritto da: Mylae 06/04/2006 17.40
"sai, nelle altre cose si vedeva bush e il tuo premier insieme... ringrazia che sia così, perchè magari vi salvate. chissà, se berlusconi vince, e continua così, magari bush vorrà bombardare l'italia tra un paio di anni".
tutto sommato non sono riuscito a dargli torto. [SM=x751531]



be' siamo italiani e la storia si ripete, soprattutto in un paese di ignoranti come il nostro: gli altri stati sfruteranno le nostre divisioni interne e determineranno la loro egemonia, e dopo quello che ho visto in questi anni sarebbe quasi un bene; prima lo facevamno con gli eserciti varcando le alpi, ora con cartolarizzazione, crisi economica, debito pubblico, svendita demaniale ed altre amenità domani arriverà la germania o la francia o gli USA e si compreranno l'Italia.
La Resistance
00giovedì 6 aprile 2006 18:35
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Laurentius90 06/04/2006 17.20

Non capisco il senso di questa frase... [SM=x751552]



Intendevo che un conto è il liberalismo di Berlusconi, un altro quello dei Radicali per intenderci.
La Resistance
00giovedì 6 aprile 2006 18:37
Guardate, capisco che potreste vedere molti conflitti di interessi, ma per me il problema non esiste affatto...

Poi, da che mondo è mondo, qualsiasi politico ha sempre fatto i suoi interessi.
Lux-86
00giovedì 6 aprile 2006 18:49
Re:

Scritto da: La Resistance 06/04/2006 18.37
Guardate, capisco che potreste vedere molti conflitti di interessi, ma per me il problema non esiste affatto...

Poi, da che mondo è mondo, qualsiasi politico ha sempre fatto i suoi interessi.



era un problema di conflitto di interessi prima che lo vedessi governare, capisco che votando lega non voti direttamente berlusconi ma con che stomaco dai il tuo voto ad unbo che è alleato ad un signore che dice di volere chiamare gli osservatori dell'ONU per evitare brogli? [SM=x751526]
La Resistance
00giovedì 6 aprile 2006 18:51
Re: Re:

Scritto da: Lux-86 06/04/2006 18.49


era un problema di conflitto di interessi prima che lo vedessi governare, capisco che votando lega non voti direttamente berlusconi ma con che stomaco dai il tuo voto ad unbo che è alleato ad un signore che dice di volere chiamare gli osservatori dell'ONU per evitare brogli? [SM=x751526]



Non si sa mai; sai, al giorno d'oggi non mi meraviglio di niente.

Certo che non penserà mica a brogli tipo repubblica delle banane, spero...
Laurentius90
00giovedì 6 aprile 2006 19:01
Re: Re: Re:

Scritto da: La Resistance 06/04/2006 18.51


Non si sa mai; sai, al giorno d'oggi non mi meraviglio di niente.

Certo che non penserà mica a brogli tipo repubblica delle banane, spero...


MAH... io non avrei tutti questi dubbi...
Mylae
00giovedì 6 aprile 2006 19:32
soprattutto se tenete presente che per una non meglio identificata "procedura d'urgenza" in Lazio, Liguria, Puglia e Sardegna la conta dei voti sarà elettronica... e sapete chi la gestisce?
Telecom Italia, Accenture (dove il figlio di pisanu è vicepresidente o quello che è), e udite udite, l'americana EDS. avete presente gli scandali in florida per le schede contate male e così via? ecco, quella società è l'EDS.
(Upuaut)
00venerdì 7 aprile 2006 14:25
L'Economist: «Licenziate il premier»
L'endorsement del settimanale: pessimi risultati

LONDRA - Al tredicesimo piano del palazzo dell’ Economist è l’ora della corsa alla chiusura del numero. Sulla scrivania di John Micklethwait c’è già la copertina dell’edizione europea. Ne mancano altre due, quella per l’Asia e quella per gli Stati Uniti, dove il giornale vende 500 mila copie, poco meno della metà del totale. Per il nuovo direttore, in carica da una settimana, è la prima prova. Non è neanche un po’ nervoso. Nei vent’anni passati a lavorare per la «bibbia del libero mercato» nessuno ricorda «di averlo mai visto perdere calma e cordialità».
E certo non ha paura di scegliere. Il titolo di copertina non è un understatement : «Basta, per l’Italia è l’ora di licenziare Berlusconi». Chi ha deciso di mettere «Basta» in italiano? Micklethwait sorride verso John Peet, capo per l’Europa, che è appena tornato da Roma e Milano. «La parola l’ho suggerita io, l’ho sentita frequentando qualche ristorante italiano... naturalmente ho chiesto a John se andava bene e abbiamo discusso se fosse più corretto metterci un punto esclamativo».
John Peet ha scritto l’editoriale e l’articolo della sezione speciale dedicata alle elezioni.
Perché Basta? «Perché ai due motivi per i quali nel 2001 avevamo detto che Berlusconi era inadeguato - conflitto d’interessi e palude di casi giudiziari - se n’è aggiunto un altro in questi cinque anni di governo. Un motivo nuovo e più devastante: i suoi risultati da primo ministro. Chi lo votò sperava che avrebbe usato la sua abilità di businessman per riformare l’economia. L’Italia ora ha tra le grandi economie europee il record negativo di crescita, ha perso competitività. È vero che i suoi problemi sono simili a quelli della maggior parte dell’Europa e che dappertutto servono riforme profonde, dure. Ma il punto è che il governo di centro-destra non ha neanche avviato il processo. La nostra conclusione è che Berlusconi come riformatore ha fallito».

Il titolo del servizio all’interno, la storia principale sull’ Economist di oggi, è un altro pugno nello stomaco: «Una triste storia italiana». Il sommario spiega perché: «I disillusi elettori possono anche disfarsi della coalizione di centro-destra, ma un governo guidato da Romano Prodi potrebbe essere di poco migliore». C’è un riquadro con colpo da ko alla fiducia: «Il paradiso dei gerontocrati», che si riferisce all’ «età pensionabile» dei due contendenti. Direttore, non vi convince nemmeno il professor Prodi? «Berlusconi è unfit (inadeguato). Noi appoggiamo Prodi con qualche esitazione, perché è vero che è più vicino al modo di pensare dell’ Economist , ma ha un problema molto serio: dipende da una coalizione di piccoli partiti tra i quali i comunisti non riformati, contrari alla liberalizzazione del mercato e alle privatizzazioni». Per di più, spiega l’editoriale, «molti italiani non riconoscono quanto sia malata la loro economia».

Con queste premesse l’Italia rischia di sprofondare come fece l’Argentina? «Penso che la gente in Italia abbia un livello di vita che conta sul passato, non sul presente, proprio come succedeva agli inglesi negli anni Sessanta e Settanta. Però non siamo noi a citare l’Argentina, l’esempio l’ho sentito fare da diversi amici italiani. E questo è un segno di comprensione della gravità del rischio».
Micklethwait, 43 anni, è stato capo dell’ufficio dell’ Economist a Los Angeles e New York prima di tornare a Londra. Che idee hanno gli americani di Berlusconi e Prodi? «Su Berlusconi ci sono due visioni: uno dei migliori alleati, con Blair. Ma anche la percezione che si tratti di un personaggio capace di fare errori come quello di parlare di "crociate"». E Prodi? «Conoscono il suo disegno di costruzione europea, e questo per gli Stati Uniti è un problema. Ma non lo temono, lo conoscono bene e non lo ritengono un possibile traditore dell’alleanza. Non lo immaginano come uno Schröder o un Villepin».
Micklethwait saluta. È un uomo rilassato, ma ha preso il timone di un transatlantico dell’informazione che oggi si aspetta di vendere non meno di un milione e centomila copie nel mondo. Le altre due copertine? «Per l’Asia il caso thailandese e per Usa e Gran Bretagna il soft paternalism dei governi, un tema di cui si parlerà molto».

Guido Santevecchi

Se lo dice anche L'Economist... [SM=x751530]
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