"Tv oscena, ho chiamato Calabrò non voglio più vedere Di Pietro"

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marek86
00lunedì 15 marzo 2010 13:22
Trani, le telefonate del Cavaliere. È confermato: tre indagati
Nelle conversazioni accuse a Santoro e Floris

"Tv oscena, ho chiamato Calabrò
non voglio più vedere Di Pietro"

dai nostri inviati FRANCO VIVIANO e GIULIANO FOSCHINI


TRANI - E' il 12 novembre del 2009. Su Rai 2 è in onda Annozero, si parla del caso del sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, per il quale la procura di Napoli ha chiesto l'arresto. Silvio Berlusconi prende il telefono e chiama il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi: "Ma la stai guardando la trasmissione? - gli dice - È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!". Il presidente chiude. Poi richiama: "Non si può vedere Di Pietro che fa quella faccia in televisione!" commenta, riferendosi al leader dell'Italia dei Valori ospite di Michele Santoro insieme con il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granata (Pdl), il direttore di Libero Maurizio Belpietro e il giudice Piercamillo Davigo.

Due giorni dopo Berlusconi richiama Innocenzi. Quattordici novembre, ore 14,34: "L'altra sera nel corso di Anno Zero ho fatto una telefonata indignata al presidente dell'Authorithy" confessa il premier. Annota la Guardia di Finanza: "Il riferimento è a Corrado Calabrò". Finanza che ricostruisce anche come Berlusconi non volesse chiudere soltanto Annozero ma anche Ballarò, la trasmissione condotta Giovanni Floris.

Queste conversazioni sono state depositate nei giorni scorsi dalla guardia di Finanza negli uffici della procura di Trani. Dove, partendo da un'indagine per usura sulle carte di credito dell'American Express (la società smentisce di aver fatto mai pressioni sugli organi di informazione come ipotizza la Procura), si è arrivati a intercettare il commissario dell'Agcom e il direttore del Tg1, Augusto Minzolini. E indirettamente anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Dall'ascolto delle conversazioni sono emerse le pressioni del premier per chiudere i programmi televisivi a lui non graditi. Un atteggiamento dietro il quale - sostiene la Procura - si leggerebbe il reato di concussione per il quale tutti e tre i protagonisti della vicenda sarebbero stati indagati. Ieri l'Ansa, citando fonti giudiziarie, ha però smentito che Minzolini sia indagato. Dalla Procura non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale e, anzi, per tutto il resto della giornata fonti assai accreditate hanno confermato l'iscrizione del direttore del Tg1, di Berlusconi e di Innocenzi. Il giallo sarà svelato ufficialmente soltanto la prossima settimana quando - assicurano gli investigatori - verranno depositati i primi atti. E fatte le prime comunicazioni agli indagati.


Tra le persone intercettate dalla procura di Trani ci sono anche una ventina di politici, tra parlamentari e ministri. Anche in questo caso si tratta di intercettazioni indirette: sono state cioè registrate telefonate dei deputati con alcuni degli indagati. Tra le persone ascoltate c'è il senatore Marcello Dell'Utri, i ministri Giulio Tremonti, Bobo Maroni e Sandro Bondi, i sottosegretari Paolo Bonaiuti, Gianni Letta e Rocco Crimi. Le intercettazioni verranno però distrutte perché non penalmente rilevanti. Tutte da valutare, invece, le pressioni - delle quali parla il Fatto - che Berlusconi avrebbe fatto su un componente del Csm.

Da domani partirà invece una seconda fase dell'indagine di Trani nella quale gli investigatori proveranno a trovare riscontri a quanto ascoltato nelle intercettazioni telefoniche. Martedì verrà ascoltato come persona informata sui fatti, Michele Santoro: il giornalista consegnerà nelle mani del magistrato una lettera datata 21 settembre 2009, al centro di alcune intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Innocenzi. La lettera - sollecitata dal premier - è scritta da Masi, non controfirmata da Calabrò, e serviva a diffidare Santoro a mandare in onda la ricostruzione in tv del processo Mills: la Rai, altrimenti, non avrebbe rischiato una multa pari al 3 per cento del suo fatturato, che è di 90 milioni di euro. Non sarebbe l'unica pressione che Santoro avrebbe subito. Il conduttore di Annozero (la redazione è pronta a costituirsi parte lesa nel procedimento) consegnerà un dossier ai magistrati che proverebbe altre intimidazioni, come quelle ricevute prima della puntata su Marcello Dell'Utri o Gianpaolo Tarantini.

Quello di Santoro potrebbe non essere l'unico interrogatorio la prossima settimana. Da ieri il procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, ha deciso di affiancare al pm Michele Ruggiero tre altri sostituti: Michele Buquicchio, Ettore Cardinali e Marco D'Agostino. Il pool avrà il compito di stringere i tempi e produrre atti nel più breve tempo possibile. Tra gli elementi da vagliare collegialmente, la possibile richiesta di interdizione per Innocenzi che Ruggiero aveva già preparato e che dovrà essere valutata dal gip, Roberto Oliveri del Castillo.

marek86
00lunedì 15 marzo 2010 13:22
I verbali. Il premier ordina all'Authority: "Tv-pollaio, basta processi"

Le intercettazioni definite "gravissime" dagli investigatori. Vertice in Procura

"Voglio una lettera, bloccate tutto"
E a Santoro: "Per te una multa del 3%"

dal nostro inviato GIULIANO FOSCHINI


TRANI - Silvio Berlusconi non ne poteva più. "Basta con i processi che si tengono in televisione. Sono inaccettabili". C'era bisogno di fermare quei "pollai". Parlava così il presidente del consiglio al telefono con il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi, ascoltato dai finanzieri baresi. Il premier era su tutte le furie con l'Authority, incapace di bloccare Annozero come invece lui pretendeva.

Un pressing continuo, asfissiante. Il premier, in base alle carte, chiede a Innocenzi di attivarsi con il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò : "Devi convincerlo a scrivere una lettera a Michele Santoro", insiste, che sottolinei i rischi insiti in una trasmissione che parli del processo Mills senza sufficiente contraddittorio. Innocenzi esegue, ed informa il presidente del consiglio dei progressi che sta facendo. Progressi scarsi, in verità, perché alla fine Calabrò la famosa lettera di avvertimento a Santoro non la firmerà mai. Berlusconi è irritato, e con Innocenzi non è diplomatico: azioni inutili. Allora cambia strategia e fa intervenire il direttore generale della Rai Mauro Masi. Sarà lui , pur sbottando ("Queste cose, nemmeno in Zimbabwe") a parlare con Santoro, agitando lo spettro di una supermulta: " Se saremo querelati, avrai una sanzione pari al 3% del risarcimento che la Rai sarà costretta a pagare". Missione inutile anche questa, la trasmissione andrà comunque in onda.

Secondo il sostituto procuratore di Trani, Michele Ruggiero, Innocenzi avrebbe violato i doveri di imparzialità di un pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di interdizione, firmata ieri, che però ha aperto l'ennesima ferita nel suo rapporto con il procuratore capo, Carlo Maria Capristo.


Non è un mistero che questa inchiesta abbia fortemente incrinato i rapporti tra i due. Capristo - che ieri si è trincerato in un secco e cortese "no comment" - non era d'accordo sull'impostazione dell'inchiesta: aveva sollevato problemi di competenza e sulla classificazione del reato. Il problema non sarebbe soltanto la posizione di Innocenzi. Nell'ufficio del sostituto procuratore negli scorsi giorni sarebbe rimbalzata la possibilità di chiedere una misura interdittiva anche per il presidente del Consiglio, sulla base delle intercettazioni telefoniche definite "pesantissime" dagli investigatori. Un'ipotesi questa definita come "impensabile" da Capristo che avrebbe dovuto controfirmarla.

Il discorso era comunque aperto, anche perché l'indagine aveva un altro calendario: qualsiasi decisione doveva arrivare dopo le elezioni regionali. Ieri, però, la fuga di notizie (è stato aperto un fascicolo parallelo) ha cambiato le carte in tavola. Imponendo una rapidissima accelerata all'indagine. Alle nove della mattina è arrivata dalla cancelleria di Ruggiero sul tavolo del gip, Roberto Oliveri del Castillo, in busta chiusa, una richiesta dall'ufficio del pm. Dopo c'è stato un vertice di quasi due ore tra Ruggiero e Capristo al termine del quale il procuratore è andato via mentre il suo sostituto è tornato in stanza dove lo aspettava la Guardia di finanza.

Per tutta la giornata, nella caserma di Bari, i finanzieri hanno trascritto decine e decine di intercettazioni telefoniche (oggi esistono soltanto i brogliacci) e preparato le informative che verranno depositate a breve. La prossima settimana ci saranno anche nuovi interrogatori: martedì è fissato quello di Michele Santoro, chiamato come persona informata sui fatti. E probabilmente non sarà il solo.

Intanto - ma forse è soltanto un caso - nei giorni scorsi il procuratore Capristo ha cambiato a sorpresa i pool di lavoro dei sostituti procuratori: Ruggiero dal 15 marzo non si occuperà più di pubblica amministrazione ma di reati finanziari. Ruggiero è a Trani da quattro anni all'incirca. È considerato un pm rigoroso ma aggressivo: negli ultimi anni ha condotto indagini che hanno fatto molto parlare come quelle sulla corruzione nell'ispettorato del lavoro o sulla sofisticazione degli oli.

Capristo - un passato da pm a Bari dove, tra le altre cose, condusse l'accusa nel processo per il rogo del teatro Petruzzelli - è invece a Trani da poco più di un anno. La sua nomina è stata al centro di un'inchiesta della procura di Roma e del tribunale dei ministri, poi conclusasi con un'archiviazione. Furono indagati il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto e il Guardasigilli, Angelino Alfano.

marek86
00lunedì 15 marzo 2010 13:23
I verbali. Il Cavaliere all'Agcom dopo Scalfari e Mauro dalla Dandini
Innocenzi si sfoga con Gorla, del cda Rai: "Il capo è incazzatissimo"

"Basta con i giornalisti nemici
non li voglio più vedere in tv"

Nei faldoni 110 telefonate utili ai fini dell'indagine: in 18 parla Berlusconidal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO


TRANI - Novembre del 2009. Qualche giorno prima, il 27 ottobre, il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, è stato ospite di Serena Dandini nella sua trasmissione Parla con me. Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, non ha visto la trasmissione. Ma un suo collaboratore gli ha raccontato che Mauro, così come qualche giorno prima aveva fatto il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, non avevano lesinato critiche nei suoi confronti. Berlusconi è su tutte le furie. È arrabbiatissimo. E, come sempre quando non gli piace cosa passa la Rai, chiama il commissario dell'Agcom, Giancarlo Innocenzi. I toni non sono esattamente garbati: il Presidente del consiglio parla al responsabile dell'Autorità garante come fosse un suo dipendente. Gli dice di non avere "dignità", gli consiglia "di dimettersi" se non è in grado di svolgere il lavoro per il quale viene pagato. Lo accusa di non riuscire a "difenderlo" abbastanza, come invece dovrebbe fare. Anche perché - gli ricorda il premier - è stato lui ad averlo "messo in quel posto!". Berlusconi è furibondo, Innocenzi prova inutilmente a parlare, a difendersi: "Ma insomma: prima Ezio Mauro. Poi Eugenio Scalfari. Ma dove siamo? Mi attaccano, parlano male di me dai canali della televisione pubblica. Ma ti pare una cosa possibile? Come si può fare per far intervenire l'Agcom su una vicenda come questa?" e giù altri giudizi sulla inadeguatezza al ruolo che ricopre del commissario di Agcom.
Innocenzi tenta di giustificarsi in tutte le maniera, sostiene che può fare molto poco, giura al presidente del consiglio di non aver potuto "bloccare" quella trasmissione perché è troppo complesso, troppo difficile.


Berlusconi però insiste, è un martello pneumatico. Il premier ha dichiarato guerra ai giornalisti "nemici" e fa capire di non volerli vedere in tivù. Alla fine lo stesso Innocenzi è costretto ad ammettere: "Hai ragione, ci vuole almeno un contraddittorio... ", come volesse stravolgere il format di una trasmissione di successo qual è quella della Dandini. La Procura vuole ora capire se a questa telefonata ci sia stato poi un seguito, se Innocenzi abbia in qualche modo intimorito gli autori della trasmissione di Rai 3. Per questo, probabilmente, nei prossimi giorni sarà interrogata la conduttrice o comunque qualche responsabile del programma. Mentre la conversazione è stata inserita tra quelle che la procura di Trani sostiene possano essere penalmente rilevanti. Sono un centinaio all'incirca, in 18 delle quali parlerebbe direttamente il presidente del consiglio, Berlusconi. In 13 occasioni il premier è a colloquio con Innocenzi, in 5 invece parla con il direttore del Tg1, Augusto Minzolini. Anzi il "direttorissimo" come lo chiama Berlusconi per telefono.

Come testimonia la telefonata sulla presenza del direttore e del fondatore di Repubblica dalla Dandini, Berlusconi con Innocenzi è durissimo. Lo accusa di essere una "barzelletta", contesta all'infinito l'immobilismo di Agcom davanti a quella che - secondo lui - sarebbe una strategia del servizio pubblico per screditarlo davanti agli occhi degli italiani. "Ma la stai guardando la trasmissione? - urla Berlusconi a Innocenzi mentre in onda sta andando una puntata di Annozero sulla richiesta di arresto per Nicola Cosentino - È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!". Attacca il nemico Di Pietro ("non si può vedere con quella faccia in televisione"), racconta di aver protestato direttamente con il presidente dell'Authority, Corrado Calabrò.

Berlusconi vuole fermare Annozero e Michele Santoro. E consiglia a Innocenzi cosa fare, come nel caso della lettera da inviare a Michele Santoro paventando una maxi querela. Innocenzi sembra assecondare il premier anche se i fatti dimostreranno possa fare molto poco. Quando chiude però il telefono, spesso si sfoga. Parlando con un componente del Cda della Rai, Alessio Gorla, per esempio ammette che "il capo", cioè il presidente del consiglio Berlusconi, "sta incazzato come una biscia", anzi è "idrofobo". Innocenzi è stremato dalle pressioni autorevoli di Berlusconi tanto che, parlando con un amico, si sfoga: "Da Santoro - dice - stanno per esplodere le bombe atomiche. C'è Berlusconi che i manda a fare in c... ogni tre ore".

marek86
00lunedì 15 marzo 2010 13:24
IL COMMENTO. Mentre il Pil crolla e i conti peggiorano
il premier trascorre le serate a trovare il modo di chiudere le trasmissioni

L'ossessione televisiva

di CURZIO MALTESE

La televisione conta poco o nulla nel consenso a Berlusconi? A parlare dei processi e degli scandali che riguardano il premier gli si fa soltanto un favore? Invece di rompere le tasche da anni a noi "antiberlusconiani", i professorini di liberalismo dovrebbero spiegare questi concetti al diretto interessato. Dalle intercettazioni pubblicate da Il Fatto e riprese da tutti, pare infatti che il Cavaliere non si occupi d'altro che di controllare la televisione e i suoi controllori.

Mentre il Pil crolla e i premi Nobel per l'economia pronosticano la bancarotta dello Stato italiano, il presidente del Consiglio trascorre le serate a "concertare" con il commissario dell'Agcom Giancarlo Innocenzi e con altri sottoposti il modo di chiudere Annozero, si sbatte per impedire in futuro l'accesso agli studi Rai a Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, ordina l'oscuramento perpetuo di Antonio Di Pietro, perde perfino tempo a spiegare a Minzolini che cosa deve dire nell'editoriale del giorno dopo. Tutto purché non passi nel servizio pubblico una mezza informazione sui processi e gli scandali che lo riguardano. Al resto, ci pensano i fidi direttori dei tiggì.

È un concentrato nauseabondo di regime quello che emerge dai dialoghi al telefono. Un padrone ossessivo e dittatoriale che impartisce ordini pazzeschi a un branco di servi contenti. Nel novembre scorso, alla vigilia di una puntata di Santoro dove figura fra gli invitati, Maurizio Belpietro, classico giornalista da riporto, telefona al padrone per informarlo che si parlerà del caso Mills. Berlusconi diventa una furia, chiama il suo uomo all'Autorità delle Comunicazioni, Innocenzi, e gli affida la missione di impedire la messa in onda del programma. Innocenzi chiama il direttore generale della Rai che un po' si lamenta ("nemmeno in Zimbabwe") ma poi illustra allo sprovveduto censore il sistema per bloccare Santoro. In futuro però, perché per impedire la messa in onda la sera stessa bisognerebbe fare un golpe. Ipotesi ancora prematura. Nel frattempo il premier del fare ha già sparso minacce e pressioni per mezza Italia e inviato in missione Letta da Calabrò, presidente dell'Autorità. Un copione simile si rivede ogni volta che Annozero affronta le questioni giudiziarie del premier, per esempio nei giorni della deposizione del pentito Spatuzza. In questo caso scatta anche la rappresaglia sotto forma di editoriale di Minzolini. Quello che teme chi vuole dimezzarne la professionalità. Ponendo un affascinante quesito matematico: si può dimezzare lo zero assoluto?


Ma qui nello Zimba, nemmeno Zimbabwe, si può tutto. Nessuno si scandalizza. Il direttore del Tg1 sostiene che sia normale per un giornalista prendere ordini dal presidente del Consiglio. "Altrimenti che giornalista sarei?". Quando si dice una domanda retorica. I professori di liberalismo invitano, come sempre quando si tratta di persone di rispetto, a non criticare (ovvero: "linciare") nessuno prima che siano provati i reati in maniera definitiva. Quindi, mai. In Italia infatti i processi a potenti da decenni non giungono a sentenza definitiva. In compenso la libera informazione italiana può sempre sfogarsi mettendo alla gogna mediatica qualsiasi anonimo poveraccio incappato in un'indagine su un delitto di periferia, senza suscitare le ire dei garantisti nostrani. Così com'è un costume diffuso in Europa, nel Nord America e finanche in molte democrazie africane e asiatiche, esprimere giudizi etici e politici sui comportamenti delle figure pubbliche addirittura - sebbene alcuni opinionisti indigeni non lo crederanno mai - in assenza di veri e propri reati.

Se dalle intercettazioni e dai comportamenti concreti del commissario Innocenzi e del direttore Minzolini, funzionario e dipendente pubblico, emerge una totale sottomissione a un capo politico, non c'è alcun bisogno di aspettare l'esito dell'inchiesta di Trani per dare un giudizio del loro operato. Almeno se si vuole continuare a fingere di essere un paese normale.

Peraltro, a volte queste cose accadono anche in paesi meno normali. Tanto per rimanere in tema, tre anni fa a Bulawayo l'arcivescovo Pius Ncube, anche in seguito alla protesta dei fedeli, rassegnò le dimissioni per potersi difendere "più liberamente e senza coinvolgere la Chiesa" in un processo per reati sessuali. Bulawayo è nello Zimbabwe.

peppino de filippo
00mercoledì 17 marzo 2010 12:44
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peppino de filippo
00mercoledì 17 marzo 2010 14:24
peppino de filippo
00giovedì 18 marzo 2010 20:28
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