Addio a Vito Taccone una testa matta del ciclismo

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vanni-merlin
00martedì 16 ottobre 2007 00:53
Scazzottate, cadute, polemiche: fu un personaggio negli anni '60
Diventato imprenditore, si sentiva vittima di un errore giudiziario

Addio a Vito Taccone una testa matta del ciclismo

E' morto d'infarto pochi giorni dopo essersi incatenato in tribunale


Vito Taccone

AVEZZANO (Aq) - Addio a Vito Taccone, estroso personaggio del ciclismo degli anni '60, stroncato da un infarto pochi giorni dopo essersi incatenato al cancello del tribunale: chiedeva che un processo nei suoi confronti venisse svolto in fretta. Accusato di ricettazione di vestiti rubati, si professava innocente.

Ai tempi del ciclismo, lo chiamavano il "Camoscio d'Abruzzo". Figura anomala di scalatore nato nel cuore d'Italia, Taccone fu un grande polemista, ai tempi del Processo alla Tappa condotto da Sergio Zavoli. Era nato ad Avezzano il 6 maggio del 1940. Nel 1961 vinse il Giro di Lombardia. Nel 1964, durante il Tour, venne accusato di aver provocato diverse cadute negli arrivi in volata per i suoi scatti scomposti.

Il soprannome gli venne affibbiato non solo per le sue doti di scalatore, ma anche per il suo carattere irruento. Celebre la scazzottata con il corridore spagnolo Fernando Manzaneque.

Finita l'attività agonistica intraprese varie attività (c'è anche l'amaro Vito Taccone) rimanendo un personaggio popolare "dal cuore d'oro" come tutti lo ricordano. Attualmente era titolare di un'azienda per abbigliamento sportivo, la stessa per la quale era rimasto invischiato nell'inchiesta della magistratura.

Arrestato il 14 giugno con altre 11 persone con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al commercio di capi d'abbigliamento con marchi contraffatti o provento di furti, Taccone si è sempre dichiarato innocente e "vittima" dell'inchiesta le cui indagini erano state condotte dalla Guardia di Finanza.

"Non voglio fare la fine di Enzo Tortora", disse la settimana scorsa incatenato al tribunale dove poi fu ricevuto da un giudice che gli garantì un processo in tempi brevi. "Oggi - disse confortato da quell'incontro - ho potuto constatare l'umanità di persone di cui a volte ci si fanno concetti sbagliati. Vedrete - aggiunse - che dimostrerò presto la mia innocenza".

Ma non ha avuto tempo, Taccone. Gimondi lo piange come personaggio "di un ciclismo che non c'è più".


(15 ottobre 2007)


da: www.repubblica.it/2007/10/sezioni/sport/vito-taccone/vito-taccone/vito-tacc...


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