..visto che raramente ho occasione di esprimermi qui per manifesta inferiorità numerica (numero di dischi nuovi e cosae interessanti da proporre, non sono mica Alebsp!!!), colgo al volo la mia unica anteprima, per cui..parliamone..... la mia (discutiible) opinione, aspetto la vostra, quanto prima
BRUCE SPRINGSTEEN
We Shall Overcome : The Seeger Sessions
Forse le impressioni del primo ascolto sono quelle più spontanee, ma poi (come per altri lavori di Springsteen), la ripetizione porta piano piano a smussare alcune cose e a farne cogliere altre, fino a rendere tutto “logico” e giustificato.
Sarà poi giusto confrontare quel poco che si crede di conoscere su questi pezzi con le note storiografiche che ne parlano in dettaglio? Anche questo diventa poi un apprezzare meglio oppure una giustificazione per qualche sbavatura? A questo punto qui sotto lascio quelle impressioni che mi sono ritrovato a focalizzare dopo quattro ascolti (quindi una “non recensione”) diciamo quanto mi ispira questo nuovo disco.
Aggiungo però un dettaglio come premessa: nell’intervista di Will Hermes che proprio oggi (16 aprile) appare sul New York Times, ad un certo punto Springsteen butta lì una frase consolatoria o rassicurante sul fatto di essere a corto di idee:
“I have an E Street Band record that I have a lot of stuff written for. I'm just waiting for the right time to do it.".....quindi .. vuol dire che dopo l’avventura solista di un tour che, sì, ha donato molte gemme rivisitate intorno all’ossatura di Devils & Dust, disco un po’ anomalo ma comunque apprezzabile nel suo complesso (e dalle sonorità varie rispetto al temuto “solo folk album” dopo il bello ma poco digerito “Ghost of Tom Joad”), un altro disco “non springstiniano” crea un po’ di dissapori tra i fans.
Lo si legge nei vari forum internazionali, sia da parte di chi ha potuto ascoltare i brani, sia da parte di chi “a pelle” sente allontanarsi il ritorno del sano rock acclamato dall’ala oltranzista (o solo nostalgica?) degli aficionados. Ma presto si tornerà in pista, forse nel 2007, chissà... , forse siamo solo noi legati a quanto è passato e con poco occhio al presente, ci aspettiamo sempre le stesse cose?
Mettiamo però che Springsteen fosse di passaggio un giorno in un casolare di campagna, dove un gruppo di musicisti “old style” fossero in procinto di rivisitare per puro gioco e piacere un po’ tutti i classici della tradizione americana, e mettiamo che Springsteen si fosse aggregato imbracciando una chitarra e divertendosi come un matto a cantare questi brani, se esistesse poi una testimonianza audio e video dell’evento saremmo qui a gridare ancora una volta all’incommensurabile grandezza dell’artista, sempre pieno di sorprese e a suo agio un po’ ovunque passi della buona musica, etc etc....
Bene, questo disco forse può essere preso in questo modo, qualcosa che non è nello stile che conosciamo (anche se la base Guthrie/Dylan sempre affiora in molti brani intimisti), con musicisti che suonano insieme a lui per la prima volta, e se è vero che l’album è stato registrato in brevissimo tempo quasi in presa diretta nella casa di Rumson (anzi, nel salotto per la precisione), perchè non stupirsi e apprezzare il risultato. Tutto questo giro di parole per dire che alla fine l’album è bello, da apprezzare, avrà un suo perché come tassello nella discografia del boss, ma lo apsettavo più intimista e quieto (e in alcuni brani mi ci ritrovo, come ad esempio “Erie Canal” e “Eye on the Prize”) , invece sprizza gioia e voglia di saltellare un po’ ovunque, e suona “nuovo”
Senza dubbio una mossa dettata dalla propria voglia di fare e seguire la vena del momento, non certo un disco con mire commerciali, anzi…. Forse scenderà come “successo commerciale” un gradino più in basso rispetto a quello che D&D tutto sommato poteva rappresentare per i fans di Bruce, perché lavoro solista era ma con quel tocco di arrangiamenti che lo hanno comunque reso appetibile
Certamente una migliore conoscenza dei brani tradizionali qui rivisitati potrò fare meglio (o peggio) apprezzare il risultato a chi ha nel cuore e nella testa le melodie e i testi di pezzi classici che risalgono, in alcuni acsi, a periodi pre-pioneristici se non arcaici in senso stretto, comunque agli albori del folk americano
Quindi, se dovessi listare le mie favorite dopo l’ascolto: “Old Dan Tucker”, “Mrs. McGrath”, “Erie Canal”, “My Oklahoma Home”, “Shenandoah”, “We Shall Overcome”, “Froggie Went A-Courtin'”, nel senso che sono più quanto mi aspettavo perlomeno come stile e approccio, dalla rilettura dei classici riproposti da Pete Seeger (eprchè ricordiamolo, Seeger ha preso e riproposto da menestrello malti brani “nell’aria”)
Se ascoltiamo il disco nell’ordine (mancano le “bonus tracks”, a questo punto diventeranno vero bonus, visto che sulla versione che circola in questi gironi non compaiono ancora, aspetteremo il 20….
In dettaglio:
Old Dan Tucker: grande inizio, se un disco deve piacere subito o meno, qui siamo sul “va bene”, non può non impiantarsi nel cervello, sarà anche scontata ma mi aspetto divenga un grande bis (chissà) da ballare festeggiando l’evento
Jesse James . : voce di Bruce forzata per narrare la storia del noto bandito, forse ala maniera dei “minstrels”
Mr McGrath : 100% irlandese, un omaggio inatteso perché suona veramente “irish” (anche se effettivamente molta tradizione americana non può che riallacciarsi agli emigrati dell’Irlanda), a questo punto se in futuro dovesse apparire Bruce in un lavoro dei Chieftains non mi stupirei più di tanto
Oh Mary, Don't You Weep : ballad corale, stile proprio da gospel (spiritual? Sottilizziamo? Con fisarmonica e atmosfera da dixie; anche in questo brano (come in Mrs. McGrath) mi suonava male inizialmente l’aggiunta del piano, poi digerita
John Henry: banjo e un po’ di atmosfera Zydeco con fisermoncihe etc, a questo punto del disco mi sono venuti in mente alcuni lavori della prima Nitty Gritty Dirt Band, forse più nelle foto del loro triplo “Dirt & Gold” che nei primissimi
Erie Canal : bella, bella, triste e bella, è il tipo di canzone che mi aspettavo da questo lavoro
Jacob's Ladder: anche qui gospel, fiati a iosa e un po’ di atmosfere swing/jazz
My Oklahoma Home: un altro brano del tipo “come me lo apsettavo”, cn la voce di bruce più vicina ai toni che conosciamo, seppure con un controcanto in sottofondo, standard ma ok
Eyes on the Prize: un altro dei pochi brani “tristi” in un disco che è molto allegro nel suo complesso, anche qui con un pizzico di fiati in stile dixie
Shenandoah: molto bella, così come bella era la versione che Dylan aveva proposto nel suo album "Down in the Groove", sembra molto più lenta ma in realtà è lo sfondo che cambia, qui c’è un crescendo diverso, là c’era un ritmato che depistava
Pay Me My Money Down : ripetuta quasi all’infinito, ballata che forse si trascina oltre il limite, chissà
We Shall Overcome : icona della storia americana e della protesta civile, pezzo difficile da reinterpretare senza critiche perchè veramente classico, personalmente la versione scarna che Bruce aveva già fatto per il tributo a Seeger “Where have all the Flowers gone” mi era piaciuta di più, ma anche questa versione un po’ più complessa risulta alla fine godibile, bella
Froggie Went -A – Courtin: banjo in evidenza, moltro “traditional” forse rappresenta il tipo di pezzi che mi aspettavo in generale nel disco quando era cominciata a circolare la voce “Seeger”,
Che dire….. se pensiamo allo stato d’animo del fan che esce da concerti che sembrano lontani anni luce (ma in fondo Springsteen ci sta omaggiando di visite molto ravvicinate, se confrontate con il passato), c’è un filo di delusione, e qui torniamo al dissidio tra “l’artista e il suo percorso” e “il fan e le sue aspettative”,
La frase riportata all’inzio circa il “quasi certo” futuro del lavoro con la E-Street band e un probabile “farewell tour” che orima o poi ci godremo, ne siamo certi, ci aiuta e ci fa ricordare che che Springsteen è ancora capace di salire su un palco qualsiasi e di dirigere come solo lui sa fare qualsiasi gruppo di emeriti sconosciuti (se ospite) o di fidi compagni di avventura (se in tour con la macchina da guerra che la ESB rappresenta), facendo dimenticare in un attimo ogni timore e rimpianto
Prendiamo quanto c’è di positivo, una scelta coraggiosa, un omaggio alla tradizione e ad un folk singer un po’ messo da parte nonostante la sua importanza, quindi un atto d’amore sincero. Se poi qualche fan irriducibile non dovesse acquistare il disco, non sarà Bruce a rammaricarsene