ACQUI TERME: FuturBalla, il primo astrattista italiano

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vanni-merlin
00sabato 26 agosto 2006 15:46
AL LICEO SARACCO LE OPERE CHE IL MAESTRO SI STUPIVA FOSSERO RISCOPERTE

FuturBalla, il primo astrattista italiano

25/8/2006

Mi auguro che la grande mostra di Balla a Milano programmatal'anno prossimo faccia tesoro del rigore ma soprattutto dell'intelligenza storica e critica di questa di Acqui Terme dedicata dall'allieva e collaboratrice Elena Gigli alla memoria di Maurizio Fagiolo dell'Arco, primario studioso di Balla a partire dalle mostre all'Obelisco a Roma nel 1968, accanto ad Enrico Crispolti a partire dall'antologica alla G.A.M di Torino nel 1963.

A quelle date i due studiosi cominciavano ad offrire una minuziosa concretezza storica e filologica al giovane mito di Balla, Futurballa, primo astrattista italiano, scavando nei tesori, custoditi dalle figlie Luce ed Elica, della sua ultima casa romana di Via Oslavia, dove il pittore era deceduto nel 1958. Nel contesto di un appena iniziato recupero, ancor prima internazionale che non italiano, del futurismo storico milanese- parigino (Severini) il mito romano di Balla era aurorale, ma potente a occhi contemporanei.

Era nato un decennio prima con la riscoperta da parte dell'avanguardia espressionista- astrattista romana alla mostra nel 1951 nella galleria Origine. Il saggio della Gigli nel catalogo De Luca riporta il candido stupore dell'ottantenne maestro in un’intervista rilasciata in quell’occasione: «E oggi sono contento ma anche un po' stupito di tirare fuori le vecchie tele futuriste che avevo messo da parte vent'anni fa. Credevo fossero cose che riguardassero soltanto la mia intimità di artista».

È lo stesso spirito candido, ai limiti di un verismo più clownesco che non espressionista, che impronta fra 1922 e 1944 Autoritratto sorridente, Autoghigno, Autoballa, Autobuffo, quattro opere della serie iniziale di sette autoritratti aperta da quello divisionista del 1902. Questo, esposto agli Amatori e Cultori di Roma nel 1902 e ricomparso alla torinese Francia-Italia nel 1957 quando era ancora in casa Balla, giustifica da un lato il ruolo di maestro di divisionismo per Boccioni e Severini e dall'altro la vicinanza a Pellizza da Volpedo.

Un filo diretto collega le Compenetrazioni iridescenti, studi per la decorazione parietale secessionista di casa Lowenstein a Dusseldorf con Fiori di primavera del 1920, una grande tempera e matita di perfetto gusto déco. È il punto più gioioso della mostra, con gli ondulanti ritmi cromatici decorativi, cornici comprese, di due capolavori in rosa e verde azzurro Linee forza di mare, e i mobili-giochi e i fiori e il galletto di casa Balla, rivaleggianti con Depero, in piena prima guerra mondiale.

Ma questa gioiosa levità creativa soddisfa solo per un quindicennio il vulcanico artista. Quando nel 1937 giustifica l'ultima svolta del 1930 egli declama: «l'arte pura è nell'assoluto realismo, senza del quale si cade in forme decorative, ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima». Il tutto Balla comprende dunque, Anni 30 e 40, Figlia del sole, Zuleika, Andiamo ch'è tardi nato nel 1934 in casa Cambellotti e riportato oggi nell' Archivio Cambellotti dal nipote Marco, perfetto esempio del ristretto cerchio romano della vita di Balla: manifesti turistici senza l'ironia del Picabia «volgare algerino».

Balla futurista
Acqui Terme, Liceo Saracco
Orari: da martedì a domenica 10-12,30,15,30-19,30. Chiuso lunedì
Fino al 3 settembre


(Fonte: Tutto Libri in edicola sabato 26 agosto)



da: www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=62&ID_articolo=243&ID_sezione=119&sezione=Segn...

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