La statuaria

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roberta.maat
00sabato 27 giugno 2009 16:28
Conosciamo la fisicità degli antichi egiziani da innumerevoli immagini riprodotte in pitture bassorilievi e sculture.
Sebbene l'arte egizia sembri, per la sua estrema riconoscibilità, sempre uguale a sè stessa sappiamo, per aver abituato i nostri occhi, distinguere come si sia evoluta e trasformata nel tempo e per grandi linee collocare temporalmente le opere giunte fino a noi.

Di solito ci siamo imbattuti in stereotipi ma a volte è capitato di trovare qualcosa che differisce dal comune.
Abituata allo scriba seduto accosciato con i suoi strumenti appoggiati sulle gambe davanti ad una pancia di solito segnata dalle pliche del grasso, ho trovato particolare l'immagine dello scriba Nyankhra, in calcare dipinto, conservata al Cairo e proveniente dalla piana di Giza, magro giovane e disinvoltamente seduto.


Un'altra particolarità che non conoscevo sono i rilievi che di regola ornano il trono cubico, del faraone seduto e che sono, sin dagli inizi, l'intreccio delle due piante emblematiche dell'egitto (sma-taui) legate ad un segno che rappresenta la trachea e le arterie. Questa immagine si può vedere con chiarezza sulla statua in diorite di Chefren protetto da Horus, che tutti conosciamo bene per la sua bellezza.

Possiamo tentare una ricerca delle immagini che si discostano dall'usuale per una qualche particolarita ? I baffi di Rahotep o il seno stranamente abbondante della statuina di una donna che confeziona la birra trovata a Giza, sollecitano l'attenzione e invitano a riflettere su quanto realismo distrattamente forse altri come me ignorano.

-Kiya-
00sabato 27 giugno 2009 17:50
Non credo che si possa scindere nettamente quella che noi oggi definiamo "arte egizia", che per loro era pura espressione di sacralità, dall'ambito geroglifico.
Credo che fondamentalmente ogni singola opera giunta fino a noi, sia essa statuaria o monumentale, tragga origine dai segni geroglifici, per essere opportunamente personalizzata secondo necessità.
Di ogni singolo soggetto "artistico" troviamo riscontro tra i segni che fanno parte del vasto panorama della scrittura. Ogni opera possiede un corrispettivo in questo elenco, più o meno riadattato in base alle specifiche necessità.

Trovandoci al cospetto di una statua o di un monumento, con specifiche connotazioni, semplicemente osservandola siamo più o meno in grado di stabilire a quale periodo appartenga, come ben hai sottolineato.
Ogni singolo soggetto rappresentato rientra, però, in un preciso contesto, ben più antico. Talmente antico che non siamo nemmeno in grado di datarlo con precisione: quello della scrittura.
Lo scultore, che prima di tutto era uno scriba, altro non faceva che attingere a quei segni, trasformandoli da bidimensionali in tridimensionali e provvedendo, nel caso della statuaria, a personalizzarli in base alle caratteristiche e peculiarità del soggetto che doveva essere rappresentato. Ecco che quindi, apparentemente, abbiamo l'impressione di un'evoluzione che interessò i canoni artistici, ma di fatto anche l'espressione "artistica" fu caratterizzata da quella stessa immutabilità che è peculiare della loro scrittura.
Si tratta solo di comprendere quali preferenze furono accolnte di epoca in epoca e quanto spazio fu lasciato alla creatività dello scultore, ma pur sempre partendo dal presupposto che egli si atteneva a un preciso modello di partenza.
Tutto ciò che noi classifichiamo come "arte" va a mio parere osservato come pittogramma, su scala maggiore, e di conseguenza letto.

La particolare posa di Niankhra, da te proposto in questa discussione, pone dubbi a riguardo della rappresentazione, che non è effettivamente quella tipica dello scriba. Questo ci mette in condizione di approfondire, nel tentativo di capire le ragioni che spinsero lo scultore a rappresentarlo così. Andando a indagare chi fosse costui, dopo aver tentato una "lettura" della statua, otteniamo quanto meno una parziale risposta e forse una probabile giustificazione delle ragioni che spinsero "L'artista" a non ritrarlo nella tipica posa seduta a gambe incrociate.
Niankhra non fu uno scriba. Non esercitava quel mestiere. Egli era sacerdote e medico di corte e, pertanto, rappresentarlo nella posa tipica dello scriba non gli avrebbe reso i giusti meriti. Forse questo è uno dei messaggi che lo scultore ha effettivamente inteso rendere. Per quanto ci riguarda possiamo affermare che è riuscito nel suo intento, nonostante i quasi 4000 anni che ci separano.

Ecco un'immagine che ritrae la statua, vista di fronte:



A lato dei piedi di Niankhra compare un'iscrizione che sarebbe interessante conoscere. Sul testo da cui hai tratto l'immagine, hai trovato qualche riferimento in proposito?

roberta.maat
00domenica 28 giugno 2009 09:39
Assolutamente nessuna indicazione che suggerisca una lettura migliore !
Quello che colpisce è la dusinvoltura della posa, nonchè la plasticità del movimento.
Ho notato, ma è una mia riflessione, che per i dipinti i bassorilievi o le statuine funerarie l'artista sembra avere più libertà di espressione mentre per le statue egli si attiene a schemi più rigidi.

E' interessante l'interpretazione che dai circa l'arte egizia a proposito della sua immutabilità, però proprio per questo "rigore" che ricorre nei secoli, sono portata a pensare che, nel tempo, si sia sviluppato un vero codice di espressione dal quale molto raramente ci si potesse allontare.

Deduco da quanto scrivi che la scrittura del geroglifico sia la fonte della espressione artistica da cui trarre poi, nel tridimensionale, l'ispirazione per la realizzazione delle altre opere.
Non mi trovo totalmente daccordo perchè ritengo che, in generale, siano stati i pittogrammi a derivare dalle riproduzioni di sè e dell'ambiente che l'uomo sin dagli inizi ha voluto dare per raccontarsi.

-Kiya-
00domenica 28 giugno 2009 16:03
Re:
roberta.maat, 28/06/2009 9.39:


E' interessante l'interpretazione che dai circa l'arte egizia a proposito della sua immutabilità, però proprio per questo "rigore" che ricorre nei secoli, sono portata a pensare che, nel tempo, si sia sviluppato un vero codice di espressione dal quale molto raramente ci si potesse allontare.

Deduco da quanto scrivi che la scrittura del geroglifico sia la fonte della espressione artistica da cui trarre poi, nel tridimensionale, l'ispirazione per la realizzazione delle altre opere.
Non mi trovo totalmente daccordo perchè ritengo che, in generale, siano stati i pittogrammi a derivare dalle riproduzioni di sè e dell'ambiente che l'uomo sin dagli inizi ha voluto dare per raccontarsi.





Un codice esisteva certamente, che poi fosse tacito, ovvero scontato in quanto non poteva essere che così, perchè così essi interpretavano tutto quanto li circondava, o regolato da norme vere e proprie, forse non ci sarà dato saperlo.
E' molto probabile che la scuola insegnasse sulla base di "teoremi", come ad esempio l'applicazione del reticolo per quel che riguarda i rilievi. Certamente doveva esistere un metodo impartito per insegnare a rispettare le proporzioni, anche nel tridimensionale.

Il mio pensiero, effettivamente, è a favore della teoria che i geroglifici furono considerati modelli da utilizzare per la realizzazione della statuaria e non solo. Ciò semplicemente perchè mi è più facile credere che ebbero origine prima le rappresentazioni bidimensionali, che trovaro successivamente evoluzione nello spazio, piuttosto che il contrario.
E' chiaro che all'origine dei geroglifici vi sia stata l'osservazione di tutto quanto li circondava, del resto nulla come quei segni è rappresentativo della realtà.
Se avessimo un'idea di quale fu l'evoluzione della scrittura e di come ebbero luogo le integrazioni dei segni, man mano che la società egizia si evolveva, forse potremmo definire meglio quest'ordine.

Ad esempio: nacque prima il segno GL O24, mr, usato quale determinativo per le piramidi o nel nome della città di Menfi, Mn nfr, tenuto conto che tale segno è utilizzato anche come determinativo per 'i, tomba/mastaba e segno per comporre bnbn, o nacque prima la Piramide di Djoser?

roberta.maat
00lunedì 29 giugno 2009 13:11
Estremamente difficile il quesito che è sorto da questa discussione. assolutamente a digiuno delle basi per lo studio della filologia e ancor più sprovveduta in relazione alla nascita ed evoluzione dei geroglifici, mi sento di esprimere un pensiero semplice che concorda con l'idea di Kiya circa la preesistenza del segno disegnato rispetto alla sua riproduzione in tridimensionale. Fin dai primordi l'uomo ha graffiato le rocce delle sue dimore/riparo per rappresentare se stesso e il suo mondo, una prima forma di comunicazione che forse ha dato l'avvio alla codificazione dei messaggi riproducendo prima i fatti poi probabilmente segni riconoscibili adatti a rappresentare suoni e da ultimo pensieri.

Tutto questo non risponde alla domanda di Kiya e potrebbe far parte di un'altra discussione più specialistica relativa alle riflessioni che facciamo sulla lingua e la scrittura.

Tornando a tempi "più recenti" possiamo tentare una ricerca delle statue più inusuali e che hanno sensibilizzato la nostra fantasia ?
-Kiya-
00lunedì 29 giugno 2009 14:15
Escludendo a priori tutta la statuaria di produzione Amarniana, le cui caratteristiche la distinguono dal resto delle opere Egizie, ho sempre ritenuto meritevoli d'attenzione quelle statue forgiate a mo' di sfinge, con il volto di un sovrano, che si caratterizzano in quanto presentano mani umane in luogo di zampe anteriori.
Credo sia una prerogativa del Nuovo Regno.
Purtroppo non mi è stato possibile individuare una foto dell'esemplare che ritengo maggiormente rappresentativo, per interezza, ma soprattutto per la perfetta fusione che lo scultore ha saputo rendere tra la muscolatura leonina delle spalle e quella degli arti umani.
Si tratta di una statua riproducente Amenhotep I, nell'atto di offrire un libatorio. Credo che la sfinge si trovi tuttora nella sua sede originaria, all'interno del Tempio di Karnak.

Per rendere l'idea, propongo qui di seguito due esemplari simili. Uno è danneggiato, ma conserva comunque la sua bellezza:



Amenhotep III al MET



Tutankhamon a Karnak



Sempre nell'ambito della statuaria, e sempre nell'ambito del Nuovo Regno, citerei anche una rappresentazione di Senenmut che tiene fra le braccia la piccola Neferure.
Al contrario dello standard a cui siamo abituati, in questa statua Senenmut è rappresentato in piedi. La propongo da due punti di vista differenti, per poterla apprezzare al meglio:




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