Abbandoniamo la nave! Vauro: compagni, mi avete deluso

L'idea gli è venuta quando ha visto che «a dieci anni dal duello Prodi-Berlusconi abbiamo dovuto sorbirci il duello Berlusconi-Prodi».

Folgorazione: «Questo è un Paese gattopardesco, dove tutto cambia e non cambia mai niente». Rifolgorazione: «Sono andato a guardarmi le vignette del '96. Paiono disegnate un minuto fa. Potrei tranquillamente spacciarle per nuove e nessuno se ne accorgerebbe».

E dunque ecco a voi Il libretto rosso di Vauro (Piemme, in libreria dal 15 novembre), sottotitolo: La cazzata Potiomkin.
Una raccolta delle vignette pubblicate dal Manifesto e da Rinascita, passando ultimamente anche dal Corriere, per raccontare la sinistra che fu e che è. «Il cosiddetto centrosinistra» ridacchia lui. Cosiddetto?
«Alle ultime elezioni ho votato Pdci. Se si tornasse a votare domani, non so nemmeno se andrei al seggio. Il vizio di fumare non me lo toglie nessuno, ma quello di votare...».

Vauro di nome e Senisi di cognome, nato nel 1955 a Pistoia («Come Mamma Ebe, Licio Gelli e Vannino Chiti»), cresciuto da comunista all'epoca gloriosa delle case del popolo, più che una raccolta di vignette ha fatto un pamphlet.
La storia a disegni della disillusione del militante medio, che da piccolo sognava la rivoluzione e oggi si ritrova a chiedersi, come Giulietto Chiesa nella prefazione: «Da dove cominciare per raccontare questo disastro che è la sinistra italiana di oggi?».

Per 223 pagine è tutto un masticare amaro, impietoso, su Achille Occhetto e Piero Fassino, Fausto Bertinotti e Massimo D'Alema, il Prodi 1 e il Prodi 2.
«Bertinotti ha chiesto più volte la mia testa al Manifesto. E mi ha accusato di essere un barbaro». Risatina. «Difatti io per un po' mi sono firmato Vauro il Barbaro. Ma alla fine dal Manifesto ho preferito andarmene io».



Oggi Vauro lavora a Emergency con Gino Strada. Scrive reportage dall'Iraq e dall'Afghanistan. Disegna vignette per Michele Santoro ad Annozero. È sempre di sinistra, ma ammette: «Sospetto che la sinistra non mi ami un granché».

A parte Massimo D'Alema, beninteso.
Di lui Vauro tesse elogi affettuosi: «È un uomo spiritosissimo, ma vive nell'equivoco che la sua parte più efficace sia quella pubblica, scostante. La parte privata la tiene nascosta. Peccato».
Come la mettiamo, allora, col D'Alema che campeggia sotto la scritta Cazzata Potiomkin, ostentando un berretto della marina militare sovietica?
Risata omerica: «Quella foto è il vero scoop del libro». Per via del berretto? «Altro che berretto, in quella foto, ragazzi, D'Alema sorride!».
panorama.it

Personalmente il miglior vignettista in Italia. Sarcastico e crudo ma mai banale.

Ma dai ..... !!!!
Un vignettista d'apparato (comunista) fino ad un viaggio in afganistan per pubblicizzare con un video in compagnia di un giornalista del corriere della sera l'organizzazione di gino strada ..... e lì la folgorazione !!!!
Ha scoperto che la cattiveria e il dolore, la guerra, la morte sono veri e reali ....... ha visto il sangue, le gambe dei bimbi amputate ed è "impazzito" ......
Ma invece che allargare i suoi orizzonti e chiedersi perchè c'era quella situazione e cosa fare per andare oltre non è stato capace di fare altro che dire "basta violenza, basta guerra, basta ..... basta ...... basta .... " e ripetere l'inutile tiritela pacifista (oltre un bel pò di anti-occidentalismo che non guatsa mai)!!!!

Per onestà bisogna dire che quando non è rapito dalle sue allucinazioni pacifiste e disegna di costume e politica nazionale, beh ...... in questo caso è ancora graffiante.

[Modificato da =IL DUCA= 25/11/2006 11.06]

come Forattini non c'è n'è....

Vauro non fa satira, fa politica attiva

già...Vauro fa politica