TuttaColpaDelCielo, 07/11/2011 21.27:
A me dispiace che sia morto, ma comunque uno che corre lo deve mettere in conto. Se uno fa le corse clandestine se l'è meritato, se era famoso no, poverino, non lo meritava...
Io lo trovo stupido, morire così, ed egoista. Posso morire per un ideale, ma per andare in moto?
Edit: scusate, nella fretta temo di essermi espressa male. Ciò che intendo dire è che Simoncelli guidava in modo oggettivamente poco prudente, come testimoniano le numerosissime cadute sue e provocate ai colleghi. Non disprezzo il motociclismo, sono una discreta appassionata, ma non si può dire che non sia pericoloso.
Questo non significa assolutamente che Simoncelli o qualcun'altro meriti di morire in una corsa, ma di sicuro non è una possibilità che non hanno mai preso in considerazione, tanto più che chi corre come faceva lui si espone molto di più agli incidenti, o rischia di provocarne. Io una guida del genere spesso l'ho trovata irresponsabile, e morire per questo ritengo sia stupido (nel senso di evitabile) ed egoista.
Sono dispiaciuta della sua morte come lo sono di un qualsiasi altro giovane, il modo in cui è morto non toglie (o aggiunge) nulla a ciò che provo, ma continuo a pensare che fosse in qualche modo prevedibile.
Guarda, per una parte di post ti seguo, per il resto no.
La morte di Simoncelli è stata quello che è stata: un rischio calcolato che purtroppo si è avverato.
Magari le fanfare e il sensazionalismo sono esagerati, ma è anche vero che molti piloti hanno spontaneamente concesso l'onore delle armi.
Simoncelli era un professionista che penso, come tutti, tenesse in conto dei pericoli del mestiere, e, nonostante tutto, ha continuato a fare quello che gli piaceva. Oppure l'avrà anche fatto per i soldi, o per il successo, ma almeno è stato coerente.
Morire per una moto? Può sembrare stupido, ma la storia sportiva è piena di pazzi pronti a tutto pur di portare a termine quello che si erano prefissati. Per molti è giusto e doveroso che l'attimo catturato durante un sorpasso sia giudicato come meno meritevole di un qualsiasi ideale. Cavolo, ma anche competere può diventare la forza generatrice di una persona.
Non è bello, non è altruista, ma forse è più onesto di un militare che parte per "proteggere la patria" quando l' unica cosa che gli interessa è la paga. E' una questione di scelte. Sono stupidi gli alpinisti che ogni anno sfidano le vette sapendo di rischiare tantissimo? Sono stupidi i velisti, i piloti, i pugili che si giocano gli occhi e il cervello ad ogni round?
Da un punto di vista puramente razionale sì.Perché uno deve arrivare a rischiare la vita per un gioco? Il fatto è che non tutto può essere spiegato razionalmente, specialmente nello sport dove sono molto più importanti la passione, l'impeto e il coinvolgimento.
Se si usa il senso comune quel che resta del calcio sono ventidue cretini che rincorrono un pallone su e giù per un prato. Seguendo il buon senso tutti gli sport estremi dovrebbero essere vietati per legge perché ledono la sicurezza di una persona. Anche guidare in modo spericolato è dannoso, ed evitabile. Ma chi traccia la linea? Qual è il limite entro il quale una morte è un rischio facente parte del pacchetto o un' azzardo stupido ed egoista? Tutto comporta una certa dose di rischio.
Lo dirò ancora: Simoncelli era perfettamente conscio dei pericoli che correva,e, come ogni professionista nella una posizione avrà fatto due più due e deciso che il gioco valeva la candela.
Non è un eroe, né un martire, ma perché è egoista?