Ai Musei Capitolini la scultura lignea dalle terre russe

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vanni-merlin
00venerdì 7 luglio 2006 00:50
30 giugno 2006
Ai Musei Capitolini la scultura lignea dalle terre russe

di Celestina Dominelli
Due universi, Oriente ortodosso e Occidente cristiano, mai così vicini.
Accomunati da un’analoga tensione verso il sacro che prende le mosse, di là del Volga, da una tradizione popolare intrisa di cultura animistica. Perché la mostra “Scultura lignea dalle terre russe. Dall’antichità al XIX secolo”, promossa dal Comune di Roma e da Banca Intesa, in collaborazione con la Fondazione Internazionale di studi umanistici “Tolleranza” di Mosca, apre una finestra su un mondo in bilico tra paganesimo e religiosità.
Sessanta testimonianze della plastica lignea russa per la prima mostra europea dedicata a un’arte pervasa da intensa spiritualità. Che approda a Roma, ai Musei Capitolini, fino al 27 agosto, poi a Vicenza, alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, dal 9 settembre al 5 novembre. Due tappe per conoscere da vicino sessanta capolavori, provenienti dai più importanti musei russi, giunti in Italia in virtù dei rapporti che Banca Intesa intrattiene con alcuni prestigiosi istituti moscoviti. Il Museo del Cremlino, che quest’anno festeggia i duecento anni di vita, ma anche la Galleria Tret’Iakov e il Museo storico statale di Mosca. Una nuova tappa del percorso di approfondimento culturale dei temi del sacro che il gruppo bancario di Giovanni Bazoli ha avviato sin dal 2000. E che ruota attorno ad un’ampia e articolata collezione di icone russe dipinte, di proprietà dello stesso istituto, in mostra permanente presso le Gallerie vicentine.
«L’esposizione – spiega il sindaco di Roma, Walter Veltroni – offre uno sguardo ampio che, spaziando dall’antichità al XIX secolo, è in grado di documentare non solo le trasformazioni e i passaggi filologici, ma l’evoluzione di un linguaggio artistico che ha costituito la base dell’espressione popolare russa». Una galleria di sculture policrome e intagli ornamentali, utilizzati sia nell’arredo del tempio che nella decorazione degli edifici laici. Una delle pagine, spiegano gli allestitori della mostra, meno studiate della cultura popolare della Rus’. Dove la plastica è plurisemantica e estremamente semplice nei mezzi tecnici impiegati, ma custodisce al suo interno un immutabile sistema di tradizioni, immagini e forme, tecniche e procedimenti. Che esprimono una generale ricerca del sacro. Perché sacro, per l’uomo russo, è il significato del legno che modella con straordinaria maestria dando vita a raffigurazioni dotate di una particolare forza interiore. In un percorso espositivo che spazia da idoli pagani e decorazioni preistoriche, attraverso cui l’uomo-scultore protegge se stesso e la propria dimora dalle forze del male, a tabernacoli, croci di Cristo, a innumerevoli declinazioni della “Madre di Dio” e di “San Nicola”, le cui immagini erano trattate alla stregua di vere e proprie spoglie del santo.
«Le sculture lignee – sottolinea Anna Ryndina, tra i curatori della rassegna insieme a Galina Sydorenko e Carlo Pirovano – sono rimaste per molto tempo indecifrabili anche per gli storici russi e molto di esse sembravano appartenere al periodo pagano». Da cui presto invece si distaccano stabilendo legami profondissimi con la tradizione religiosa bizantina e cattolica. Un intreccio che ha lasciato dietro di sé pochissime tracce. Non solo a causa della deperibilità del materiale di realizzazione, ma anche per i veti posti alle sculture sacre all’epoca di Pietro il Grande. Un tentativo di bloccare l’espansione di un’arte considerata pericolosa perché troppo vicina alla sensibilità occidentale, in cui la plastica riveste un ruolo centrale. E dalla quale la scultura lignea della Rus’ finirà comunque per subire pesanti influenze, con icone intagliate che coniugano sempre più di frequente scene della vita di Cristo e dei santi con un repertorio arcaico estremamente suggestivo. Dove centrale, evidenzia Carlo Pirovano, è il valore simbolico ancestrale dell’albero, albero della vita e della salvezza ma anche albero della seduzione e del timore. Da sempre ricettacolo di significati ambivalenti nell’immaginario religioso. Dove l’albero è fonte di conoscenza ma, al tempo stesso, sorgente di seduzione e inganno, «perché proprio cogliendo i suoi frutti - spiega Galina Sydorenko – Adamo ed Eva commisero il peccato originale».

“Scultura lignea dalle terre russe. Dall’antichità al XIX secolo”
Palazzo Caffarelli – Musei Capitolini, Roma
Fino al 27 agosto
Curatori: Carlo Pirovano, Galina Sydorenko e Anna Ryndina
Catalogo: Electa
Biglietti: 4,50 euro (intero); 2,50 (ridotto)
Info: tel. 06 82059127 – www.museicapitolini.it

da: www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1954429562&chId=30&artType=Articolo&DocRulesVie...

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