A proposito di frascisti...

Alexander Magno
00mercoledì 29 giugno 2005 09:45
Orgoglio patrio e telefoni bianchi
In mostra il cinema del Ventennio

VIRILE, eroico, celebrativo. Ma anche leggero, brillante, a volte frivolo. O involontariamente grottesco, come il leggendario orologio al polso del legionario in Scipione l'Africano. In ogni caso, "l'arma più forte dello Stato": così Benito Mussolini aveva definito il cinema, cogliendone immediatamente le infinite potenzialità. Per questo, fin dalla metà degli anni Venti furono varati una serie di interventi che ne favorissero lo sviluppo, pur nell'ambito di una relativa autonomia. E furono inaugurate istituzioni essenziali per la promozione del cinema italiano, dal Centro sperimentale di cinematografia all'Istituto Luce, dalla Mostra del cinema di Venezia a Cinecittà, con l'ambizione di emulare i fasti hollywoodiani.

Una delle tante strade, che restituiscono una sintesi di quel mondo ricco e eterogeneo, è di certo rappresentata dai manifesti, le locandine dei film. Ad essi è dedicata una mostra che aprirà i battenti il 30 giugno a Predappio, nella casa natale di Benito Mussolini: si tratta di Il cinema italiano. Manifesti fra arte e propaganda 1920-1945, organizzata dal Comune di Predappio in collaborazione con la Publicity&Print Organization di New York, un percorso fra circa sessanta manifesti di alcuni dei film più siginificativi dell'epoca.

L'occasione è propizia anche per riscoprire le star del tempo. I manifesti (in alcuni casi veri e propri oggetti d'arte, come quello di Thais, film realizzato da Anton Giulio Bragaglia sotto l'influsso del movimento futurista) restituiscono i nomi e i volti di quei personaggi che hanno scavato le fondamenta del cinema italiano: Alida Valli e Massimo Serato, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, Elisa Cegani e Gino Cervi, Claudio Gora e Livia Silvi, Amedeo Nazzari e Doris Duranti, Paolo Stoppa e Rina Morelli, Ermete Zacconi e Rossano Brazzi.

Ma la rassegna è anche una sintesi dei generi, due soprattutto, sui quali si concentra la produzione degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta. Da un lato, una serie di opere finalizzate, nelle intenzioni, a risvegliare l'orgoglio patrio e rinverdire le presunte radici eroiche dell'Italia; dall'altro, lo scopo è quello di intrattenere l'italiano medio: telefoni bianchi, commedie fatue, intrighi amorosi o domestici, melodrammi strappalacrime.

Quel che comunque importa, in entrambi i casi, è spostare l'attenzione dalla realtà. Accuratamente rimossa dal grande schermo, almeno fino all'inizio degli anni Quaranta, quando le vicende belliche iniziano a fare capolino sulla pellicola, da Bengasi a L'assedio di Alcazar, da Squadriglia bianca a Luciano Serra pilota, per fare qualche esempio. Anche se il compito di "forgiare lo spirito italiaco" fu affidato più a un terzo filone assai frequentato, quello epico-storico, dei film in costume, vero pilastro delle produzioni dell'epoca. Simbolo incontrastato: Scipione l'Africano di Carmine Gallone.

(da repubblica.it)

Al di là di tutto, il fascismo in Italia secondo me rappresentò un periodo veramente molto particolare, dal punto di vista politico ma anche sociale...peccato che ne siamo usciti distrutti[SM=g27825]

Ola
mammola75
00mercoledì 29 giugno 2005 11:25
Re:

Scritto da: Alexander Magno 29/06/2005 9.45

Al di là di tutto, il fascismo in Italia secondo me rappresentò un periodo veramente molto particolare, dal punto di vista politico ma anche sociale...peccato che ne siamo usciti distrutti[SM=g27825]

Ola



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