«Un traffico che rende quanto la droga».L'allarme della Forestale: fenomeno in aumento, grosso business con pochi rischi. «Ma aumentano le denunce»

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Akyaky
00venerdì 8 gennaio 2010 13:48
Un decalogo per evitare truffe e raggiri. «Anche i cittadini facciano la loro parte»
MILANO - Sono almeno 2 mila i cuccioli importati illegalmente dall'est che vengono scoperti ogni anno in Italia. Ma sono solo la punta di un iceberg di un fenomeno di proporzioni assai vaste e su cui ha messo gli occhi anche la criminalità organizzata. «E' un business dal grande potenziale economico - spiega Ugo Mereu, comandante del comando regionale di Milano del Corpo forestale dello Stato - e come tutte le attività illecite ad elevato valore aggiunto, e questa lo è se si considera che un cane acquistato a 50 euro in Ungheria viene poi rivenduto a 600 in Italia, solletica gli interessi delle grandi organizzazioni malavitose. E' un giro d'affari potenzialmente paragonabile a quello dello spaccio di stupefacenti, ma con in più il vantaggio di un rischio minimo». Basti pensare che per il traffico di animali oggi non si finisce in carcere e che le irregolarità sono comunque molto difficili da dimostrare. Per capire quanto sia redditizio, si deve considerare che solo una metà dei cuccioli importati di solito sopravvive: muoiono per denutrizione, per le difficili condizioni di trasporto, a volte si soffocano tra di loro negli angusti spazi delle gabbiette. «Ma i trafficanti - sottolinea ancora il comandante Mereu - non se ne preoccupano: quello che ricavano dalla vendita dei cuccioli superstiti è più che sufficiente per ripagarli del minimo sforzo compiuto».

NUMERI DA VERTIGINE - Il fenomeno è di proporzioni colossali. Basti pensare che l'importatore identificato dagli investigatori bresciani esegue trasporti a cadenza settimanale, introducendo in Italia almeno 50 cuccioli per volta. Le 30 perquisizioni e i 15 casi che hanno portato ad altrettanti deferimenti all'autorità giudiziaria sono il risultato dell'attività investigativa svolta su uno solo di questi trasporti. Se solo si ipotizzasse di moltiplicare questi numeri per le centinaia, o forse migliaia, di trafficanti che operano nel settore - e che sono sempre in aumento -, i risultati sono da vertigine. «Per fortuna però i nostri nuclei territoriali stanno riuscendo sempre più a contrastare il fenomeno - evidenzia Francesca Sapigni, vice questore aggiunto presso il comando di Milano - merito anche di una maggiore sensibilità da parte dei cittadini che hanno iniziato a denunciare gli episodi sospetti. Negli ultimi tre anni c'è stata una crescita esponenziale delle segnalazioni. A volte veniamo contattati dalle associazioni di tutela degli animali che operano sul territorio, ma sempre più spesso sono i comuni cittadini a denunciare illeciti e possibili violazioni. Ci chiamano anche per segnalare maltrattamenti a cui hanno assistito nel corso di trasmissioni televisive».

CONCORRENZA SLEALE - La Forestale ha un apposito nucleo investigativo, il Nirda, istituito due anni fa, per perseguire proprio i cosiddetti «reati in danno agli animali». Cristina Avanzo è la dirigente a capo di questa equipe specializzata che ha la propria sede centrale a Roma e distaccamenti in tutto il territorio nazionale. «Quello del traffico di cuccioli è un fenomeno internazionale - spiega - che ha ripercussioni molto forti sul settore. Un cane di razza costa mediamente attorno ai 1.200 euro; l'immissione sul mercato di animali venduti a meno della metà crea forme di concorrenza sleale che danneggiano gli allevatori seri». Anche gli acquirenti spesso hanno un ruolo in questo proliferare di traffici illeciti. Comprare animali sottobanco con il solo intento di risparmiare ma ben sapendo che qualcosa di irregolare ci deve essere equivale ad essere complici.

IL «DECALOGO» - La Forestale ha stilato un decalogo che permette anche a chi si trova per la prima volta alle prese con un cucciolo di agire correttamente e di avere gli strumenti per contrastare a posteriori eventuali truffe ben camuffate. «A spingere il mercato - dice ancora la dirigente del Nirda - è il desiderio di avere un cane di razza a un prezzo decisamente lontano da quello praticato dagli allevatori seri. Bisogna capire, però, che non si può commettere un reato solo per risparmiare. I canili, poi, sono pieni di cani sani, vaccinati e rigorosamente controllati che stanno solo aspettando di essere adottati. E anche se a volte si stenta a crederlo, molto spesso si tratta proprio di cani di razza». I controlli sono stati intensificati in questo periodo natalizio. «Un animale però non è un giocattolo - commenta in conclusione Cristina Avanzo -. Non può essere solo un regalo di Natale: quando si decide di accoglierlo in casa, questo è per tutta la vita».

Alessandro Sala
16 dicembre 2009(ultima modifica: 18 dicembre 2009)
da corriere.it
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