...perchè piangeva...

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crocino
00domenica 23 novembre 2003 17:50
Non rispose alla mia domanda, ma soggiunse:
"Anch’io, oggi, ritorno a casa…"

Poi, melanconicamente:

"È molto più lontano… è molto più difficile"

Sentivo che stava succedendo qualche cosa di straordinario. Lo stringevo fra le braccia come un bimbetto, eppure mi sembrava che scivolasse verticalmente in un abisso, senza che io potessi fare nulla per trattenerlo…

Aveva lo sguardo serio, perduto lontano:

"Ho la tua pecora. E ho la casetta per la pecora. E ho la museruola…"

E sorrise con malinconia.

Attesi a lungo. Sentivo che a poco a poco si riscaldava:

"Ometto caro, hai avuto paura…"

Aveva avuto sicuramente paura!

Ma rise con dolcezza:

"Avrò ben più paura questa sera…"

Mi sentii gelare di nuovo per il sentimento dell’irreparabile. E capii che non potevo sopportare l’idea di non sentire più quel riso. Era per me come una fontana nel deserto.

"Ometto, voglio ancora sentirti ridere…"

Ma mi disse:

"Sarà una anno questa notte. La mia stella sarà proprio sopra al luogo dove sono caduto l’anno scorso…"

"Ometto, non è vero che è un brutto sogno quella storia del serpente, dell’appuntamento e della stella?"

Ma non mi rispose. Disse:

"Quello che è importante, non lo si vede…"

"Certo…"

"È come per il fiore. Se tu vuoi bene a un fiore che sta in una stella, è dolce, la notte guardar il cielo. Tutte le stelle sono fiorite.

"Certo…"

"È come per l’acqua. Quella che tu mi hai dato da bere era come una musica, c’era la carrucola e c’era la corda… ti ricordi… era buona"

"Certo"

"Guarderai le stelle, la notte. È troppo piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. È meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle… Tutte, saranno tue amiche. E poi ti voglio fare un regalo…"

Rise ancora

[…]

"… Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha…"

"Che cosa vuoi dire?"

"Quando guarderai il cielo, la notte, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sapranno ridere!"

E rise ancora.

"E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere… E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!. E ti crederanno pazzo. T’avrò fatto un brutto scherzo…"

E rise ancora.

"Sarà come se t’avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere…"

E rise ancora. Poi ridivenne serio.

"Questa notte… sai, non venire"

"Non ti lascerò"

"Sembrerà che io mi senta male… sembrerà un po’ che io muoia. Non venire a vedere, non vale la pena…"

"Non ti lascerò"

Ma era preoccupato.

[…]

Quella notte non lo vidi mettersi in cammino. Si era dileguato senza far rumore. Quando riuscii a raggiungerlo camminava deciso, con un passo rapido. Mi disse solamente: "Ah! Sei qui…"

E mi prese per mano. Ma ancora si tormentava: "Hai avuto torto. Avrai dispiacere. Sembrerò morto e non sarà vero…"

Io stavo zitto.

"Capisci? È troppo lontano. Non posso portare appresso il mio corpo. È troppo pesante"

Io stavo zitto.

[…]

Si scoraggiò un poco. Ma fece ancora uno sforzo: "Sarà bello, sai. Anch’io guarderò le stelle. Tutte le stelle saranno dei pozzi con una carrucola arrugginita. Tutte le stelle mi verseranno da bere…"

Io stavo zitto.

"Sarà talmente divertente! Tu avrai cinquecento milioni di sonagli, io avrò cinquecento milioni di fontane…"

E tacque anche lui perché piangeva.


sweet jane
00domenica 21 dicembre 2003 13:32
...quello che è importante non lo si vede...
GRAZIE CROCINO!

[...]

- Vieni a giocare con me, - le propose il piccolo principe - sono così triste...
- Non posso giocare con te, - disse la volpe - non sono addomesticata.
- Ah! scusa - fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
- Che cosa vuol dire "addomesticare"?

[...]

- È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"...
- Creare dei legami?
- Certo - disse la volpe. - Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
- Comincio a capire - disse il piccolo principe - C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato...

[...]

-se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sottoterra. Il tuo,mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...
La volpe tacque e guardo a lungo il piccolo principe:
- Per favore... addomesticami - disse.

[...]

-Non si conoscono che le cose che si ddomesticano- disse la volpe. - Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!

[...]

Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:
- Ah! - disse la volpe - ... piangerò.
- La colpa è tua, - disse il piccolo principe - io non volevo farti del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...
- È vero - disse la volpe.
- Ma piangerai! - disse il piccolo principe.
- È certo - disse la volpe.
- Ma allora che ci guadagni?
- Ci guadagno - disse la volpe - il colore del grano.
Poi soggiunse:
- Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto.
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
- Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente - disse. - Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ora è per me unica al mondo.

[...]

E ritornò dalla volpe.
- Addio - disse.
- Addio - disse la volpe. - Ecco il mio segreto. È molto semplice: Non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. -
- È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.
- È il tempo che ho perduto per la mia rosa... - sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
E, riverso sull'erba, pianse.
- Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che ai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...


Pet Cemetery
00giovedì 26 maggio 2005 15:51
Re:

Scritto da: sweet jane 21/12/2003 13.32
[...]

- Vieni a giocare con me, - le propose il piccolo principe - sono così triste...
- Non posso giocare con te, - disse la volpe - non sono addomesticata.
- Ah! scusa - fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
- Che cosa vuol dire "addomesticare"?

[...]

- È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"...
- Creare dei legami?
- Certo - disse la volpe. - Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
- Comincio a capire - disse il piccolo principe - C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato...

[...]

-se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sottoterra. Il tuo,mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...
La volpe tacque e guardo a lungo il piccolo principe:
- Per favore... addomesticami - disse.

[...]

-Non si conoscono che le cose che si ddomesticano- disse la volpe. - Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!

[...]

Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:
- Ah! - disse la volpe - ... piangerò.
- La colpa è tua, - disse il piccolo principe - io non volevo farti del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...
- È vero - disse la volpe.
- Ma piangerai! - disse il piccolo principe.
- È certo - disse la volpe.
- Ma allora che ci guadagni?
- Ci guadagno - disse la volpe - il colore del grano.
Poi soggiunse:
- Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto.
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
- Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente - disse. - Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ora è per me unica al mondo.

[...]

E ritornò dalla volpe.
- Addio - disse.
- Addio - disse la volpe. - Ecco il mio segreto. È molto semplice: Non si vede bene che con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. -
- È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.
- È il tempo che ho perduto per la mia rosa... - sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
E, riverso sull'erba, pianse.
- Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che ai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...





quanto mi piace questo pezzo... quanto e' dolcemente vero... tristemente reale...
dev'essere sempre in prima pagina! anche se credo di conoscerlo ormai a memoria
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