Traducendo letteralmente la parola Adiemus, ciò che avremo è 'we will draw near'
Ma la filologia e la linguistica non riescono a tradurre quel grumo di musica e di voci che caratterizzano la loro arte.
Sin dal primo album, Songs of Sanctuary, che vide la luce nel 1995, la peculiarità degli Adiemus fu chiara:la loro musica si appoggiava ad influenze classiche ed etniche, i testi erano scritti foneticamente: usati cioè come se fossero strumenti veri e propri.
La vetta di celebrità fu raggiunta quando una nota compagnia aerea decise di scegliere proprio la traccia Adiemus, eterea e vasta, per rappresentarne il volo.
Le influenze etniche e tribali più visibili sono rivisitate secondo una idea di circolarità che abbraccia tutto quello che riesce ad essere proprio e nel contempo comune all'umanità.
È così possibile sentire nella voce di Miriam Stockley e nei cori l'ampiezza e la vastità degli oceani, l'arsura e la freschezza del battere di un pendolo nei deserti, il senso del tempo.
Gli orizzonti sono ampi e sempre più corali, sinfonici, voci che scivolano nell'indistinto, etnici e al contempo ugualmente vibranti del calore proprio della terra che adombrano. Sia essa l'Africa, l'Irlanda, la Spagna, l'Italia o qualunque altra.
Persino in questo album, The eternal knot, dedicato ai Celti, il popolo delle gighe e della lingua gaelica è ben lontano dall'essere presente, eppure è semplice comprendere che, più dei ritmi, più degli arrangiamenti, ciò che vive è la cultura cosmopolita dei Celti, quella capacità di adattare il proprio modo alle condizioni più mutevoli e diverse. In una parola gli Adiemus raccolgono l'essenza celtica e la rendono eterna.
Eterna come il Nodo che non ha inizio né fine, caratteristica decorazione dei libri di matrice celtica, il cui significato, secondo teologi e mistici, risiede nel simbolo dell'infinitezza di Dio, nell'assenza di confini spazio-temporali di una cultura che è capace di restare in-definita.
Ma è anche il simbolo degli stessi Adiemus: in esso si rispecchia la continuità nel cambiamento e viceversa.
Tutto l'album è infatti pregno di sonorità note, pur modellate e accorpate con invenzioni sempre nuove, tutte riferite a storie irlandesi per lo più, miti, leggende, storie narrate con la dolcezza e la delicatezza di un suono che scivola e diventa canto e parola, che si fa coro e prende corpo rivivendo dentro gli occhi di chi la ascolta.
http://www.musicaceltica.it/adiemus.htm
Ascoltatevi adiemus assolutamente,non ve ne pentirete