150 anni d'Italia: a che punto siamo?

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lordtiranus
00sabato 8 gennaio 2011 10:26
Intendiamoci chi scrive è tutt'altro che un fervente nazionalista ma credo di sentire particolarmente forte un desiderio, per questo 2011, di rinascita per un sopito spirito nazionale. Voglia di capire e vedere il resto d'Italia (per questo sto organizzando per la primavera con un gruppo di amici un tre giorni nel Friuli, vicino ai tre fiumi del Risorgimento) e riappropriarmi di un senso di patria che, spiace dirlo, non vedo da nessuna parte. Sembra di essere tornati, almeno nelle teste delle persone, a quell'Ottocento fatto di piccoli stati della bassa padana, i vari ducati che grossomodo ricalcavano le provincie attuali, con sempre maggiori contrapposizioni tra nord e sud, tra ovest ed est persino dentro le stesse regioni.

Abbiamo al governo quello che, teoricamente, dovrebbe essere una maggiornaza di centro-destra quindi con forte idea di patria, di nazione, di spirito italico. Bene, Berlusconi notoriamente non partecipa a nessun evento di questo genere (basti vedere l'evento di Reggio Emilia per il tricolore), i leghisti con la bava alla bocca costruirebbero un muro sotto Mantova e con il tricolore ci si nettezerebbero il 16 (vi ricordate il "ditone" di Bossi?) e l'ala AN-ex MSI si è sciolta come neve al sole.
Non sembra anche a voi che di questa patria non interessi più niente a nessuno? Voi come la pensate?

Intanto vi allego un ottimo video-canzone del compianto Giorgio Gaber, uno dei suoi ultimi lavori prima di lasciare questo mondo.

ralco
00sabato 8 gennaio 2011 11:42
Per troppo tempo il concetto di Patria, in questo paese, è stato associato a quello di autoritarismo e retorica della destra, conseguenza di quel ventennio in cui il termine veniva sbandierato ad ogni piè sospinto a sostegno di un regime e delle sue guerre insulse. Da qui, ed anche dovuto al fatto che per i Comunisti di allora l'unica Patria era l'internazionale dei proletari, la reazione, che ha fatto sì che il solo nominare il termine suscitasse imbarazzo, quasi fastidio per i più: ricordo, per i più giovani, che il primo episodio di sentimento di unità nazionale a livello di massa si ebbe, pensate un po', ai mondiali del 70 dove, dopo il famoso Italia Germania, si videro per la prima volta i cortei con il tricolore. C'è voluto poi, molto tempo dopo, il Presidente Ciampi a rilanciare i simboli dell'unità d'Italia e oggi,nelle manifestazioni sportive, più o meno tutti, giovani e vecchi, seventolano bandiere e cantano a squarciagola l'inno.
Un modo per ricomporre, in parte ed almeno nei simboli esteriori, una anomalia che non ha eguali in nessun Paese civile.

Più complesso il problema per gli aspetti sostanziali, dove il senso della Unità Nazionale ha ancora parecchi buchi da colmare. Fenomeni come il crescere della Lega al Nord e, ora, anche il rinascere di movimenti autonomisti al Sud non possono essere liquidati come marginali episodi di fanatici.
La Germania, pur con mille problemi, è riuscita in vent'anni a ricomporre un'unità ed identità nazionale, reintegrando gli ex comunisti dell'est. Ed è uno Stato federale.
Noi, con uno Stato centralista ed unitario, e nonostante ingenti quantitativi di danario pubblico profuso, in 150 anni non siamo ancora riusciti a ricucire le enormi differenze economiche e culturali che separano il Nord dal Sud, ed è un problema di territorio, non di singoli individui: i tantissimi immigrati meridionali che si spostarono al Nord negli anni 50 e 60 si sono felicemente integrati nell'arco di una sola generazione.

Personalmente credo che sia stato un errore storico fondare l'Italia su di un assetto centralistico, e non federale, come mi pare lo stesso Cavour avrebbe voluto, perchè troppo forte era, ed ancora è, il divario, anche culturale, tra le diverse aree del Paese. Non dimentichiamo che gli stati ad assetto centralistico sono tendenzialmente quelli dove l'unità nazionale è antica ( vedi Francia), mentre un paese che ha una storia della unità contemporanea alla nostra, quale la Germania, éappunto federale.

Fare il federalismo ora? Potrebbe forse essere una buona cosa, purchè non sia oramai troppo tardi.
L'essenziale, secondo me, è che il problema venga capito e gestito da tutti, e non ignorato, per lasciarlo poi alle ricorrenti chiassate di certi soggetti politici.
titoit
00domenica 9 gennaio 2011 00:20
Mi fa molto piacere che sia stata proposta questa discussione.
CErco di tenermi lontano (per ora) dalla sterile e insulsa polemica politica quotidiana in cui noi italiani siamo specializzati.
Guardo invece alla storia.
L'Italia è da secoli un Paese con identità di lingua e cultura; è ovvio che questo discorso era limitato alle elite, ma la stessa cosa avveniva per le altre nascenti Nazioni.
Poi finalmente nel 1861 siamo diventato Stato e abbiamo unificato società e staterelli inutili e fantoccio di altre potenze. Errori ne sono stati fatti e tanti all'unificazione.
Ma bene o male siamo diventati una Nazione di grande importanza a livello europeo e abbiamo tutti (Nord e Sud) tratto grande giovamento dell'Unità.
Che senso avrebbero avuto in questi anni il Lombardo Veneto, gli staterelli di Parma e Piacenza o il tragicomico REgno delle Due Sicilie? Nessuno e tanto meno lo avrebbero oggi.

Quindi il mio auspicio è che sia un'occasione per riflettere, guardare al passato e al futuro, pensare un po' quello che siamo come società e quello che dovremo diventare.
L'Italia di oggi ha un grande bisogno di riflettere, pensare e smettere per un attimo di abbuffarsi di laceranti polemiche politiche tanto astruse quanto inutili che mirano solo all'interesse quotidiano di una classe politica orribile, come mai abbiamo avuto nella storia repubblicana.
In poche parole W l'Italia!!
sandro.raso
00domenica 9 gennaio 2011 08:47
Un tale, certamente non sospettabile di faziosità clericale, disse in quell'epoca: "Abbiamo fatto l'Italia, restano da fare gli italiani".
Gli italiani sono sempre da fare, in più l'Italia è quasi disfatta... andiamo bene!
giambo64
00domenica 9 gennaio 2011 10:05
Qualche anno fa, stava per essere approvata la Costituzione Europea.
Dopo l'Euro, sarebbe stato un passo decisivo verso la realizzazione di un grande stato federale nel vecchio continente.
Questo processo è fallito, grazie agli stupidi campanilismi che sono riaffiorati ovunque.
L'assurdo è che furono le stesse sinistre a osteggiare l'unificazione, affiancando in questo le destre estreme e i movimenti separatisti.
Voi dite che il nazionalismo è il mezzo per fermare la frammentazione, io non sono assolutamente d'accordo.
Il nazionalismo porta ad odi e incomprensioni e non è legato ad una bandiera, se sei nazionalista fai presto a trasformarti da italiano a padano a lombardo a milanese, ti identifichi nella nazione del momento.
E' il concetto stesso di nazione ad essere sbagliato, ma possibile che dobbiamo continuare a dividerci per bandiere, quando ormai tutti giriano il mondo?
Se vogliamo fermare il processo di disgregazione, dobbiamo cercare di insegnare ai nostri figli ad essere cittadini del mondo, a guardare agli altri non con superiorità ma con comprensione.
Dovremmo essere tanto maturi da capire che ormai i problemi sono a livello globale e che se non riusciamo a risolverli non ci salviamo nessuno, ne ricchi ne poveri. Dovremmo capire che se lasciamo morire di fame milioni di persone continueremo ad avere guerre e che la nostra sicurezza non può essere affidata alle armi.
La nostra vera Patria? Il Pianeta Terra.


GenoaJackson
00domenica 9 gennaio 2011 18:37
Io sono per l'Indipendenza della Liguria, non è una novità, e non mi reputo italiano nemmeno per uno dei cromosomi del mio DNA.

Ma non ne faccio una questione di contrapposizione nord-sud, di discriminazione o cose simili. Io ne faccio una questione storica e politica che secondo me rende la nostra Liguria una delle vittime più grande di soprusi politici dell'Europa.

Se mi guardo alle spalle ha molta più storia la Repubblica di Genova che la Repubblica Italiana. O no?

Cosa ci ha guadagnato Genova annettendosi all'Italia? Niente...anzi paga e paga tasse (5 miliardi l'anno solo di gabelle portuali che finiscono a Roma e che ci rimangono).

L'Italia è uno stato senza popolo, perchè stupirsi se non c'è senso di appartenenza? Perchè voler stare assieme a tutti i costi? Chi ha deciso che quelli attuali sono i giusti confini dell'Italia? Mi pare che gli istriani li abbiamo dimenticati...eppure dovrebbero esserci anche loro se di geografia vogliamo parlare.

Spesso le forzature generano guerre, vedi Yugoslavia, perchè volerle a tutti i costi?

Io ho gran rispetto per chi si è battuto per il tricolore, però non sentendomi italiano (io quando vado all'estero dico che sono ligure, non è uno scherzo...) lo dico come se lo dicesse un francese leggendo un buon libro di storia sull'Italia.

Non vado oltre perchè ad oggi non ho ancora la conoscenza profonda di alcune cose dei secoli scorsi, ma mi riprometto di approfondirle per non dire sciocchezze.

A livello più generale la mia conclusione è: l'Italia ha poca identità perchè un vero popolo non è mai esistito, quantomento nei secoli più recenti. E i campanilismi, giusti o sbagliati che siano, ci metteranno molto tempo ancora a sparire. E se spariranno non sarà perchè la gente se li dimenticherà, bensì perchè le nuove gebnerazioni, salvo eccezioni chiaramente, sono composte da fancazzisti che vivono alla giornata e che pensano all'Europa...aaahhh parola magica...Europa...non rendendosi conto che l'Unione Europea nasce solo per interessi economici...altro che Europa dei popoli...abbiamo visto sulla nostra pelle quanto l'euro abbia spinto sulla soglia della povertà milioni di famiglie...



lordtiranus
00domenica 9 gennaio 2011 19:03
Racconterò solo un aneddoto.

Quando sono andato a trovare la mia fidanzata in Germania durante l'Erasmus ho potuto vedere da me, e non solo tramite i suoi racconti, cosa significhi realmente integrazione europea: cene russe con partecipanti di mezzo mondo tutti che parlavano inglese e cercavano d'insegnare questa o quella parola nella propria lingua agli altri, una ragazza portoghese e un ragazzo tedesco che hanno iniziato la loro storia d'amore proprio lì, a Costanza, dicendosi cose in una lingua "estranea" ad entrambi. E di storie simili ne ho sentite a bizzeffe.

Gli unici che restavano sempre, esclusivamente tra di loro e parlavano solo nella loro lingua sapete chi erano? Gli italiani. Capisco che a tante orecchie sorde, perchè non vogliono sentire, intontite dalle parole violente che certi capipopolo ci propinano qua al nord abbiano timore di parole quali "Europa", "integrazione" e cosa via ma questo è il destino a cui andremo incontro, un continuo e totale meticciamento tra popoli e culture. E lo ritengo un bene perchè visto che del destino nostro siamo noi i responsabili (e i fruitori) fa strano rinchiudersi verso particolarismi geografici che nulla hanno più a che significare nel terzo millennio.
lordtiranus
00domenica 9 gennaio 2011 19:04
Re:
titoit, 09/01/2011 0.20:


In poche parole W l'Italia!!



[SM=x1567327]


giambo64
00lunedì 10 gennaio 2011 09:47
Io sarò fuori tempo, ma continuo a sognare un mondo senza frontiere.
Anche perchè mi sento molto più vicino ad un povero che si trova agli antipodi piuttosto che ad un ricco che abita nella mia città.
I concetti di patria e nazione, per me, sono scuse che hanno inventato i ricchi per convincere i poveri a fare le guerre per i loro interessi economici.
euge1893
00lunedì 10 gennaio 2011 15:03
Non mi piace la retorica delle celebrazioni dei 150 anni dal fatale 1861.
Non so se in questi 150 anni i popoli che abitavano la penisola italiana siano divenuti una nazione o meno e non sono sicuro che, per il futuro lo stato così come è venuto fuori dalla storia sia la cosa migliore per tutti noi. Mi ritrovo abbastanza nelle parole di Luigi.

Da conoscitore della storia d'Italia sono portato a cogliere le esperienze positive e negative come un contributo alla lenta, progressiva, ricca di contraddizioni costruzione di quel comune sentire che ci fa sentire "a casa", nonostante le differenze talvolta enormi, da Siracusa a Udine. Cose che i Francesi, gli Inglesi e gli Spagnoli hanno incominciato a sperimentare oltre 700 anni fa...

Ammiro un mio nonno che andò volontario sul Carso e penso ai caduti di tutte le guerre combattute in questi 150 anni (compresi i morti dimenticati). Erano altri tempi, ma vorrei che il sacrificio di quella generazione nata sul finire del secolo XIX possa dare un contributo per la nascita di una idea innanzitutto culturale di Italia, che muova dalle eccellenze del passato per insegnarci a gestire meglio il nostro territorio e ad organizzare la nostra convivenza nel migliore rispetto fra le tante diversità che sono la nostra vera ricchezza.
titoit
00venerdì 28 gennaio 2011 16:48
Oggi verso le 14 mentre ero in auto ho ascoltato su radio 3 un'interessante trasmissione sulla storia d'Italia: si chiama Tre Colori.
Oggi parlavano della Grande Guerra. Racconto molto ben fatto e appassionante.

La trasmissione mi ha fatto riflettere sul fatto che noi italiani siamo troppo presi dalle stupidaggini (per non dire di peggio [SM=g27996] [SM=g27996] )della politica odierna e per questo arriviamo spesso quasi a disprezzare il nostro Paese.
Ebbene, dovremmo pensare a quei milioni di morti sul Carso e sulle Dolomiti e a quante sofferenze patite dai nostri antenati per fare l'Italia.
icci
00venerdì 28 gennaio 2011 16:51
senza frontiere
[SM=x1567328] per l'opportunita: io amo l'italia, i suoi cieli, il mare, i monti, la sua gente, la sua storia.
sono cresciuta quando ancora si imparava "il piave mormorava" e quando le maestre ti insegnavano che, per fare l'italia, morivano giovani di vent'anni...che c'era un biondino dagli occhi blu, il pisacane, che era sceso sino a sapri per un ideale, che c'era una donna intrepida, anita garibaldi, che aveva sposato la causa del suo uomo, che c'erano giovani carbonari anche nell'ultima guerra, che salivano sui monti per cacciare gli invasori...
faccio tesoro e memoria di tutti quei giovani che hanno creduto nell'italia, che avevano gli anni che adesso ha mio figlio, che erano animati da un'idea, non un'ideologia, che hanno costruito la liberta' che oggi abbiamo noi...
ecco allora la discrepanza con questi ideali nobili di allora e la realta' sociopolitica di oggi: non disperiamo, ci sono ancora le persone che lavorano per il bene comune, nonostante tutto...e sei tu, sono io, tutti noi che ci alziamo di mattina presto, che ci incrociamo nelle vie cittadine, che ci parliamo da un pc...
150 di italia! nonostante la poca...sobrieta'...nonostante i modelli negativi dei gossip e di tanti politici...nonostante le contraddizioni e le fragilita' della gente comune e in buona fede...
festeggiamo questa nostra penisola cosi' ricca di giovani talenti ...sottopagati, di ragazze oneste che non cedono a compromessi, di anziani che hanno molto ancora da dare...di gente comune al capezzale dei malati...di preti di strada che accolgono il piu' disperato dei tossicodipendenti...
...non siamo solo mafia, spaghetti, chitarra e mandolino...

solo con una visione piu' aperta al mondo si potranno infrangere le barriere del pregiudizio, dell'opportunismo e della diffidenza.

io ci provo molto umilmente, con molto coraggio e con tante difficolta'...


titoit
00venerdì 28 gennaio 2011 23:44
Re: senza frontiere
icci, 28/01/2011 16.51:

[SM=x1567328] per l'opportunita: io amo l'italia, i suoi cieli, il mare, i monti, la sua gente, la sua storia.
sono cresciuta quando ancora si imparava "il piave mormorava" e quando le maestre ti insegnavano che, per fare l'italia, morivano giovani di vent'anni...che c'era un biondino dagli occhi blu, il pisacane, che era sceso sino a sapri per un ideale, che c'era una donna intrepida, anita garibaldi, che aveva sposato la causa del suo uomo, che c'erano giovani carbonari anche nell'ultima guerra, che salivano sui monti per cacciare gli invasori...
faccio tesoro e memoria di tutti quei giovani che hanno creduto nell'italia, che avevano gli anni che adesso ha mio figlio, che erano animati da un'idea, non un'ideologia, che hanno costruito la liberta' che oggi abbiamo noi...
ecco allora la discrepanza con questi ideali nobili di allora e la realta' sociopolitica di oggi: non disperiamo, ci sono ancora le persone che lavorano per il bene comune, nonostante tutto...e sei tu, sono io, tutti noi che ci alziamo di mattina presto, che ci incrociamo nelle vie cittadine, che ci parliamo da un pc...
150 di italia! nonostante la poca...sobrieta'...nonostante i modelli negativi dei gossip e di tanti politici...nonostante le contraddizioni e le fragilita' della gente comune e in buona fede...
festeggiamo questa nostra penisola cosi' ricca di giovani talenti ...sottopagati, di ragazze oneste che non cedono a compromessi, di anziani che hanno molto ancora da dare...di gente comune al capezzale dei malati...di preti di strada che accolgono il piu' disperato dei tossicodipendenti...
...non siamo solo mafia, spaghetti, chitarra e mandolino...

solo con una visione piu' aperta al mondo si potranno infrangere le barriere del pregiudizio, dell'opportunismo e della diffidenza.

io ci provo molto umilmente, con molto coraggio e con tante difficolta'...





[SM=g28002]


ralco
00sabato 29 gennaio 2011 12:46
[SM=g28002] Mi associo, brava!!
titoit
00giovedì 10 febbraio 2011 14:33
Impazza in questi giorni un dibattito abbastanza surreale nel desolante panorama politico italiano, ovvero quello sulla festa dell'unità del 17 marzo.
Giustamente il Governo qualche settimana fa lo ha proclamato giorno festivo.
Però, siccome in Italia ci deve sempre essere qualcuno che fa il diverso, ecco che salta su Confindustria a dire che non ci possiamo permettere un giorno di festa. Capito???? Non ci possiamo permettere 1 dicesi 1 giorno di festa per ricordare il giorno dei 150 anni dell'Unità d'Italia!!! [SM=g27996]
Quando la finiranno questi pierini-so-tutto di imporre le loro scelte aziendaliste in ogni risvolto della politica e della società? Scelte aziendaliste dettate dalla solita retorica della produttività a tutti i costi a scapito di ogni momento di riflessione.
Oltretutto quest'anno il 25 aprile e il 1 maggio cadono rispettivamente di lunedì (di Pasqua e dunque guà festa) e di sabato!!!
Naturalmente a questo anatema si sono accodati i nemici d'Italia (leghisti) e i lecchini d'Italia (vd. Gelmini & C.).
icci
00giovedì 10 febbraio 2011 18:17
Re:
titoit, 10/02/2011 14.33:

Impazza in questi giorni un dibattito abbastanza surreale nel desolante panorama politico italiano, ovvero quello sulla festa dell'unit� del 17 marzo.
Giustamente il Governo qualche settimana fa lo ha proclamato giorno festivo.
Per�, siccome in Italia ci deve sempre essere qualcuno che fa il diverso, ecco che salta su Confindustria a dire che non ci possiamo permettere un giorno di festa. Capito???? Non ci possiamo permettere 1 dicesi 1 giorno di festa per ricordare il giorno dei 150 anni dell'Unit� d'Italia!!! [SM=g27996]
Quando la finiranno questi pierini-so-tutto di imporre le loro scelte aziendaliste in ogni risvolto della politica e della societ�? Scelte aziendaliste dettate dalla solita retorica della produttivit� a tutti i costi a scapito di ogni momento di riflessione.
Oltretutto quest'anno il 25 aprile e il 1 maggio cadono rispettivamente di luned� (di Pasqua e dunque gu� festa) e di sabato!!!
Naturalmente a questo anatema si sono accodati i nemici d'Italia (leghisti) e i lecchini d'Italia (vd. Gelmini & C.).



concordo...e dire che ricordare l'unita' poteva essere occasione d'incontro, di dialogo, di costruzione di sinergie comuni...
...se i cari ciro menotti, i fratelli bandiera, i carbonari, i mazziniani, i garibaldini del sud ci vedessero, si chiederebbero certamente che fine hanno fatto i valori comuni, oltre che la dignita', il senso civico e tutto cio' per cui hanno dedicato e dato la vita, la giovane vita...
eppure siamo in un paese libero e democratico...o no?!?
GenoaJackson
00giovedì 10 febbraio 2011 19:16
Io dico che si girerebbero nella tomba anche quei genovesi massacrati e violentati dai Savoia costretti ad annettersi ad un Regno senza referendum alcuno...
titoit
00venerdì 11 febbraio 2011 10:10
E che dobbiamo dire dei pisani massacrati dai genovesi alla Meloria? [SM=x1177057]
Insomma, io francamente di tutta questa retorica medievalista imposta da un partitucolo razzista e xenofobo e accettata passivamente dalla società e dalla politica non ne posso più.
Quest’anno è il 150 dell’Unità d’Italia; quindi non di Genova, Milano, Napoli ecc., ma della nostra Patria (non mi vergogno di certo a chiamarla così!!)
icci
00venerdì 11 febbraio 2011 10:36
come mi piacerebbe che la guerra fosse dichiarata tabu' dall'umanita!ma capisco che questa è un'utopia.
non ci puo' essere politica buona senza spiritualita', nel senso cioè che i valori civili e morali di un popolo devono essere percepiti nella vita quotidiana.
al di la' dei progressi in campo tecnico-scientifico occorre tradurre in concretezza i principi etici del vivere civile, che dovrebbero percio' emergere "naturalmente" in campo sociale e politico, a beneficio prima dei piu' piccoli, dei poveri, dei meno fortunati, sino a scivolare a pioggia su tutti.
ho imparato questo dal risorgimento, dalle storie di tanti piccoli grandi uomini che, offrendo gratuitamente la loro gioventu', ci hanno permesso di essere liberi in una patria libera.
i vari amatore sciesa, pisacane ecc. ecc. inorridirebbero di questa italia del bungabunga.
tocca allora a noi, persone ancora limpide e sincere, dare un senso a questi valori, a questi ideali con la nostra normalita' e onesta',a beneficio delle generazioni future.
GenoaJackson
00venerdì 11 febbraio 2011 11:58
Vero Paolo...sarà anche il 150esimo dell'Unità d'Italia...ma non lo è per chi non la riconoce ed io sono tra quelli.

Per la Meloria, quello è un altro discorso, sicuramente deprecabile e confannabile, ma molto meno ipocrita di chi parla di unità d'Italia come atto democratico ed irrinunciabile.


Almeno poi se Genova avesse tratto dei benefici dall'annessione...invece è stato un disastro totale...basta vedere 150 anni dopo come siamo ridotti...
giambo64
00venerdì 11 febbraio 2011 12:51
Pur non condividendo l'idea di riavere la repubblica di Genova, sono anche io contrario a questa festa.
Mi spiego.
Se vogliamo festeggiare la nostra patria abbiamo già due date fondamentali, ovvero il 25 Aprile 1945 e il 2 Giugno 1946, sconfitta del nazifascismo e nascita della Repubblica.
Queste sono le date di nascita dell'Italia, quella che si vuole festeggiare a Marzo, invece, è una data lontana, tragicamente superata dopo la seconda guerra mondiale.
Se parliamo di unità dal punto di vista geografico, allora potremmo anche risalire all'Impero romano.
Per contrastare le spinte xenofobe non serve cercare indietro date che si prestano a facili critiche, cerchiamo invece di far conoscere ai giovani i valori su cui si fonda la nostra Repubblica Democratica, nata dalla Resistenza e basata sull'uguaglianza e sui diritti, valori oggi pericolosamente sotto attacco.
La nostra costituzione è tra le più avanzate al mondo, per questo molti farabutti vorrebbero distruggerla, per questo abbiamo il dovere di difenderla.


titoit
00venerdì 11 febbraio 2011 13:41
Hai ragione giambo, le date fondative della nostra Repubblica sono il 25 aprile e il 2 giugno. Ed è giusto onorarle ogni anno (purtroppo sono sempre meno "sentite" soprattutto il 25/4)
Questa del 17 marzo è una data che viene rievocata solo quest'anno per i motivi del 150°; mettiamola così è una rievocazione storica di un giorno che va ricordato perché senza l'Unità d'Italia non ci sarebbe neppure la Repubblica Italiana di oggi.
Letimbrus
00sabato 12 febbraio 2011 15:31
io sono d'accordo invece al 17 marzo...sono cresciuto con dei genitori che, ai loro tempi, festeggiavano anche il 4 novembre, oggi diementicato...
senza quel 17 marzo oggi non ci sarebbe la repubblica, senza il 4 novembre oggi non ci sarebbe il triveneto, senza il 25 aprile non ci sarebbe una democrazia, senza il 2 giugno non ci sarebbe una repubblica...e senza un 1 gennaio non ci sarebbe quella che fu definita una delle più belle Costituzioni del mondo.

checchè ne dicano Confindustria etc...facciamo tante feste religiose e non (1 maggio, ma quello è internazionale!)...una in più? per festeggiare i 150 che capitano una volta sola?

da nipote di un partigiano che nel 1943 andava nelle caserme della RSI a rubare le armi per i "banditi", quando sento certe cose mi viene l'orticaria.

w l'italia, viva noi popolo italiano (che, opinione mia, non si considera spesso tale per mancanza di cultura!) e w anche l'europa: è grazie a quest'ultima che ho potuto fare l'erasmus e conoscere persone meravigliose, italiani e non, molti dei quali fino a poco più di 20 anni fa erano considerati "nemici della democrazia".
lordtiranus
00sabato 19 febbraio 2011 01:03
Ieri commovente l'intervento di Benigni al sonnacchioso Festival di Sanremo. Uno dei punti più interessanti, e vorrei che lo ricordassero bene chi parla di Repubblica Ligure, è stato il suo ricordare come i maggiori patrioti della futura italia unita fossero genovesi o liguri: Mazzini, Garibaldi (nato a Nizza ma con i parenti che erano di Chiavari), Novaro e Mameli [SM=x1567332]
giambo64
00sabato 19 febbraio 2011 10:24
Benigni è il più grande genio della comicità di tutti i tempi.
Anche io che non sono un grande patriota mi sono commosso, ammetto di avere avuto torto e che è giusto festeggiare solennemente questa data.
Molto sagge le sue parole sulla differenza tra nazionalismo (negativo) e patriottismo (positivo).
lordtiranus
00sabato 19 febbraio 2011 10:35
Se pensiamo che persino il sito online de Il Giornale ne parlava bene e di come fosse stato un trionfo il suo intervento al festival. Se proprio dovessi dare dei voti direi pessimo il condottiero Morandi, relegato in un angolino schiacciato dal "peso specifico" dell'ospite, pessimo il ministro (che fatica dirlo...) La Russa tra il pubblico inquadrato ad ogni accenno (a dire il vero molto eleganti) verso Berlusconi e con la solita faccia tra il sociopatico e lo squadrista e le due beline, scusate, veline di sanremo che durante questo intervento durato quasi 50 minuti non si sono fatte minimamente vedere.

Benigni è e resta il miglior comico intelligente degli ultimi 150 anni di storia, anche perché come comico stupito abbiamo già di meglio

mi sono fatto da solo, sull'elicottero volo...
[SM=x1177057]
titoit
00domenica 20 febbraio 2011 00:10
A proposito il 17 marzo sarà festa, ma i leghisti al Governo sono insofferenti e sputano veleno [SM=g27988]

www.repubblica.it/politica/2011/02/18/news/decreto_17_marzo-12609183/?ref...
Robyk65
00domenica 20 febbraio 2011 10:19
Molto interessante invece l'articolo di Beppe Severgnini di oggi:

www.corriere.it/politica/11_febbraio_20/coccarda-severgnini-tricolore_b860150e-3cc3-11e0-b1ac-bc0b2e3568...

L'unico problema è trovare non solo le coccarde ma anche delle comuni bandiere o dei gagliardetti che si potrebbero esporre in vari modi, in qualsiasi altro paese questi problemi sarebbero inesistenti...

papupi
00mercoledì 9 marzo 2011 16:12
da www.repubblica.it

Dopo le polemiche delle scorse settimane, il Comune di Genova corre ai ripari: a una settimana dal via alle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, Tursi rinnova il 'Campo dei Mille', nel cimitero monumentale di Staglieno, dove riposano i resti di numerosi garibaldini. Il campo sarà mantenuto pulito dall'Associazione Alpini. Sarà inoltre restaurata la tomba di Novaro, con un intervento del Rotary Club San Giorgio, mentre gli studenti di Conservazione Artistica schederanno tutte le opere risorgimentali. "Alcune parti di pregio del cimitero - spiega l'assessore comunale ai Servizi Cimiteriali, Paolo Veardi - potrebbero inoltre essere restaurate da artisti americani, che hanno dimostrato grande interesse per la necropoli"
Robyk65
00mercoledì 9 marzo 2011 18:51
Un mio pensiero riguardo all'indifferenza generale che questa città dimostra che ho già pubblicato sul mio profilo in FB:

www.facebook.com/?ref=logo#!/note.php?note_id=165172496868230
(con un paio di foto allegate)

La casa natale di Goffredo Mameli

Come quasi nessuno, genovese e non penso sappia, il civico N°30 di piazza San Bernardo a Genova è la casa natale di Goffredo Mameli, il famoso in tutta Italia autore delle parole dell'inno nazionale italiano, recentemente tornato in auge malgrado i ripetuti e periodici tentativi di sostituzione ad opera di qualche ben noto gruppo politico dai toni spesso provocatori. Poichè come quasi tutti sapranno quest'anno ricade il 150° anniversario dell'unità d'Italia, l'inno nazionale nato appunto in quell'epoca, è il principale protagonista in questi giorni; come molti avranno potuto seguire è stato oggetto di analisi e di una spiegazione piuttosto dettagliata, in maniera assai toccante e commovente dal nostro Roberto Benigni malgrado il poco tempo a sua disposizione, durante la terza serata del 61° Festival della canzone italiana di Sanremo. Ebbene, come già accade per molte altre testimonianze presenti a Genova che possono darci un'idea dei fatti e delle persone che parteciparono al Risorgimento, anche quest'edificio versa in uno stato d'abbandono non certo consono all'importanza e alla notorietà del personaggio che ivi nacque. Fa certo amarezza vedere come una città ed un paese che si accingono a celebrare una ricorrenza così importante per la nascita della nazione trascurino così palesemente un patrimonio storico di tale importanza, in qualsiasi altro paese con un normale senso patriottico sicuramente si valorizzerebbero tutti i simboli legati alla storia patria pervenutici fino ad oggi che tanti caduti per tale ideale videro nascere, crescere e morire.

In Italia però... la bandiera nazionale viene esposta unicamente quando gioca la nazionale di calcio e in nessun altra occasione... e forse perchè così pregni di monumenti ed edifici storici ad ogni piè sospinto da risultare banali, la popolazione risulta apatica ed indifferente al patrimonio artistico, monumentale e storico che numerose nazioni ci invidiano e vorrebbero possedere. Basti osservare, tanto per fare un esempio, in Francia come da un misero e spesso quasi insignificante rudere diroccato venga spesso ricostruita abilmente un'autentica attrazione turistica e culturale che rende la località, magari un paesino di pochi abitanti, famosa non solo in patria ma anche all'estero e conseguentemente più ricco il tessuto commerciale, in parole povere la ricchezza dei cittadini. Naturalmente questa indifferenza popolare che si riflette anche nel disinteresse da parte di politici e governanti, ha come effetto il depauperamento, di cui un'esempio è il recente crollo a Pompei, di quella che si può certo considerare la principale ricchezza italiana, fonte altrimenti di benessere culturale ed economico collettivo ma che in maniera assai miope e indolente non viene valorizzata in maniera opportuna causando così un impoverimento generalizzato del tessuto sociale e culturale italiano. Non basta certo la recente e frettolosa "spolveratina" al settore risorgimentale del cimitero monumentale di Staglieno a lavare la coscienza dei politici e perchè no, anche di buona parte dei cittadini, dalla responsabilità della trascuratezza di quanto lasciatoci dai nostri avi, spesso caduti eroicamente ma magari anche per una semplice ferita che a causa della mancanza degli antibiotici procurava la morte con atroci e lunghe sofferenze dovute alla setticemia, ma sicuramente con la certezza che chi rimaneva a lottare e i loro posteri avrebbero perpetrato gli ideali e i sacrifici in nome della democrazia e della libertà che per centinaia d'anni la penisola italica mai conobbe, sempre divisa tra stati e staterelli e perennemente invasa e saccheggiata da eserciti stranieri.

Mi auguro che come per tante altre caratteristiche appartenenti all'essere italiani che lentamente a causa di un modo di vivere effimeramente benestante, sempre più frettoloso, superficiale e globalizzato vanno via via scomparendo si possa assistere ad una rinascita culturale sempre più diffusa affinchè si ritorni ad una coscienza collettiva e consapevole che possa far sì che migliori la qualità ed il sano stile di vita per cui un tempo eravamo famosi, ridottosi in questi ultimi anni ad una pallida ombra di se stesso.
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