49 a.C, perchè Pompeo fuggì da Roma?

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Legio XIII gemina
00sabato 12 marzo 2011 11:07
In genere si dice che la ragione ufficiale fu il fatto che egli potesse meglio organizzarsi in Oriente e trovare la forza di sconfiggere Cesare.
Tuttavia ho spesso sentito dire che se Pompeo avesse resistito, magari proprio a Roma, egli avrebbe potuto facilmente vincere le legioni di Cesare, è possibile questo?
Di quante legioni disponeva Pompeo? Perchè ritirandosi da Roma i generali lasciarono l'erario quasi del tutto intatto? Perchè non venne organizzata resistenza a Roma?
Qual'era in quest'ottica la funzione in Italia di Lucio Vibullio Rufo e Lucio Domizio Enobarbo, che furono l'unica vera resistenza in Italia? Essi avevano reperito da soli le coorti che resistettero a Corfinio, oppure anche questa manovra rientrava nelle decisioni di Pompeo?
Costantinus
00sabato 12 marzo 2011 18:50
Diciamo che il Senato fu colto completamente di sorperesa, perchè non si aspettava che Cesare arrivasse così in fretta, già con una sola legione (mi pare la XIII ma potrei sbagliarmi), pensavano che avrebbe riorganizzato l'esercito prima.
Pompeo aveva sciolto le sue legioni dopo la guerra contro i pirati e quelle che aveva le aveva date a Cesare per la guerra in Gallia.
Stavano addestrando delle reclute, ma non potevano reggere l'urto dei veterani cesariani e alla fine si decise (soprattutto Pompeo era favorele a fare questo mi sembra) per la Grecia dove ci si poteva riorganizzare considerando che anche tutti i re orientali erano amici di Pompeo e gli stavano inviando aiuti... Inoltre i Pompeiani avevano anche la Spagna e l'Africa per cui ritenevano che alla fine Cesare sarebbe capitolato anche per mancanza di rifornimenti. Invece Cesare prese subito la Spagna e unì alle sue legioni le legioni supersiti dei Pompeiani in Spagna e poi sbarcò in Grecia.

ps. enobarbo mi sembra che resistette per volontà sua, non ricevette ordini a proposito
Antioco il Grande
00domenica 13 marzo 2011 13:56
"Pompeo sbagliò nel giudicare le inclinazioni dei popoli: l'opinione dei grandi e dei senatori che tuonavano contro Cesare lo trassero in inganno. Il popolo nutriva un'invincibile inclinazione per Cesare.

Le sei legioni che egli aveva in Spagna potevano raggiungerlo a Roma in poche settimane imbarcandosi a Cartagena, Valencia e Tarragona e sbarcando a Napoli oppure ad Ostia.

Non avrebbe dovuto abbandonare Roma; è là che avrebbe dovuto concentrare tutte le forze all'inizio delle guerre civili. Bisogna tenere riunite le truppe, perché si infiammino e prendano confidenza nelle forze del partito, restandovi fedeli. Se le trenta coorti di Dominzio fossero state accampate davanti a Roma con le prime due legioni di Pompeo; se le legioni di Spagna, quelle d'Africa, d'Egitto, della Grecia si fossero portate sull'Italia per mare, con un movimento combinato, Pompeo avrebbe radunato di fronte a Cesare un esercito più forte". (Napoleone Bonaparte)
Xostantinou
00domenica 13 marzo 2011 15:09
UN'ANALISI DI SCENARIO
la scelta di Pompeo

di Nicola Zotti

www.warfare.it


Questa fu la situazione strategica che Cesare si trovò ad affrontare quando l'11 gennaio del 49 a. C. tirò i dadi e attraversò il Rubicone, abbandonando il territorio di propria competenza per regolare i conti una volta per tutte con Pompeo e con il Senato.

Pompeo lo fronteggiava in Italia con sole 2 legioni veterane e ne stava reclutando in Italia altre 7: le prime non si può dire fossero pienamente affidabili, perché fino a poco tempo prima erano state comandate proprio da Cesare. Delle seconde, tanto fu improvviso l'attacco di Cesare, Pompeo poté tenere con sé nemmeno la metà, perché 4 furono repentinamente prese in consegna dallo stesso Cesare.

In Italia, Pompeo dunque fronteggiava con 2 legioni veterane e 3 di reclute un esercito cesariano che poteva oscillare tra le 15 e le 9 legioni delle quali 9 veterane e le altre di reclute. In effetti Cesare muoveva contro di lui con 3 legioni veterane e 2 di reclute arruolate tra i galli, oltre alle 4 sottratte al suo rivale: un rapporto di forze valutabile 3 a 2, quindi non esageratamente vantaggioso per Cesare, ma neppure tale da lasciare grandi speranze a Pompeo che si trovò costretto ad abbandonare l'Italia nelle mani di Cesare.

Questi potè quindi impadronirsi del reddito fornito dalla penisola e dalle isole ammontante complessivamente a 60 milioni di sesterzi, oltre che del tesoro conservato nei templi dell'Urbe, orientativamente altri 60 milioni di sesterzi: considerando anche il reddito della Gallia, Cesare aveva a disposizione una cifra a mala pena sufficiente a tenere in campo una trentina scarsa di legioni (il costo annuo per il mantenimento di una legione di 4.500 effettivi era circa 4 milioni di sesterzi).

Tante infatti ne tenne in campo in media durante la guerra civile, giungendo però anche a superare questa cifra: P. A, Brunt (Italian Manpower, 225 B,C - 14 A. D.) calcola che durante la guerra civile venne arruolato un cittadino romano su 4, su una popolazione maschile complessiva di 1.150.000 cittadini.

Le esigenze finanziarie di Cesare erano almeno in linea teorica rese ancora più sostanziose considerando i premi che egli promise ai soldati per acquisire la loro fedeltà: una cifra pari a quasi 4 miliardi di sesterzi, ovvero oltre 10 volte il totale delle entrate annuali della Repubblica. E per avere un'idea degli ordini di grandezza moltplicate per 8 e trasformate in euro. [NOTA: da Plinio Seniore, che comunque visse circa un secolo dopo i fatti, conosciamo il valore di alcuni beni dai quali ricaviamo che un "denarius" (all'epoca di Cesare ce ne volevano 16 per fare un sesterzio) equivale a circa mezzo euro].

In effetti, se si sommano le regalìe che Cesare avrebbe dovuto agli alti gradi militari oltre a quelle promesse ai militari ordinari, 20.000 sesterzi ad ogni legionario, 40.000 ai centurioni e 80.000 ai tribuni, agevolmente si supera questo già stratosferica somma: con il consueto realismo, Cesare però sapeva che se avesse vinto avrebbe avuto un intero impero da saccheggiare per mantenere le sue promesse e nel malaugurato caso contrario la morte lo avrebbe sollevato da qualsiasi obbligazione contratta in vita.

Dal canto suo Pompeo, decisosi per la fuga, aveva di fronte a sé tre opzioni: in quale delle tre aree controllate dal suo partito doveva dirigersi per proseguire la guerra contro Cesare? in Spagna, in Africa o in Oriente?

La scelta sarebbe stata influenzata solo da due ordini di fattori: il potenziale militare e la redditività economica della provincia. Pompeo, infatti, aveva una superiorità schiacciante per quanto riguardava la flotta (600 vascelli contro 150) e potendo contare sul dominio dei mari aveva la facoltà di indirizzarsi ovunque, senza il pericolo di essere intercettato e sconfitto in una battaglia navale.

Nonostante la superiorità navale, più difficile, invece, sarebbe stato nel corso della guerra trasferire risorse economiche e umane da una regione all'altra. E quindi la scelta della provincia nella quale trasferirsi era di fondamentale importanza.

Il fattore militare

La Spagna risulta essere la regione che avrebbe potuto fornire l'esercito complessivamente più numeroso, seguita dall'Africa, territorio nel quale Pompeo avrebbe anche potuto contare sulle 4 legioni organizzate secondo il sistema romano dal re numida Giuba, e infine dall'Oriente, nel quale stazionavano 2 legioni a ranghi ridotti e 4 a pieno organico: la scarsa popolazione asiatica arruolabile avrebbe consentito di portare a solo 8 legioni il totale delle forze in mano a Pompeo: a queste cifre, naturalmente, bisogna ricordare di aggiungere le 5 legioni che Pompeo era riuscito a portare con sé dall'Italia.

Il fattore economico

Pompeo ha a disposizione i due terzi delle risorse della Repubblica Romana, un patrimonio immenso.

Delle tre aree verso le quali Pompeo può indirizzarsi, la Spagna è quella che ha la reddiività minore mentre l'Oriente è di gran lunga la regione più ricca: così ricca che le sue risorse sarebbero state addirittura esagerate rispetto all'effettiva possibilità di spesa di Pompeo.

Nelle altre due aree Pompeo avrebbe dovuto per forza di cose ricorrere comunque a frequenti requisizioni per mantenere l' esercito.

Qualsiasi fosse la sua scelta, in virtù del predominio dei mari e soprattutto del controllo politico esercitato dai suoi rappresentanti, che garantiva la riscossione dei tributi, Pompeo avrebbe per lo meno potuto fare affidamento sulla capacità delle province di resistere in modo autonomo ad un'eventuale aggressione di Cesare anche in sua assenza.

Il fattore economico, quindi, ci appare di secondaria importanza rispetto a quello militare.

Riepilogando e sintetizzando i tre scenari:

La Spagna

1. Pompeo massimizza la forza militare,
2. può attaccare la Gallia dove Cesare ottiene circa la metà del suo reddito e dove Massilia si è schierata dalla sua parte,
3. essendo stato proconsole della provincia può contare sul sostegno della popolazione.

L'Africa

1. La forza militare di Pompeo, anche mediante il supporto del re Giuba, è consistente,
2. le condizioni operazionali sono ottimali, perché la posizione centrale consente di minacciare qualsiasi scenario e la distanza dall'Italia è molto ridotta,
3. in particolare può utilizzare la flotta per minacciare le isole italiane sottraendo il loro reddito a Cesare.

L'Oriente

1. Pompeo massimizza le entrate economiche,
2. può raggiungere l'Italia con appena un giorno di navigazione,
3. rende, però, più difficile una minaccia alle isole italiane con la flotta,
4. ha l'esercito più ridotto.

Conclusioni

La storia ci racconta che Pompeo decise di cercare rifugio in Oriente, per controllare direttamente la propria principale fonte di entrate: un comportamento opposto a quello di Cesare che fu molto meno oculato, come abbiamo visto, nel programmare le sue spese.

Nella circostanza, tuttavia, il comportamento da "buon padre di famiglia" di Pompeo si rivelerà controproducente.

Alla luce dell'analisi degli scenari, infatti, la scelta di Pompeo ci appare clamorosamente sbagliata: rinuncia infatti ad un esercito forte e alla mobilità strategica a vantaggio di un potenziale finanziario che non può spendere e di una vicinanza all'Italia che non può sfruttare.

La scelta migliore sembra essere quella di cercare rifugio in Spagna dove ha l'esercito maggiore e dove la flotta può accompagnarlo in manovre strategiche di più ampio respiro.

Anche l'Africa è nettamente preferibile all'Oriente, per quanto affidarsi al re Giuba non sia un atteggiamento particolarmente onorevole e privo di contropartite politiche. Una volta vinta la guerra con Cesare, però, non sarebbe stato certo re Giuba a poter arrestare l'ascesa di Pompeo.
franco.scaglia
00domenica 13 marzo 2011 17:00
L'analisi di Zotti è bella, ma, secondo me, fa un po' di confusione con i numeri.

Partiamo dall'Italia:

-Pompeo ha effettivamente due soloe legioni veterane (ex di Cesare) e ne sta reclutando altre;
-Cesare, però, ne ha una sola perchè le altre stanno presidiando la gallia transalpina;
-Si parla di due legioni reclutabili da Cesare e formate da galli: dovrebbero essere la V e la VI, ma la sesta è già compresa tra le nove che ha a disposizione.

Dunque Cesare dopo aver varcato il Rubicone si trova a dover affrontere un esercito doppio rispetto al suo (1 legione contro 2).
Però Pompeo, probabilmente, non si fidava molto delle due legioni (ex Cesare) e preferì evitare lo scontro (allontanare quelle due legioni dall'Italia, addestrarle con le altre sue, farle 'abituare' al nuovo capo ecc...).

Non si possono considerare negli schieramenti le legioni in fase di reclutamento. All'inizio non sicuro che passino con Cesare.
Se Domizio Enobarbo si fosse ritirato sarebbero state con Pompeo.

In Africa:

-Ci sono effettivamente le 4 legioni di Giuba;
-Ci sono anche 2 legioni romane nella provincia d'Africa (sono quelle che sconfiggeranno Curione);

In oriente:

-Ci sono effettivamente due legioni in Siria (dovrebbero essere le superstiti di Carre);


In Spagna:
-Ci sono sette legioni veterane;


In qualunque parte fosse andato Pompeo avrebbe potuto portarsi dietro le due veterane (ex Cesare) e molte altre reclute.
Tutto dipendeva da come i suoi sottoposti agivano e dalla velocità di Cesare.

Alla fine, Cesare fu molto rapido e Domizio Enobarbo, nonostante gli ordini di Pompeo di ritirarsi, volle resistere, perdendo 33 coorti.
La rapidità dell'avanzata di Cesare, probabilmente sconvolse i pompeiani così tanto da fargli dimenticare di portare via l'erario (o forse, semplicemente, Pompeo non lo ritenne fattibile per motivi di tempo...).


Cosa avrebbe potuto fare Pompeo in Italia?
Marciare subito contro Cesare con due legioni ex-Cesare?
Probabilmente non si fidava, anche se va tenuto presente che la presenza di Pompeo avrebbe potuto dare morale alle reclute e controllare Enobarbo.

Augusto.Carducci
00mercoledì 4 maggio 2011 02:36
Pompeo lo sbaglio lo ha fatto prima e non lasciando Roma.
In quella situazione non poteva fare NULLA ed ha scelto giustamente di riorganizzarsi in territori conosciuti oltre che essere i territori dove risiedevano le sue legioni (se non sbaglio).
L'errore madornale è stato quello di sottovalutare Cesare nella sua audacia.
Lo ha stuzzicato per mesi interi con la questione dello scioglimento delle legioni, e mentre faceva ciò, furbamente, lui stesso sciolse le sue armate.
Fosse stato un pò più lungimirante o semplicemente malfidato avrebbe messo tutte le sue legioni ad Ostia...e per Cesare allora sarebbe stato tutto molto diverso
Xostantinou
00mercoledì 4 maggio 2011 10:04
@franco.scaglia: puoi sempre mandare una mail al Prof. Zotti e discutere con lui le tue obiezioni, è una persona tanto competente quanto disponibile.
ThePa1n
00venerdì 1 luglio 2011 13:07
@xostantinou non penso serva molto l'opinione del professore, sinceramente basta la tua preparazione da liceo classico e forse studio universitario di lingue antiche o archeologia :D
Sertorio64
00domenica 20 maggio 2012 09:31
Re:
Xostantinou, 13/03/2011 15.09:

UN'ANALISI DI SCENARIO
la scelta di Pompeo

di Nicola Zotti

www.warfare.it


Questa fu la situazione strategica che Cesare si trovò ad affrontare quando l'11 gennaio del 49 a. C. tirò i dadi e attraversò il Rubicone, abbandonando il territorio di propria competenza per regolare i conti una volta per tutte con Pompeo e con il Senato.

Pompeo lo fronteggiava in Italia con sole 2 legioni veterane e ne stava reclutando in Italia altre 7: le prime non si può dire fossero pienamente affidabili, perché fino a poco tempo prima erano state comandate proprio da Cesare. Delle seconde, tanto fu improvviso l'attacco di Cesare, Pompeo poté tenere con sé nemmeno la metà, perché 4 furono repentinamente prese in consegna dallo stesso Cesare.

In Italia, Pompeo dunque fronteggiava con 2 legioni veterane e 3 di reclute un esercito cesariano che poteva oscillare tra le 15 e le 9 legioni delle quali 9 veterane e le altre di reclute. In effetti Cesare muoveva contro di lui con 3 legioni veterane e 2 di reclute arruolate tra i galli, oltre alle 4 sottratte al suo rivale: un rapporto di forze valutabile 3 a 2, quindi non esageratamente vantaggioso per Cesare, ma neppure tale da lasciare grandi speranze a Pompeo che si trovò costretto ad abbandonare l'Italia nelle mani di Cesare.

Questi potè quindi impadronirsi del reddito fornito dalla penisola e dalle isole ammontante complessivamente a 60 milioni di sesterzi, oltre che del tesoro conservato nei templi dell'Urbe, orientativamente altri 60 milioni di sesterzi: considerando anche il reddito della Gallia, Cesare aveva a disposizione una cifra a mala pena sufficiente a tenere in campo una trentina scarsa di legioni (il costo annuo per il mantenimento di una legione di 4.500 effettivi era circa 4 milioni di sesterzi).

Tante infatti ne tenne in campo in media durante la guerra civile, giungendo però anche a superare questa cifra: P. A, Brunt (Italian Manpower, 225 B,C - 14 A. D.) calcola che durante la guerra civile venne arruolato un cittadino romano su 4, su una popolazione maschile complessiva di 1.150.000 cittadini.

Le esigenze finanziarie di Cesare erano almeno in linea teorica rese ancora più sostanziose considerando i premi che egli promise ai soldati per acquisire la loro fedeltà: una cifra pari a quasi 4 miliardi di sesterzi, ovvero oltre 10 volte il totale delle entrate annuali della Repubblica. E per avere un'idea degli ordini di grandezza moltplicate per 8 e trasformate in euro. [NOTA: da Plinio Seniore, che comunque visse circa un secolo dopo i fatti, conosciamo il valore di alcuni beni dai quali ricaviamo che un "denarius" (all'epoca di Cesare ce ne volevano 16 per fare un sesterzio) equivale a circa mezzo euro].

In effetti, se si sommano le regalìe che Cesare avrebbe dovuto agli alti gradi militari oltre a quelle promesse ai militari ordinari, 20.000 sesterzi ad ogni legionario, 40.000 ai centurioni e 80.000 ai tribuni, agevolmente si supera questo già stratosferica somma: con il consueto realismo, Cesare però sapeva che se avesse vinto avrebbe avuto un intero impero da saccheggiare per mantenere le sue promesse e nel malaugurato caso contrario la morte lo avrebbe sollevato da qualsiasi obbligazione contratta in vita.

Dal canto suo Pompeo, decisosi per la fuga, aveva di fronte a sé tre opzioni: in quale delle tre aree controllate dal suo partito doveva dirigersi per proseguire la guerra contro Cesare? in Spagna, in Africa o in Oriente?

La scelta sarebbe stata influenzata solo da due ordini di fattori: il potenziale militare e la redditività economica della provincia. Pompeo, infatti, aveva una superiorità schiacciante per quanto riguardava la flotta (600 vascelli contro 150) e potendo contare sul dominio dei mari aveva la facoltà di indirizzarsi ovunque, senza il pericolo di essere intercettato e sconfitto in una battaglia navale.

Nonostante la superiorità navale, più difficile, invece, sarebbe stato nel corso della guerra trasferire risorse economiche e umane da una regione all'altra. E quindi la scelta della provincia nella quale trasferirsi era di fondamentale importanza.

Il fattore militare

La Spagna risulta essere la regione che avrebbe potuto fornire l'esercito complessivamente più numeroso, seguita dall'Africa, territorio nel quale Pompeo avrebbe anche potuto contare sulle 4 legioni organizzate secondo il sistema romano dal re numida Giuba, e infine dall'Oriente, nel quale stazionavano 2 legioni a ranghi ridotti e 4 a pieno organico: la scarsa popolazione asiatica arruolabile avrebbe consentito di portare a solo 8 legioni il totale delle forze in mano a Pompeo: a queste cifre, naturalmente, bisogna ricordare di aggiungere le 5 legioni che Pompeo era riuscito a portare con sé dall'Italia.

Il fattore economico

Pompeo ha a disposizione i due terzi delle risorse della Repubblica Romana, un patrimonio immenso.

Delle tre aree verso le quali Pompeo può indirizzarsi, la Spagna è quella che ha la reddiività minore mentre l'Oriente è di gran lunga la regione più ricca: così ricca che le sue risorse sarebbero state addirittura esagerate rispetto all'effettiva possibilità di spesa di Pompeo.

Nelle altre due aree Pompeo avrebbe dovuto per forza di cose ricorrere comunque a frequenti requisizioni per mantenere l' esercito.

Qualsiasi fosse la sua scelta, in virtù del predominio dei mari e soprattutto del controllo politico esercitato dai suoi rappresentanti, che garantiva la riscossione dei tributi, Pompeo avrebbe per lo meno potuto fare affidamento sulla capacità delle province di resistere in modo autonomo ad un'eventuale aggressione di Cesare anche in sua assenza.

Il fattore economico, quindi, ci appare di secondaria importanza rispetto a quello militare.

Riepilogando e sintetizzando i tre scenari:

La Spagna

1. Pompeo massimizza la forza militare,
2. può attaccare la Gallia dove Cesare ottiene circa la metà del suo reddito e dove Massilia si è schierata dalla sua parte,
3. essendo stato proconsole della provincia può contare sul sostegno della popolazione.

L'Africa

1. La forza militare di Pompeo, anche mediante il supporto del re Giuba, è consistente,
2. le condizioni operazionali sono ottimali, perché la posizione centrale consente di minacciare qualsiasi scenario e la distanza dall'Italia è molto ridotta,
3. in particolare può utilizzare la flotta per minacciare le isole italiane sottraendo il loro reddito a Cesare.

L'Oriente

1. Pompeo massimizza le entrate economiche,
2. può raggiungere l'Italia con appena un giorno di navigazione,
3. rende, però, più difficile una minaccia alle isole italiane con la flotta,
4. ha l'esercito più ridotto.

Conclusioni

La storia ci racconta che Pompeo decise di cercare rifugio in Oriente, per controllare direttamente la propria principale fonte di entrate: un comportamento opposto a quello di Cesare che fu molto meno oculato, come abbiamo visto, nel programmare le sue spese.

Nella circostanza, tuttavia, il comportamento da "buon padre di famiglia" di Pompeo si rivelerà controproducente.

Alla luce dell'analisi degli scenari, infatti, la scelta di Pompeo ci appare clamorosamente sbagliata: rinuncia infatti ad un esercito forte e alla mobilità strategica a vantaggio di un potenziale finanziario che non può spendere e di una vicinanza all'Italia che non può sfruttare.

La scelta migliore sembra essere quella di cercare rifugio in Spagna dove ha l'esercito maggiore e dove la flotta può accompagnarlo in manovre strategiche di più ampio respiro.

Anche l'Africa è nettamente preferibile all'Oriente, per quanto affidarsi al re Giuba non sia un atteggiamento particolarmente onorevole e privo di contropartite politiche. Una volta vinta la guerra con Cesare, però, non sarebbe stato certo re Giuba a poter arrestare l'ascesa di Pompeo.




Pompeo sapeva di avere a disposizione pochi veterani e molte reclute e di essere superiore per mare. Ergo pensava di rafforzarsi varcando l'Adriatico. Strategicamente il ragionamento era giusto ed infatti ebbe l'occasione di attaccare ed annientare Cesare che addirittura naufragò. Tatticamente non lo seppe fare e poi fu troppo tardi per lui. Era un brav'uomo tutto sommato ma militarmente era mediocre altro che magno




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