Amelia Beltramini: La storia della chirurgia plastica

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Kiya-
00martedì 2 ottobre 2007 23:45
La chirurgia plastica ha origini lontanissime: plastica deriva da plastikos, vocabolo greco che significa "modellare, dare forma". Ma la descrizione dei primi interventi di chirurgia plastica risalgono ai papiri egizi e ai testi sanscriti dell’antica India. Già il papiro di Edwin Smith, datato 3000 a. C. contiene la prima descrizione della chirurgia di un trauma facciale, con fratture nasali e della mandibola. Per la prima ricostruzione di nasi, orecchie e labbra si deve arrivare ai testi Indù datati circa 400 a. C. Allora andava di moda tagliare il naso al nemico, e anche il sistema giudiziario comminava l’amputazione di nasi, orecchie e genitali. Non stupisce allora che un autore Indù, Sushrata, descriva per primo nella sua enciclopedia Samhita, la ricostruzione dell’orecchio con pelle prelevata dalla guancia e la ricostruzione del naso detta ancora oggi con il “metodo indiano” o “indù”: con una incisione su tre lati si prelevava un lembo quadrato di cute dalla guancia adiacente e lo ribaltava, fino all’attecchimento, sulla zona da ricostruire. Sempre ai medici indù si deve il trapianto di pelle prelevata dalle natiche: tecnica che predaterebbe di più di 2 millenni il primo trapianto ufficiale di pelle descritto da Jacques-Louis Reverdin, chirurgo svizzero, nel 1869.

Sbarco in Occidente
Nel 4 secolo a. C. Alessandro Magno il Macedone invase l’India, e importò queste tecniche di ricostruzione nel bacino del Mediterraneo. Si diffusero, tanto che nel 1 secolo d.C. il medico romano Aulo Cornelio Celso descrisse la riparazione della mutilazione delle labbra, delle orecchie, del naso nel suo De Medicina. E nel 4 secolo d. C. Oribasio, medico di corte bizantino, nella sua Synagogue Medicae (una enciclopedia di 70 volumi), dedicò ben due capitoli alla ricostruzione dei difetti della faccia. Pratiche assai utili a quei tempi: si dice che nell’8° secolo Giustiniano II fosse detto Rhinometus, cioè “dal naso mozzo” perché dopo essere stato rovesciato dal trono era stato anche mutilato per impedirgli di riconquistare lo status di imperatore. Pratica che non ebbe grande risultato: Giustiniano II si fece ricostruire il naso e ritornò al potere. C’è chi sostiene che alcune sue statue marmoree lo raffigurino con una cicatrice sulla fronte, nella zona del prelievo.
Contemporanea è la correzione del labbro leporino, che a partire dal 4° secolo veniva praticata in Cina dai medici della dinastia Chin.

Secoli bui... con qualche lampo
La caduta di Roma, nel 5° secolo e le invasioni barbariche fecero dimenticare queste tecniche. E il Medio Evo fu, sotto questo aspetto, un periodo di arretratezza. Con qualche eccezione: nel 920 nel Leechbook of Bald, testo antico inglese di pratiche mediche, si descrive la prima operazione di correzione della palatoschisi: cioè un malformazione del palato che durante la gravidanza non si salda.
Ma nel 13° secolo papa Innocenzo III proibì ogni intervento chirurgico, e la maggior parte dei medici del tempo iniziarono a considerare disonorevole e volgare la manualità degli interventi chirurgici che diventarono competenza dei barbieri. La chirurgia plastica ricostruttiva fu reintrodotta in Europa nel 9°-12°: gli arabi, che avevano invaso la valle dell’Indo nel 711 d. C. e vi avevano appreso le tecniche di ricostruzione, le reimportarono nel bacino del mediterraneo quando conquistarono la Spagna e la Sicilia.

Mamma li Turchi
Cerrahiye-i Ilhaniye, il primo testo di chirurgia illustrato è patrimonio della letteratura turco-islamica: Serafeddin Sabuncuoglu vi descrisse le tecniche della chirurgia maxillo-facciale, delle patologie delle palpebre e della ginecomastia: ancora oggi la sua tecnica per asportare il tessuto ghiandolare anticipa la moderna mammoplastica riduttiva.

La scuola italiana
In Italia invece sono di quel periodo le grandi famiglie in cui il mestiere di barbiere-cerusico era ereditario. Un esempio fu la famiglia Branca, vissuta nella Sicilia del 15° secolo: il padre, nel 1442 reintrodusse la ricostruzione del naso con la tecnica indiana, ma così come nell’India antica la casta indiana Koomas, (cioè dei cerusici-produttori di mattoni) non divulgava le sue tecniche, lo stesso fece Branca padre, che le tramandò al figlio Antonio. Le conosciamo grazie alla descrizione che ne diede Alexander Benedictus, allora docente all’Università di Padova: i Branca, per riparare labbra, nasi e orecchie, legavano un braccio alla zona da ricostruire, poi tagliavano dal braccio tre lati di un lembo quadrato di pelle e la ribaltavano sulla parte da ricostruire. A riparazione compiuta tagliavano il quarto lato del lembo e liberavano il braccio. Le tecnica, detta “metodo italiano” divenne patrimonio anche dei Boiardi, famiglia di medici calabresi.

Un po' di pipì e si riattacca
All’Università di Bologna lavorava Leonardo Fioravanti, che nel suo Il tesoro della vita humana pubblicò il resoconto delle ricostruzioni nasali effettuate dalla famiglia di barbieri Vianeso, suscitando l’interesse di Gasparo Tagliacozzi che ne divulgò la metodica.
Leonardo Fioravanti rese nota anche la tecnica del trapianto. Questa risale alla civiltà indù, circa 2500 anni fa, e fu reintrodotta in Europa dagli arabi. Ma la prima descrizione, di Fioravanti, risale al 1570 «un certo gentiluomo Spagnolo chiamato Andreas Gutiero, cui era stato tagliato il naso in un duello, e poi le aveva fatto cadere nella sabbia e io che l’ho avuto in mano, era pieno di sabbia: ho urinato su di esso e l’ho lavato con urina, l’ho riappiccicato facendolo restare lì 8-10 giorni.». Barbara ma efficace.

I chirurghi inglesi
Ma nel 16° secolo iniziò un altro periodo buio della chirurgia, che ritornò in auge solo nel 18° secolo, a opera degli inglesi, subito dopo l’invasione dell’India. Lucas, un chirurgo inglese, reduce da quei lidi, descrisse la ricostruzione del naso effettuata da un Koomas indiano cui aveva assistito in una lettera indirizzata nel 1794 al Gentleman’s Magazine di Londra. Poco prima, era il 1791, Chopard aveva ricostruito un labbro usando un lembo di pelle rivoltata dal collo.
Fra i lettori del racconto di Lucas c’era Joseph Carpue, chirurgo del York Hospital di Chelsea in Inghilterra: si esercitò sui cadaveri e nel 1814 effettuò la prima operazione su un ufficiale britannico che aveva perso il naso per colpa di un aterapia mal fatta a base di mercurio, e su un altro ufficiale mutilato da una sciabolata. Carpue pubblicò il suo lavoro con il titolo Restoration of a Lost Nose nel 1816 ridando nuovo splendore alla rinoplastica indiana.

Nasce la chirugia plastica moderna...
Due anni dopo, era il 1818, il chirurgo tedesco Carl Von Graefe, considerato allora il miglior chirurgo d’Europa e padre della chirurgia plastica moderna, pubblicò Rhinoplastik: vi citava 55 operazioni di rinoplastica (con il metodo indiano, italiano e il nuovo metodo tedesco, che consisteva in un vero trapianto di pelle dal braccio), ma anche interventi di blefaroplastica (plastica della palpebra) e di palatoplastica, tanto da essere considerato padre della chirurgia plastica moderna.
Ma solo il suo successore rese le tecniche più tollerabili grazie all’introduzione dell’anestesia e all’intervento al naso in due tempi per migliorarne l’aspetto.
Per la ricostruzione completa del naso mancava la parte ossea: la soluzione risale al 1892 quando Robert Weir utilizzò lo sterno d’anatra, e coniò per primo in vocabolo “rinomania”, cioè la ricerca patologica del perfezionismo chirurgico dei pazienti. «Un comportamento che sicuramente persiste tutt’ora ed è uno dei problemi più importanti della chirurgia plastica estetica» dice Michael Ciaschini, chirurgo plastico della Case Western Reserve University Hospitals di Cleveland.
Ma il primo intervento di chirurgia estetica risale alla fine del 1800.

Nel 1892 John Orlando Roe, chirurgo di Rochester, nello stato di New York, pubblicò uno studio sulla rinoplastica intranasale, cioè come rifare il naso senza lasciare cicatrici esterne. Non eliminava la gobba, ma correggeva il naso a sella, deformità che affliggeva i figli di madri malate di sifilide, patologia venerea allora molto diffusa, che non riuscivano a trovare lavoro e compagno. A lui si deve anche il primo intervento estetico di rinoplastica. [...]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:22.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com