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Parla Fernanda Tuccillo, dirigente in prima linea di un istituto napoletana e componente
della commissione ministeriale "Scuola e legalità". "Crescono senza regole..."
"Basta minimizzare: non è bullismo
quei ragazzi sono cattivi e violenti"
di BIANCA DE FAZIO
NAPOLI - Il video con le violenze al ragazzo disabile, nella scuola di Torino, "è il risultato di quel che stiamo dando come cultura ai nostri figli. Li lasciamo crescere senza regole, piazzati avanti a tv e videogiochi. Così la violenza diventa, per loro, normalità. Fanno a botte anche tra ragazzi che si vogliono bene. Anche tra amici. Solo per gioco. E sono capaci di raccontartelo sorridendo".
Fernanda Tuccillo è dirigente di una scuola napoletana. In prima linea da anni, al punto da esser stata chiamata a far parte della Commissione ministeriale voluta da Fioroni su "scuola e legalità". "La violenza è entrata nel quotidiano dei nostri ragazzi - spiega - Ed è colpa soprattutto della tv e dei videogiochi".
Detto così, sembra non esserci scampo, a meno di non voler fantasticare su bambini che smettano di guardare la televisione.
"Ma non è detto - replica la Tuccillo - che non si possa incidere sulla programmazione. Quanto alla scuola, ha le sue responsabilità, ma sulla violenza giovanile bisogna fare i conti con tutti i 'dipartimenti' del Paese. Anche con le famiglie: ci sono mamme 'attente' che preferiscono che il bambino sia immobile a casa davanti alla tv piuttosto che corra nel cortile e sudi e prenda freddo".
Ma alla violenza vista sullo schermo, può, la scuola, opporre qualcosa?
"Può tenere i bambini il più possibile lontano da queste logiche di violenza, anche quando sono familiari. Può creare una coscienza negli insegnanti, innanzitutto, e quindi negli alunni: lo studente che è oggetto di attenzione, il bambino o il ragazzo col quale i prof usano le parole giuste, più difficilmente si lascerà andare alla violenza".
Sembra un invito buonista, ma Fernanda Tuccillo è tutt'altro che incline a questo atteggiamento: "Viviamo in una società troppo permissiva. Noi adulti, noi educatori, noi insegnanti, non possiamo più essere conniventi con l'assenza di regole. Ai piccoli, ai ragazzi, va insegnato il senso del dovere. E invece siamo circondati da bambini cui tutto è consentito. Nel caso della scuola di Torino, il campanello d'allarme non è suonato in tempo: la violenza di quei ragazzi doveva essere precedente all' episodio odioso contro il compagno disabile".
E se il padre della giovane vittima sostiene che "il termine bullismo non rende l' idea della violenza che c'è nelle scuole", Fernanda Tuccillo rincara la dose: "Ma quale bullismo! Quella è vera e propria violenza. Il rischio è che parlando di bullismo si tenda a minimizzare, a limitare queste manifestazioni di prevaricazione ad un periodo circoscritto della crescita dei ragazzi. E invece no. L'episodio di Torino ci racconta di ragazzi non solo violenti, ma cattivi. E lo ripeto, la colpa è anche di una società troppo permissiva, dove nella generale decadenza dei valori è venuto meno anche il concetto di famiglia. I ragazzi hanno altri aggregati sociali, non più la famiglia. Hanno il branco"
"Ma torniamo alla scuola. Da dirigente mi chiedo: l' istituto dove è avvenuto il fatto lavora davvero all'integrazione dei disabili? Ci sono progetti che vedano fianco a fianco alunni 'normodotati' e handicappati? Gli insegnanti di sostegno possono contare su un team di classe con cui condividere le strategie per l' integrazione del disabile, o sono a loro volta emarginati e vissuti come quelli cui scaricare gli studenti più deboli?"
(16 novembre 2006)
Nella mia vita scolastica ho visto tante volte che, di fronte alle prepotenze dei soliti bulli, insegnanti e presidi si chiudevano entrambi gli occhi, o addirittura giustificavano le prepotenze minimizzandole. Comunque, nella mia scuole, la cosa piú grave che poteva capitare di norma era l'estorsione del pizzo ai primini, una pratica che tra l'altro andò perdendosi col tempo. Ma, passando accanto ad un'altra scuola, un mio amico ed io dovemmo scappare di corsa per sottrarci alle botte che ci voleva regalare una baby-gang di pluriripetenti per "aver violato il loro territorio".
Nell'espansione di questi fenomeni per me ha senz'altro un ruolo negativo la televisione, ma non per via di film e telefilm violenti, piuttosto con quei volgarissimi programmi e reality show come "Uomini e donne" e "L'isola dei famosi". Ed anche l'assenza e/o la degenerazione delle famiglie, come nei casi di quei genitori che si rivolgono al TAR perché ai propri figlioli vengano annullate le meritate bocciature.
Per me non è affatto buonista l'intervistata: sono buonisti (nel senso deteriore, ovviamente) tutti quelli che dicono "sono ragazzi fragili... vanno compresi". Sí! Fragili! Si prendano un pugno nello stomaco da questi ragazzi, cosí capiranno se quel pugno è fragile e chi lo dà ha bisogno di comprensione! Sono stufo di vedere che i carnefici sono fatti passare per vittime: ancora un po' e si dirà che la colpa era di quel disabile che non doveva offendere la vista di quei delinquenti con la sua presenza!
Scusate per lo sfogo, ma ci voleva.