ANDREA PAZIENZA.L’OPERA STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO Di Luca Raffaelli

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miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 20:48
ERA GIOVANE,ERA BELLO,ERA IL Più GRANDE DISEGNATORE ITALIANO,E SE NON FOSSE MORTO NEL 1988,A SOLI 32 ANNI,OGGI SAREBBE ANCORA PIU’GRANDE.

miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 20:52
Più di vent’anni,e ancora non sembra possibile. Andrea Pazienza se n’è andato nel 1988,nel corso di quello che si potrebbe definire un maledetto incidente di percorso.Una siringa riempita di un veleno che non è stato in grado di riconoscere. E che ha ucciso proprio lui che,non è retorica,era davvero il migliore. Anzi:artisticamente parlando,era onnipotente.


miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 20:55
Andrea si è presentato al mondo proprio negli anni settanta,quando tutto il mondo del fumetto si crogiolava in un suo proprio delirio d’onnipotenza.Erano tempi in cui il movimento studentesco urlava “siamo realisti,chiediamo l’impossibile”,in cui la solitudine era un problema collettivo e il privato era politico,il fumetto era il mezzo d’espressione più libero e “democratico”,quello che permetteva,senza aumentare i costi di produzione,di ambientare il fumetto negli Stati Uniti o ai Caraibi ,sulla Luna o su altri pianeti improbabili e impossibili,di raccogliere visivamente i viaggi mentali nati sulle proprie ossessioni o sulle proprie liberazioni


miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 20:58
Ma la libertà non è solo una conquista,è anche un bel problema. Cosa farsene,infatti quando non si hanno le capacità artistiche per potersi esprimere?

“Mi arrendo ai confini dei miei limiti.Ma combatto strenuamente dentro di essi,onestamente,per quanto mi è dato di fare,cercando di conseguire lo scopo che mi sono prefisso:fare delle storie cariche di sentimento,il più possibile evocative,che raggiungano il cuore del lettore nel modo più diretto possibile”.


miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:01
Così diceva Andrea che dentro quella libertà non si perdeva,perché i limiti di cui parlava,se davvero esistevano,li conosceva solo lui. Noi,i lettori,sapevamo solo che in lui agiva una creatività sfrenata.
Sapevamo che Pazienza prendeva in mano una matita o un pennarello e inventava così,nella maniera più diretta possibili.Sapeva raccontare attraverso il disegno così come un jazzista sa improvvisare,con la stessa fulminante energia,per cui un eventuale errore,una nota sbagliata,entra nella melodia e la trasporta efficacemente verso un’altra geniale,imprevedibile direzione.




miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:03
Chi c’e stato non può dimenticarlo :alla fine degli anni Ottanta,alle feste di Tango (il supplemento dell’Unità diretto da Staino).Andrea accompagnava alla lavagna luminosa David Riondino che intonava la “canzone del silenzio degli animali”,e alla lavagna luminosa disegnava –veloce come stesse facendo dal vivo un cartone animato-il grido del babbuino,oppure lo stramazzare al suolo del dromedario,o ancora il gorgogliare del sarcopedonte.
miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:07
A volte,obbligato da spazi angusti o da organizzazioni imperfette,doveva farlo disegnando al contrario.Il pubblico impazziva a vederlo inventare con la facilità di un acrobata.Sembrava che i disegni fossero già li e che lui con il pennarello li facesse solo venire alla superficie. E in più Andrea Pazienza era pure bello,molto bello,e del suo fascino perfettamente cosciente,quasi fosse naturalmente ovvio
che un onnipotente creatore di bellezza,un mito vivente del fumetto,una rockstar della vignetta,non potesse che essere così.


miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:09
Qualcuno ha scritto di recente che in questi vent’anni Andrea non si è perso niente.Potrà essere vero.ma il problema è che noi abbiamo perso lui,l’irripetibile Paz,che forse avrebbe cambiato questi anni raccontandoceli,che forse non è riuscito a trovare nella vita le stesse assolute sicurezze che aveva come creatore.Quelle sicurezze che gli hanno permesso,quasi trent’anni fa di realizzare pagine che sembrano ancora oggi il fumetto del futuro.Quello che stava per conquistare il mondo e la storia.
Quello di Paz.

miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:13
RANXEROX ERA UN NATURAL BORN KILLER:UN TIPO UMANO CHE RIASSUMEVA RABBIA,RIVOLTA,INDIFFERENZA ALLA RETORICA.
Ranxerox:storia di un film mancato
Il personaggio Rank Xerox,
robot umanoide perdutamente
innamorato di Lubna,una lolita
cattiva e incosciente dalla coda
di cavallo,aveva fatto il suo
debutto su Cannibale in bianco
e nero,ideato e disegnato
da Stefano Tamburini,con l’aiuto
alle matite di Pazienza
e Liberatore e qualche prezioso
suggerimento dell’onnipresente
Scozzari (sua la definizione
Di “studelinquente”
Per il giovanotto che costruisce
Il cazzutissimo robot con l’aiuto
Di una fotocopiatrice Rank Xerox,
in un immaginario 86,il rovescio
di 68)


miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:15
In questa sua prima
versione,Rank Xerox era magro,
lungo e indifferente a ogni morale,
un marginale di borgata
o un natural born killer ante
litteram,un tipo “umano” che
riassumeva in sé rabbia,rivolta,
indifferenza alla retorica.Stefano
era preoccupato di avere tra le
mani un’idea narrativa così forte e
non avere l’arte,i mezzi espressivi
adeguati a reggerla. Quindi aveva
deciso che a disegnarlo ci voleva
la mano di un maestro.

miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:18
E tra l’incontrollabile Paz,le cui
Travolgenti invenzioni l’avrebbero
Probabilmente arricchito,ma
Anche modificato il personaggio,
e il più regolare ed esecutivo
Tanino,scelse il secondo.
Voleva che fosse il suo braccio
Michelangiolesco,la sua armata
rossa pittorica,la sua Hollywood
manuale per fare il superkolossal
che sognava. Poi,per non farsi
rompere le scatole dalla Rank
Xerox,Stefano cambiò nome
Al coatto ne lo ribattezzò Ranxerox.



miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:20
Già alla prima uscita il nuovo Ranx
A colori aveva fatto strage di cuori
E sterminato un bel po’ di gente
(per avere più spazio sul treno…)
La sua violenza barocca
Spaventava i poveri di spirito,
ma entusiasmava le intelligenze.
Non era grandguignol,
bensì parodia,ghigno,
romanzo tragico dei nostri
tempi ambientato in
un futuro così prossimo
e concreto da essere già qui.



miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:21
Io e Stefano parlavamo spesso
Della possibilità di trasformare
Ranxerox in un film.L’occasione
Si presentò mentre preparavamo
Il numero dodici. Per quel Frigidaire
Avevo intervistato il regista Salvatore
Piscicelli. L’idea di trasformare
In un film Ranxerox lo entusiasmò.
Per produrlo mi rivolsi a Renzo
Rossellini,che conoscevo
Per la sua militanza in Democrazia
Proletaria. Renzo fu subito
D’accordo. Per la sceneggiatura
Renzo promise 40 milioni di lire,
che non era poco. Sembrava fatta.

miguelsonsempermi
00domenica 26 settembre 2010 21:23
Ma poi tutto si complicò. Stefano
Chiese altri 50 milioni extra come
Autore del soggetto e dell’idea
(oltre alla quota dei diritti che
avevamo già stabilito)e Salvatore,
non volendo essere da meno,
chiese un minimo di 80 milioni per
la regia. Alla fine Rossellini
rinunciò e non se ne fece niente.
Un vero peccato. Il film
Di Ranxerox avrebbe anticipato
di qualche anno la moda
fantascientifica dei vari Blade
Runner e Terminator,che di li
A poco,curiosamente dopo
L’edizione americana del nostro
Albo,dilagò sugli schermi
Di tutto il pianeta.




ZioBovino
00mercoledì 29 settembre 2010 20:45
nel corso della mia "carriera" di bloggatore fallito, banale e svogliato ho "polpastrellato" tra le altre queste due paginette con argomento Andrea Pazienza

La prima è forse più una critica a Roberto Saviano :

www.ghermandi.it/?p=55

la seconda invece è un personaggio molto vicino ad Andrea nel suo periodo bolognese

ziobovino.altervista.org/?pagina=20090122Artiglio_2.html&cartell...


Hasta siempre !!! [SM=g2311113]
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