Verità
00martedì 8 febbraio 2005 15:32
La vittima è un imprenditore piemontese e sei famigliari
Gli ostaggi in cantina, poi fuggono con 5.000 euro e un Rolex
Ritorna la banda delle ville
Una notte sotto sequestro
Tra i rapiti anche quattro bambini, il più piccolo di tre anni
RIVAROLO (Torino) - Una notte intera insieme ai sequestratori. Un imprenditore piemontese, sua moglie, il figlio, la nuora e i tre nipotini sono le ultime vittime della "banda delle ville". Quattro banditi, armati di pistole e spranghe, li hanno picchiati e minacciati di morte. Con una spranga di ferro hanno colpito alla testa il capofamiglia. Volevano i soldi custoditi nella cassaforte. Sono scappati quand'era già giorno, portandosi via orologi d'oro e 5.000 euro e prima di scappare, hanno chiuso l'intera famiglia nella cantina.
Questa volta è toccato alla famiglia dell'imprenditore Ezio Bersano, 54 anni, titolare di un'azienda meccanica a Rivarolo, un paesone diviso tra la vocazione industriale e le radici contadine, a quaranta chilometri da Torino.
Ieri sera, intorno alle otto, con il volto nascosto dai passamontagna quattro malviventi hanno scavalcato il muro di cinta della villa e con la minaccia delle armi hanno sequestrato l'imprenditore e i suoi famigliari, in tutto sette persone. C'era la governante e la nuora dell'industriale con i nipotini che hanno poco più di tre anni.
Hanno arraffato tutto ciò che c'era da arraffare: gli anelli e gli orologi che indossavano le vittime, un Rolex custodito nella cassaforte, i contanti che avevano nel portafoglio. "Volevano tutto", hanno ricordato ai carabinieri le vittime ancora spaventate.
L'imprenditore è stato pure colpito alla testa, ma la ferita non è grave. E' il terrore che hanno vissuto per tutta la notte la ferita che difficilmente rimarginerà nei cuori delle vittime, soprattutto nel cuore dei più piccoli dei sequestrati.
Proprio oggi, la squadra mobile di Firenze ha arrestato una banda di sette albanesi specializzati nelle rapine delle ville. Avrebbero compiuto almeno 25 rapine e rubato 20 auto. La banda operava in Toscana ed era in contatto con un'organizzazione malavitosa del Paese di origine, che si occupava di immettere i veicoli rubati sul mercato albanese.
(8 febbraio 2005)