Note:
[1] Si tratta dei termini adoperati da san Tommaso d'Aquino nella Summa theologica , Ia q. 36 a.3, 1o e 2o .
[2] È stato Tertulliano a porre le fondamenta della teologia trinitaria nella tradizione latina, sulla base della comunicazione sostanziale del Padre al Figlio e per mezzo del Figlio allo Spirito Santo: "Cristo dice dello Spirito: "Esso prenderà del mio" (Gv 16,14), come lui dal Padre. Così la connessione del Padre nel Figlio e del Figlio nel Paraclito rende i tre coerenti l'uno a partire dall'altro. Essi sono una realtà sola ( unum ) non uno solo ( unus ) a causa dell'unità della sostanza e non della singolarità numerica" ( Adv. Praxean XXV, 1-2). Tale comunicazione della consustanzialità divina secondo l'ordine trinitario è espressa da Tertulliano con il verbo " procedere " ( ivi VII, 6). Si ritrova la stessa teologia in sant'Ilario di Poitiers che dice al Padre: "Che io ottenga il tuo Spirito che è a partire da te per mezzo del Figlio tuo unigenito" ( De Trinitate XII, PL 10, 471). Egli fa rilevare: "Se si crede che vi sia una differenza tra ricevere dal Figlio (Gv 16,15) e procedere ( procedere ) dal Padre (Gv 15,26), è certo che è una sola e stessa cosa ricevere dal Figlio e ricevere dal Padre" ( ivi , VIII, 20, PL 10, 251A). In questo senso della comunicazione della divinità per mezzo della processione, sant'Ambrogio da Milano formula per primo il Filioque : "Lo Spirito Santo, quando procede ( procedit ) dal Padre e dal Figlio non si separa dal Padre, non si separa dal Figlio" ( De Spiritu Sancto , I, 11, 120, PL 16, 733A = 762D). Sviluppando la teologia del Filioque , sant'Agostino prenderà tuttavia la precauzione di salvaguardare la monarchia del Padre in seno alla comunione consustanziale della Trinità: "Lo Spirito Santo procede dal Padre a titolo di principio ( principaliter ) e, per mezzo del dono intemporale di questi al Figlio, dal Padre e dal Figlio in comunione ( communiter )" ( De Trinitate , XV, 25, 47, PL 42, 1095; san Leone, Sermone LXXV, 3, PL 54, 402; Sermone LXXVI, 2, ivi , 404).
[3] Tertulliano adopera per primo il verbo procedere in un senso che è comune al Verbo e allo Spirito in quanto essi ricevono la divinità dal Padre: "Il Verbo non è stato proferito a partire da qualcosa di vuoto e di vano e non manca di sostanza, lui che è proceduto (processit) da una tale sostanza [divina] e ha fatto tante sostanze [create]" ( Adv. Praxean , VII, 6). Sant'Agostino, a seguito di sant'Ambrogio, riprende tale concezione più comune della processione: "Tutto ciò che procede non nasce affatto, anche se tutto ciò che nasce procede" ( Contra Maximinum , II, 14, 1, PL 42, 770). Molto più tardi, san Tommaso d'Aquino farà notare che: "la natura divina è comunicata in ogni processione che non è ad extra ( Summa theologica Ia, q. 27, a. 3, 2o ). Per lui, come per tutta questa teologia latina che adopera il termine processione sia per il Figlio che per lo Spirito "la generazione è una processione che fa accedere la persona divina al possesso della natura divina" ( ivi Ia, q. 43, a. 2, c) poiché "il Figlio procede da tutta l'eternità per essere Dio" ( ivi ). In modo analogo, egli afferma che "con la sua processione, lo Spirito Santo riceve la natura dal Padre, allo stesso modo del Figlio" ( ivi Ia, q. 35, a. 2, c). "Tra le parole che si riferiscono a una qualsivoglia origine, la parola processione è la più generale. Noi ne facciamo uso per designare una qualunque origine; si dice ad esempio che la retta procede dal punto, che il raggio procede dal sole, il fiume dalla sua sorgente, come in ogni specie di altri casi. Così, dal fatto che si ammette l'una o l'altra di queste parole che evocano l'origine, si può concludere che lo Spirito Santo procede dal Figlio" ( ivi , Ia, q. 32, a. 2, c).
[4] San Cirillo testimonia con ciò di una dottrina trinitaria comune a tutta la scuola d'Alessandria da sant'Atanasio, il quale scriveva: "Come il Figlio dice "tutto quello che il Padre possiede è mio" (Gv 16,15), così troveremo che, per mezzo del Figlio, tutto ciò è anche nello Spirito" ( Lettere a Serapione , III, 1, 33, PG 26, 625B). Sant'Epifanio di Salamina ( Ancoratus , VIII, PG 43, 29C) e Didimo il Cieco ( Trattato dello Spirito Santo , CLIII, PG 34, 1064A) coordinano il Padre e il Figlio con la stessa proposizione ek nella comunicazione allo Spirito Santo della divinità consustanziale.
[5] "Le due relazioni del Figlio al Padre e dello Spirito Santo al Padre ci obbligano a porre nel Padre due relazioni, riferendo l'una al Figlio e l'altra allo Spirito Santo" (san Tommaso d'Aquino, Summa theologica Ia, q. 32, a. 2, c).
[6] Cfr. Catechismo della chiesa cattolica , n. 248.
[7] San Gregorio Nazianzeno afferma che "lo Spirito Santo è un termine medio (méson) tra il non generato e il generato" ( Discorso 31, 8, SC 250, 290). Cfr. anche, in una prospettiva tomista, G. Leblond, "Point de vue sur la procession du Saint-Esprit", Revue Thomiste 86(1978)78, 293-302).
[8] San Cirillo d'Alessandria dice che "lo Spirito Santo discende dal Padre nel Figlio (en toi Yioi)" ( Thesaurus , XXXIV, PG 75, 577A).
[9] San Gregorio di Nissa scrive: "Lo Spirito Santo è detto del Padre ed è attestato che esso è del Figlio: "Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, dice san Paolo, non gli appartiene" (Rm 8,9). Dunque lo Spirito che è di Dio [il Padre] è anche lo Spirito di Cristo. Tuttavia il Figlio che è di Dio [il Padre] non si dice che è dello Spirito: la consecuzione della relazione non può essere capovolta" (Frammento In orationem dominicam , citato da san Giovanni Damasceno, PG 46, 1109BC). E san Massimo afferma nello stesso modo l'ordine trinitario quando scrive: "Come il Pensiero [il Padre] è principio del Verbo, così esso lo è anche dello Spirito per mezzo del Verbo. E, come non si può dire che il Verbo [la Parola] è della voce [il Soffio], così non si può dire che il Verbo è dello Spirito" ( Quaestiones et dubia , PG 90, 813B).
[10] San Tommaso d'Aquino, che conosceva la Fede ortodossa , non vede opposizione tra il Filioque e la seguente espressione di san Giovanni Damasceno: "Dire che lo Spirito Santo riposa o dimora nel Figlio non esclude che esso proceda da lui; poiché si dice anche che il Figlio dimora nel Padre, sebbene egli proceda dal Padre" ( Summa theologica Ia, q. 36, a. 2, 4o ).
[11] Sulla scia di sant'Agostino, san Tommaso d'Aquino scrive: "Se si dice dello Spirito Santo che esso dimora nel Figlio, è nel modo in cui l'amore di colui che ama si riposa nell'amato" ( Summa theologica Ia, q. 36, a. 2, 4o ). Questa dottrina dello Spirito Santo come amore è stata armoniosamente accolta da san Gregorio Palamas all'interno della teologia greca dell'ekporeusis a partire dal solo Padre: "Lo Spirito del Verbo altissimo è come un indicibile amore del Padre per questo Verbo generato indicibilmente. Amore che questo stesso Verbo e Figlio amato dal Padre usa (xrhtai) nei confronti del Padre: ma in quanto egli possiede lo Spirito proveniente con lui (sunproelthonta) dal Padre e che riposa connaturalmente in lui" ( Capita physica XXXVI, PG 150, 1144B-1145A).
[12] Cf. Giovanni Paolo II, lett. enc. Dominum et vivificantem , non. 18-24, AAS 78(1986), 826-831; EV 10/487-503. Cf. anche Catechismo della Chiesa Cattolica 438, 689, 690, 695, 727.
[13] Il documento, nella versione pubblicata su L'Osservatore romano, reca questa sigla. La nota che precisa che " la chiarificazione... è pubblicata a cura del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani " compare in un riquadro (ndr).
Fonte L'Osservatore romano, 13 Settembre 1995.