[Tempio] - )O( Cure per Dyniel )O( - Cure 1/1) [All'attenzione di Master Alias] OK

Inwe°
00sabato 1 agosto 2015 10:08
RIASSUNTO: la spedizione di Inwe nella Sala visite, al solo scopo di controllare ciò che resta della riserva di erbe, subisce un brusco cambiamento di direzione quando vi scopre Dyniel, ferito alla tempia, semi-cosciente e molto confuso. Superato lo spavento iniziale la Sacerdotessa si mette all'opera, cercando in primo luogo di riportare alla realtà la coscienza del cavaliere tramite la propria voce, cosa che – incredibilmente – sortisce effetto. Si scambiano domande e risposte di varia natura, rimproveri e promesse, il tutto mentre la mezzosangue si dedica alla pulizia della ferita e alla preparazione di una tisana per garantire il riposo dell'uomo. Solo in un secondo momento interviene il potere della Dea: è la prima volta che Inwe richiama quel dono per guarire un fedele, ma riesce a mettere da parte l'agitazione e a concentrarsi a dovere. Compie l'incanto, curando il cavaliere al meglio delle sue capacità: dopo, c'è il tempo per sorseggiare l'infuso preparato in precedenza ed indugiare in discorsi che toccano la fede ed il passato dell'uomo, scoprendosi simili nel dolore che ha indelebilmente segnato le vite di entrambi.

Commento: in seguito a questa giocata, Dyniel

ha subito un colpo molto forte alla tempia destra che gli ha provocato la perdita di 50 ps, 50 pf e 50 p/m, è attualmente svenuto al sanitarium e necessita di cure.



Incanto utilizzato: Guarigione liv.1
Guarigione
Tramite l’invocazione della Dea una sacerdotessa può curare ferite, rallentare ed eliminare l’effetto di un veleno, rigenerare parti del corpo mutilate e far resuscitare un corpo. Il cammino del Vespro non può curare ferire fisiche, solamente quelle spirituali legate agli spiriti.
3 ROUND + 1 ROUND RIPOSO+ PM (VEDI LIV.)
(Nel caso si tratti di ferite leggere o/e nel caso si tratti di rallentare e/o eliminare l’effetto di un veleno.
Viene valutato ogni singolo caso attraverso la collaborazione dei pg coinvolti e della decisione del master.)
RITUALE
(Nel caso si tratti di ferite medio/gravi ,della rigenerazione di un arto o di un organo e della resurrezione di un corpo)
MALUS IN CASO DI FALLIMENTO DELL'INCANTO : la Sacerdotessa avverte una spossatezza che puo’ perdurare fino ad un massimo di due interi giorni,senza distinzione di livelli.
Livello 1: puo’ curare ferite leggere e medie causate da ogni genere di oggetto o arma.
[EFFETTI CURATIVI : 30 PUNTI SALUTE AD OGNI ROUND]
COSTO 10 PM AD OGNI ROUND]
[COSTO NEL CASO DI RITUALE 75 PM ]

Skill: Luce di stella liv.1
Luce di Stella
la sacerdotessa, a seconda naturalmente della stella cui è votata, sviluppa e apprende negli anni di permanenza e studio presso il Tempio, ad entrare talmente in simbiosi con la stella che la richiama a sè, da poterne richiamare la luce caratteristica.
la skill si manifesta a vari livelli, a seconda della profondità del legame che si va approfondendo fra la sacerdotessa e la stella di appartenenza.
Quello che per una semplice sac appare come un leggero alone, man mano si estende, sino a diventare un bagliore distintamente percepibile, tanto da riflettersi sugli oggetti ad ella adiacenti.Lo svilupparsi della luce, come una risposta e una presenza costante della Stella, rassicura e fortifica lo spirito della sacerdotessa, che ne risulta pertanto influenzata in presenza di situazioni imbarazzanti, sgradevoli e di pericolo.
Tale alone, se entra in contatto con presenti, ovviamente fedeli alla triade, li fortifica, mettendo invece a disagio coloro che alla Dea si oppongono.
Livello 1: necessita di contatto visivo ,agisce sulla Stessa Sacerdotessa e sugli altri membri della Congrega.
Fortifica i presenti fedeli alla Triade (qualsiasi razza ).
Crea disagio nei presenti che alla Dea si oppongono (comprese le seguenti razze oscure: vampiri, mannari ,darkgull e coloro che possiedono allineamenti malvagi )se si trovano nel raggio di 5 metri.

Scheda Inwe: freeforumzone.leonardo.it/d/10924036/-O-Sacerdotessa-del-Tempio-Inwe-O-/discussi...

Credo siano da restituire 60 p.s. a Dyniel e da sottrarre 20 p.m. ad Inwe per i 2 round di incanto (esclusa la concentrazione). Spero di aver fatto i conti giusti, è il mio primo incanto di guarigione [SM=g27832]
Grazie Dyniel per esserti offerto come cavia! [SM=g27836]


Registrazione
INWE [Cucine → Sala visite] La Sacerdotessa smangiucchia una mela, appollaiata sul tavolo della cucina, più simile che mai alla giovane selvatica che il Tempio ha accolto mesi orsono: i piedi scalzi sono lasciati a penzolare oltre il bordo del tavolo, mentre quella che un tempo doveva essere una treccia ordinata ora appare più come un suo stanco ricordo, appoggiato tristemente sulla spalla. Perfino la schiena ha momentaneamente perso la rigida compostezza in cui è costretta di solito, a vantaggio di una posa incurvata che è ben poco elegante ma decisamente più comoda: in fin dei conti siamo alla fine della giornata, avrà pure il diritto di concedersi un breve momento di riposo. Fortuna che Rois non è in cucina, o l'avrebbe di certo sgridata per essersi impossessata in modo così indecoroso del SUO sacro tavolo, sede della preparazione di tutte le meravigliose leccornie che l'insostituibile inserviente è in grado di preparare. Morde distrattamente il pomo, alternando il dondolio delle gambe, lo sguardo perso mentre pensieri di varia natura si rincorrono pigramente: bisogna rifornire la scorta di erbe al più presto, sì, e verificare cosa quante candele siano rimaste per poterne comperare delle altre... scivola giù dal tavolo, atterrando con grazia [Agilità liv.1], sempre con quel che resta della mela in mano. A passo di marcia si indirizza verso la sala visite, con l'intenzione di verificare quali erbe e in che quantità siano ancora a disposizione per i medicamenti. Non si preoccupa di fare piano: non c'è nessun paziente, in questi giorni, e la stanza è certamente vuota. O almeno, così era fino a qualche ora fa.

DYNIEL  [Sala visite][è svenuto, sul letto, con un gran mal di testa di cui per fortuna al momento non si è reso conto. Si agita nel sonno a tratti, ma è un agitarsi debole. Occhi chiusi, occhi che al momento celano l'eterocromia dei colori, uno grigio e l'altro di un blu molto intenso. La tempia destra pulsa per il colpo subito. Risulta alto di statura, con indosso un semplice paio di pantaloni e una camicia bianca. Le braccia sono distese lungo i fianchi, le dita serranno appena le lenzuola. Capelli rossi e corpo magro, ma di quella magrezza allenata. Non si sveglia, per ora. È confuso. Nella sua testa c'è una creatura, un antro, qualcosa. Un albero. Al momento non riesce a focalizzare bene nulla, e in realtà sogna. Non ha armi con se. Non ha null'altro che le vesti. Mani segnate, cicatrici visibili. Viso magro poggiato sul cuscino, viso che di tanto in tanto ha uno scatto nel voltarsi dalla parte opposta. Respiro leggermente affannato]

INWE [Sala visite] La sala è illuminata, come sempre: l'intenzione è di attraversarla tutta per raggiungere l'armadio che troneggia sulla parete di fondo, dove si trova la maggior parte dei medicamenti utilizzabili. Inwe non rallenta, anche dopo aver superato la soglia: dà l'ennesimo morso alla mela, lanciando un'occhiata distratta alla stanza man mano che avanza lungo essa, e per poco non soffoca con quel singolo boccone. Novella Biancaneve? No, decisamente. Tossisce con la grazia di un'orchessa, cercando di liberare le vie aeree dall'intruso, e strabuzza gli occhi: dietro ad una delle tende di separazione fra i letti per i degenti c'è un uomo disteso, addormentato. Un uomo? No, non un uomo qualsiasi: Dyniel, il cavaliere dell'approdo. “Ma che...” fortuna che non ha fiato a sufficienza per finire la frase. Come sia arrivato qui è un mistero: di certo non è stato portato dagli Inservienti, che altrimenti avrebbero avvertito qualcuno della sua presenza. Con un paio di passi veloci si porta vicina al letto, abbandonando la mela al suo destino sul primo comodino che le capita sotto mano: ha altro a cui pensare, adesso. Il cavaliere si direbbe privo di conoscenza, e perfino un'occhio poco clinico come il suo dovrebbe essere in grado di legare la cosa al taglio che campeggia sulla sua tempia. Stringe le labbra, andando a posare la mano destra sulla fronte dell'uomo per verificare la presenza o meno di febbre: “Dyniel? Mi sentite?” lo chiama perfino, nel frattempo, caso mai dovesse riuscire a svegliarsi... …

DYNIEL  [sala visite][La coscienza va e viene. Un attimo prima sembra quasi per svegliarsi. Quello successivo ripiomba nel sonno profondo. Neanche lui ha idea di come sia arrivato là. Non lo ricorda. Sente una voce. Un dolore alla tempia. Con i sensi torna anche il tremendo mal di testa. Come se stessero suonando le campane dentro il suo cranio. Con un grosso martello riapre gli occhi e guarda in alto. Inwe. Mia lady...> sussurra Può apparire una domanda scontata e leggermente banale, ma...dove sono?> nei prossimi secoli la useranno in molti, quella domanda. Nei libri probabilmente. Si guarda intorno, tradendo un espressione di dolore che gli contorce il viso nel muovere la testa. La voce è appena un sussurro è soprattutto...sono vivo?> sembra molto poco lucido in questo momento. Ha gli occhi quasi appannati, e per qualche secondo dal momento del risveglio vede come una patina coprire tutto ciò cheha davanti a se, ma a poco a poco riprende lucidità. Il viso di Inwe gli appare più chiaro, adesso, ne riconosce i tratti visti solo al buio, in foresta, quando ha messo alla prova la sua vista umana. La luce della stanza sembra rischiararla. Ricorda un altro uomo che era con lui. Un uomo di cui non riesce ancora a mettere a fuoco i lineamenti. Ricorda che c'era. Altri due uomini. Quello dell'albero e quello con la bestia. O erano uno solo? Non può esserne sicuro al cento per cento. Ricorda che c'era qualcuno con lui. Che fine avrà fatto? Sarà vivo?]

INWE [Sala visite] Incredibilmente la voce della mezzosangue sembra sortire effetto, almeno parzialmente. Inwe sfodera il proprio sorriso migliore, cercando di infondere in esso tutta la tranquillità di cui immagina possa aver bisogno il malato. “Siete vivo, sì, e più o meno sano. Siamo nella Sala visite del Tempio. State tranquillo, fra poco vi sentirete meglio” e allora scoprirà come caspita è arrivato qui, e come si è procurato quel taglio tanto brutto... forse. Un passo alla volta: per prima cosa bisogna pulire la ferita. Su ciascuno dei tavolini accanto ai letti dei degenti è presente una brocca colma d'acqua ed un bacile, oltre a delle pezze e delle bende pulite: con attenzione travasa una parte dell'acqua nel recipiente ancora vuoto accanto al giaciglio di Dyniel, andando ad immergervi subito dopo una delle pezzuole. “Cercate di star fermo, mi raccomando” parla a bassa voce, vista la vicinanza: per sicurezza torna a posargli la mano sulla fronte, applicando la minima pressione necessaria perché mantenga la testa nella posizione che le consentirà di detergere quanto più delicatamente possibile il taglio. Stringe le labbra nuovamente, durante l'operazione, senza parlare: deve aver preso una botta notevole, viste le dimensioni della ferita.

DYNIEL  [Sala visita][-Si...calmo...anche perché non so come ci sono finito qui. Ricordo...un mostro. E una botta in testa- parla sempre a bassa voce, poco più che un sussurro il suo, come se non avesse la forza di parlare a voce più alta. Strizza gli occhi, ma questo semplice gesto gli fa male. Ascolta il consiglio di Inwe e non si muove. Ma sforza un sorriso -Non temete, non ho neanche la forza di alzarmi in questo momento- rimane fermo e chiude gli occhi a quella pressione leggera sulla testa, mordendosi le labbra quando lei deterge la ferita. -Diamine...fa così male che mi sembra di esplodere. Il mal di testa durerà un po', vero?- cerca di non muoversi e di concentrare l'attenzione sui due uomini. Sul secondo in particolare. Cosa è successo? Ricorda il mostro, ricorda uno spazio dove combattere, ricorda...ricorda...a quel ricordo quasi sobbalza come colpito da una lancia -è in pericolo- sussurra. -è in pericolo. Io sono qui e lui è da solo- e cerca di rialzarsi, è quasi uno scatto a dire il vero, ma essendo fortemente debilitato di sicuro verrà molto impacciato come tentativo di alzarsi a sedere, e probabilmente neanche ci riuscirà.]

INWE [Sala visite] La pezza che viene nuovamente posata nel bacile è sporca di sangue rappreso, ma la mezzosangue quasi non ci fa caso: non è mai stata il genere di donna che sviene alla vista del rosso, né lo sarà mai. Torna a voltarsi verso il letto, accennando un sorriso alla domanda di Dyniel: “Potrebbe... ma vedremo di allontanare questo ospite sgradito al più presto, ve lo prometto.” Tira su le maniche della veste fino ai gomiti, liberando gli avambracci così da avere meno intralci possibili: sul sinistro campeggia la sottile cicatrice infertale da Roseline in un tempo che sembra ormai lontano, monito ulteriore di ciò che realmente è la Dea. È proprio il potere di quella Dea che serve, tanto crudele quanto amorevole, che vorrebbe cercare di richiamare, ma il movimento del cavaliere la blocca. Lo guarda dall'alto, per una volta, cercando di posargli una mano sulla spalla ed assumendo un'aria terribilmente seria. “In queste condizioni non potete essergli d'aiuto, dovunque egli sia.” pronuncia con una fermezza che non le è usuale. S'addolcisce subito però, sia nel tono che nello sguardo, aggiungendo “L'unica cosa che otterrete, se non mi permetterete d'aiutarvi, sarà di aggravare la vostra situazione. Vi prego, datemi ascolto; restate tranquillo, e giuro che non vi tratterrò un minuto più del necessario” è sincera, e si capisce dal modo in cui cerca lo sguardo di lui: se c'è una cosa che ha capito del carattere dell'uomo che le sta di fronte, dai loro vari incontri, è quanto gli stia a cuore il bene degli altri, spesso anteponendolo al proprio. Non sarà lei a trattenerlo.
DYNIEL  [sala visite][Torna a distendersi, il mal di testa aumentato da quel gesto. Da quel tentativo. Porta la mano alla fronte, senza sfiorare la ferita. È come se una decina di piccole schegge fossero infilate nel cervello. Per qualche secondo tace,andando a guardare la cicatrice sul braccio di Inwe. -Starò buono, si. Lo prometto. Poi dovrò scrivere ad alcune persone. A lady Edave- gli pare di ricordare che la donna fosse presente. È un ricordo confuso e incerto. -Lei saprà dov'è. Era...era qualcosa per il clan nordico- dice deciso. Si, ora i ricordi si fanno più chiari. Guarda quella cicatrice sul braccio con palese interesse -Posso domandarvi come ve la siete procurata, lady Inwe? Qualcuno vi ha attaccata?- domanda. È incuriosito, ma si sta anche domandando chi mai potrebbe voler aggredire una sacerdotessa. La verità è che cerca di distrarsi. Di far chiarezza nella sua testa. -Resterei qui in eterno a guardare il vostro viso, Milady- dice con un leggero sorriso. A metà, ma un sorriso. -E quelle orecchie. Mi piacciono- dice convinto. -Ma dovrò partire appena starò meglio. Scriverò anche a Ser Rastal- meglio informare i suoi fratelli di come sta e di dove è al momento]

INWE [Sala visite] Annuisce in segno di approvazione quando l'uomo torna a distendersi, rilassando il viso e perdendo l'espressione autoritaria che ha adottato poco prima. Non ci sono maschere né rigide formalità, non con coloro che conosce ormai da qualche tempo, anche se non a fondo. Incurva appena gli angoli delle labbra al sentire la promessa. “Avrete a disposizione tutta la pergamena e l'inchiostro che chiederete. Lady Edave... è una degli ospitalieri, vero?” domanda, la mente che in un istante viaggia fino a Barrington, lì dove immagina risieda ancora la guaritrice spagnola che da tanto non vede, e che tanto le manca. “Il clan nordico? Cosa sarebbe?” chiede ancora, incuriosita. Dovrebbe essere un bene che Dyniel parli, che mantenga la lucidità. Si allontana di qualche passo verso il caminetto sempre acceso, con l'intenzione di riempire un tegame d'acqua per metterlo a scaldare. È di spalle quando la raggiunge la domanda sulla cicatrice, ma se anche l'uomo potesse leggerle il viso non noterebbe alcun cambiamento nei lineamenti distesi [Imperturbabilità liv.1]. Torna verso il letto a passi svelti e silenziosi, come sua abitudine, restando in piedi al capezzale del cavaliere. “Non è un'esagerazione, quando diciamo che la Dea chiede dei sacrifici. Anche il sangue, a volte... come d'altronde voi stesso sapete” risponde, ricordando come lo stesso Dyniel abbia partecipato attivamente al rito della Maledizione. Parla a voce bassa, controllata, quasi monotona. “E' stata il primo sacrificio chiesto a me. Il sangue e... il dolore che è seguito. La prima volta in cui ho fronteggiato cosa sarebbe davvero significato donare la mia vita a Lei, e la possibilità di andarmene. La prima volta in cui ho messo da parte la paura... la prima volta che ho resistito” conclude, concedendosi un piccolo sorriso. Ne valse la pena all'epoca, continuerà ad essere così per tutti i sacrifici futuri. La frase successiva giunge inaspettata, tanto da colorarle leggermente le guance di un rosa più acceso: non è abituata ai complimenti, decisamente, neppure ai più innocenti. Cerca di non darlo a vedere come meglio può, ridendo con quanta più naturalezza possibile e commentando:“Deve essere la botta in testa a farvi parlare così. Meglio intervenire subito, prima che il delirio peggiori.” Si sposta verso la testata del letto: ora è il momento di concentrarsi.

DYNIEL  [sala visite][Le sorride. Si sforza almeno. -Tutti gli dei sembrano chiedere sacrifici. Ma quella di Avalon è la prima che vedo realizzarli. Ricambiarli diciamo. Ricordo quel rito. C'è stato un forte senso di unione tra noi. Per le morti di Elkranet e di Arathorn, ma anche per le altre- morti di cui non conosce il nome. Persone che non ha conosciuto. -Forse più che il sangue, quella sera, è stato il senso di unione che c'era tra noi a convincerla. A realizzare quanto abbiamo chiesto. Eravamo tanti cuori, ma battevamo a un solo ritmo- dice convinto -O forse sbaglio? O forse in quel sangue c'erano tutti i sentimenti di quella sera. La rabbia e la tristezza- sembra confuso -In ogni caso ogni cicatrice è una storia. Un racconto. Qualcosa che abbiamo superato. Il rimarginarsi segna che siamo sopravvissuti. Che ce l'abbiamo fatta- e se non lo sai lui, che ne è pieno...adesso è vestito, ma ben nascosta sotto la camicia c'è una fitta trama di cicatrici. Una storia. Tante storie. -Noi umani tendiamo ad aggregarci in clan. Su avalon ce ne sono due. Nordico e mediterraneo. Segnano le terre di appartenza. Dove siamo nati. Io sono della francia del nord, quindi...scrolla le spalle. Sorride del suo rossore -Non arrossite. È un complimento ed è verità, non è vuota lusinga. Sono un cavaliere. Le mie labbra dicono solo la verità-]

INWE [Sala visite] Annuisce alle parole dell'uomo: sì, l'unione di quei giorni, per quanto fosse figlia del dolore, di certo ha potuto qualcosa nel richiamare il potere divino. In quanto a cicatrici, non potrebbe concordare maggiormente: ogni segno, pallido, sottile od esteso, è un continuo memento di cosa abbiamo superato per diventare chi siamo ad oggi. “Non sapevo esistessero dei clan, fra gli umani. Per noi mezzelfi è.. diverso” commenta: sono pochi, a quanto sembra, e dispersi. Sarebbe bello ritrovarsi, però, proprio perché così pochi. “Allora mi fido, visto che siete un cavaliere: potrò vantare delle orecchie molto graziose, d'ora in avanti” ribatte con un sorriso. “Restate fermo adesso: cercherò di richiamare il potere della Dea per sanare questo bel taglio che vi siete procurato” si raccomanda dando un'ultima occhiata al volto magro e pallido di Dyniel prima di chiudere gli occhi ed escludere il mondo: ha bisogno di concentrazione per poter richiamare il potere della Cerridwen, e troppo spesso la vista la distrae. Inspirerebbe a fondo, senza fretta, regolando i respiri: ha imparato che possono essere la migliore guida verso quello stato simile alla meditazione che concede l'accesso ai doni della Rossa Signora. Sa cosa cercare, e al contempo non sa cosa aspettarsi: è la prima volta che effettua una guarigione. Tieni a freno i pensieri, Sacerdotessa: controllali, controllati. Lentamente cercherebbe di raggiungere il silenzio interiore, tentando al contempo di escludere anche i suoni provenienti dal mondo esterno; li continuerebbe a percepire, ovviamente, ma l'idea è quella di confinarli agli strati più superficiali della coscienza, senza concedergli di intaccare la concentrazione che sta provando a raggiungere. Non ha bisogno di loro, adesso, né delle immagini che la vista sarebbe pronta a trasmetterle. L'unica cosa che anela al momento è quella scintilla che sa essere nascosta nel buio ovattato in cui si trova. Non c'è agitazione sul suo viso, né alcun sentimento chiaramente distinguibile: i lineamenti sono distesi, gli occhi chiusi e la figura immobile, se non fosse per il sollevarsi ritmico del petto. [Volontà liv.1, Incanto Guarigione liv.1 – Concentrazione – Fase 1/3].

DYNIEL  [Sala visite][Sorride -Non solo le orecchie- aggiunge al complimento. La guarda dal basso, la testa poggiata sul cuscino. Continua a dolore. È un dolore sordo, profondo, quasi urla da solo, quel rimbobare che ha nella testa. -Taccio- dice. Chiude gli occhi, ma non dorme. Non è per nulla assonnato, ha solo un mal di testa che lo lascia confuso. Chiude gli occhi e respira piano andando quasi a cercare di ricordare. La grotta. L'orso. L'uomo. Com'era fatto l'uomo? Non riesce a ricordarselo. Qualche tratto risale alla testa, ma è ancora così confuso. Rimane a occhi chiusi. Riflette. Come se non riuscisse a rilassarsi del tutto sapendo che l'uomo forse è in pericolo]


INWE [Sala visite] Dovrebbe aver trovato la concentrazione che cercava, a questo punto: se così fosse, andrebbe ad immergersi totalmente in quella luce calda ed avvolgente che è il potere di Cerridwen. Solleverebbe le barriere della coscienza, lasciando che il fuoco liquido si spanda nelle arterie, dal cuore alle punta delle dita, simile ad un magma inarrestabile, che pure va controllato e direzionato. Lo percepisce, vivo e presente, e la stella rossa che le marchia la fronte dovrebbe rispondere al richiamo della Sua Signora: una luce calda, simile a quella irradiata da una candela, andrebbe a farsi strada nella stanza, rinsaldando l'animo della Sacerdotessa e del cavaliere disteso. C'è amore, in quella luce, l'amore di una madre per i propri figli, severo, perfino spietato alle volte, ma immancabile. *Madre, sana questo Tuo figlio. Giusta, sonda il suo cuore. Guerriera, sostienilo* formula una preghiera muta, sorretta dalla fede che ogni giorno le si rinnova nell'animo. Solleva le palpebre, tornando a mostrare le iridi chiare, ora accese di un'emozione antica: lo sguardo si posa sulla tempia di Dyniel, lì dove lo sfregio richiede il suo intervento. Stranamente lo guarda con occhi diversi, lì, disteso ad occhi chiusi, ma a malapena se ne rende conto, concentrata com'è: tutta la sua attenzione è catalizzata sul potere che sente fluire nelle vene, e che ha intenzione di canalizzare verso la ferita del cavaliere. [Volontà liv.1, Luce di stella liv.1, Incanto Guarigione liv.1 – Incanalamento – Fase 2/3]

DYNIEL  [sala visite][Si sforza di restare tranquillo. La bianca, la rossa, la nera. Alba, meriggio e sera. I tre volti della dea che ormai conosce. In cui ormai crede, con una fede che mai avrebbe ritenuto possibile. Non avrebbe pensato di poterla riversare in altre divinità che nel suo Dio. Poi ha conosciuto Avalon. Ha conosciuto le sue stelle. E nel rimbobare della testa ricorda le parole di Roseline. E ricorda quelle dei preti. Impossibile non fare un paragone, davvero. Due religioni così contrastanti. La chiusura della chiesa contro l'apertura del tempio. Suo padre, Goffredo, che doveva bisbigliargli le cose proibite, che doveva stare attento a ciò che gli insegnava, che rischiava ogni volta. Goffredo e i digiuni, Goffredo e i ragazzini lasciati a giocare alla fontana mentre lui andava per conto suo. Sono molti i pensieri nella sua testa. Molti i paragoni]

INWE [Sala visite] Il potere che ha richiamato dovrebbe essere ormai pronto ad entrare in gioco: lo sente nelle mani, che percepisce calde come se fossero appena state allontanate dalle fiamme. La stella continuerebbe a brillare, specchio del fuoco che arde nel cuore della Sacerdotessa e la rafforza. Alza le braccia, limitandosi a sfiorare il taglio con i polpastrelli: Dyniel dovrebbe poter percepire il calore che li pervade che, chissà, potrebbe addirittura risultare fastidioso in un primo momento. Dopo, ci sarà posto solo per i benefici che l'incanto non dovrebbe tardare ad apportare sulla ferita: la carne si rigenererebbe a velocità inaudita, con i lembi che si riavvicinano ed la pelle che riacquista un colorito pressoché normale. Gli stessi effetti che sarebbero stati ottenuti in diversi giorni di cure, probabilmente. Lo sguardo della Sacerdotessa non abbandonerebbe la tempia dell'uomo per l'intera durata dell'operazione: non cederebbe la presa sulla concentrazione, non finché non fosse certa d'aver terminato l'opera. [ Volontà liv.1, Luce di stella liv.1, Incanto Guarigione liv.1 – Lancio – Fase 3/3]

DYNIEL  [sala visite][è preso nei suoi pensieri. Perso quasi, tanto che rimane stupito quando sente quel calore. È come se qualcuno ci avesse messo sopra una pezza d'acqua molto calda. Inizialmente è sgradevole, fastidioso. Come se stessero toccando la ferita, ed è una ferita che fa male, ma non si muove. Si limita a stringere gli occhi cercando di non aprirli, facendo presa sulla sua resistenza -//+1- accumulata negli allenamenti. Dopo qualche secondo però la sensazione di sgradevole passa, per lasciare il posto a una sensazione di sollievo. Non può vedere la carne andare a ricucirsi da sola, ma sente il mal di testa calare velocemente, nonché il dolore alla ferita ridursi notevolmente. Come se gli avessero dato uno straordinario antidolorifico, migliore dei rimedi che usava il vecchio medico di sua madre quando stava male. È qualcosa che supera la natura, qualcosa di straordinario e incredibile per lui, che adesso smette di pensare per concentrarsi sulle sensazioni della pelle. La sente rinsaldarsi, il dolore continuare a diminuire, lentamente. Non parla, perché non vuole infastidire Inwe, ma avrebbe molte cose da dire]

INWE [Sala visite] Missione compiuta: la ferita è, se non del tutto guarita, di certo sulla buona strada per essere soltanto un ricordo, a breve. Il potere le scivola via dalle dita non appena la mezzosangue cede la presa sulla concentrazione, impossibile da trattenere ulteriormente: al suo posto, lì dove per qualche momento ha arso il fuoco della Dea, resta il vuoto. La stanchezza la colpisce senza preavviso, come sempre accade al termine di un incanto: per un istante la vista le s'annebbia e lo sguardo diviene vitreo. Ma non sviene, no, né cade in terra: è più forte di quel che sembra [Resistenza liv.1]. L'unico cenno di debolezza è il pallore improvviso del volto, come se qualcuno avesse costretto il sangue a riversarsi nel petto della donna, quasi a sopperire quella mancanza che si fa inevitabilmente sentire. Anche la luce proveniente dalla stella sulla fronte svanisce gradualmente. “Tutto sistemato” commenta a bassa voce – impossibile dire se per la stanchezza o per altro – accennando un sorrisetto soddisfatto: sì, si può dire che abbia fatto un buon lavoro. Non male, certamente, come primo tentativo. “Dite, va meglio?” domanda, dedicando uno sguardo attento alla ferita prima di spostarlo sul viso del cavaliere.

DYNIEL  [Sala visite][Lo sente. Sente il dolore scomparso, rimane solo una lieve sensazione di debolezza e di pressione. Si alza a sedere, guardando Inwe in viso, sfiorandosi la testa -Incredibile- sussurra -Vorrei che anche i preti potessero fare qualcosa di simile. Le loro cure si limitano a dire che “si soffre come cristo in croce”. Non è di molta consolazione- sembra allegro, o quasi, ma lo sguardo si fa scuro quando vede Inwe pallida in viso. Allunga una mano verso di lei per sfiorarlo, ma ferma il gesto a mezz'aria, lasciando che la mano ricada sul letto. Sono sacerdotesse. E in lui c'è quel senso di rispetto per quel genere di autorità inculcato prima nella sua vita precedente, verso i preti e le suore, e poi su Avalon. Rappresentano la dea. Sono la sua voce. Le dedicano la vita e lui le rispetta. -Ora siete voi ad aver bisogno di riposo- le dice -Vi stancate facendo questo, vero? Immagino sia...- fa una pausa, come se non trovasse le parole -sia come accogliere il suo potere. È molto forte per dei corpi umani- non saprebbe spiegarlo in altro modo. Ha capito che Inwe è stanca dopo averlo curato. Si vede dal suo pallore. Ma non ha altro modo per spiegarne il motivo, se non provando a riflettere e dicendo la prima cosa che gli sembra sensata]

INWE [Sala visite] Già dalla sola espressione dell'uomo comprende come sì, si senta meglio: tanto basta a farla sorridere ulteriormente. “La Dea non manca mai di far sentire in maniera tangibile la propria presenza, anche... anzi, soprattutto in queste situazioni” commenta in risposta: un ulteriore punto a favore per la Triade, se fosse in atto una partita fra divinità. Non manca di notare il gesto spontaneo del cavaliere e intimamente lo apprezza, sebbene la spiegazione che dia al non portarlo a termine sia lontana dalla realtà. Contrariamente a quanto temeva durante il suo periodo da Iniziata, non s'è persa nella Dea: la donna c'è ancora, perfino più viva, ora che è affiancata dalla Sacerdotessa. “E' stancante, sì” annuisce, cercando di sedere sulla sponda del letto di Dyniel, limitandosi però ad occuparne un angolo piccolo piccolo “ma anche meraviglioso. Dite bene, accogliamo il Suo potere quando Le chiediamo aiuto: la parte più difficile è esserne private, dopo averlo potuto percepire in tutto il suo splendore. Non so se mi sono riuscita a spiegare, è complesso esprimere a parole ciò che si prova” conclude con un sorriso quasi di scuse. “E' come ritrovarsi al buio dopo il sole di mezzogiorno, improvvisamente: sembra tutto più nero di quanto non sia effettivamente. Ma è un prezzo che tutte noi paghiamo volentieri, di questo potete essere certo” gesticola un poco mentre parla, cercando le parole adatte.

DYNIEL  [Sala visite][La guarda sedersi e le fa spazio, spostandosi appena per farla sedere comodamente Aggrotta le sopracciglia -Immagino...sia un po' come perdere la fede. Forse. Non so se sono riuscito a cogliere nel segno, ma anni fa, combattevo nei templari. Non so se conoscete la terra santa. Ecco, una trentina di anni fa, Gerusalemme è sta conquistata con una crociata ed è diventata meta di pellegrini. Solo che questi venivano aggrediti lungo la strada. Così Ugo di Payens ha creato l'ordine dei templari. Eravamo là a difesa. Guerrieri. E monaci- che teoricamente avevano l'obbligo di castità. Molto teoricamente. -Sono cose per le quali ci vuole molta fede. Troppa. Eppure...quando impugni una spada nel nome di un Dio in cui credi, anche se questo non ha fatto nulla per mostrare la propria presenza, è come essere più forti. Sentivo di combattere dalla parte della ragione. E poi finita la battaglia, durante la conta dei morti, ci sentivamo stanchi. Era come aver perso tutto. C'era sempre qualcuno che non era riuscito a sopravvivere- la guarda ancora. La ascolta -O almeno era ciò che provavo io. Di sicuro c'era chi lo faceva per mero guadagno, come Goffredo mi ha ricordato- e adesso sorride. -Ma era come non avere più la forza. Come dopo una lunga corsa-]

INWE [Sala visite] Ascolta il discorso dell'uomo, annuendo al termine. “Esattamente. È un ritornare alla realtà, per molti versi: si perde il furore della battaglia, il sostegno del potere divino, e si ritorna ciò che si era prima, solo più... vuoti, in qualche modo.” Resta in silenzio qualche secondo, riflettendo: “Posso chiedervi cosa esattamente vi ha portato ad allontanarvi dalla fede dei cristiani?” domanda alla fine. È sinceramente interessata, anche se si affretta ad aggiungere “Non rispondetemi se ritenete sia troppo personale, capirei”. Ed è così, in effetti: probabilmente non avrebbe neppure esplicitato la propria curiosità se non fosse certa che il cavaliere le risponderà solo se effettivamente sarà quello il suo desiderio. La fede, però, è qualcosa che l'affascina: si chiede in che modo arrivi a toccare i cuori della gente, e come se ne allontani. Scatta in piedi all'improvviso, subito dopo, portando una mano alla fronte: “La tisana!”. S'affretta a muovere verso il caminetto, dove di certo l'acqua ha raggiunto il bollore. Leverebbe con attenzione il tegame dalla fiamma, possibilmente senza bruciarsi tutte le dita, per poi immergervi una manciata di erbe: valeriana, passiflora e camomilla, che favoriranno il riposo del cavaliere e la ripresa delle forze. Ne preparerà due tazze, non appena l'infusione sarà terminata: ha bisogno di riposare anche lei, e di certo la bevanda l'aiuterà. [Conoscenze naturali liv.1]

DYNIEL  [Sala visite][Va a farsi scuro in volto. Abbassa appena gli occhi sulla coperta. Mette le mani sotto, così da non farle notare. -Una cosa molto...diciamo difficile da raccontare. È successa quattro anni fa- fa una pausa. Il tono di voce è quasi atono adesso. C'è dolore nelle sue parole, un dolore antico, ancora non del tutto cicatrizzato. -Diciamo, per farla breve, che sono partito che avevo quattordici anni. Ero un ragazzino. E dopo qualche anno conobbi una donna. Si chiamava Aleshene, ed era di quelli che per noi erano infedeli. Il cristianesimo non è come la Dea. Lì gli eretici vengono uccisi. Chi non crede viene eliminato, se proprio non si può convincerlo a credere. Come a dire che si viene obbligati ad avere fede. E si crede per paura, non per altri motivi- fa una pausa. Ci sta girando intorno. -E diciamo che c'era questa donna. I miei compagni volevano usarle violenza, ma io mi opposi. La salvai e ci innamorammo. Lei si convertì. Avemmo un figlio, e pensavo di sposarla al ritorno in Francia- Guarda Inwe saltare su e prendere la tisana. Si ferma. Se la sta prendendo molto comoda. Attende che torni. Cela le mani. Chiude meglio la camicia sul petto. Piccoli tic e abitudini che aveva quasi perso -Quella mi aiuterà a dormire?- domanda]

INWE [Sala visite] Detto fatto: è diventata rapida a filtrare gli infusi, ed in un battibaleno fa ritorno al letto di Dyniel con una tazza per mano. La prima la porgerà al degente, annuendo alla sua domanda, la seconda la terrà per sé, soffiandovi sopra per disperdere il calore e sorseggiandola di tanto in tanto. Nel mentre non ha perso una parola del racconto che l'altro le fa: le orecchie a punta servono a qualcosa, oltre ad essere graziose [Sensi sviluppati]. Ha lo sguardo serio, mentre segue con attenzione il discorso: non le sfugge il cambiamento che c'è stato nel tono di voce del cavaliere, né quei piccoli gesti che però ingenuamente ancora non collega alle sue parole. La fronte si increspa sin dal momento in cui sente delle criticabile tendenze alla conversione forzata dei cristiani, e le rughe non fanno che diventare più profonde con il proseguire del discorso. Si sa che la guerra porta a violenze di ogni genere, così è sempre stato, ma sentirle raccontare da chi ha assistito è molto diverso. Sembrerebbe quasi una storia a lieto fine, ma qualcosa le dice che la fine non è ancora stata narrata. Tace, comunque, fissando lo sguardo sul viso di Dyniel e limitandosi ad attendere che sia lui a decidere se e quando continuare.


DYNIEL  [Sala visite][La guarda tornare. Guarda quella tisana e aspetta venga posata sul comodino. -Diciamo che già da allora sospettavo che stessimo facendo una grande stupidaggine. Capivo la loro lingua. Noi eravamo infedeli per loro, e loro lo erano per noi. Ma chi dei due avevano ragione? Preferii non farmi domande, era più facile. E dovevo combattere per lei. Per tenerla al sicuro- di nuovo una pausa. Ne sta facendo molte. La voce si abbassa. -Combattevo e basta. Tornavo a casa. E avemmo un bambino. Lo feci battezzare. Sapete cos'è il battesimo?- divaga, cambia spesso argomento -Diciamo che è una cosa che ci segna come appartenenti alla religione cristiana. Non credo ci sia qualcosa di simile per la dea- inogia saliva. Gli pare quasi di rivederla. Di risentirla. Quella voce dolce, che cantava sulla culla. Quella voce che lo accoglieva, quegli occhi così scuri. Per qualche secondo guarda il vuoto. -Mi consola che sia morta in fretta. Non se ne sono accorti. Non si sono resi conto di cosa stava accadendo. È stato veloce. Io però ho assistito. Ho guardato. In quel momento ero pazzo- sta risparmiando ad Inwe alcuni particolari. -Ma dopo...dopo sono riuscito a riflettere. Loro combattevo per Dio, noi combattevamo per Dio. Eppure, chi dei due aveva ragione? Entrambi ci eravamo macchiati di atrocità. Non ho mai ucciso un bambino o una donna, ma non posso dire lo stesso su quelli che erano i miei compagni. Dunque che Dio è un dio che porta la sua gente a queste battaglie? è un dio corrotto. Non è un Dio. O forse gli uomini lo seguono male. Forse Dio, che è uno ed è tre, è qualcosa di molto simile alla dea. Forse credono male in Dio. Forse non si sono resi conto che è una dea. Una dea dai tre volti come la trinità cristiana, ma infinitamente migliore di quanto credono. Non richiede di portare la pace con le spade o la morte di una donna e di un bambino- parla lentamente, ma guarda un punto impreciso della stanza, oltre Inwe. Come se non la vedesse. E la voce è più bassa, roca. Come se lo stesse rivivendo in quel momento. Eppure si sforza di mostrarsi tranquillo. Guarda la tisana. In questo momento vorrebbe una birra per mandare giù anche il dolore]

INWE [Sala visite] Non fa appello all'imperturbabilità che ha imparato a sfoderare in questi mesi: potrebbe, ma non lo fa. Lo ascolta rivangare i momenti probabilmente più dolorosi della sua esistenza: non immaginava tutto questo nel formulare la domanda che gli ha posto. No, davvero non immaginava. Non chiede scusa, né si nasconde dietro una maschera di artefatto compatimento, di quelle che troppo spesso si vedono sui volti di coloro che si confrontano con il dolore. Assistere alla morte dei propri cari per mano di qualcuno di cui ci si fidava... è una condizione che conosce, suo malgrado, e che rivive tramite le parole del cavaliere. Non è solo un riflesso del dolore che sta provando l'uomo davanti a cui siede quello che le sporca lo sguardo, adombrandolo pesantemente: è il resuscitare, piuttosto, di quella pena messa da parte che troppo facilmente si ripresenta. Capisce il suo dolore ed il suo orrore: lo gridano gli occhi e lo ricorda la mano sinistra, deturpata indelebilmente dalla notte in cui ha perso tutto. È quella mano, libera dalla tazza, che solleverebbe per posare sulla più vicina di Dyniel, in un gesto che non vuole essere di conforto – perchè non c'è conforto contro questo genere di demoni – ma di comunione. Capisce, la mezzosangue, perché c'è passata. “Gli dei sono crudeli, alle volte. È proprio questo che li rende dei, probabilmente. Hanno il potere di spezzare le vite umane, di generarle, di piegarle al loro volere... possono tutto. Eppure agli uomini è rimasta la capacità di dimostrarsi sempre peggiori delle divinità che servono. E si giustificano come possono, dicendo che agiscono nel nome di qualcosa di più alto” scuote la testa “ma farlo con la Dea in cui crediamo noi non è possibile. La responsabilità di ciò che compiamo davanti ai Suoi occhi è soltanto nostra. Se sbagliamo è solo per nostra colpa, non c'è giustificazione che tenga” la terribile bellezza della libertà, il doversi mostrare, alla fine dei giochi, per quello che si è realmente.

DYNIEL [sala degenze][Guarda quella mano. Quella mano che va a sfiorare con la sua. Entrambe deturbate. Quella di Inwe ha ciò che sembra un ustione da fuoco. Bruciata. La sua dei solchi profondi, cicatrici lunghe. Va a posarla sopra, quasi ubbidendo all'istinto. Cerca di carezzare quell'ustione con le dita, non per mera curiosità. Dita callose, abituate a maneggiare le armi, ma che adesso, se Inwe dovesse permettere, risulterebbero delicate. Come se temesse di farle del male. Come se stesse sfiorando una ferita ancora aperta, con la pelle lucida e dolorante. -Già...in fondo alla fine è ciò che consente agli uomini di fare cose sbagliate. Una religione violenta come il cristianesimo, ma che potrebbe essere molto più umana. Se comprendete il francese vi presterò la mia bibbia. Vedrete con i vostri occhi- quasi sussurra -Forse leggendo capirete quali insegnamenti traggono gli uomini. Alcuni sono bellissimi. Altri...crudeli- fa una pausa, la guarda negli occhi. -Ed è questo che amo. C'è responsabilità personale e non collettiva. E dubito che se un gruppo di uomini volessero imporre la religione della Dea su altre terra, voi lo permettereste. Immagino che accadrebbe loro qualcosa di terribile se in nome suo osassero compiere atrocità. E non da parte della dea, ma da parte vostra. E nostra. Mi premurerò di arrestare chiunque osi sporcarla- sforza un sorriso -Anche se credo non ce ne sarà bisogno. Non è mai successo, vero? Non ci sono stati omicidi brutali e immotivati in nome suo-]

INWE [Sala degenze] Sono solo cicatrici, i cui giorni di sofferenza fisica sono ormai lontani, eppure restano il costante ricordo e simbolo di quel tormento – ben più profondo e radicato – che entrambi si portano dietro. Non scosta la mano alla carezza, né dà prova che la cosa la disturbi: è un tocco delicato, che conosce e rispetta il dolore. È strano condividerlo con qualcuno, senza limitarsi semplicemente a raccontarlo; è strano sentirsi vicini, in questo. È questo che passa attraverso gli occhi della mezzosangue: comunione, comprensione, e per questo un'incomprensibile gratitudine. “Mi piacerebbe molto leggerla, ma purtroppo non conosco il francese” ha problemi con la lingua comune messa per iscritto, figuriamoci con le straniere “magari potreste leggermene voi qualche passo. Mi interessa molto comprendere qualcosa di più sui cristiani. Sono colmi di contraddizioni” e non lo intende come una critica, non del tutto, almeno. Scuote il capo leggermente in segno di diniego. “Nessuno ha il potere di parlare a Suo nome, se non la Somma Stella. Anche noi Sacerdotesse, che pure abbiamo la possibilità più di altri di percepire la vicinanza della Dea, non possiamo dirci Sue portavoci. La Signora di Avalon è l'unica a rappresentare il volere della Trina. Se qualcuno osasse farsi carico di questo compito certamente vi sarebbero delle conseguenze.” Non osa pensare a chi sarebbe tanto folle da arrogarsi un diritto simile, ma mai dire mai. “No, mai. Non che io sappia, almeno.” conferma le supposizioni del cavaliere a voce più bassa, riflettendo: no, di certo non ve ne sono state, dal suo arrivo sull'Isola. E anche prima, è quasi totalmente certa che nessun omicidio sia stato ingiustamente perpetrato dietro lo scudo della fede. Dovrà chiedere ad una delle sue sorelle per averne la completa sicurezza, però.

DYNIEL  [sala degenza][La guarda in viso. Tocco delicato. Tocco che ora cessa, ma che si era posato su quella mano come si sarebbe posato su una fragilissima farfalla. La guarda e sforza un sorriso. È passato. Sono passati quattro o cinque anni. È passato. -Ve ne leggerò qualche passo o cercherò di tradurvela in comune, allora- le dice. Poggia appena la testa sul cuscino, ma senza distendersi. Si sente decisamente meglio, anche se la testa è ancora un po' leggera.-Bhe, potreste in alternativa cercare una pesona...si chiama Goffredo D'Altavilla, ed è mio padre, in teoria. È colui che mi ha generato diciamo. Sa molte cose della bibbia, la conosce a memoria. Lui potrebbe illuminarvi molto bene, ma sospetto non nutra simpatie per voi. Vi chiama streghe, ed ha ha avuto un serio diverbio con Lady Roseline. Se lo cercate state attenta. Diciamo che può risultare manesco, ma se vi tocca sarà mia premura spezzargli l'arto. Per conoscere il cristianesimo è uno dei migliori. Sa praticamente tutto. Potrei accompagnarvi io stessa da lui, così da assicurarmi che si comporti bene con voi- non intende far rischiare a Inwe un diverbio con Gheof. -Altrimenti vi leggerò qualche passo. O posso insegnarvi il francese. È una lingua molto bella- le sorride. Le sorride eccome adesso, ed è un sorriso vero, sincero, anche se piccolo. Quasi timido. -Beh, tutti i preti o quasi parlano in nome di Dio. È tutto diverso. Sono contento che solo la somma possa parlare in nome della dea. E che tutti si prendano le loro responsabilità-]

INWE [Sala visite → uscita] Non può evitare un sorrisetto al sentire ciò che Dyniel racconta su Gheof: non è difficile immaginare qualcuno con una così scarsa stima delle ancelle del Tempio – streghe, addirittura? - litigare con Roseline. Chissà perché, già prevede chi l'abbia avuta vinta. “Apprezzo molto la vostra offerta; se è un così preparato conoscitore della religione cristiana sarò felice di incontrarlo.” risponde aggiungendo subito dopo un “Credo” a metà fra il perplesso e il divertito. Non converrebbe alzare le mani su una Sacerdotessa, soprattutto su una che ha tutte le intenzioni di imparare a maneggiare a dovere la spada. Come se non bastassero le forme di difesa che può attuare senza una lama, poi. Sgrana gli occhi all'idea di imparare una lingua nuova, da zero, alla sua età! Potrebbe, però, in effetti: è curiosa per natura, che sia nei confronti di altre culture, lingue o religioni. “Valuterò molto seriamente la proposta, sappiatelo. Ora vi lascio, perché credo d'avervi trattenuto sveglio molto più di quanto avrei dovuto” s'alza in piedi agilmente, riprendendo la tazza fra ambo le mani e ponendo fine al tempo di confidenze e racconti “e la cosa non mi fa onore. Buon riposo, Dyniel: possa Cerridwen vegliare su di voi”. Lo lascia così, imboccando – dopo il suo eventuale saluto – la via verso la sua alcova. È stata una serata stancante, ma che è contenta d'aver vissuto.
ALIAS.ALIAS
00martedì 4 agosto 2015 21:14
GDR APPROVATO, PG GUARITO


Credo siano da restituire 60 p.s. a Dyniel e da sottrarre 20 p.m. ad Inwe per i 2 round di incanto (esclusa la concentrazione). Spero di aver fatto i conti giusti, è il mio primo incanto di guarigione [SM=g27832]
Grazie Dyniel per esserti offerto come cavia! [SM=g27836]

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