E se fosse il luogo a far la differenza?
o gli aggettivi
abbandonati in spazi secondari
a scalpitare in strada
e anchilosarci poche dita
quando troppe non servono
se fosse tutto lì,
nella solennità di un nome,
con il vissuto che s’intreccia
alle fobie di sempre
a tessere incubi precoci
fra palinsesti gonfi di cartelle
e piccoli premi di consolazione
dove sarebbe il dubbio
fra il costituirsi in gruppi
e il disgregarsi
succubi delle proprie colpe?
Sarà mica questo il controcanto?