[WAR] Afghanistan nuovo Vietnam: la (futura) strategia di disimpegno

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Giona-
00venerdì 8 gennaio 2010 14:28
Ho trovato questo interessante articolo, tradotto dall'americano, su L'Occidentale:
www.loccidentale.it/articolo/a+obama+basterebbe+una+mezza+sconfitta+in+afghanistan+per+la+rielezione...

Questo mi riporta alla mente una frase di Bernard Lewis, che già anni fa aveva previsto un possibile fiasco militare nelle operazioni militari contro gli estremisti islamici, e aveva indicato quale potrebbe esserne la conseguenza: le tre grandi potenze asiatiche non musulmane, Russia, India e Cina, potrebbero scontrarsi con l' Islam e usare la loro devastante potenza militare in maniera ben più spietata di quanto abbia fatto l' Occidente.

(da archiviostorico.corriere.it/2004/febbraio/01/Cina_India_Russia_alleanza_che_co_9_0402010... )
Malduin
00sabato 9 gennaio 2010 11:40
Facciamo previsioni, nel caso che i Talebani rioccupino l'Afghanistan ed il governo filoamiricano del Pakistan cada lasciando spazio agli islamici radicali....quanto ci vorrà per la guerra atomica con l'India? e magari la Cina?
Armilio1
00sabato 9 gennaio 2010 13:08
Mhà, non credo che entrerebbero in conflitto anche contro India Cina e Russia, ormai lo scontro è troppo incentrato contro l'Occidente e Israele e, ricordiamoci, gli USA per ora sono ancora LA superpotenza mondiale, simbolo dell'imperialismo. Quindi loro sicuramente avrebbero poco interesse ad attaccare le altre potenze, e Russia e Cina non sarebbero interessate ad entrare in quello scenario, senza aver subito primo ripetuti attacchi. Forse con l'India ci potrebbero essere di nuovo dei problemi se il Pakistan andasse in mano a integralisti, certo, ma per questione che vanno oltre l'integralismo religioso. E poi insomma, la guerra nucleare non scoppierà come non è mai scoppiata in passato.
Granduca di Milano
00sabato 16 gennaio 2010 09:40
Be India e Pakistan si stanno massacrando dalla dichiarazione di indipendenza proprio per questioni di integralismo religioso, certo che le superpotenze asiatiche più che gli USA interverrebbero per evitare un conflitto nucleare.
cointreau il possente
00sabato 16 gennaio 2010 15:52
articolo mooolto interessante, e previsione, quello dello scontro sino-russo-indiano con l'Islam che può starci davvero.

Ricapitolando, con il bye bye americano si tornerà alla status quo ante in quell'area, anzi forse peggiore di quanto fosse nel 2001 con Bush: Afganistan in mano ai taleb, Pakistan alleato più o meno nascosto, Iran politicamente molto diviso e scosso da sintomi di ribellione nazionale, Iraq che è una preda appetitosa per il blocco fondamentalista islamico sunnita. Sul breve termine quindi è più probabile uno scontro Islam fondamentalist-Iran (con la partecipazione indiretta dell'India) per l'Iraq. Infatti l'India non potrà accettare di vedere anche l'ultimo suo "amico" sconfitto e un'enorme blocco di regioni fondamentaliste a ovest dei suoi confini.
Se questo dovesse accadere, credo che anche Russia e Cina sarebbero costrette in qualche modo ad intervenire, perchè quell'area, oltre ad essere ricchissima per le riserve petrolifere (finchè dura) è anche il centro della scacchiera strategica globale e troppo vicina alle rispettive aree d'influenza: sud-est asiatico per la Cina, che tuttavia per la composizione religiosa della popolazione è relativamente al sicuro; "ventre molle" della Russia, che invece se sottoposta a pressioni religiose diventerà un'enorme polveriera. Ergo la Russia qualcosa dovrà fare, e di conseguenza probabilmente anche la Cina che non può lasciare quella zona all'ingerenza Russa o, più probabile, alla vittoria fondamentalista.
DarkWalker
00domenica 17 gennaio 2010 11:34
mi sa che fanno prima ad allearsi il mondo musulmano in funzione antioccidentale.
Pius Augustus
00domenica 17 gennaio 2010 15:31
Gli americani sono ben lungi dall'essere fuori, sia dall'iraq sia dall'afganistan. Non facciamo i conti senza l'oste.
cointreau il possente
00martedì 19 gennaio 2010 20:08
non si parla di domani, si parla di 10-20 anni
Pius Augustus
00mercoledì 20 gennaio 2010 02:18
Re:
cointreau il possente, 19/01/2010 20.08:

non si parla di domani, si parla di 10-20 anni



considerando che la russia di oggi è ancora in grado di esercitare una qualche influenza in afganistan dopo che negli anni 80 è crollata in seguito ad averci perso una guerra, non vedo come gli usa potrebbero esserne esclusi senza un crollo wagneriano di proporzioni epiche (che è quello che molti si aspettano, a torto).
Gli americani si disimpegnano, ma è escluso che lascino il medio oriente a se stesso o peggio all'asia. Parlare di guerra delle potenze asiatiche in afganistan escludendo evidentemente gli usa mi sembra quantomeno fantasioso. Insomma a me pare che si parli del declino (innegabile) degli usa come un qualcosa che lascerà semplicemente un vuoto tipo gli inglesi che se ne vanno da tutto il mondo negli anni 50, e tutti gli altri a rilevarlo. A parte il fatto che gli americani si danno per decadenti dagli anni 80, ed ancora sin dall'inizio della guerra in iraq si parlava dell'imminente ritirata americana nel disonore e nelle perdite insostenibili, e sono sempre lì, è un ragionamento troppo radicale.
cointreau il possente
00mercoledì 20 gennaio 2010 22:06
Re: Re:
Pius Augustus, 20/01/2010 2.18:



considerando che la russia di oggi è ancora in grado di esercitare una qualche influenza in afganistan dopo che negli anni 80 è crollata in seguito ad averci perso una guerra, non vedo come gli usa potrebbero esserne esclusi senza un crollo wagneriano di proporzioni epiche (che è quello che molti si aspettano, a torto).
Gli americani si disimpegnano, ma è escluso che lascino il medio oriente a se stesso o peggio all'asia. Parlare di guerra delle potenze asiatiche in afganistan escludendo evidentemente gli usa mi sembra quantomeno fantasioso. Insomma a me pare che si parli del declino (innegabile) degli usa come un qualcosa che lascerà semplicemente un vuoto tipo gli inglesi che se ne vanno da tutto il mondo negli anni 50, e tutti gli altri a rilevarlo. A parte il fatto che gli americani si danno per decadenti dagli anni 80, ed ancora sin dall'inizio della guerra in iraq si parlava dell'imminente ritirata americana nel disonore e nelle perdite insostenibili, e sono sempre lì, è un ragionamento troppo radicale.



L'influenza della Russia di oggi grava molto di più oggi sulle repubbliche centroasitiche ex-urss di quanto facesse solo 10 anni fa. Un'eventuale ascesa del fondamentalismo islamico in una regione che va dall'iraq al pakistan (ma anche soltanto dall'afganistan al pakistan) non potrebbe che alimentare le tensioni religiose in queste repubbliche, a forte componente musulmana, e nelle regioni federali russe di confine, rinfocolando le voglie di secessione. A questo punto - come è avvenuto per la Cecenia - è improbabile che la Russia se ne stia con le mani in mano. Sebbene un intervento militare diretto russo in afganistan o nella regione sia impensabile al momento (e forse anche tra 10 anni, dato le condizioni avvilenti dell'esercito russo).

Per quel che riguarda gli USA, che avevo volontariamente tralasciato, la loro influenza nella regione non sparirà dall'oggi al domani, ma è di certo destinata ad affievolirsi, come nel resto del mondo, a favore dei paesi BRIC (Brasile Russia India Cina). Questa crisi (che è crisi soprattutto per le economie occidentali) non sta che accelerando il processo di passaggio di consegne e non permetterà agli USA di mantenere ancora a lungo tutte le truppe nella regione. Questo, unito al fatto che la guerra in Afganistan è già persa, agevola molto una soluzione del tipo di quella descritta. E' logico che eventuali interventi "asiatici" nella regione non passeranno senza l'avallo USA (cosa per adesso impossibile), ma chi dice che questo avallo non ci sarà in un futuro prossimo? l'amministrazione Obama sembra molto più pragmatica di quelle Bush sul modello "atteraggio morbido della superpotenza"...se questo trend continuerà, messi di fronte alla scelta di essere costretti a controllare direttamente una regione che non ha le risorse per controllare (nè materiali nè politiche) o di delegare una parte del compito pur mantenendo delle postazioni a presidio delle regione (Turchia, paesi arabi amici) cosa potrebbe scegliere? L'obiettivo strategico USA non è controllare direttamente quella regione, ma impedire che qualcuno possa prenderci il sopravvento. E creare un equilibrio amero-"asiatico" sul medio-lungo termine va in questo senso, perchè ben difficilmente le 3 potenze asiatiche giocheranno all'unisono da partner contro gli USA. E intanto gli USA avranno guadagnato ulteriore tempo per atterrare, invece di schiantarsi di muso. D'altronde le consapevolezza del declinio e le conseguenze sulla politica mondiale delle opzioni "esplosione col botto" e "atterraggio morbido" è sempre stata ben presente negli studi strategici USA sul 21° secolo, già a partire dagli anni '90 del secolo scorso, in pieno euforia da ultrapotenza.


Pius Augustus
00mercoledì 20 gennaio 2010 23:29
Quì sono sostanzialmente daccordo, anche se non sono del tutto certo che il declino americano sia inesorabile come può apparire ora, se non altro per la disperata debolezza di tutti gli altri. Chi può dire come staranno le cose fra venti anni? magari gli americani avranno interesse a rimanere con qualche soldato in afganistan per avere il controllo di una area resa instabile dalla guerra civile cinese [SM=x751525]
cointreau il possente
00domenica 24 gennaio 2010 17:09
Re:
Pius Augustus, 20/01/2010 23.29:

Quì sono sostanzialmente daccordo, anche se non sono del tutto certo che il declino americano sia inesorabile come può apparire ora, se non altro per la disperata debolezza di tutti gli altri. Chi può dire come staranno le cose fra venti anni? magari gli americani avranno interesse a rimanere con qualche soldato in afganistan per avere il controllo di una area resa instabile dalla guerra civile cinese [SM=x751525]



Dubito. La Cina è sempre stata etnicamente coesa (90% han), ergo guerre civili, se non marginali per un territorio vasto come quello cinese, su quella base non ne scoppieranno. E finchè il partito riuscirà a garantire la crescita e l'ascesa controllati, vai sicuro che non succederà nulla (a parte tensioni sociali per la ridistribuzione della ricchezza: la Cina ha decine di migliaia di scioperi ongi anno, anche se non se sente parlare), nemmeno sul fronte dei diritti su cui l'Occidente punta o nicchia, a seconda delle occasioni. Pancie piene e qualche attivista incarcerato vanno benissimo d'accordo.
Quando la crescita rallenterà (per intanto è notizia di questi giorni che la Cina ha superato anche il Giappone, quindi dovrebbe essere la terza economia mondiale) si porranno altri problemi, ma per adesso la lungimiranza dell'elite cinese non è in discussione (anche sull'indirizzo economico, la Cina non ha solo presidiato la produzione dei segmenti maturi ma si spingendo parecchio su quelli trainanti del prossimo futuro). A diffenza di quella USA dell'ultimo decennio.
Tra 20 anni non so cosa succedrà, ma intanto già quest'anno la Cina ha immatricolato più auto degli USA (primo, anzi a questo punto secondo mercato mondiale) e seconod l'OCSE, per rimanere nell'ambito auto, entro il 2015 l'importanza dei mercati BRIC avrà superato quello dei mercati storici (USA UE Giappone) che invece saranno in stagnazione fino a tale data. Nel campo delle energie alternative la Cina si prepara a superare la UE (primo mercato ad oggi) per potenza installata. Insomma, se sul lungo termine saremo tutti morti, sul medio direi che chi è messo molto male siamo noi ;)


Pius Augustus
00domenica 24 gennaio 2010 19:24
Re: Re:
cointreau il possente, 24/01/2010 17.09:



Dubito. La Cina è sempre stata etnicamente coesa (90% han), ergo guerre civili, se non marginali per un territorio vasto come quello cinese, su quella base non ne scoppieranno. E finchè il partito riuscirà a garantire la crescita e l'ascesa controllati, vai sicuro che non succederà nulla (a parte tensioni sociali per la ridistribuzione della ricchezza: la Cina ha decine di migliaia di scioperi ongi anno, anche se non se sente parlare), nemmeno sul fronte dei diritti su cui l'Occidente punta o nicchia, a seconda delle occasioni. Pancie piene e qualche attivista incarcerato vanno benissimo d'accordo.
Quando la crescita rallenterà (per intanto è notizia di questi giorni che la Cina ha superato anche il Giappone, quindi dovrebbe essere la terza economia mondiale) si porranno altri problemi, ma per adesso la lungimiranza dell'elite cinese non è in discussione (anche sull'indirizzo economico, la Cina non ha solo presidiato la produzione dei segmenti maturi ma si spingendo parecchio su quelli trainanti del prossimo futuro). A diffenza di quella USA dell'ultimo decennio.
Tra 20 anni non so cosa succedrà, ma intanto già quest'anno la Cina ha immatricolato più auto degli USA (primo, anzi a questo punto secondo mercato mondiale) e seconod l'OCSE, per rimanere nell'ambito auto, entro il 2015 l'importanza dei mercati BRIC avrà superato quello dei mercati storici (USA UE Giappone) che invece saranno in stagnazione fino a tale data. Nel campo delle energie alternative la Cina si prepara a superare la UE (primo mercato ad oggi) per potenza installata. Insomma, se sul lungo termine saremo tutti morti, sul medio direi che chi è messo molto male siamo noi ;)






mah, come guerra civile io penso a quando la nuova borghesia cinese si stuferà di una mandria di buffoni che non hanno alcuna utilità pratica come il politburò, che magari avrà la malsana idea di provare a fare resistenza all'andarsene in pensione coi vari cimeli di mao ze tung sulle bancarelle. Poi è da vedere come possa andare tanto avanti uno stato la cui economia è nelle mani di un gruppo di ricconi americani, quando vorrà ricoprire il ruolo di nazione dominante.
Armilio1
00domenica 24 gennaio 2010 19:37
Re: Re: Re:
Pius Augustus, 24/01/2010 19.24:




mah, come guerra civile io penso a quando la nuova borghesia cinese si stuferà di una mandria di buffoni che non hanno alcuna utilità pratica come il politburò, che magari avrà la malsana idea di provare a fare resistenza all'andarsene in pensione coi vari cimeli di mao ze tung sulle bancarelle. Poi è da vedere come possa andare tanto avanti uno stato la cui economia è nelle mani di un gruppo di ricconi americani, quando vorrà ricoprire il ruolo di nazione dominante.



Che io sappia gli investimenti stranieri sono sì tanti e importanti, ma che io sappia questi possono lavorare solo in partnership con aziende cinesi, e la maggior parte delle aziende cinesi è comunque ancora in mano allo stato. Poi sono pronto ad essere smentito...
Pius Augustus
00domenica 24 gennaio 2010 20:10
Re: Re: Re: Re:
Armilio1, 24/01/2010 19.37:



Che io sappia gli investimenti stranieri sono sì tanti e importanti, ma che io sappia questi possono lavorare solo in partnership con aziende cinesi, e la maggior parte delle aziende cinesi è comunque ancora in mano allo stato. Poi sono pronto ad essere smentito...



persino le compagnie statali cinesi sono a partecipazione mista con gli americani che ci mettono la zampa, figurati quelle private. Peraltro senza il capitale straniero i cinesi non combinerebbero niente oggi come oggi.
cointreau il possente
00domenica 24 gennaio 2010 20:13
armilio ha ragione. I cinesi non ti fanno lavorare se non in joint ventures con aziende cinesi. Proprio per mantenere parte dei capitali, know-how e "interesse" delle elite ricche all'interno dei confini cinesi.
Le maggiori aziende cinesi in ogni campo sono in mano alla Cina. Per dirne alcune, Huawei (tlc, ormai è alle calcagna di Cisco) Suntech Power (solare fotovoltaico), China Petroleum (petrolio ed energia) la multinazionale che detiene l'italiana 3 (telefonia mobile)...è tutto cinese.

In virtù di questo modello, la borghesia è molto acquiescente per adesso. Soprattutto perchè il partito è stato molto abile a cooptarla nelle proprie file, insieme alle migliori teste in ogni campo, che vengono subito intruppate con incarichi di responsabilità.L'ideologia che unisce il tutto è quello dell'interesse nazionale comune (anche i cinesi sono molto etnocentrici) e del potere e dei soldi che girano su quei livelli. In questo momento direi che non c'è distinzione tra borghesia e partito e non ci sarà finchè le vacche continueranno ad essere grasse. Le uniche preoccupazioni semmai possono venire dagli strati più bassi che chiedono di partecipare al banchetto, ma anche queste non sono tali da portare all'esplosione.

@pius: il rovescio della medaglia è che nemmeno i capitali stranieri senza la Cina (che sta diventando rapidamente il primo mercato del mondo in ogni campo) vanno da nessuna parte ormai. Specie in questo periodo. E' un po' come per il debito pubblico statutinitense e la crescita cinede, legati a doppio filo.
Pius Augustus
00domenica 24 gennaio 2010 20:29
Re:
cointreau il possente, 24/01/2010 20.13:

armilio ha ragione. I cinesi non ti fanno lavorare se non in joint ventures con aziende cinesi. Proprio per mantenere parte dei capitali, know-how e "interesse" delle elite ricche all'interno dei confini cinesi.
Le maggiori aziende cinesi in ogni campo sono in mano alla Cina. Per dirne alcune, Huawei (tlc, ormai è alle calcagna di Cisco) Suntech Power (solare fotovoltaico), China Petroleum (petrolio ed energia) la multinazionale che detiene l'italiana 3 (telefonia mobile)...è tutto cinese.

In virtù di questo modello, la borghesia è molto acquiescente per adesso. Soprattutto perchè il partito è stato molto abile a cooptarla nelle proprie file, insieme alle migliori teste in ogni campo, che vengono subito intruppate con incarichi di responsabilità.L'ideologia che unisce il tutto è quello dell'interesse nazionale comune (anche i cinesi sono molto etnocentrici) e del potere e dei soldi che girano su quei livelli. In questo momento direi che non c'è distinzione tra borghesia e partito e non ci sarà finchè le vacche continueranno ad essere grasse. Le uniche preoccupazioni semmai possono venire dagli strati più bassi che chiedono di partecipare al banchetto, ma anche queste non sono tali da portare all'esplosione.

@pius: il rovescio della medaglia è che nemmeno i capitali stranieri senza la Cina (che sta diventando rapidamente il primo mercato del mondo in ogni campo) vanno da nessuna parte ormai. Specie in questo periodo. E' un po' come per il debito pubblico statutinitense e la crescita cinede, legati a doppio filo.



Non credo che non ci sia distinzione fra borghesia e partito, penso che per prima cosa bisogni considerare che per quanto tempo la borghesia tollererà un partito che non ha altra funzione che concedergli generosamente quello che potrebbero prendersi automaticamente in una società ufficialmente capitalista è dubbio, e che comunque è un vicino scomodo, che gli attira ostilità seccanti da parte del resto del mondo. Insomma, tenersi una cosa inutile a volte diventa semplicemente controproducente, specie se questa cosa initile è un partito ipertrofico e pieno di strane idee sul mondo e su come dovrebbero andare le cose.
Sulle imprese, per fare un esempio da quanto ne so io la china petroleum ha come grande azionista Warren Buffet, e che questo vale per diverse compagnie "chiave".
Il punto è questo: proprio per l'interdipendenza se il declino degli usa è inevitabile lo è anche per la cina, o almeno lo è la fine della crescita come la vediamo oggi (e quindi la nascita di tensioni ben più gravi di quelle che già ci sono in quella specie di inghilterra ottocentesca lustrata da qualche città moderna).Le condizioni dei cinesi sono molto migliori di quelle di dieci anni fa? senza dubbio in diversi posti si (non certo in tutti, e comunque anche i cinesi "ricchi" sono dei morti di fame rispetto agli occidentali), ma proprio quando le catene si allentano diviene più insopportabile tollerarle :D
cointreau il possente
00domenica 24 gennaio 2010 20:57
Re: Re:
Pius Augustus, 24/01/2010 20.29:



Non credo che non ci sia distinzione fra borghesia e partito, penso che per prima cosa bisogni considerare che per quanto tempo la borghesia tollererà un partito che non ha altra funzione che concedergli generosamente quello che potrebbero prendersi automaticamente in una società ufficialmente capitalista è dubbio, e che comunque è un vicino scomodo, che gli attira ostilità seccanti da parte del resto del mondo. Insomma, tenersi una cosa inutile a volte diventa semplicemente controproducente, specie se questa cosa initile è un partito ipertrofico e pieno di strane idee sul mondo e su come dovrebbero andare le cose.



Probabilmente ho esagerato dicendo che non c'è distinzione tra borghesia e partito, avrei dovuto dire non c'è distinzione tra alta borghesia e partito.
Poi credo che in realtà i cinesi, differentemnte da quello che possiamo pensare noi e almeno nelle zone e negli strati sociali miracolati dalla esplosiva crescita cinese, sia molto riconoscente al partito.Anche perchè i cinesi hanno una visione estremamente sino-centrica del mondo, e devono al PCC se la Cina sta tornando a comandare sul mondo dopo secoli di asservimenti vari e umiliazioni. Anche il fatto che il mondo sia idealmente "ostile" alla forma di governo cinese in realtà rafforza l'orgoglio cinese. Non va mai dimenticato che i cinesi sono estremamente nazionalisti e che il partito usa molto bene questa leva!
Penso inoltre che tu veda il PC cinese un po' macchiettisticamente e riversandoci sopra le reminiscenze del PCUS russo. Ma l'alta sfera del PCC oggi in realtà è un comitato di tecnici. Hu Jintao è un ingegnere e come lui molti di quelli che hanno posti di rileivo nell'establishment cinese (o ingegneri o economisti di scuola liberista!). Non sono titoli di comodo: queste persone hanno una mentalità molto pragmatica e realista e credono - con successo per adesso - di poter guidare l'evoluzione del paese tra i cambiamenti della prima metà del XXI sec. Che poi ci siano satrapi, specie nelle regioni periferiche, e corruzione è indubbio, ma questo non cambia lo stato dei fatti: il pcc non è il regime teocratico iraniano o la riedizione di un partito comunista che non riesce a leggere la realtà. L'ascesa economica della Cina è cominciata ed è stata guidata dalle scelte del PCC (furono Jintao e Xiaoming ad accogliere e seguire al modo cinese i consigli di Friedman nei primi anni '90), ovvero in altre parole il PCC non è una sanguisuga che succhia una crescita in cui non ha parte alcuna, ma il motore primo del cambiamento! E questo i cinesi, quelli che hanno visto le proprie condizioni migliorare, lo sanno


Pius Augustus, 24/01/2010 20.29:

Sulle imprese, per fare un esempio da quanto ne so io la china petroleum ha come grande azionista Warren Buffet, e che questo vale per diverse compagnie "chiave".
Il punto è questo: proprio per l'interdipendenza se il declino degli usa è inevitabile lo è anche per la cina, o almeno lo è la fine della crescita come la vediamo oggi (e quindi la nascita di tensioni ben più gravi di quelle che già ci sono in quella specie di inghilterra ottocentesca lustrata da qualche città moderna).Le condizioni dei cinesi sono molto migliori di quelle di dieci anni fa? senza dubbio in diversi posti si (non certo in tutti, e comunque anche i cinesi "ricchi" sono dei morti di fame rispetto agli occidentali), ma proprio quando le catene si allentano diviene più insopportabile tollerarle :D



Dobbiamo separeare il declino delle nazioni da quello dei capitali... Nel senso: gli USA e l'Occidente possono anche declinare, ma i suoi capitali si saranno spostati tranquillamente prima che il declino sia terminato. i soldi non hanno colore o principi da seguire...
Che poi la crescita cinese debba finire (a questi ritmi) non ci sono dubbi. Allora vedremo cosà succederà, ma per adesso la Cina non ha nulla da temere.




Pius Augustus
00domenica 24 gennaio 2010 21:37
Ma guarda, anche gli apparatcick russi erano dei tecnici preparati, una marea di agronomi, ingegneri, chimici, architetti, professori di liceo e cose così. Questo non toglie che fossero anche dei satrapi. Semplicemente in cina non è mai arrivata una generazione di gorbaciov, ovvero umanisti che tentarono ingenuamente di rivoluzionare il sistema, ma sono rimaste le stesse persone di prima che hanno cambiato fede. Sul fatto che la cina debba al pc la sua situazione attuale, e che la situazione attuale della cina non sia così nonostante il pc ho qualche dubbio, come pure il fatto che il nazionalismo cinese (che difficilmente sarà superiore a quello russo) possa essere qualcosa che dura quando ci si rende conto che un regime diviene un peso. Inoltre il fatto che esista un partito comunista in un paese che di comunista non ha niente è una contraddizione così evidente che storicamente per me non può durare a lungo. Non so quanto la facciata rossa in cina sopravviverà quella di cuba. Sul capitale occidentale, senza gli usa potenza dominante non lo vedo bene. Può anche migrare, ma se il suo principale bacino di ricchezza, ovvero l'enorme massa di consumatori americani ed europei, diviene economo o va in rovina, le conseguenze saranno inimmaginabili. Cosa che, per inciso, non credo succederà.
cointreau il possente
00domenica 24 gennaio 2010 23:10
Re:
Pius Augustus, 24/01/2010 21.37:

Ma guarda, anche gli apparatcick russi erano dei tecnici preparati, una marea di agronomi, ingegneri, chimici, architetti, professori di liceo e cose così. Questo non toglie che fossero anche dei satrapi. Semplicemente in cina non è mai arrivata una generazione di gorbaciov, ovvero umanisti che tentarono ingenuamente di rivoluzionare il sistema, ma sono rimaste le stesse persone di prima che hanno cambiato fede



mmm...in realtà non fu proprio così. Senza scendere nei dettagli, ad essere tagliata fuori dagli sconvolgimenti russi post-glasnot furono proprio le prime e seconde file del partito, pro o contro gorabcev, che furono additate - e non poteva essere altrimenti - come i principali responsabili del regime comunista. Quelli che sopravvennero erano le terze e quarte file, che cambiarono solo fede. Questi erano davvero quelli di prima, e in più avevano il fattore peggiorativo di essere i famosi satrapi provinciali e i burocrati del partito senza alcuna idea di lungo termine che non fosse fare il proprio interesse ed arricchirsi.
Credo che il PCC cinese abbia studiato bene questa lezione e non voglia ripetere l'errore di gorbacev: se farà aperture, e secondo me le farà via via che il treno dell'economia rallenterà e il grasso da spartire sarà meno, non incapperà nello svarione di michail.

Pius Augustus, 24/01/2010 21.37:

Sul fatto che la cina debba al pc la sua situazione attuale, e che la situazione attuale della cina non sia così nonostante il pc ho qualche dubbio, come pure il fatto che il nazionalismo cinese (che difficilmente sarà superiore a quello russo) possa essere qualcosa che dura quando ci si rende conto che un regime diviene un peso. Inoltre il fatto che esista un partito comunista in un paese che di comunista non ha niente è una contraddizione così evidente che storicamente per me non può durare a lungo. Non so quanto la facciata rossa in cina sopravviverà quella di cuba. Sul capitale occidentale, senza gli usa potenza dominante non lo vedo bene. Può anche migrare, ma se il suo principale bacino di ricchezza, ovvero l'enorme massa di consumatori americani ed europei, diviene economo o va in rovina, le conseguenze saranno inimmaginabili. Cosa che, per inciso, non credo succederà.



Tra Cina e Cuba passa un abisso. Nella seconda ci sono 20-30 anni di stagnazione e decadimento e un partito gerontocratico che sopravvive veramente alle istanze di apertura popolari, che siano socialiste o di altro tipo. Sulla Cina mi sono già espresso.
Per il resto, per "declino USA" non intendo il patatrack, ossia recessioni alla '29, epidemie pandemiche, gente che muore di fame e quant'altro. Ma il livello di consumi è destinato a scendere, mentre quello delle potenze emergenti salirà. Questo comporterà che il peso dei mercati si sposterà dall'Occidente e saranno questi nuovi mercati a trainare l'economia globale. Per ogni americano che consuma di meno o europeo che rimane più o meno stazionario, ci saranno uno o due cinesi, indiani, brasiliani, sudafricani che acquisteranno di più. E i capitali seguiranno questi consumi, è la loro natura. E poi è bene fare un'ulteriore distinzione: già adesso una buona fetta del PIL mondiale e degli scambi commerciali derivano da movimenti intra-multinazionali o inter-multinazionali. Da dove siano venuti questi capitali, se si sono formati 100 anni fa in Europa o si sono accresciuti negli ultimi 50 anni negli USA è ininfluente per una multinazioanle, come è ininfluente avere un sede negli USA piuttosto che in Cina. L'importante è il regime di tassazione che viene loro applicato (infatti sono quasi tutte alle Cayman :D), sapere dove possono essere fatti i soldi, avere le condizioni più appetibili per farli lì dove bisogna farli e uno stato che capisca le necessità di un'azienda (infrastutture e quant'altro). Cosa che ormai è valida in quasi tutto il mondo. In questo senso, è stato l'"occidentale" WTO a scavare la fossa economica al dominio poliico-militare occidentale.
Diciamo che nel lungo periodo nello scenario più roseo gli USA e la UE faranno la fine dell'Olanda nel XVIII-XIX sec: rimarrano benestanti ma non saranno più le prime economie mondiali (ecchesarà mai! gli olandesi se la passano da dio ;) ).
Caso mai la vera questione sarà sapere che fine farà la democrazia, quando non sarà più supportata dalle prime potenze mondiali.


Pius Augustus
00domenica 24 gennaio 2010 23:39
la democrazia speriamo rimanga quì da noi :D ed escluso papi non credo che ci siano rischi così grandi. Quanto al resto del mondo, democratico non è mai stato, tranne il giappone, e può fare da se. Credo comunque che l'europa e gli usa non diverranno delle "olande" nel senso di grande marginalità politica, gli usa e l'europa sono sempre ricchi, con sistemi politici consolidati, con un know how elevato, eserciti forti (nella totalità), e dimensioni di tutto rispetto. Vedo più roseo il futuro dell'occidente di quello della russia, che è si di nuovo una potenza degna di nota, anche economicamente in parte, ma mantiene quei difetti che l'hanno sempre rovinata. è interessante il discorso sul wto che rovina l'occidente, domani ho un esame di relazioni internazionali magari gliene parlo e ti cito come fonte :D
cointreau il possente
00domenica 24 gennaio 2010 23:50
Re:
Pius Augustus, 24/01/2010 23.39:

la democrazia speriamo rimanga quì da noi :D ed escluso papi non credo che ci siano rischi così grandi. Quanto al resto del mondo, democratico non è mai stato, tranne il giappone, e può fare da se. Credo comunque che l'europa e gli usa non diverranno delle "olande" nel senso di grande marginalità politica, gli usa e l'europa sono sempre ricchi, con sistemi politici consolidati, con un know how elevato, eserciti forti (nella totalità), e dimensioni di tutto rispetto. Vedo più roseo il futuro dell'occidente di quello della russia, che è si di nuovo una potenza degna di nota, anche economicamente in parte, ma mantiene quei difetti che l'hanno sempre rovinata. è interessante il discorso sul wto che rovina l'occidente, domani ho un esame di relazioni internazionali magari gliene parlo e ti cito come fonte :D



quando gli parli del wto in quei termini schiaffaci anche l'"eterogenesi dei fini"...il tuo prof non potrà che venire (o buttarti fuori, eh) :D
La Russia finita la corsa alle fonti energetiche non rinnovabili (tra una 40ina d'anni) conterà pochissimo, a meno che il global warming non la trasformi nel prossimo giardino dell'eden ;)


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:08.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com