106 forever

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giacomo415
00martedì 13 giugno 2006 11:33
Come già detto in un precedente post, la necessità di dotare la fanteria di armi anticarro leggere e potenti portò allo sviluppo di diversi sistemi, uno tra gli altri, è quello dei cannoni senza rinculo.

Il principio di funzionamento era conosciuto fin dai tempi della prima guerra mondiale ma passò anche la seconda senza che questo tipo di arma godesse di grande fortuna, in effetti solo i tedeschi misero in linea armi del genere in calibro 75 e 105 millimetri dotandone le unità paracadutiste.

Fu dalla guerra di Corea in poi che la proliferazione di modelli e calibri divenne inarrestabile, qui, però, dei validi e diffusi modelli svedesi, britannici e sovietici non parleremo.
Noi siamo interessati ai modelli che prestarono servizio nel nostro esercito.

Tra questi il più importante e longevo è di gran lunga il modello M40/M40A1 universalmente noto come il “106 senza rinculo”.

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Dicevamo che negli USA si iniziò a produrre e distribuire ai reparti cannoni senza rinculo, nei calibri 57mm (M18) e 75mm (M20), solo nell’ultimissimo scorcio della seconda guerra mondiale, il loro vero esteso impiego si ebbe solo nel conflitto coreano, quando però il senza rinculo nei calibri minori era già stato affiancato e, praticamente, sostituito dal più efficiente e maneggevole “superbazooka” M20 da 3.5’’.

Fu così che i recoilless prima ricordati, col tempo, scomparvero dagli arsenali e venne sviluppato un nuovo modello di calibro decisamente superiore, 105mm, che venne adottato con la designazione di M27. l’arma si rivelò un fiasco completo, inaffidabile e imprecisa, dovette essere riprogettata di sana pianta, fu così che nacque il nostro 106.

Il poco felice 105mm M27
[IMG]http://i6.tinypic.com/149wj9s.jpg[/IMG]

Con una carriera operativa, nel nostro esercito, di almeno trenta anni ci troviamo di fronte ad uno dei sistemi d’arma più conosciuti e longevi, intere generazioni di fanti si sono addestrate ad usarlo.
Ne inizierò la descrizione con una piccola curiosità che forse non tutti conoscono, la designazione 106 non coincide con il calibro, in effetti 105, venne data solo per troncare ogni legame con il precedente e fallimentare M27 e perché a nessuno venisse in mente di usare il suo vecchio munizionamento con su scritto 105, non compatibile con la nuova arma.

La culatta vista dal lato sinistro
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Nel suo insieme l’arma era costituita:
- dalla bocca da fuoco, calibro mm 105,02, solcata da 36 righe destrorse, lunga metri 3,31 e pesante Kg 113,85;
- dal fucile d’aggiustamento M8, calibro mm 12,7, 8 righe destrorse, peso Kg 11,34;
- dall’affusto M79 del peso di Kg 81,65;

il peso totale del complesso, compreso l’alzo ottico M92D raggiungeva i Kg 208.

[IMG]http://i6.tinypic.com/1448utl.jpg[/IMG]

Caratteristica dell’arma, visto il suo principio di funzionamento, era la presenza nella culatta di quattro luci di deflusso dei gas generati dalla combustione della carica di lancio, la quantità di gas lasciata sfuggire in questo modo bilanciava alla pari la reazione provocata dal movimento del proiettile nella canna eliminando la necessità di costosi e pesanti organi elastici, in pratica l’affusto aveva il compito di sopportare staticamente il pezzo e nulla più.

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Si pensi che il pezzo da 75 s.r., anch’esso in servizio nell’E.I., si incavalcava sull’affusto a treppiede della Browning 0.30 proprio come illustrato di seguito.

[IMG]http://i6.tinypic.com/149wjmv.jpg[/IMG]

Lo scotto da pagare era l’impossibilità di effettuare il tiro da ambienti chiusi o anche solo riparati, la presenza di una notevole vampata con sollevamento di fumi e detriti visibile anche da distanze elevate e la notevole usura del materiale.

Ulteriore conseguenza di una tale utilizzazione di parte dei gas era la loro perdita ai fini balistici e la necessità di una maggiore carica di lancio, a parità di gittata, rispetto ad un normale cartoccio granata.

Il munizionamento previsto era il seguente:

- cartoccio granata HEAT M344 e M344A1, controcarro a carica cava velocità iniziale m/s 503;

- cartoccio granata HEP-T M346 e M346B1, esplosivo al plastico e tracciatore, velocità iniziale m/s 498;

- cartoccio granata HEP-T con carica inerte, da addestramento.

Il cartoccio granata HEAT era privo di corona di forzamento e la stabilizzazione era ottenuta mediante impennaggio ad alette, al contrario la granata HEP-T era stabilizzata mediante la rotazione impartita dall’andamento della rigatura.

Il cartoccio granata HEAT
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Entrambe i modelli avevano il bossolo traforato tipico delle armi s.r.

Il sistema di puntamento era basato sul cannocchiale M92 e sul fucile d’aggiustamento M8. La presenza di quest’ultimo era giustificata dal fatto che l’uso del cannone dovesse essere quanto più possibile a colpo sicuro, proprio per la facilità di individuazione del pezzo una volta aperto il fuoco.

Tramite il cannocchiale, a tre ingrandimenti, si effettuava la mira sul bersaglio, fermo o in movimento, un semplice reticolo stadiametrico tarato su bersagli delle dimensioni di 3 e 6 metri (rispettivamente frontale e laterale) permetteva una prima stima della distanza e a quel punto, facendo fuoco con il fucile d’aggiustamento, si apportavano le correzioni necessarie.

La pallottola M48 (spotter) da 12,7 aveva un tracciatore che consentiva di seguirne la traiettoria, e all’impatto, nell’infrangersi, consentiva la fuoriuscita del fosforo bianco contenuto all’interno, il fumo chiaro prodotto dalla combustione permetteva la valutazione delle correzioni da apportare alla mira del pezzo.

La pallottola M48 (spotter)
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La distanza utile d’impiego era di 1000 metri, quella massima consentita dal congegno di puntamento era di 2200 metri, la celerità di tiro ordinaria era di un colpo al minuto, quella massima consentita era di un colpo ogni 6 secondi con una sequenza massima di 5 colpi.

Altra curiosità, a norma dell’istruzione provvisoria ufficiale ogni pezzo risulterebbe dotato di un congegno di puntamento M34, destinato al tiro indiretto (infatti era un materiale normalmente impiegato coi mortai) del quale, però, non si trova traccia in altre pubblicazioni delle scuole d’applicazione e nemmeno sui manuali dell’US Army.

Io, comunque, lo inserisco.
[IMG]http://i6.tinypic.com/1449n9y.jpg[/IMG]

In ultimo era disponibile un congegno per l’addestramento al tiro contro sagoma in poligono ridotto.

Praticamente un bossolo da 106 con dentro una canna da mitragliatrice modificata per il tiro di proiettili calibro .22 atti a simulare il tiro con munizionamento reale, il tutto da inserire dentro la canna del pezzo vero.

[IMG]http://i6.tinypic.com/1449o1v.jpg[/IMG]

Una seconda parte tratterà dell'impiego ordinario del pezzo da parte della squadra montata su A.R., essendo, l'impiego a terra, considerato come secondario e di carattere eccezionale.

Saluti [SM=x75448]

[Modificato da giacomo415 13/06/2006 16.57]

drago3
00martedì 13 giugno 2006 11:48
Bravo Giacomo!
Mi inchino con rispetto di fronte alla bravura ed all'impegno dell'amico Giacomo, che stra trasformando il sito in una vera e propria enciclopedia del carrismo & scienze affini.
Colgo l'occasione per un paio di aneddoti sui c.s.r.:
- nella 2aGM i Tedeschi progettarono una versione del Pz IV armata con 4 c.s.r. da 75 mm installati esternamente sul cielo della torretta, che era armata con un cannoncino da 30 mm di derivazione aeronautica; praticamente, un Ontos ante litteram;
- l'equipaggio dell'Ontos (chi ha ormai qualche capello bianco, come il sottoscritto, ricorderà con nostalgia il modellino fatto dalla Atlantic, sogno di noi fanciulli degli anni '70...) era particolarmente "sfigato" in fatto di pulizia armi, in quanto i 3 suddetti dovevano scovolarsi e pulirsi: 6 c.s.r. da 106mm, 4 fucili di puntamento da 12,7; 1 mitragliatore M3 "Grease gun"; 2 pistole cal. 45; da qualche parte sul web avevo trovato un sito in cui si raccontavano le operazioni degli Ontos in Viet nam, credo ci si arrivi dalla pagina iniziale di AFV news, tra i vari link;
- negli anni '80 la Bofors svedese sperimentò una munizione x il 106 denominata A3, ossia "anti active armor", destinata a rivitalizzare l'arma nell'impiego contro carri dotati di corazzature reattive;
- in Somalia si videro dei VM90 del S. Marco armati di 106 s.r., any info?

Saluti a tutti e ancora complimenti a Giacomo!
gabri.22
00martedì 13 giugno 2006 13:43
Ciao Drago 3,

penso che il S.Marco usasse all'epoca i Breda "Folgore"

Correggetemi se sbaglio...

Attualmente al di là dei limiti del csr nella lotta c/c sono ancora ipotizzabili scenari in cui un'arma possa tornare utile?
( penso alla possibilità di "sfondare" in teatri urbani....) [SM=x75475]
giacomo415
00giovedì 15 giugno 2006 14:22
Seconda parte
L’installazione del 106 sull’AR non era destinata solo al trasporto del pezzo ma anche al suo efficace impiego da bordo dell’automezzo.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14il8qc.jpg[/IMG]

La realizzazione di ciò comportò solo limitati lavori di predisposizione con il montaggio di alcuni supporti amovibili e nessun intervento alla struttura ed ai complessivi meccanici.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14il91j.jpg[/IMG]

Le parti amovibili, illustrate nell’immagine che precede, sono qui elencate:
- supporto per collare ancoraggio bdf al cofano fisso anteriore (p);
- supporto per colare ancoraggio bdf al parabrezza (q);
- alloggiamento per ruotino (r);
- staffe portamunizioni (s);
- limitatore settore zenitale (t);
- collare ancoraggio bdf (u)
- tiranti per code d’affusto (v);

Segue una vista in pianta del veicolo modificato ma ancora privo del cannone.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14il9a0.jpg[/IMG]

Alle dotazioni di cui sopra si aggiunga una prolunga di copertura per consentire il montaggio del telone. (vedi foto)

[IMG]http://i6.tinypic.com/14ilc28.jpg[/IMG]

Il carico del pezzo avveniva in due tempi, prima il fissaggio dell’affusto, successivamente si provvedeva all’installazione della bdf, al caricamento delle dotazioni (per il veicolo e per il complesso d’arma), dei quattro colpi di pronto impiego ed infine all’agganciamento del rimorchio da ¼ di tonnellata con altri quattordici cartocci proietto.

L’autovettura così allestita era contrassegnata dalla sigla TC106. con la massima enfasi veniva richiamata l’esigenza di una maggiore attenzione nella condotta del veicolo così attrezzato in quanto il carico era eccedente quello ammesso dalla portata di omologazione con variazioni nell’ingombro e nel baricentro.

Si va bene, ma chi faceva funzionare la baracca?

La squadra cannoni da 106 s.r. per btg. fucilieri, btg. bersaglieri e btg. alpini era così composta:

Personale:
- 1 comandante di squadra (sergente o sergente maggiore) capopezzo (1);
- 1 capopezzo (2);
- 4 addetti al cannone;
- 2 conduttori automezzi;
nota: i capipezzo sono abilitati alla conduzione delle vetture:

Armamento, mezzi di trasporto e collegamento:
- 3 pistole;
- 1 f.a.l.;
- 4 fucili semiautomatici;
- 2 cannoni s.r.;
- 2 autovetture;
- 2 rimorchi da ¼ di tonnellata;
- 1 radio;

Questa è la squadra nella sua composizione ordinaria, nella pratica la squadra operava più spesso nella configurazione ridotta con soli tre uomini per autovettura/pezzo. I due addetti così liberati viaggiavano di conserva su un c.l. addetto al rifornimento.

Tutto ciò significa che il totale degli uomini arrivava a dieci, e che al conto si aggiunge un c.l. e si tolgono i due rimorchi.

La squadra ridotta.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14ilcg2.jpg[/IMG]

Il comandante di squadra, in prossimità della zona d’impiego, precedeva a piedi le vetture, scegliendo in base agli ordini o d’iniziativa le successive postazioni di tiro, gli itinerari, il luogo dove lasciare i rimorchi e dove effettuare il rifornimento.

Durante l’azione curava l’individuazione degli obiettivi, ne stimava la distanza e la velocità, svolgeva le funzioni di caricatore, impartendo gli ordini per il cambio di postazione.

Il puntatore/tiratore sedeva sulla panchetta posteriore sinistra, era responsabile del puntamento, del tiro, della sicurezza dell’arma, del corretto stivaggio del materiale e delle munizionamento.

Il conduttore era responsabile della conduzione e della manutenzione dell’autovettura, oltre che del del rimorchio e durante l’azione svolgeva, su disposizione del capopezzo, la funzione di caricatore e/o di radiofonista.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14ileyr.jpg[/IMG]

L’autovettura pronta all’azione era priva del telone, aveva il parabrezza abbattuto e fissato, gli sportelli bloccati lungo le fiancate in posizione aperta.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14ilf8j.jpg[/IMG]

I rimorchi o il c.l. erano lasciati in posizione defilata, mascherata e protetta dalla vampa posteriore del cannone, su uno degli itinerari previsti per il veloce cambio di posizione dopo l’apertura del fuoco.

Una volta pronti al fuoco l’intesa fra i tre componenti della squadra doveva essere perfetta.

Il capopezzo doveva con la massima precisione e rapidità identificare il bersaglio ed indicarlo inequivocabilmente al puntatore/tiratore, con il quale aveva già in precedenza stabilito punti di riferimento e suddivisione in settori del campo visivo.

Anche al caricatore era richiesta la massima attenzione ed il perfetto affiatamento con il puntatore/tiratore, tra l’altro la sicurezza contro il tiro era inserita/disinserita tramite la leva di manovra operata dal caricatore stesso.

La foto che segue raffigura il congegno di puntamento M92D, pronto all’uso, con coperchio protettivo sollevato ed il reticolo di puntamento come appariva all’occhio del tiratore.

[IMG]http://i5.tinypic.com/14ilfs1.jpg[/IMG]

Si noti, come già detto nel post precedente, che la distanza massima d’impiego era prevista alle 2200 yarde mentre, nel caso di un bersaglio in movimento, era possibile impostare la mira mediante i 6 cursori a destra e sinistra fino ad un massimo previsto di 48 Kmh.

[IMG]http://i6.tinypic.com/14ilg03.jpg[/IMG]

Una volta puntato il bersaglio si faceva fuoco con il fucile M8, se il colpo andava a segno bastava sparare nuovamente col 106 oppure spostare la mira incorporando le correzioni evidenziate dallo scostamento del colpo spotter.

[IMG]http://i5.tinypic.com/14ilg86.jpg[/IMG]

Io credo che tra i lettori del forum qualcuno che abbia avuto esperienza diretta dei fatti dovrebbe esserci sarebbe davvero interessante, come sempre, conoscere come davvero funzionassero le cose. [SM=x75444]

Che dire, se avete avuto la pazienza di leggere fin qui, vi ringrazio di cuore.

Saluti [SM=x75448]
vehemens
00giovedì 15 giugno 2006 15:09
altro che ringraziare noi!!

un enorme GRAZIE di cuore a Giacomo.
una miniera di informazioni ed una chiarezza estrema nell'esposizione.
Grazie ancora...

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