Abolizione delle province

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marcox2110.
00venerdì 21 novembre 2008 13:51
doppioni su doppioni: l'economia cresce o crescono solo i voti del partito?
Apro una discussione su quest'argomento che ha vivacizzato alcuni 3d sul forum..

E' giusto che nel raggio di 50 km ci siano:
- 2 terminal crociere
- 4 terminal contenitori
- 2 politecnici di ingegneria
??


mi sto riferendo a Savona, città che negli ultimi 10 anni sembra, più che voler portar via al capoluogo alcune funzioni strategiche, volerne creare doppioni su doppioni. Forse sotto la torretta non hanno molta fantasia, ma mi sembra assurdo e illogico che due aree urbane, peraltro appartenenti di fatto alla stessa area metropolitana, pianifichino le strategie in modo completamente scoordinato, divertendosi a portarsi via le attività l'una dall'altra.
Basti pensare anche solo al progetto di ampliamento del reparto pediatrico dell'ospedale San Paolo, ma mi chiedo io, c'è già il Gaslini perchè voler creare un entità mezza monca?

Io credo che in Liguria abbiano molto da imparare dalla Lombardia, dove l'area da Novara a Bergamo, su fino a Como e Varese, giù fino a Lodi e Pavia stanno pianificando il territorio e i suoi servizi in modo sinergico, chi l'università di medicina, chi quella dell'ambiente, chi quella economica ecc.. persino la Fiera di Bergamo hanno deciso di ridurla sensibilmente a favore dell'unico, GRANDE, polo del territorio, la Fiera di Rho.

Purtroppo qui siamo anni luce, sembra di essere nel medioevo dove i guelfi e i ghibellini non vedevano l'ora di portare cibo e denaro sotto il proprio campanile, senza accorgersi che la torta da spartire era ben più piccola di quanto si credessero.
euge1893
00venerdì 21 novembre 2008 14:22
Non è che Savona è cattiva o che Genova è matrigna, manca (come spesso accade in Italia) una cabina di regia per razionalizzare i servizi offerti dal territorio, nell'ottica di ottenere buoni servizi al minor prezzo possibile.
Il ruolo, istituzionale o di semplice moral suasion dovrebbe essere esperito dalla Regione, a mio parere, che tuttavia brilla per la sua assenza in questo genere di affari (e non solo).
L'esempio dell'Università è eclatante, ma si potrebbe portare l'esempio delle Autorità Portuali: una per ciascuna per Genova e Savona, quando se ve ne fosse solo una si potrebbero specializzare le attività di tutti i terminal di cui dispongono gli scali della nostra area metropolitana.
marcox2110.
00venerdì 21 novembre 2008 14:32
Re:
euge1893, 21/11/2008 14.22:

PER FAVORE NON QUOTARE SE NON STRETTAMENTE NECESSARIO. GRAZIE [SM=x1710460]




Sono d'accordo, la mancanza di pianificazione unito al mix dell'ignoranza della popolazione locale che crede che l'operazione Costa a Savona sia, a Genova uno scippo e a Savona un vantaggio, non giova all'economia di tutto il territorio. E' un cocktail micidiale ed esplosivo.

Fosse per me suddividerei le attività principali delle due province in

Albenganese: turismo e agricoltura
Savonese-Bormida: industria e portualità da essa derivata
Genovese: industria high tech, logistica portuale e turismo
Tigullio: turismo

tutte le pianificazioni, dai PTC ai PUC dovrebbero fondarsi su prinicipi finalizzati ad un piano regolatore generale riferito a queste 4 aree e alle economie sopracitate ispirato.



heavystone
00venerdì 21 novembre 2008 16:55
Sono perfettamente d'accordo con voi...
Secondo me una settorialità dovrebbe esserci se no qua come si va avanti?

Se la Regione si spartisse dei compiti ben precisi tutto funzionerebbe se non in maniera eccellente, almeno buona.
Nel lavori ognuno fa il suo e spesso le cose funzionano.

Se poi vogliamo parlare dell'italia intera vediamo come tutti i nostri porti cerchino di spicchiare quando per esempio, nella vicina Francia, si sente quasi sempre solo il porto di Marsiglia o in Spagna Barcellona o Valencia.
lordtiranus
00domenica 14 agosto 2011 10:50
Sembra che, visto il periodo di crisi nera, si cominci a parlare "seriamente di questa mossa". Le prime a saltare dovrebbero essere tutte quelle di recente istituzione ma in generale rischiano tutte le province con meno di 300k abitanti che, news dell'ultim'ora, non corrispondano ad un territorio superiore ai 3 mila km2.

In Liguria ci troveremo in un caso a dir poco kafkiano, con la sparizione di tre province (Imperia, Savona e La Spezia) in quanto non hanno i requisiti necessari sia in termini di popolazione sia di estensione territoriale, resterebbe solo Genova (la cui provincia è poco sensata di per sé considerando il peso della città con i restanti comuni) e la Regione; in mezzo una selva di comuni e a volte micro comuni. Nonostante sia una direzione da prendere IMO, l'abolizione delle province fatta "tirando una riga" dove chi è dentro è dentro mi sembra veramente l'ultima mossa disperata di un governo che va a braccio, senza la minima serietà istituzionale per applicare simili cambiamenti strutturali allo "scheletro" statale.
Dacos
00domenica 14 agosto 2011 18:50
Per fare le cose seriamente avrebbero dovuto abolirle tutte: secondo me in questo modo non hanno fatto altro che scatenare i soliti campanilismi italiani e, per fare un esempio che ci riguarda da vicino, in Liguria sono già iniziate le "minacce" con Imperia che parla di unirsi a Cuneo e La Spezia che ricomincia a parlare di Lunezia (io, in questo caso, vorrei capire cosa ne pensano alle Cinque Terre...). Poi non è chiaro se queste province potranno unirsi a formarne altre più grandi o spariranno e basta.

Più intelligente è forse la riforma dei comuni: se ho capito bene il testo del decreto, non si tratterebbe di una fusione totale ma i piccoli comuni manterrebbero i loro sindaci, eletti direttamente, che formerebbero il consiglio dell'unione comunale che prenderebbe il posto di tutti i consigli comunali ed eleggerebbe il presidente e la giunta tra tutti i sindaci. Un modo per ridurre le poltrone e unire le forze senza cancellare completamente realtà che magari hanno una storia secolare.
sandro.raso
00lunedì 15 agosto 2011 08:10
Ne hanno parlato ieri al TG3, intervistando anche alcuni Sindaci dalle mie parti.

Come è stata messa giù è una assurdità: nei piccoli Comuni le "poltrone" costano pochissimo, e non di rado Sindaco ed Assessori sono personalmente impegnati per il bene della comunità, anche con lavoro manuale volontario.
Ben altre sono le "poltrone" da abolire per risparmiare.
Se dipendesse da me, io abolirei piuttosto le Regioni e accorperei qualche Provincia, in modo da evitare l'eccessiva frammentazione che è stata fatta: a titolo di esempio, quando andavo a scuola in Sardegna c'erano 3 Province, ora sono ben 8, mentre in Liguria erano 4 e tali sono rimaste (ogni tanto si parla di Chiavari e Albenga, ma poi il discorso muore sempre lì).

La Spezia: stanno riaffiorando vecchie "ruggini", Fiasella propone di accorpare il Tigullio, invece l'alta Val di Vara (Varese Ligure, Maissana) ogni tanto vorrebbe passare (o ripassare) sotto Genova.

Addirittura alcuni parroci di mia conoscenza non hanno ancora digerito la ristrutturazione delle Diocesi del 1959, che era necessaria, infatti era assurdo che il Vescovo di La Spezia - Sarzana - Brugnato fosse competente su Sestri Levante e quello di Chiavari su Portovenere... e quei parroci che già erano tali nel 1959, quindi parliamo di gente sugli 80 anni, già manovrano per passare con la Toscana.
papupi
00lunedì 15 agosto 2011 18:31
sono molto scettico sull'abolizione delle province.
Sui comuni, credo che gli accorpamenti non mancheranno.
Il Celle
00lunedì 15 agosto 2011 23:46
In generale sono piuttosto scettico riguardo il taglio degli enti locali, per risparmiare i costi della politica vedrei meglio tagliare un po' di ministeri e, soprattutto sottosegretari, e eliminare completamente gli stipendi ai politici lasciandogli il solo gettone di presenza.
Riguardo all'abolizione delle province penso che essa possa avere un senso solo con la creazione di comunità di comuni e comunità urbane (sul modello francese grosso modo) che unifichino servizi e competenze in materia di pianificazione e gestione del territorio. Ovviamente i consorzi di comuni devono avvenire per ragione squisitamente geografiche-territoriali e non politiche/partitiche (motivo per cui Imperia a parlato di unirsi a Cuneo e non alla rossa e più importante Savona).
euge1893
00martedì 16 agosto 2011 10:41
E' stato fatto un papocchio in pieno stile "itagliano".
Io non sono favorevole all'abolizione delle province, che a mio parere rispecchiano bene l'esigenza di un coordinamento intermedio. Piuttosto sarei favorevole ad un accorpamento di più regioni, in modo che sia possibile svolgere pianificazioni di più ampio respiro.
Ma poiché a chiacchiere tutti avvertono l'esigenza di abolire queste povere province, allora la cosa sia fatta integralmente, e non facendo figgi e figgiastri per compiacere gli interessi di qualche parte politica.
In ultimo, un pensiero a quel povero frustrato del presidente della Provincia de La Spezia: mi piacerebbe che chiedesse a Lerici, alla Val di vara, a tutta la Riviera da Portovenere verso ponente, a Sarzana, se anche loro condividono i suoi sogni bagnati e posticci di una Lunezia che non è mai esistita. Consiglio a questo signore di ripassarsi la storia della Liguria prima di parlare.
ralco
00martedì 16 agosto 2011 18:27
Io penso che il primo doveroso passaggio sia ridurre drasticamente, accorpandoli,i comuni, anche ben oltre i 1000 abitanti di cui si parla. Non hanno senso comuni con meno abitanti di un condominio, e non è vero che costano niente, perchè un comune vuol dire una complessa gestione amministrativa anche a carico dello stato ( c'è un Segretario e i bilanci del comune di Rondanina, ad es., vanno anch'essi alla Corte dei Conti come quelli di Genova).

Poi occorrerebbe ridurre, accorpandole e razionalizzandole, le Province, ma non penso abbia senso eliminarle. Può l'amministrazione di un Comune come Gavi Ligure dover andare sino a Torino alla Regione ogni volta che ha un problema di strade o di edilizia scolastica?

C'è comunque una ipocrisia di fondo: i costi di gestione delle province non sono tanto quelli dei loro amministratori o dei consigli, quanto quelli del personale : e quelli, o con l'etichetta della provincia o con quella della regione, purtroppo restano.
sandro.raso
00mercoledì 17 agosto 2011 07:57
E quando il personale viene soppresso/ridotto (come accaduto per molti servizi) e il tutto dato in appalto, i servizi peggiorano ed i costi aumentano!!!
Dagli ai dipendenti pubblici... qualcuno per esempio che licenziasse i 7 dirigenti superpagati dell'Agenzia del Demanio lo si troverà mai???
No... bisogna togliere l'impiegatuccio polivalente dell'anagrafe o il povero operaio che fa un po' di tutto... ma la volete capire o no che i risparmi vanno cercati altrove???
euge1893
00mercoledì 17 agosto 2011 09:59
I risparmi vanno cercati da tutte le parti, e per conto mio la prima cosa da tagliare sono le pensioni di anzianità, un lusso che non esiste in molti paesi d'Europa e che certamente non possiamo più permetterci, se vogliamo dare un futuro ai nostri figli.
Ciascuno mena l'acqua al suo mulino, ma non ha senso né fare di tutta l'erba un fascio e neppure fare la guerra fra categorie.
Nella pubblica amministrazione esistono eccellenze ma pure sprechi mostruosi e stipendi rubati (come - probabilmente - quei dirigenti ai quali accenni tu, non sei il primo che ne parla).
Qui però siamo OT, visto che il topic è dedicato alle province "in via di estinzione".
papupi
00giovedì 18 agosto 2011 11:05
in trentino 8 comuni si sono accorpati in uno unico.

Con riferimento a Ralco per Rondanina, questa potrebbe essere accorpata alla vicina Propata , Fascia con Montebruno, ecc.
Poi ci sono anche comuni con circa 100 abitanti come Portofino ... [SM=g27985]
giambo64
00martedì 23 agosto 2011 01:48
Sono pienamente favorevole all'eliminazione totale delle province, le regioni possono benissimo occuparsi di un territorio non certo enorme come quello italiano.
Le province possono restare sulle targhe delle macchine, l'importante è che spariscano come enti.
Anche i comuni vanno ridotti, e a mio avviso l'unica strada è quella del numero di abitanti, mille sono troppo pochi, io direi almeno duemila. I paesi continuano a mantenere il loro nome, anche se il comune è unico, non vedo problemi storici.
Poi sarei contentissimo se sparissero le circoscrizioni o le municipalità o come cavolo si chiamano, quell'insulsa istituzione che serve solo a rendere impossibile il governo delle grandi città.
Da noi hanno fatto più danni della grandine, soprattutto nel trasporto pubblico, se spariranno festeggerò.
papupi
00martedì 23 agosto 2011 10:01
da www.repubblica.it


IL CASO
Da Barolo a Gallodoro la rivolta dei Comuni cancellati dalla manovra
Un quarto degli ottomila centri italiani, quelli con meno di mille abitanti, rischia di essere soppresso. Insieme al loro patrimonio di storia locale, I sindaci pronti ad invadere Roma con una carovana di 600 bus

dal nostro inviato MAURIZIO CROSETTI

BAROLO - (cuneo) - Forse il borgo farà la fine di un grappolo d'uva, lo vendemmieranno e addio, un colpo di forbice e zac. Il numero magico, che invece magari è malefico, è 728: rappresenta gli abitanti di Barolo, il paese col nome del vino, anche se poi è il vino ad avere preso il nome dal paese per poi portarlo a spasso nel mondo. Chiedete a un ghiottone giapponese, domandate a un mangione svizzero, interrogate un santo bevitore tedesco. Barolo? Tutti avranno le pupille accese, come quando si guarda il bicchiere nel controluce di una candela, dentro il bel fresco di una cantinotta. La scure dell'articolo 16 della manovra sta per abbattersi su un comune piemontese su due: tu sì, tu no, è una tremenda roulette. In Piemonte, i piccoli borghi sono 597 su 1.206, così i sindaci hanno deciso di portare simbolicamente le chiavi del municipio in prefettura. Tenetele voi, qui non servono più.

Oppure, hanno pensato di noleggiare un torpedone, uno per cittadina, e così raggiungere Roma per dare voce ai villaggi di Asterix, in una colonna di quasi seicento bus. Li ascolteranno? Chissà. Ma la lezione "no Tav" della Val Susa dovrebbe insegnare che non si scherza con la gente di collina e montagna, con gli abitanti dei paesaggi d'uva e di pietra.

"Il nostro paese è un nome che significa storia, geografia, turismo, cultura, ottimo cibo e grandi vini, mica si può cancellare per decreto". Walter Mazzocchi, come si dice ancora da queste parti, è il primo cittadino di Barolo. Con la sua larga e rassicurante cadenza piemontese, racconta perché a Roma stanno prendendo "ciò per bròca", cioè lucciole per lanterne. "Il numero degli abitanti non può essere l'unico criterio per accorpare o meno i comuni. A Barolo arrivano persone da ogni angolo del pianeta, abbiamo il Museo del vino nel castello acquistato nel 1970 con una sottoscrizione popolare. Il municipio rappresenta un punto di riferimento, riflette una partecipazione che è civica, non politica, non partitica". E che alla collettività non costa nulla: "Perché tutti abbiamo rinunciato a indennità e gettoni di presenza: sindaco, assessori e consiglieri. Siamo un comune a costo zero, e come noi quasi tutti i borghi della provincia di Cuneo. Istituire una specie di sindaco podestà sarebbe un grave colpo per l'intero sistema democratico".

La via d'uscita non è l'accorpamento, ma l'unità d'intenti. "Da dieci anni ci siamo consorziati in 14 paesi, creando l'Unione dei comuni della collina di Langa. Questa forma associata ci permette di gestire servizi come il trasporto degli scolari, le mense, la polizia locale, i tributi e la difesa del suolo, senza che nessuno abbia perso la propria identità, né le prerogative amministrative".

Ci sono comuni che rischiano di essere tagliati per poche decine di abitanti, altri che si sentono più tranquilli ma fino a un certo punto, perché in collina si fa in fretta a perdere gente e certezze. A Roddi, 1.500 abitanti, c'è la sede dell'Università dei cani da tartufo: un centro di addestramento che è una miniera d'oro per la gastronomia nazionale. E il Comune ha stabilito, con delibera ufficiale, che Roddi ora diventa "il paese della poesia". Versi in bacheca di grandi autori, da Leopardi ad Alcmane, accompagnano il turista lungo le mura che salgono al castello. L'iniziativa verrà inaugurata domenica prossima, all'interno di un giorno dedicato interamente alla poesia. "Idee simili sono possibili nei borghi più piccoli", spiega il sindaco Roberto Giacosa. "Perché il turismo è fatto di tante cose, non è solo stare a tavola. La cultura è un tassello fondamentale della nostra proposta. Chi vuole tagliare i piccoli comuni, non si rende conto che così elimina un tessuto sociale fatto di operosità, volontariato e passione". Ed è bello salire nel borgo, leggendo sui mattoni l'attacco dell'Infinito, con gli occhi che si perdono oltre il parapetto, e il venticello che fa vibrare ogni lettera stampata sui fogli trasparenti. "Pensiamo che dare valore alla poesia, in questi tempi di prevalenza economica, sia un segno importante", dice il professor Giovanni Tesio, presidente del Premio Roddi.

La strada che taglia le colline di Pavese e Fenoglio, in un saliscendi da vertigine, lambisce vigne dove tra poco si comincerà a vendemmiare. Prima i moscati, poi gli altri bianchi. È stata una primavera caldissima, quindi le piogge inattese e di nuovo l'aria che bolle e il sole che cuoce: sarà una grande annata anche per i rossi, per i Nebbioli che rappresentano il petrolio di Langa. La realtà della provincia di Cuneo, chiamata Granda (è la terza più estesa d'Italia dopo Bolzano e Foggia, ha quasi 600 mila abitanti, però frazionati in decine e decine di sparuti borghi), racconta un paesaggio di enorme bellezza, ma anche di solitudine. Da qualche anno, grazie al vino è arrivata la ricchezza, ma sempre al prezzo di un lavoro durissimo, "perché la terra è bassa e la schiena si deve piegare", come dicono i contadini di qui. Non è più la Langa dei disperati, niente più malora ma Slow Food, eppure il segno della precarietà non è poi molto diverso dai tempi di Beppe Fenoglio e dei suoi giorni di fuoco.
"Perché camminiamo sulle uova, e il governo non ci aiuta". Gianni Galli, giornalista, è il sindaco di Murazzano, Alta Langa, 873 abitanti, dove alle viti si sostituiscono i noccioleti e il frutto più prelibato si chiama, appunto, "nocciola tonda e gentile": finisce anche dentro la Nutella, ed è detto tutto. Murazzano è inoltre il paese della robiola, da cui il famoso Murazzano Dop, uno dei nove a denominazione di origine protetta del Piemonte. Sono tesori grandi e fragili, succulenti e delicatissimi: basterà un decreto per farli soffrire?

"Ha ragione chi dice che Tremonti dovrebbe fare l'assessore in un piccolo comune per qualche settimana, così capirebbe. Qui non facciamo politica, ma cerchiamo di risolvere i problemi. Qui il sindaco si occupa anche di rifiuti e dei buchi nelle strade, fa promozione turistica e organizza gli scuolabus, senza trascurare i lampioni rotti. La gente mi ferma per la via e mi parla di cose pratiche, di questioni che possono sembrare minime e invece sono lo scheletro, l'ossatura di ogni comunità. Perdere il municipio, per un comune come Murazzano, significherebbe sentirsi isolati, senza punti di riferimento. Anche l'accorpamento è un'operazione azzardata, perché ci sono frazioni con poco o niente da spartire, esclusi, magari, i confini. Noi non siamo le zavorre d'Italia, e nessun amministratore pubblico percepisce un soldo. Io, come sindaco ho rinunciato a circa 1.300 euro lordi al mese, e nessun consigliere incassa il gettone di presenza". A parte che non si tratterebbe di un gettone d'oro da antico telequiz, semmai di un minuscolo rimborso pari all'inaudita cifra di 17 euro a seduta. Sono questi i numeri che rischiano di affossare l'Italia?

"Abbiamo calcolato che il costo delle amministrazioni dei piccoli comuni valga meno di 5 milioni di euro all'anno, cioè quanto undici deputati". Franca Biglio, sindaco di Marsaglia e presidente dell'Associazione piccoli comuni d'Italia, è colei che vuole organizzare il viaggio dei 597 pullman a Roma. E, si badi, non c'è neppure una spinta localista, questo non è il becero leghismo dei "padroni a casa nostra". Qui, semmai, si chiede che la casa non venga chiusa, e che il paese non faccia la fine di un grappolo a fine estate, dopo i giorni di fuoco che certamente verranno.

titoit
00giovedì 25 agosto 2011 10:34
Ovviamente in questo dibattito sull’abolizione di piccoli Comuni e Province stanno venendo fuori i peggiori difetti degli italiani: campanilismo becero e superficialità su tutti.
L’abolizione dei Comuni sotto i mille abitanti non è una buona garanzia di democrazia. Il territorio italiano è fatto per lo più da montagne (Alpi e Appennini) dove i piccoli Comuni svolgono una funzione importantissima. L’abolizione dell’ente locale e quindi di un Sindaco e di consiglieri comunali ai quali il cittadino si rivolge per i piccoli problemi quotidiani sarebbe davvero deleteria.
Ben diversa è la situazione dei servizi e degli uffici che andrebbero accorpati; non ha senso avere un impiegato, un segretario comunale, un ufficio tecnico per ogni Comune, ben si potrebbe accentrare tutto in unioni di Comuni aumentando l’efficienza.
Quanto alle Province, anche qui bisogna ragionare non su criteri demografici, ma sul territorio. Per quanto riguarda la Liguria non si può certo dire che ci siano situazioni assurde: abbiamo solo 4 Province piuttosto grandi che amministrano (strade, piani paesaggistici, ecc.) in territori an che difficili.
Ben altra cosa è la situazione in altre Regioni, anche del Nord. Hanno senso le Province di Asti, Biella e Vercelli in Piemonte? Oppure Lodi, Lecco e perfino Mantova o Cremona? Io penso proprio di no.
E comunque un accorpamento andrebbe fatto anche sulle Regioni, perché quelle piccole (la nostra in primis) fanno davvero fatica a gestire i servizi delegati o trasferiti, basti pensare al trasporto pubblico e alla sanità. E la situazione potrebbe anche peggiorare con il federalismo fiscale.
papupi
00giovedì 25 agosto 2011 11:33
Re:
titoit, 8/25/2011 10:34 AM:

Hanno senso le Province di Asti, Biella e Vercelli in Piemonte? Oppure Lodi, Lecco e perfino Mantova o Cremona? Io penso proprio di no.



me lo puoi spiegare?
Non ho capito se hai scritto delle citta' a caso o se c'e' un motivo ben preciso.
titoit
00giovedì 25 agosto 2011 11:37
Ho fatto degli esempi, tanto per sfatare il mito che gli sprechi siano solo al Sud.
Sempre per fare un esempio, non penserai davvero che un territorio di 1500 km2 e di neppure 200000 abitanti (provincia di Asti) non possa essere assorbito in parte da Cuneo e in parte da Alessandria…
papupi
00giovedì 25 agosto 2011 11:50
Ok Paolo.

Per Asti i 118 comuni potrebbero essere divisi tra Cuneo ed Alessandria che ne hanno gia' 250 e 190... Non so, su Asti resto scettico.

Biella poi si e' staccata da Vercelli portandosi via 82 comuni che sommati ai 77 di Verbano-Cusio Ossola fanno una bella cifra.

Sicuramente ci sarebbe il caso di vedere se sono utili le seguenti province:

Barletta Andria Trani (BAT) : 10 comuni e 3 fanno capoluogo [SM=x1405314]
Brindisi : 20
Enna : 20
Caltanissetta : 22
Massa-Carrara : 17
Pistoia : 22
Prato : 7
Trieste : 6
Ragusa : 12
Ogliastra : 23
Ravenna : 18
Siracusa : 21
Livorno : 20

eccetera

diciamo che un po' di pulizia serve davvero (e su questo sono d'accordo con te, pero' forse e' meglio partire da quelle con pochi comuni).

lordtiranus
00giovedì 25 agosto 2011 12:01
Io continuo ad essere dell'idea che questi metodi non vanno bene: numero abitanti, superficie, numero di comuni sono dati statistici tra l'altro facilmente aggirabili per mantenere tutto com'è. Secondo me le soluzioni percorribili sono due, la più facile eliminare tutte le province oppure riorganizzarle unendo aree con flussi verso un unico polo.
papupi
00giovedì 25 agosto 2011 15:28
da www.primocanale.it



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LA SPEZIA
Manovra, dieci comuni chiusi per protesta
25/08/2011 13:43
Clamorosa iniziativa di dieci comuni dello spezzino a rischio soppressione - Borghetto Vara, Rocchetta di Vara, Maissana, Pignone, Carro, Zignago, Carrodano, Vernazza, Bonassola e Framura - che hanno indetto per domani uno 'sciopero istituzionale' contro la manovra del Governo. Per 24 ore chiuderanno i battenti. Durissime le critiche contro la manovra: "Un provvedimento socialmente devastante per i territori amministrati ed economicamente inutile per l'Italia - spiegano i primi cittadini - Un'offesa intollerabile per migliaia di amministratori locali contro la quale abbiamo il dovere morale di informare i cittadini e mettere in campo forti azioni di protesta, a partire dalla presenza domani a Roma alla manifestazione organizzata da Anpci davanti a palazzo Chigi e dalla conseguente chiusura delle sedi istituzionali". Dai sindaci anche un appello all'Anci a rappresentare con più forza le proprie richieste: "I piccoli Comuni sono una parte significativa della Repubblica - spiegano - sono isole di efficienza dove la politica si fa per passione e non è un lavoro, dove è più facile che partecipino alla politica anche le donne ed i giovani".




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GENOVA
Province, Lunardon (PD) propone cancellazione
25/08/2011 15:06
"Dare vita ad un nuovo assetto istituzionale senza le province, con conferenze dei sindaci dotate di enti strumentali e quindi attribuire tutto il resto, ovvero le funzioni e soprattutto i risparmi, derivanti dalla soppressione delle province, alle unioni di comuni": è la proposta di modifica alla manovra avanzata da Giovanni Lunardon, vice segretario del Pd ligure e consigliere in provincia di Savona. "La vera domanda a cui siamo chiamati a rispondere - secondo Lunardon - è: ci possiamo ancora permettere oggi, dopo la grande crisi iniziata nel 2008 e non ancora finita, un livello di governo intermedio tra i comuni e le regioni? La mia personale risposta è no". "Questa drammatica situazione cui siamo di fronte - ha aggiunto - richiede scelte nuove e coraggiose nel delineare i nuovi assetti dei poteri della Repubblica". Lunardon è contrario anche all'accorpamento delle province sotto i 300 mila abitanti e all'istituzione di super province, "come sarebbe ad esempio la provincia di Savona e Imperia", o di macro province extraregionali se non addirittura extranazionali".


papupi
00giovedì 25 agosto 2011 15:32

Lunardon è contrario anche all'accorpamento delle province sotto i 300 mila abitanti e all'istituzione di super province, "come sarebbe ad esempio la provincia di Savona e Imperia", o di macro province extraregionali se non addirittura extranazionali



intergalattiche no ??? Ma per favore ... [SM=g28001]

MAN NL 283
00giovedì 8 settembre 2011 10:43
potrebbero tagliare tutte le micro provincie che hanno creato quei cialtroni di roma che sono assolutamente inutili... per i comuni hanno sollevato un bel polverone ... [SM=g27988]
tempi addietro ero a ventimiglia .... e ho letto che Imperia si voleva unire a cuneo anzichè Savona-Genova.. ma i confini regionali cambieranno? non è che savona si trova in Piemonte e la liguria è solo la provincia di genova? [SM=g27990]
papupi
00giovedì 8 settembre 2011 11:30
da www.ilsecoloxix.it


Sì all’abolizione delle province
08 settembre 2011


Roma - Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale per la soppressione delle Province. Il ddl prevede la creazione, al loro posto, delle «Città metropolitane».

Il provvedimento, in otto articoli, stabilisce che «dall’attuazione della presente legge costituzionale deve derivare in ogni Regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici ed amministrativi».

Le disposizioni previste da questa legge costituzionale si applicheranno anche alle Province delle Regioni a statuto speciale, fatta eccezione per quelle autonome di Trento e Bolzano


em66
00giovedì 8 settembre 2011 11:41
Pare si vada verso l'abolizione di tutte le Province con trasferimento delle loro competenze alla Regioni tramite un ddl costituzionale (quindi con un iter di approvazione piuttosto lungo).
Mi chiedo quali risparmi si riusciranno ad ottenere. Tra l'altro mi sembra che, almeno a Genova, il personale della Regione sia pagato meglio di quello della Provincia.
(metrosur)
00giovedì 8 settembre 2011 12:03
È evidente che non possono certo licenziare tutti i dipendenti della provincia, credo però che avere un consiglio provinciale in meno qualche risparmio lo possa creare, inoltre sempre meglio meno che di più. Se la Regione sarà l'unica ad occuparsi di strade, parchi ecc... c'è meno il rischio di interventi scordinati tra i diversi enti.
titoit
00venerdì 9 settembre 2011 11:42
Allora, stando alle ultime notizie verrà presentato un disegno di legge costituzionale per l’abolizione delle Province. Tradotto significa togliere la parola Province dalla Costituzione e quindi sopprimere, dopo 150 anni di storia, questi Enti locali. Quindi tutte le Province saranno abolite tranne Trento e Bolzano (che sono a Statuto autonomo e assimilasbili a delle Regioni).

Il personale e le competenze saranno smistate tra Comuni e Regioni. Però ci sarà una legge ordinaria a disciplinare questa fase.
Pare che verranno inserite in Costituzione le Città Metropolitane e le Unioni di Comuni. Inserirlo in Costituzione mi sembra eccessivo, farebbero meglio a lasciare la libertà ad ogni Regione.

Risparmi ce ne saranno sicuramente (tolte tutte le spese di funzionamento degli organi politici), così come una semplificazione amministrativa.

Quanto alla qualità dei servizi erogati, ho molti dubbi: avete presente quanti km di strade, anche in posti impervi, amministra la Provincia di Genova?
Trammax
00venerdì 9 settembre 2011 12:30
L'unica speranza è che questi pezzari si tolgano dalle palle al più presto.... [SM=x1445361]
em66
00venerdì 9 settembre 2011 15:42
@titoit
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