Il Guardasigilli: "Il testo è in fase di elaborazione, forse il ddl già in Cdm venerdì"
Le ipotesi: limitarne la durata a 3 mesi e usarle solo nel caso dei reati più gravi
Alfano: "Il Paese è sotto controllo
ogni anno 100 mila intercettati"
Veltroni: "Strumento fondamentale, ma inaccettabile che tutto finisca sui giornali"
Lo scorso anno 125 mila "spiati". Di Pietro: "Se vietate, chiederemo il referendum"
ROMA - Tutti spiati. "Secondo un calcolo empirico la grandissima parte del Paese è intercettata" e l'"abuso" della pubblicazione sui giornali, delle conversazioni telefoniche disposte dalla magistratura, "è un fatto acclarato e condiviso". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che apre al dialogo ma tuttavia deciso ad andare avanti, ribadisce che il governo vuole chiudere presto la partita intercettazioni. Il testo - dice il ministro, nel corso della audizione in commissione Giustizia alla Camera - è "aperto", vale a dire in fase di elaborazione. Ma l'obiettivo è fare in fretta. "Non escludo che il ddl possa andare nella seduta del Consiglio dei ministri di venerdì". Resta il nodo politico della lista dei reati per i quali sarà possibile o meno intercettare.
I tecnici al lavoro. Corruzione e concussione saranno esclusi o no? Alfano fa sapere che, a partire da domani, incontrerà gli alleati, la Lega Nord innanzitutto, viste le perplessità (seppure "a titolo personale") espresse in proposto dall'ex Guardasigilli Roberto Castelli. Per ora al ministero della Giustizia i tecnici stanno lavorando all'innesto del ddl Berlusconi del 2005 con quello Prodi del 2007. Su quest'ultimo si è lungamente soffermato Alfano, nella sua audizione, ricordando che molti divieti erano previsti già da quel testo (incluso il carcere fino a 3 anni per chi diffonde o viene in possesso in modo illecito di atti coperti dal segreto, oltre a un'ammenda da 10 mila a 100 mila euro per i giornalisti).
Le ipotesi. Di quel ddl si vorrebbe utilizzare - secondo quanto si apprende da fonti di via Arenula - il limite temporale della durata delle intercettazioni (probabilmente 3 mesi), mentre al momento si punterebbe a circoscrivere la praticabilità alla lista dei reati più gravi indicata da Berlusconi (tra cui mafia e terrorismo). Non si esclude tuttavia la possibilità di innalzare il tetto della pena edittale (ora fissato a 5 anni) anzichè adottare il criterio della lista dei reati. "Nessuno vuole arginare l'azione della magistratura o comprimere le indagini, ma - precisa Alfano in commissione Giustizia - è accaduto spesso che il codice sia stato violato" senza alcuna conseguenza.
Oltre 100 mila "spiati" l'anno. Tutti, spiega Alfano, insistono sulla necessità di difendere la privacy e di ridurre i costi delle intercettazioni, la cui spesa è aumentata del 50% dal 2003 al 2006. Per non parlare degli obiettivi: nel 2007 gli "spiati" sono stati circa 125 mila, ma se si considera che "le persone intercettate fanno o ricevono mediamente 30 telefonate al giorno, si arriva a tre milioni". E, continua il Guardasigilli, "se si moltiplica per un il numero 'n' di giorni di intercettazioni, probabilmente è intercettata una grandissima parte del nostro Paese".
Le reazioni. Al momento, precisa Roberto Maroni, "ho letto solo le anticipazioni giornalistiche, venerdì è previsto il Consiglio dei ministri, farò le mie valutazioni". Il segretario del Pd, Walter Veltroni, conferma che le intercettazioni "sono uno strumento fondamentale per contrastare ogni attività illegale" ma anche che "non è accettabile che tutto questo finisca sui giornali". Giusto regolamentarle "ma senza imbavagliare", dice il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Che aggiunge: "Se si riparte dal ddl in Parlamento, si può trovare la strada. Altrimenti c'è il rischio di esagerare". Più dura l'Italia dei Valori. Con Antonio Di Pietro che ribadisce: "Le intercettazioni telefoniche stanno alla lotta alla criminalità come il bisturi sta al chirurgo in sala operatoria. Sono necessarie per curare il malato dal male". Se verranno vietate, raccoglierà le firme per un referendum abrogativo. Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, stigmatizza "la disinvoltura con la quale si vuole affrontare la materia delle intercettazioni che va ridimensionata", quindi "prima di azzuffarci c'è bisogno di conoscere il contenuto del provvedimento".
Il no della Fieg. A bocciare l'impianto del governo è il mondo dell'informazione, con il presidente della Fieg, Boris Biancheri, che avverte: "Limitare le intercettazioni alle indagini relative a reati di terrorismo e criminalità organizzata non mi sembra affatto una buona idea. Un sequestro di persona o la corruzione di un pubblico ufficiale che non hanno connessioni con mafia o camorra non sono meno gravi per questo".
(9 giugno 2008)
Se escludono l'utilizzo di intercettazioni per i reati di corruzione e concussione fanno l'ennesima porcata,sarebbe veramente una comodità per i politici corrotti.
Secondo me bisognerebbe solo inasprire le pene per chi pubblica intercettazioni in cui si scrive quante volte vanno al cesso gli intercettati.